Venerdì, 02 Agosto 2013 15:42

La formula segreta

TRAMA:

Nella notte tra il 18 e il 19 febbraio del 1512, durante il sacco di Brescia ad opera dei soldati francesi, Niccolò Tartaglia cercò riparo dentro il Duomo, ma i francesi assalirono i rifugiati e uno di essi gli inferse cinque ferite in volto. Niccolò guarì nel giro di qualche mese, grazie alle cure della madre, ma le ferite alla bocca gli causarono la balbuzie: i coetanei lo prendevano in giro per questo suo difetto chiamandolo “tartaglia” ed egli adottò questo nomignolo come cognome.

Nato a Brescia presumibilmente nel 1499 da una famiglia molto povera, Niccolò Tartaglia lavorò autonomamente alla propria formazione scientifica, studiando le opere di Euclide, Archimede e Apollonio. Tra il 1516 e il 1518 si trasferì a Verona, dove rimase fino al 1534; qui acquisì notorietà e rispetto, con il ruolo di maestro d’abaco. La fama raggiunta da Tartaglia è testimoniata dai quesiti da lui posti a numerosi interlocutori. A quei tempierano di gran voga in Italia le disfide tra matematici, di rango universitario e non: veri e propri duelli scientifici il cui svolgimento ricalcava i canoni dei tornei cavallereschi. Uno studioso inviava a un secondo alcuni problemi, che rappresentavano il guanto di sfida di queste particolari tenzoni, e lo sfidato doveva cercare di risolverli entro un termine prestabilito, proponendo a sua volta all’avversario ulteriori quesiti. La consuetudine voleva poi che ogni duello dall’esito contrastato culminasse in un pubblico dibattito, nel corso del quale i contendenti erano tenuti a discutere dei problemi scambiati e delle relative soluzioni alla presenza di giudici, notai, governanti e di una platea di spettatori sovente assai folta. Non era infrequente, inoltre, che tali disfide si facessero parecchio incandescenti, sconfinando dal piano scientifico a quello dell’invettiva personale. D’altra parte, la posta in palio poteva essere molto alta: il vincitore di una pubblica disfida matematica, ossia colui che aveva risolto il maggior numero di problemi, non guadagnava solo gloria e prestigio, bensì più concretamente anche un eventuale premio in denaro, nuovi discepoli paganti, l’acquisizione o la conferma di una cattedra, aumenti di stipendio e spesso incarichi professionali ben remunerati. La carriera dello sconfitto, invece, rischiava di rimanere seriamente compromessa.

Il secondo protagonista di questa storia è Gerolamo Cardano: nato a Pavia il 24 settembre 1501, si laureò in medicina nel 1526, ma solo nell’estate del 1539 fu accolto dal Collegio dei medici di Milano, che aveva osteggiato la sua elezione a causa dei suoi illegittimi natali. Divenne in seguito il medico più famoso e richiesto della città. Informato da un matematico che Tartaglia aveva trovato la formula risolutiva delle equazioni di terzo grado, si mise in contatto con lui all’inizio del 1539 per avere la formula, ma Tartaglia rispose negativamente alla richiesta: “quando vorrò pubblicar tal mia inventione la vorrò publicar in opere mie et non in opere de altri”. Dopo una corrispondenza dai toni abbastanza vivaci, Tartaglia si recò a Milano da Cardano in primavera: ebbero a disposizione diverso tempo per discorrere tra loro e confrontarsi su vari temi, uno dei quali non poteva che essere la questione delle equazioni cubiche e delle loro regole risolutive. Cardano giurò a Tartaglia che non avrebbe mai svelato la formula risolutiva e questi si lasciò convincere a rivelarla. I due smisero di scriversi nel gennaio del 1540 e non sono documentati ulteriori contatti personali o epistolari.

Mentre Tartaglia rivelava la formula, Cardano era in compagnia di un giovanissimo allievo, Ludovico Ferrari. Nato a Bologna il 2 febbraio 1522, Ferrari discendeva da una famiglia milanese: rimasto presto orfano, fu mandato a Milano come servitore nell’abitazione di Cardano, il quale, accortosi della sua predisposizione agli studi, si prese cura della sua istruzione. Nel 1542 si recarono a Bologna per far visita a un matematico: questi mostrò loro un vecchio taccuino appartenuto al suocero, Scipione Dal Ferro, nel quale i due trovarono la formula risolutiva delle equazioni cubiche. Dopo aver appreso la formula, Cardano e Ferrari si persuasero della necessità di diffondere in tutto il mondo scientifico le nuove conoscenze acquisite e Cardano, in particolare, si sentì svincolato dal giuramento fatto a Tartaglia. Nel 1545, Cardano pubblicò il volume Artis magnae, sive de regulis algebraicis più noto come Ars Magna, un testo destinato a imprimere una svolta profonda nella storia dell’algebra, determinando l’avvio di una nuova era per le ricerche matematiche. Nel suo trattato, Cardano attribuì agli autori delle formule risolutive i dovuti meriti e riconobbe i contributi di Ferrari, con il quale aveva collaborato. La formula risolutiva delle equazioni cubiche è spesso denominata «formula cardanica» poiché, pur non essendone stato lo scopritore, fu Cardano a farla conoscere al mondo scientifico, e per di più completa di dimostrazione.

