«Al telefono con Einstein» è stato pubblicato in Italia nell’aprile del 2021 dalla casa editrice Salani, ma è in realtà stato scritto nel 2018 da R. J. Gadney poco prima della sua morte. Scrittore, artista e accademico, Gadney ha tenuto lezioni nelle università più prestigiose al mondo e ha vinto un Bafta nel 1983, per una serie televisiva in sette parti su John F. Kennedy, interpretata da Martin Sheen.
Il 14 marzo del 1954, giorno del settantacinquesimo compleanno di Einstein, Mimi, che voleva telefonare alla farmacia, sbaglia le ultime due cifre del numero di telefono e si ritrova a parlare con Einstein. Dopo questo breve capitolo, nel quale si coglie la curiosità di Einstein per la sua nuova conoscenza, comincia la biografia del grande fisico: senza la pesantezza delle note a piè di pagina, contiene comunque lettere, articoli e discorsi nelle loro parole originali e numerose fotografie che, personalmente, non mi era mai capitato di vedere in precedenza, come le cartoline inviategli da Elsa, ad esempio. La biografia contiene molti particolari che non conoscevo, come la passione di Einstein per Ilse, la secondogenita di Elsa, oppure il premio Nobel di Ossietzky, proposto dallo stesso Einstein, il giornalista tedesco che si era opposto al neonato regime nazista ed era rimasto vittima di crudeli maltrattamenti.
Solamente alla fine del romanzo, scopriamo come la biografia potrebbe inserirsi all’interno della narrazione principale: Mimi deve preparare un progetto per la scuola e decide di realizzarlo su Einstein e di corredarlo di fotografie. Da qui nascono le domande e, quindi, la biografia che abbiamo letto poche pagine prima. Mimi Beaufort è nata a Greenwich e con la sorella minore Isabella ha frequentato il college di Princeton, dove entrambe si sono distinte nello studio della musica, la stessa abilità che le rende ospiti così gradite in casa Einstein. Il grande fisico non dev’essere solo grato per le ore di spensieratezza che le ragazze gli hanno regalato, ma, stando alla narrazione, per il ruolo che in qualche modo hanno avuto nell’interruzione delle indagini sul suo presunto comunismo. Al termine della sua vita, lascia in eredità alle sorelle la possibilità di realizzare il loro sogno: sarà proprio Einstein a pagare il viaggio e l’alloggio nel Regno Unito presso l’Accademia Reale di musica.
Il libro è scorrevole e alla portata di tutti, grazia alla prosa semplice, alle fotografie che rendono più leggera la lettura e alle citazioni che ci fanno cogliere la vera voce di Einstein: ha la precisione di una biografia e la leggerezza di un romanzo. Come dice Ian McEwan, nel commento che viene riportato nella quarta di copertina dell’edizione italiana, si tratta di «un romanzo originale e brillante», «ingegnosamente a cavallo tra verità storica e immaginazione». Non resta che dedicarsi alla lettura.