«Le tue antenate» è stato pubblicato nel 2008 dalla casa editrice Gallucci, anche se la nuova edizione che ho tra le mani è del 2017. L’autrice è la celeberrima Rita Levi Montalcini (1909-2012), Premio Nobel per la medicina nel 1986, senatrice a vita dal 2001, membro dell’Accademia dei Lincei e dell’Accademia Pontificia, che ha curato questa pubblicazione per ragazzi (la lettura è consigliata dai dieci anni) insieme a Giuseppina Tripodi, che è stata per quarant’anni sua collaboratrice. Insieme hanno pubblicato «I nuovi magellani dell’era digitale» nel 2006 e «La clessidra della vita» nel 2008.
Il libro è «dedicato alle nuove generazioni, perché siano consapevoli dei contributi scientifici fondamentali apportati dalle loro antenate»: è importante offrire dei modelli di riferimento alle bambine e, leggendo queste biografie, si può cogliere come la presenza femminile sia in continuo aumento, proprio perché la ricerca scientifica non ha nulla a che fare con il genere, «è un attributo proprio della specie umana senza distinzione di sesso o di classe». Relegate spesso a ruoli di secondo piano, le donne non hanno avuto accesso alla ricerca scientifica per lungo tempo: «soltanto nel 1874 le donne furono ammesse alle scuole pubbliche e dopo il 1900 si registrò un notevole aumento delle iscrizioni in tutti i gradi d’istruzione». I 190 paesi membri della Conferenza Mondiale della Scienza hanno siglato un piano d’azione il cui principio recita: «Se si vuole che la scienza sia davvero al servizio dei reali bisogni dell’Umanità è urgente la realizzazione di un migliore equilibrio nella partecipazione di entrambi i sessi alla scienza e al suo progresso». Non stupisce una scelta simile, visto che la parità è ancora una chimera in ogni parte del mondo.
Le «donne pioniere nella società e nella scienza dall’antichità ai giorni nostri» sono presentate in ordine cronologico, raggruppandole in base al periodo storico: dall’Antichità al Medioevo che ne sono solo tre, ovvero Ipazia, Trotula de Ruggiero e Ildegarda di Bingen; dal Rinascimento al Seicento sono nove e spicca Virginia Galilei, figlia di Galileo Galilei. Nel Settecento, sono solo otto e possiamo citare Gabrielle Émilie Du Chatelet, Laura Bassi, Maria Gaetana Agnesi e Sophie Germain. Nell’Ottocento sono ventidue e tra esse possiamo ricordare Ada Augusta Byron King, Sofia Kovalevskaja, Maria Sklodowska Curie, Maria Montessori, Lise Meitner e Emmy Amalie Noether. Nel Novecento sono ventisette e tra di esse possiamo citare Irene Joliot-Curie, Barbara McClintock, la stessa Rita Levi Montalcini, Rosalind Elsie Franklin e Margherita Hack.
Le donne raccontate sono sessantanove e ad ognuna è dedicato un paio di pagine: si tratta di piccoli ritratti nei quali è descritto il campo di studi e alcuni episodi significativi del loro percorso. È importante che, fin da piccoli, si impari che «le abilità intellettuali non sono monopolio del sesso maschile», ecco perché è così bella l’idea di parlare delle «pioniere nella società e nella scienza». La lettura è assolutamente consigliata e non solo ai bambini.
«Voglio che le bambine sappiano che per millenni alle donne è stato impedito l’accesso alla conoscenza» (RLM)
Nella stesura di questo testo, è stata fondamentale la ricerca di Sara Sesti e Liliana Moro e del loro Scienziate nel tempo: in effetti questo libro ricorda il loro lavoro, solo che è dedicato ai ragazzi, non agli adulti.
«Quando l’oceano si arrabbia» è l’ultimo libro di Luciano Canova, pubblicato dalla Casa Editrice Egea. Luciano Canova, oltre a essere esperto di economia comportamentale e docente presso la Scuola Enrico Mattei, è l’autore di Galileo reloaded, una biografia sui generis, con la quale ci viene presentato un Galileo aggiornato ovvero presentato come se fosse un contemporaneo.