Nel 1546, Tartaglia pubblicò Quesiti et inventioni diverse, nel quale si scagliò contro Cardano, che non aveva tenuto fede al giuramento di silenzio. Cardano non replicò all’attacco, ma lo fece Ferrari: il 10 febbraio 1547, inviò a Tartaglia un pubblico «cartello di matematica disfida», proponendogli di misurarsi con lui in un pubblico “duello”. I due continuarono a scambiarsi cartelli dal giugno all’ottobre del 1547 e si scontrarono il 10 agosto 1548 a Milano. Tartaglia abbandonò la disputa dopo il primo giorno, perché la riteneva invalidata dal comportamento del pubblico presente, apertamente schierato a favore dell’avversario, ma dichiarò di esserne il vincitore, contestando alcune delle risposte di Ferrari. Non possiamo sapere come siano andate davvero le cose, ma la maggior parte delle fonti riconosce in Ferrari il vincitore dello scontro.

Tartaglia morì a Venezia il 13 dicembre 1557, in solitudine e povertà. Ferrari morì a soli quarantatre anni, probabilmente avvelenato dalla sorella. Cardano morì il 20 settembre 1576, dopo aver visto giustiziare uno dei suoi figli per uxoricidio ed essere stato condannato dall’Inquisizione.

 

COMMENTO:

Quanto è raccontato in questo libro costituisceun complesso di vicende tanto sorprendenti e appassionanti da richiamare, crediamo, la curiosità anche dei non addetti ai lavori: vicende ricche di situazioni dal sapore romanzesco – intrighi, segreti, arroventate dispute erudite – e animate da personaggi affascinanti, geniali e bizzarri, capaci di eccellere nella loro epoca sia per virtù di intelletto che per umane debolezze. Con queste parole nell’introduzione, l’autore ci fornisce un ottimo motivo per leggere questo libro. Per molte persone, è difficile immaginare che tante passioni possano animare la scoperta di una formula matematica: per questo tutti coloro che considerano la matematica arida e priva di passionalità dovrebbero leggere questa storia.

 

Le ultime righe del libro:

Nella prima metà del Cinquecento, di fatto, Scipione Dal Ferro, Niccolò Tartaglia, Gerolamo Cardano e Ludovico Ferrari furono i quattro scintillanti moschettieri che illuminarono il cielo dell’algebra con le loro straordinarie e feconde scoperte. Scoperte originate non solo da genio creativo e abilità tecnica, ma altresì da passione, dedizione, perseveranza, competizione, gelosia, ambizione, stima, risentimento, impeto, sofferenza. Insomma, da tutto il carico di umanità che si può nascondere anche dietro una formula matematica.

Informazioni aggiuntive

  • Autori: Toscano Fabio
Letto 35518 volte Ultima modifica il Martedì, 06 Agosto 2013 07:36
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22 commenti

  • Link al commento Irene Baiguini Mercoledì, 07 Maggio 2014 19:37 inviato da Irene Baiguini

    Premetto che non amo leggere e soprattutto non amo leggere libri su argomenti "seri". I primi capitoli, che introducono la storia e il contesto in cui si sviluppa il romanzo, sono stati molto pesanti: per quanto fondamentali per comprendere la parte successiva, molto lenti. Pensavo che questo libro non mi sarebbe piaciuto e non vedevo l'ora di arrivare alla fine. Una volta superate queste prime pagine, però, mi son dovuta ricredere (anche se le parti in “volgare” rendevano poco scorrevole la lettura). Scoprire nuove cose sia sulla matematica sia sulle usanze e abitudini del cinquecento, mi ha molto coinvolta e interessata: non immaginavo che fosse la vittoria nei duelli a cui si sfidavano i matematici dell’ epoca a determinare il successo e la fama degli studiosi. Posso quindi dire rileggerei molto volentieri questo libro e l’ ho già consigliato a un paio di persone.

