Oggi, ogni volta che scrivo quella formula, penso: che creatura straordinaria! È come uno di quegli orsi da circo addestrati a tenere un'automobile in equilibrio sul naso, o qualcosa del genere. C'è uno splendore in ogni sua barocca tortuosità; ma è uno splendore che cela il laborioso processo che ci ha condotto a essa: un procedimento basato, a volte, su tentativi ripetuti, come se ci fossimo trovati in una stanza le cui pareti erano ricoperte di migliaia e migliaia di interruttori della luce, e avessimo dovuto provarli uno a uno allo scopo di ottenere, alla fine, un livello molto preciso di luminosità. Un interruttore ci portava vicino, poi ne provavamo un altro e la luce diventava accecante, oppure la stanza piombava nel buio. Tuttavia, nel giro di alcune settimane, ci arrivammo vicini, e poi, quasi senza accorgercene, un bel giorno avevamo la luce giusta.