«Quando l’oceano si arrabbia» è una biografia di Keynes che mantiene una certa continuità con lo stile della biografia di Galilei: anche in questo caso, infatti, Canova “traduce” la vicenda dell’economista nel linguaggio della modernità, tanto da riuscire a definirlo un “influencer elitario”. Durante la lettura, non mancano confronti impietosi con personaggi del presente, mentre l’autore, che ha mostrato più volte di essere in prima linea nella lotta alle fake news, ribadisce la necessità della contestualizzazione delle affermazioni di Keynes, che non sono un assoluto. Il libro si pone come un vaccino «contro il morbo della banalizzazione», mettendo in guardia da paragoni azzardati e forzati, impedendo di tradurre la realtà e gli eventi che la caratterizzano in una logica binaria. Per Canova, l’economia non è solo una scienza, ma una scienza bellissima e Keynes non è abbastanza noto, per quanto faccia spesso la sua comparsa sui social in citazioni fuori contesto. L’obiettivo dell’autore è quindi quello di servirsi di Keynes come di un cavallo di Troia «per parlare dell’economia e degli economisti» a tutti coloro che, secondo le più recenti indagini, non conoscono l’economia. «Keynes ha saputo interpretare il ruolo dell’accademico, sicuramente, ma anche quello dell’intellettuale che si prende la responsabilità del suo pensiero di fronte all’opinione pubblica».
È riduttivo dire che l’argomento trattato è l’economia: il pensiero economico gode di una buona dose di multidisciplinarietà intrinseca e rievocare la vicenda di Keynes, forse proprio perché è vissuto durante le due guerre mondiali, ci permette di ripercorrere un periodo storico importante. È stato proprio durante la resa di Versailles, ovvero nel momento in cui l’oceano era in burrasca, che Keynes ha rivelato tutta la sua lungimiranza, non sono in ambito economico: «possiamo guardare con occhi non poi così sorpresi quelle che ci sembrano profezie visionarie e che invece rappresentano soltanto l’esercizio di un’abilità tanto semplice quanto rivelatrice: saper unire i puntini.»
Conoscendo lo stile di Canova, sapevo di poter contare su una descrizione accurata, ma al tempo stesso semplice, dei problemi economici affrontati da Keynes, ma sono rimasta conquistata dalla vicenda umana dell’economista: membro del Bloomsbury Group, ha mostrato di essere un uomo libero, vivendo dapprima la propria omosessualità e sposando poi la ballerina russa Lidija Lopuchova, ed è anche riuscito, nonostante il suo antagonismo con Friedrich Hayek, a vivere una bellissima amicizia senza lasciarsi influenzare dalla divergenza di vedute.
La lettura di questo libro è consigliata soprattutto agli insegnanti, che hanno il compito di accompagnare i propri studenti verso la vita adulta e non possono permettersi di continuare a formare «cittadini che arrivano all’età del voto senza avere la benché minima idea di che cosa sia l’economia», ma anche a tutti coloro che vogliono leggere la realtà in modo più realistico e rinunciando a luoghi comuni e inutili semplificazioni.
Forse, dopo questa lettura, impareremo a leggere l’economia come fece Keynes: per lui era un «continuo laboratorio dove adattare soluzioni pratiche a problemi emergenti, senza un cielo di stelle fisse cui ancorare ogni proposta, ma con la capacità di leggere i fatti del proprio tempo in modo empiricamente accurato e necessariamente mutevole».
«Il genio non esiste (e a volte è un idiota)» è stato pubblicato dalla Casa Editrice Tlon nel marzo del 2020. L’autore è Barbascura X, un nickname dietro il quale si nasconde non solo uno Youtuber molto famoso, ma anche un chimico, un musicista e un divulgatore scientifico particolarmente abile: parlano per lui i quasi 400 mila iscritti al suo canale.