  • Link al commento samuele fenaroli Domenica, 04 Maggio 2014 21:30 inviato da samuele fenaroli

    Questo é un libro che tratta della scoperta della soluzione delle equazioni di terzo a opera dei principali protagonisti della vicenda: Tartaglia, Cardano, Ferrari e Del Ferro.
    Mi é piaciuto molto il metodo di scrittura abbastanza semplice, anche se c'erano delle cose che rallentavano un po' la lettura, come ad esempio le spiegazioni dei primi capitoli e le lettere tra i matematici.
    Dopo i primi capitoli la lettura diventava piú avvincente e non credevo che le disfide tra matematici fossero veramente dei veri e propri duelli, pur sempre intellettuali!

  • Link al commento Eva Panigada Domenica, 04 Maggio 2014 21:15 inviato da Eva Panigada

    Nel libro “La formula segreta” troviamo un racconto vero e dettagliato costituito da fatti che possiamo trovare riassunti o accennati in vari scritti matematici; infatti in questo romanzo del 2009, viene condensato un passaggio chiave per l’ evoluzione della matematica costituito da un complesso di vicende sorprendenti e appassionanti che richiamano così l’ interesse non solo degli esperti nel campo matematico ma anche dei meno acculturati in questa materia.
    Devo dire che il libro mi ha stupito; infatti non immaginavo che mi avrebbe coinvolto tanto. La lettura inizialmente può risultare noiosa ma dopo i primi capitoli la trama si fa più avvincente e coinvolgente. Nel finale la lettura si fa più lenta in quanto ci sono molti dibattiti –in “volgare”- che possono risultare noiosi e difficili.
    Nel complesso però ho trovato il libro di Fabio Toscano molto interessante e utile a comprende al meglio le vicende di 4 grandi matematici quali Scipione Dal Ferro, Niccolò Tartaglia, Gerolamo Cardano e Ludovico Ferrari.

  • Link al commento Marco Capecci Domenica, 04 Maggio 2014 20:50 inviato da Marco Capecci

    Il libro “la formula segreta” narra la storia del grande matematico Niccolò Tartaglia. Il libro, nonostante l’argomento principale sia la vita del matematico bresciano, tratta anche l’algebra in generale, raccontandone la storia dalle origini, nei babilonesi, poi parlando del grande Al-Khwarizmi e di Fibonacci, arrivando poi al punto saliente, che come si può dedurre dal titolo è la formula di risoluzione delle equazioni, in particolare quelle cubiche, introducendo così anche le figure di Cardano e Ferrari. Nonostante io sia una persona che legge poco ho apprezzato molto il libro, che mi è sembrato molto interessante nonché ricco di numerose importanti informazioni che spiegano efficientemente la storia dell’algebra; inoltre il libro era molto semplice e scorrevole come lettura, al contrario del fatto che lo pensavo, essendo un libro sulla matematica o meglio algebra, noioso e ricco di nozioni difficili da comprendere. Forse unico difetto del libro, secondo me, sono state le lettere scambiatesi dai matematici, spesso difficili da comprendere anche a causa di parti in latino. Nonostante questo consiglierei di leggere il libro a persone che vogliono scoprire più a fondo le equazioni e la loro storia e l’algebra in generale, vista, come già detto, la semplicità delle spiegazioni del libro.

    Capecci Marco, 2^A Liceo Scientifico

  • Link al commento Sara Pezzoli Domenica, 04 Maggio 2014 18:17 inviato da Sara Pezzoli

    Devo dire che questo libro riguardante la matematica mi ha stupito molto. Infatti anche i primi capitoli, i più lenti e noiosi, sono stati d'aiuto alla comprensione del resto del libro, che qualche "non addetto ai lavori" avrebbe potuto fraintendere o non capire in pieno.
    Trovo che siano stati molto interessanti i vari duelli tra i matematici che si sono svolti durante la lettura di questo libro, resi ancora più avvincenti dagli intrighi, giuramenti e diffidenze. In particolare sono rimasta molto colpita dalla passione che ogni studioso metteva nel suo lavoro e dalla gelosia con cui difendeva le proprie scoperte, a dimostrazione del fatto che può nascere una vera e propria passione perfino per la matematica!
    In generale posso affermare che questo libro mi è piaciuto e mi ha appassionato; peccato però per gli estratti delle lettere tra i vari matematici riportarti fedelmente nell'italiano del tempo, che rendono più lenta e difficile la lettura.

    Sara Pezzoli, 2^A Liceo Scientifico

  • Link al commento Anna Pasinelli Domenica, 04 Maggio 2014 13:43 inviato da Anna Pasinelli

    Premetto che la lettura di un libro di matematica non mi ispirava, per di più i primi capitoli li ho trovati più noiosi e questo ha rallentato molto la mia lettura. Con il passare delle pagine però ho trovato la vicenda molto interessante e quindi anche coinvolgente. Mi sono piaciute molto la parti delle disfide tra i matematici anche se erano un po' rallentate dall'inserimento di estratti di lettere tra i matematici scritte in "volgare".
    Il libro mi è interessato molto anche perché ho scoperto l'importanza di quattro grandi matematici come Niccolò Tartaglia, Cardano, Ferrari e Del Ferro che grazie alle loro scoperte hanno contribuito alla matematica.
    Al contrario delle mie aspettative ora consiglierei questo libro e lo rileggerei.

