
243 - 1° giugno 2025

Bilanci di fine anno
La conclusione di un anno scolastico porta con sé, inevitabilmente, un po’ di riflessioni, mentre si passa in rassegna il percorso fatto, alla ricerca di eventuali errori e di cose da migliorare o replicare. Sul profilo Instagram di Edutopia, social network nato dalla Fondazione fondata dal registra George Lucas nel 1991 che punta a migliorare l’istruzione e a creare contatti all’interno della comunità scolastica, mi sono imbattuta in un bellissimo bilancio di fine anno per docenti (ma si può suggerire anche agli studenti, seppur declinato in modo leggermente diverso). La prima è Cosa ho realizzato? che si riferisce agli obiettivi raggiunti. La seconda si riferisce ai propositi di inizio anno, visto che si concentra sui limiti mantenuti, e la persona che ha dato le risposte su Edutopia ha focalizzato la sua attenzione sui limiti di lavoro, garantendosi un po’ di disconnessione e un po’ di tempo senza scuola. La terza domanda insiste sulla creatività e l’ultima domanda regala uno sguardo sul futuro, domandando cosa si potrà replicare l’anno prossimo. Mi pare che sia un ottimo punto di partenza per riflettere e per regalarsi un po’ di positività. Il post su Instagram è la risposta di una docente alla proposta di riflessione dello scorso anno comparsa sul sito Edutopia: How teachers can benefit from end-of-year reflections (Come gli insegnanti possono trarre vantaggio dalle riflessioni di fine anno).
Futuri docenti
Le ultime settimane sono state, per me, particolarmente intense, visto che c’è stata un’alta concentrazione di attività importanti ed “energivore”. Giovedì 22 e venerdì 23 sono stata impegnata con il corso dei 60 CFU per l’Università Cattolica di Brescia, con un breve corso di Metodologia didattica per i futuri docenti. Avevo raccontato l’esperienza di agosto e condiviso il contenuto delle lezioni con la newsletter di settembre, e per quanto la lezione che ho tenuto questa seconda volta non sia stata molto diversa dalla precedente, si è arricchita di… un anno scolastico. Non solo: ripercorrere quanto detto in apertura di anno scolastico ha fatto nascere ulteriori riflessioni, a partire dall’identikit dell’insegnale ideale. Ho deciso di sottoporre questa domanda ai miei studenti e la nuvola di parole che ho ricostruito dai loro commenti è proprio quella che introduce questa newsletter. La prima cosa che mi ha colpito è che la nuvola di parole degli studenti non è stata molto diversa da quella costruita dai futuri insegnanti. La descrizione del futuro insegnante investe tre ambiti: innanzi tutto, quello della relazione tra i docenti e gli studenti, una relazione che ha come ingredienti principali la complicità e la cooperazione, che trovano il proprio compimento nell’empatia. Il secondo ambito è quello della professionalità del docente, ovvero quello che viene considerato il centro dell’insegnamento, con vari sinonimi di “trasmettere conoscenze”, comprendendo l’autorevolezza e la competenza. Su tutte queste caratteristiche spicca, in entrambi gli schieramenti, la passione, perché l’insegnante ideale deve essere appassionato. Il gruppo dei futuri docenti delle medie ha anche evidenziato un’altra caratteristica: il docente ideale deve essere flessibile, sapersi adattare alle situazioni. Nella nuvola di parole non ho avuto modo di inserire alcune caratteristiche che non si potevano riassumere con una parola: l’insegnante, secondo un mio alunno, «deve aiutare a sviluppare il pensiero critico», «deve saper riconoscere che c’è un tempo per ogni cosa», deve chiedere «tanto quanto dà», «non paragona tra loro gli alunni», e infine quella che, secondo me, è la più bella: deve «avere il coraggio di capire di aver sbagliato», e va da sé che poi è necessario che lo ammetta.
Matematica fuori dalle regole
Come preannunciato nella scorsa newsletter, la seconda cosa che mi ha coinvolto in prima persona è stato l’incontro con il matematico Daniele Gouthier: ho letto in maniera approfondita il suo ultimo libro, Matematica fuori dalle regole, e ho apprezzato l’autenticità che ho colto in ogni pagina e che ho potuto toccare con mano, parlando con l’autore. Il libro è denso di riflessioni didattiche e di strategie significative ed è consigliatissimo non solo ai docenti, ma anche ai genitori, che possono trovare il modo per riappacificarsi con la matematica ed essere un aiuto prezioso per i propri figli, nell’apprendimento della matematica. Daniele Gouthier ha avuto modo di fare diversi incontri durante la sua permanenza a Lovere: nel pomeriggio di lunedì 26, ha incontrato i docenti di matematica, regalandoci le sue riflessioni e rispondendo al dibattito scatenato dalle sue affermazioni. Pare che il problema principale, per i docenti di matematica, resti il tempo: riconosciamo il successo di alcune pratiche didattiche, ma riteniamo ancora una perdita di tempo impegnarci con i giochi o con i laboratori. Per questo motivo, è stato importante sentirsi dire che tali attività sono preziose e che dovremmo cambiare il punto di vista: «la qualità dell’esperienza sta nel tempo che ci investiamo e nel momento in cui la facciamo vivere». Nell’incontro con i genitori in serata, ha dato alcune preziose indicazioni, invitando a far crescere l’autonomia e a coltivare la fantasia dei figli, perché possano apprezzare la matematica. La mattina di martedì 27, ho visto Daniele all’opera con gli studenti, e ha esordito con la domanda “Perché si fa matematica?”. Mi ha ricordato la domanda di Keating sul perché si studi letteratura nel film L’attimo fuggente, e in effetti la risposta di Daniele non è stata da meno: «Facciamo matematica perché non possiamo fidarci dei nostri sensi». Parafrasando, potremmo dire che la matematica ci regala il superpotere di leggere la realtà! L’incontro si è svolto attraverso giochi che hanno permesso agli studenti di ragionare, mentre Daniele non ha avuto paura di proporre anche contenuti importanti, come gli assiomi di Peano o la dimostrazione per induzione. D’altra parte, un bravo insegnante deve saper sfidare i propri studenti…
Mentre il campus di progettazione dei laboratori di BergamoScienza incombe, non posso non condividere l’ultimo racconto pubblicato da MaddMaths! nella rubrica Storie che contano: si tratta del secondo contributo di Massimo Ferri, che «sfrutta un racconto epistolare di pura fantasia per fantasticare su uno dei più celebri matematici della storia: Évariste Galois, morto ventenne con una pallottola nello stomaco dopo aver passato una notte insonne a delineare la teoria con cui avrebbe rivoluzionato l’algebra dei due secoli successivi (almeno). Cosa avrebbe potuto regalare – o anticipare – all’umanità se fosse vissuto più a lungo?» Con un po’ di fantasia, Massimo Ferri immagina che Galois sia sopravvissuto e che, con la sua genialità, abbia contribuito a…
Buona matematica e buon cammino! Ci sentiamo tra DUE settimane!
Daniela
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