Originario di Taranto, Barbascura ha fondato il suo canale nel 2014, cominciando con contenuti a sfondo satirico, a cui hanno fatto seguito i Riassuntazzi Brutti Brutti, video ironici nei quali racconta film e serie tv. Nello stesso stile, Barbascura ha cominciato a pubblicare i video di Scienza Brutta, documentari nei quali accanto alle informazioni scientifiche ci sono ironia e umorismo e nei quali si evidenzia la caratteristica fondamentale dell’autore, ovvero la sua capacità di demolire l’immagine di alcuni tra gli animali più amati, come il panda e il delfino. Nella vita reale, Barbascura X è un chimico e un ricercatore, che ha collaborato con diverse strutture di ricerca in tutta Europa.
Il libro «Il genio non esiste» è in realtà la trascrizione di un monologo teatrale che nel 2019 ha raggiunto le quaranta repliche. Contiene le biografie di sei scienziati famosi, Democrito, Newton, Darwin, Marconi, Tesla ed Einstein che vengono, in qualche modo, spogliati della loro aura di genialità per essere avvicinati al grande pubblico. Barbascura infatti sostiene che anche i più grandi scienziati, nel corso della loro vita, hanno commesso degli errori e «quello che chiamiamo “genio” è spesso semplicemente passione». I sei personaggi vengono descritti nelle caratteristiche che in qualche modo li possono avvicinare un po’ di più al lettore, perché il rischio è quello di ammirarli da lontano e, considerandoli inarrivabili, rinunciare ad imitarli. Mentre li descrive in modo dissacrante, Barbascura ci mostra come fondamentale per la ricerca scientifica non sia tanto il possesso di qualche particolare abilità intellettuale, ma soprattutto la capacità di appassionarsi e di studiare senza risparmiarsi. «La verità è che se ognuno di noi avesse investito la stessa quantità di tempo di quei “geni” nell’affinare la propria arte, commettendo gli stessi errori e nello stesso numero, scoprendo che qualche errore ci piaceva pure, provando, fallendo, mischiando, sperimentando, trovando il nostro personalissimo stile, forse oggi potremmo tranquillamente competere con loro ad armi pari.»
Barbascura scrive esattamente come parla, perciò leggere il suo libro è come sentirlo parlare nei suoi filmati su YouTube. La lettura è stata particolarmente interessante, forse anche perché condivido pienamente le idee di Barbascura e ritengo questo libro non solo estremamente godibile per chiunque, anche per chi non ha una preparazione scientifica, ma particolarmente interessante soprattutto per i ragazzi, che si affacciano alla vita e sono ancora impegnati nella scelta di un percorso. Non per niente, il linguaggio scelto è proprio quello che usano loro. Mi ha colpito in particolare quanto Barbascura scrive riguardo le donne: i sei protagonisti sono tutti uomini, ma l’autore non manca di sottolineare, quando gli è possibile, il ruolo delle donne nell’ambito della ricerca scientifica, evidenziando che «sono esattamente come gli uomini, né meglio né peggio».
«Partenze a razzo», pubblicato dalla DeAgostini è il secondo libro di Luca Perri dedicato ai ragazzi delle medie. Luca Perri è un astrofisico e un divulgatore appassionato, tra i più noti in circolazione, forse anche per merito della sua carica di simpatia e della sua abilità nel rapporto con il pubblico. È stato vincitore dell’edizione del 1015 di FameLab, il talent show della divulgazione scientifica, ma è diventato noto grazie ai suoi post su Facebook, con i quali ha commentato tutti gli eventi scientifici più recenti, a partire dalla rivelazione delle onde gravitazionali. Ultimamente, in occasione del lockdown, ha lanciato l’esperimento #scienzasulbalcone, un evento di citizen science, con il quale ha coinvolto molte persone nella rilevazione dell’inquinamento luminoso.