  • Link al commento Spatti Maria Domenica, 04 Maggio 2014 11:00 inviato da Spatti Maria

    COMMENTO LIBRO


    Come tutte le volte che mi vengono assegnati libri riguardanti la storia della matematica, all'inizio rimango un po' scettica. Infatti, i primi capitoli a sfondo principalmente storico li ho trovati un po' noiosi, soprattutto perché non mi coinvolgevano. Continuando la lettura, questo libro si é rivelato invece interessante: mi ha fatto conoscere quattro importanti matematici quali Niccolò Tartaglia, Gerolamo Cardano, Ludovico Ferrari e Scipione Dal Ferro che con le loro straordinarie scoperte hanno dato un contributo fondamentale alla storia della matematica. Sicuramente quello che mi ha incuriosita di più riguarda le disfide cinquecentesche fra matematici, fisici, mercanti ma anche umanisti e religiosi. A volte i duelli sconfinavano dal piano scientifico a quello personale, diventando dibattiti assai accesi..
    Credo inoltre che questi brillanti personaggi, dotati di abilità, genio e creatività, forse non avrebbero ottenuto preziosi risultati se fossero stati privi di passione, ambizione, invidia e presunzione. Mi piace soprattutto credere che essi abbiano voluto diffondere ai posteri la "conoscenza", che non deve restare proprietà privata di chi la detiene.

    Spatti Maria, 2^A Liceo Scientifico.

  • Link al commento Lara Sabato, 03 Maggio 2014 18:34 inviato da Lara

    Leggere un libro di matematica di sicuro non genera entusiasmo negli adolescenti... e così è stato per me.I primi capitoli sono stati piuttosto pesanti a causa di alcune digressioni, mentre i successivi hanno smentito i miei primi pregiudizi.Un aspetto che mi ha colpito è stata la pazienza e la costanza con cui i matematici di quel tempo arrivavano a soluzioni complesse con strumenti basilari e usando la loro intelligenza. Una nota negativa la devo esprimere riguardo alle lettere scritte in italiano volgare che rallentavano il discorso e rendevano il libro più noioso. Nel complesso la lettura è stata interessante e piacevole.

    Clerici Lara,2^A Liceo Scientifico

  • Link al commento Franzoni Marco, 2^A Liceo Scientifico Venerdì, 02 Maggio 2014 21:25 inviato da Franzoni Marco, 2^A Liceo Scientifico

    Nonostante il tema centrale del racconto sia la matematica e in particolare una formula per le equazioni cubiche, non è un libro noioso e monotono come ci si potrebbe aspettare. Effettivamente i capitoli iniziali sono piuttosto pesanti poiché descrivono la vita di Tartaglia e la storia della matematica, ma proseguendo la narrazione diviene sempre più interessante. La lettura è poco scorrevole perché sono presenti diversi estratti di lettere scritte dai protagonisti del racconto in italiano volgare. Queste parti però sono molto coinvolgenti e permettono di conoscere le accese rivalità presenti tra i matematici dell'epoca e proprio per questo le ho decisamente apprezzate. Nel complesso è stata una lettura piacevole e interessante, contro le mie iniziali aspettative.

  • Link al commento Giulia Rosa Venerdì, 02 Maggio 2014 19:15 inviato da Giulia Rosa

    Premetto che non sono una ragazza che legge molto, se poi il libro è scelto da altre persone e non appartiene ai generi che raramente leggo, doverlo leggere diventa quasi un peso più che un piacere. Appunto per questo l’idea di leggere un libro che parlasse di matematica non mi spronava molto alla sua lettura; nonostante ciò man mano che leggevo il libro mi sono dovuta ricredere.
    La storia raccontata nel libro è interessante e viene raccontata in modo chiaro e semplice, tranne gli stralci di lettere presenti all’ interno che, essendo scritti in italiano volgare, erano più difficili da comprendere.
    Nei primi due capitoli il libro non mi ha entusiasmato molto, sembrava più un libro di storia, ma erano aspetti fondamentali per comprendere gli episodi che venivano poi raccontati nei successivi capitoli e perciò non potevano essere tralasciati dallo scrittore.
    E’ stata una lettura piacevole contro tutte le mie aspettative.
    Rosa Giulia,2^A Liceo Scientifico

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