
Matematica immortale
Capita che i temi proposti per il Carnevale della Matematica siano una vera sfida. Ho passato gli ultimi giorni a pensare a possibili percorsi, ma senza che nulla riuscisse a convincermi: avevo pensato di legare il tema dell’eternità della matematica al fatto che il concetto di numero, o più precisamente la necessità di quantificare gli oggetti, si perda tra le pieghe della storia e può essere considerato come esistente da sempre. Abbandonato questo percorso per mancanza di idee coerenti, ho pensato di immergermi nella geometria e di poter trovare fra le pieghe degli origami qualcosa che mi parlasse di eternità, ma anche questa strada è parsa senza sbocchi. Poi, inaspettatamente, si è aperta una strada.
Facendo una passeggiata, ieri, ascoltavo Timbuctu, il podcast del Post di Marino Sinibaldi, in particolare la puntata registrata durante l’ultima edizione di Voices, il 5 aprile a Torino, durante l’intervista a Chiara Valerio, intorno al tema “A che servono i libri, se servono”. Sulla scia della riflessione innescata dalla chiacchierata di Marino Sinibaldi con Chiara Valerio, ho deciso di declinare il tema di questo carnevale come immortalità della matematica, ma scegliendo di proiettarmi in avanti attraverso i libri, invece di andare indietro nel tempo.
Davanti alla mia piccola biblioteca, ho scelto alcuni testi che raccontano l’immortalità della matematica e direi che non posso che cominciare con le parole di Godfrey H. Hardy, che, dalle pagine di Apologia di un matematico, dice: «Archimede sarà ricordato quando Eschilo sarà dimenticato, perché le lingue muoiono ma le idee matematiche no. “Immortalità” forse è una parola ingenua, ma un matematico ha più probabilità di chiunque altro di raggiungere quello che questa parola designa.»
Cédric Villani, con il suo Teorema vivente, ci parla della sua più grande avventura matematica (secondo quanto recita il sottotitolo nell’edizione italiana) e la dimostrazione raccontata in questo libro ci restituisce uno spaccato di quella che è la vita di un matematico, di un’impresa intellettuale e di creatività, unica nel suo genere. Non mi stancherei mai di citare e consigliare questo libro. Ho provato a sfogliarlo, alla ricerca di prove di immortalità: «E quel che è certo è che – con tutto il rispetto per lo scrittore geniale di cui ho divorato le opere quando ero ragazzo – l’influenza di Joseph Fourier è oggi molto più importante di quella dello stesso Hugo; il suo “grande poema matematico” (come diceva Lord Kelvin), insegnato in tutti i Paesi del mondo, è utilizzato ogni giorno da miliardi di esseri umani che non se ne rendono neppure conto.»
Poso gli occhi sul libro di Keith Devlin La lettera di Pascal, nella quale si parla della nascita del calcolo delle probabilità, a partire dalla lettera scritta da Blaise Pascal a Pierre de Fermat nell’agosto del 1654. Anche Pascal e Fermat hanno manipolato l’immortalità della matematica, ma forse non hanno nemmeno colto la grandezza di ciò che stavano facendo: «Pascal e Fermat ci hanno dato la capacità di gestire il rischio».
Se si parla di immortalità della matematica non possiamo non parlare di alcune opere matematiche: prendo in mano Il codice perduto di Archimede, di Netz e Noel, dove si racconta la storia di un ritrovamento eccezionale. Sopravvissuto alla devastazione di Costantinopoli, il palinsesto di Archimede ha attraversato i secoli ed è giunto fino a noi, regalandoci il pensiero del grande scienziato e il suo Metodo. Il libro di Netz e Noel si sviluppa come un romanzo e mette in evidenza come sia stata la matematica inventata da Archimede lo strumento fondamentale per interpretare il palinsesto, e l’immortalità delle scoperte del siracusano è ribadita a più riprese, fino alla conclusione: «La scienza ispirata da Archimede non si ferma mai. È un processo che si estende senza fine: si fa un passo indietro dalla realtà fisica per prendere in esame le sue basi matematiche e, in questo modo, si arriva a scoprire sempre più cose.»
Il tempo corre e la scadenza incombe, ma ho un’ultima segnalazione: non può mancare, parlando di immortalità, il riferimento alla bellissima Ted-Talk di Eduardo Sáenz de Cabezón, Math is forever. Dalla trascrizione del video: «You probably said or were told at some point that diamonds are forever, right? That depends on your definition of forever! A theorem -- that really is forever. The Pythagorean theorem is still true even though Pythagoras is dead, I assure you it's true. Even if the world collapsed the Pythagorean theorem would still be true. Wherever any two triangle sides and a good hypotenuse get together the Pythagorean theorem goes all out. It works like crazy. Well, we mathematicians devote ourselves to come up with theorems. Eternal truths.» (Forse ad un certo punto qualcuno ti ha detto che i diamanti sono per sempre, vero? Questo dipende dalla tua definizione di “per sempre”! Un teorema – quello è davvero per sempre. Il teorema di Pitagora è ancora vero anche se Pitagora è morto, te lo garantisco. Anche se il mondo collassasse, il teorema di Pitagora sarebbe ancora vero. Ogni volta che due lati di un triangolo e una buona ipotenusa si incontrano, puoi applicare il teorema di Pitagora. Funziona benissimo. Be’, noi matematici ci dedichiamo alla ricerca di teoremi. Eterne verità.)
E la conclusione del video è davvero eccezionale: «So, if you want to tell someone that you will love them forever you can give them a diamond. But if you want to tell them that you’ll love them forever and ever, give them a theorem! But hang on a minute! You’ll have to prove it, so your love doesn’t remain a conjecture.» (Così, se vuoi dire a qualcuno che lo amerai per sempre, regalagli un diamante. Ma se vuoi essere più incisivo, regala un teorema! Ma attenzione: dovrai dimostrarlo, altrimenti il tuo amore resterà una congettura)
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