Il libro è il racconto della corsa allo spazio, che, a partire dalla fine degli anni Cinquanta, è stata un motivo di competizione tra Stati Uniti ed Unione Sovietica. Le illustrazioni divertenti di Marco Tabilio e l’umorismo dell’autore rendono la lettura leggera e divertente, pur regalandoci numerose informazioni. In questo testo, come in quello di «Errori galattici», l’accento è posto sui numerosi errori che hanno rischiato di compromettere le missioni spaziali. Nell’introduzione, l’autore si rivolge direttamente al lettore, invitandolo a confrontare il sogno di diventare un astronauta con la realtà di questa professione. In conclusione, Perri rivela le sue reali intenzioni: «Ho scritto [questo libro] per convincerti che, nonostante tutti i rischi, ognuno di noi dovrebbe voler fare» l’astronauta. «Per scoprire le storie che l’Universo può raccontarci, certo. Ma anche per capire chi siamo, per sentirci un po’ meno importanti ed eterni. Perché sapere di essere fragili, a volte, è l’unica strada per sopravvivere e salvare la propria casa.» In altre parole, Perri non perde occasione per ricordarci il senso della ricerca scientifica che, per qualche decennio, si è palesato anche nella corsa allo spazio.
La lettura dei libri per ragazzi è sempre l’occasione per ritrovare uno sguardo sulla scienza un po’ più disincantato, meno inquinato dalle difficoltà che l’età adulta porta con sé e, proprio perché più ingenuo, sicuramente più ricco di sogni. Consiglio la lettura non solo ai ragazzi delle medie, per i quali è stato pensato, ma a tutti coloro che volessero affrontare questo viaggio spaziale con un po’ di umorismo. Per coloro che poi sentissero il bisogno di approfondire ulteriormente l’argomento, c’è sempre la possibilità di continuare il percorso con «Astrobufale».
«Non avere paura di sognare» è stato pubblicato nel 2016 dalla Casa Editrice La nave di Teseo. L’autore, Alberto Mantovani, medico immunologo, dal 2005 è direttore scientifico e presidente della Fondazione Humanitas per la Ricerca. Nel corso della sua carriera, è stato insignito di numerosi premi, tra i quali nel 2018 l’Ambrogino d’oro, ovvero la medaglia d’oro di civica benemerenza del Comune di Milano.
Il sottotitolo, «Decalogo per aspiranti scienziati», ci dice subito chi siano i destinatari di questo libretto, ovvero i ragazzi: l’idea del libro nasce da un articolo del 2015 pubblicato sul “Corriere della Sera”, «una lettera idealmente indirizzata ai giovani che pensano a un futuro nella ricerca, nel settore delle scienze della vita: con loro ho voluto condividere alcuni suggerimenti tratti dall’esperienza vissuta e maturata sino a oggi, con l’augurio che potessero diventare utili spunti di riflessione». Strutturato in dieci capitoli, con ogni titolo come la legge di un ipotetico decalogo, il libro è ricco di episodi e ricordi tratti dal vissuto dell’autore. Il senso del libro è «incoraggiare a nuotare controcorrente seguendo la propria passione per la conoscenza», trasmettendo «il senso dell’avventura tipico della scienza, l’entusiasmo e la passione che la caratterizzano», offrendo «una rappresentazione della concretezza della vita scientifica».
Il decalogo comincia con l’invito a seguire le proprie passioni, perché «lavorare tanto non pesa e non ti peserà, se la tua professione continua a essere parte delle tue passioni»: i medici non sono degli impiegati, con dei turni dagli orari rigidi, ma degli appassionati che continuano a formarsi anche al di fuori del proprio orario di lavoro. Il lavoro del medico ha una dimensione internazionale e, grazie ad essa, bisogna contribuire a costruire ponti di pace, visto che «nella scienza, i confini nazionali non esistono»: la diversità è un’aggiunta di ricchezza ed è un ampliamento degli orizzonti scientifici e mentali. Dalla collaborazione con persone più preparate non può che nascere l’umiltà, l’atteggiamento che più apre la mente all’apprendimento e alla conoscenza. Bisogna inoltre continuare a «sfidare se stessi, essere sempre aperti al confronto e rispondere agli stimoli degli altri», senza avere paura di mettersi alla prova con cose nuove, senza perdere occasione di imparare da chiunque, anche dai pazienti: «sono i pazienti l’inizio, il fine e il centro di tutto. Come ammalati, certamente, ma innanzitutto come persone». La collaborazione è una delle chiavi di volta della ricerca scientifica: pur non mancando una componente di competizione, inevitabile, «dalla condivisione delle idee guadagnano tutti, e in particolare la salute dei pazienti». Il settimo capitolo è intitolato: «Impara dai tecnici: la chiave a stella», perché l’umiltà e la consapevolezza di poter imparare da chiunque portano a questo. Nel titolo, l’autore cita “La chiave a stella”, il romanzo di Primo Levi, dedicato alla tradizione del “saper fare”, ovvero a quella portata avanti dai tecnici. In ogni cammino, non mancano gli errori, ma la soluzione sta nell’accettare il giudizio degli altri, oltre che nel farsi guidare dal proprio spirito critico: la storia della scienza in generale «è caratterizzata dall’incrocio di studi diversi e costellata di alti e bassi, con idee sbagliate che sono state ritenute giuste, e idee inizialmente considerate errate ma poi rivelatesi corrette». Come insegna il metodo scientifico, le teorie e le ipotesi vanno sempre verificate, con gli esperimenti che possono rivelare una scoperta geniale o un errore: bisogna rispettare i dati, non avere preconcetti e non lasciarsi guidare dal principio di autorità, «anche davanti ai più grandi […] esercita continuamente il tuo spirito critico». «Nella scienza, prima o poi, la verità dei dati emerge sempre» ed è per questo che possiamo definire la scienza “intellettualmente democratica”. L’ultimo capitolo è di capitale importanza: la condivisione dei propri risultati è fondamentale, anche gli insuccessi, che possono portare a inaspettati e straordinari progressi.
La narrazione si conclude con il consiglio di dieci letture, particolarmente significative per l’autore, di carattere scientifico e non solo.
La narrazione è colloquiale, rivolgendosi a ragazzi, ma la lettura è consigliata a qualsiasi fascia d’età e le idee dell’autore non possono che essere condivisibili da chiunque. Consiglierei questo libro ai ragazzi dell’ultimo anno delle medie, ma anche a coloro che, alle superiori, stanno valutando di intraprendere una carriera in campo medico. La lettura è inoltre un’iniezione di entusiasmo per tutti i lavoratori dell’ambito scientifico. Quello che, secondo l’autore, è un limite di prospettiva, ovvero il fatto che lui sia un medico e un immunologo è in realtà un arricchimento: alcune delle cose riportate in questo libro sono valide per il mondo scientifico in generale e il riferimento ai pazienti permette di mantenere l’attenzione sulle finalità della ricerca, senza farle perdere il suo valore umano.
«Galileo Reloaded», pubblicato nel 2018 da Egea, è una biografia di Galileo Galilei scritta da Luciano Canova, economista, insegnante di economia comportamentale presso la Scuola Enrico Mattei, collaboratore con diverse testate di divulgazione e autore di «Pop economy. #Gamification #Crowdfunding #Big Data. Tecnologia, scienze sociali e innovazione» per Hoepli.
Sarebbe riduttivo definire questo libro una biografia di Galileo Galilei: è innanzi tutto un’occasione per «trovare rispondenze tra un passato che fu e l’oggi che andiamo scoprendo», grazie alla convinzione che sia «di estrema attualità parlare di Galileo in un’Italia in cui lo spirito antiscientifico comincia a essere qualcosa di più di un fastidioso spiffero.» D’altra parte, è bello parlare di Galilei, perché «è così maledettamente umano, con tutte le sue nevrosi, piccole ossessioni e la sua adorabile e cieca cocciutaggine»: era nato per litigare, con «la sua ironia mordace, il suo sarcasmo feroce», «appassionato, ironico, divertente, ma pure irascibile, intrattabile coi più, a volte odioso». Il ritratto che Canova tratteggia è a tinte forti: l’autore non ha paura di definire luci e ombre del grande scienziato, rendendolo più vero, più vicino a noi, pur nella sua genialità. Galileo è a tutti gli effetti un outlier, un valore anomalo in una distribuzione di valori, perché «orgogliosamente a sé stante» per tanti aspetti.
Galileo viene innanzi tutto definito un «drop-out ante litteram, un irrequieto come alcuni startupper in cerca di fortuna che mollano gli studi per lanciare la loro impresa», perché in effetti Galilei, poco più che ventenne, ottiene un insegnamento all’Università di Pisa senza avere una laurea. Lo scienziato è un mago del self-marketing, vista la sua abilità nel vendere le proprie abilità prima nei salotti fiorentini e poi per poter entrare all’Università di Padova: in altre parole è un «social media manager ante litteram», che saprebbe usare Facebook meglio di tanti, sfruttando il ruolo degli influencer. Insomma, Galilei deve destreggiarsi tra il mobbing di Urbano VIII, mentre, vittima di una fake news, tende a difendersi come un leone da tastiera, per poi abiurare quando si rende conto che tutto è perduto.
Denso di inglesismi, considerato che alcuni termini non hanno traduzione in italiano, il testo rende ragione del titolo, visto che reloaded significa aggiornato. Canova ci guida nell’Italia del Seicento con immagini bellissime, parlando ad esempio della rivoluzione copernicana come di «una lettera di sfratto recapitata al pianeta Terra per un trasloco immediato dal centro alla periferia indistinta dell’universo» e scuotendo a volte il lettore con un’inaspettata risata.
Un testo breve, ma ricco: dal contesto storico alla vita di Galileo, l’autore ci conduce per mano in un confronto sferzante con il ruolo della scienza in Italia oggi. Un libro adatto soprattutto agli studenti delle superiori: il linguaggio è moderno e Galileo Galilei non è il barbuto professore che tuona dalla cattedra, ma un compagno come tanti, anche se il più bravo di tutti, che smanetta al computer e ci insegna tutti i trucchi. Un libro per gli insegnanti, perché imparino a trovare un linguaggio moderno per esprimere concetti antichi, rendendo accessibile il passato pur tenendo i piedi nel presente.
«È un attimo, la felicità. Lo stacco incosciente in cui la paura diventa speranza, confermando un’intuizione che non sai dove hai preso. E a quel punto il tempo comincia a correre velocemente: aspetti fremente che il cielo si muova, che arrivi di nuovo domani, che non piova e sia possibile vedere ancora.»
TRAMA:
“Se qualcosa può andar male, andrà male”, sentenzia la legge di Murphy. Come dice l’autore – cercando di appurare se esista una spiegazione razionale – questa legge, assieme ai suoi corollari, ci assedia da ogni parte. Innanzi tutto, dobbiamo sapere che la legge di Murphy è figlia del mondo moderno e della sua incredibile complessità: i nostri antenati avevano una vita molto più semplice, noi abitiamo un mondo molto più complesso, eppure il nostro cervello non si è modificato di molto. Là dove la mentalità paleolitica si incontra con il mondo moderno, spunta la legge di Murphy, ovvero: diventiamo vittime di noi stessi quando ci muoviamo nell’età della plastica con una mentalità da età della pietra.
Un’ottantina sono le spiegazioni razionali di fenomeni sconcertanti ma frequenti: la nostra mente vede un mondo che cospira contro di lei, mentre il mondo è del tutto innocente.
Non dimentichiamo che il nostro cervello riceve un milione di impulsi ogni decimo di secondo, perciò con alcuni prova a indovinare, senza interpretarli realmente e a volte è sviato dalle illusioni ottiche, oppure dai ricordi che interferiscono con il presente. Infine, nel momento in cui il nostro cervello deve mettere insieme i pezzi, come si fa con le tessere di un puzzle, scopriamo che siamo dei perfetti asini e la legge di Murphy ci ostacola: come i bambini, cerchiamo di far combaciare pezzi che sono lontani. Sono le nostre passioni a farci vedere la realtà nella maniera in cui la vediamo e a farcela sembrare, a volte, piuttosto strana.
“Alla maggior parte di noi l’allenamento matematico manca, sicché Murphy impazza”.
COMMENTO:
Regala una spiegazione scientifica ad alcuni luoghi comuni e smaschera l’infondatezza di alcune convinzioni, analizzando gli eventi con una mentalità matematica. Il libro è semplice, divertente e, al termine di ogni capitolo, presenta una sintesi, che aiuta a chiarire ancora meglio i punti salienti del discorso. Le numerose vignette, inoltre, aiutano a focalizzare ancora meglio i concetti chiave, colpendo la nostra fantasia.
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