Sabato, 07 Dicembre 2019 20:48

149 - 6 Dicembre 2019

«Nelson Mandela diceva che l’istruzione è l’arma più potente che si possa utilizzare per cambiare il mondo. Se questo è vero, e credo proprio che lo sia, stiamo vincendo tutti insieme la scommessa perché sono sicura che voi giovani riuscirete a infondere passione, coraggio, gioia e ottimismo ad una società che a volte sembra averle dimenticate.» Raffaella Ravasio, presidente dell’Associazione BergamoScienza, con le sue parole – sempre coinvolgenti e vere – ha accolto tutti noi alla premiazione dei laboratori scolastici giovedì 5 dicembre. Dopo di lei, anche la dott.ssa Patrizia Graziani, Dirigente dell’Ufficio Scolastico di Bergamo, ha avuto parole di gratitudine per tutti coloro che, nel mondo della scuola, si sono impegnati per la buona riuscita della manifestazione, ricordando la passione degli insegnanti e indicandoli come “testimoni di vita”.

Al termine di un’esperienza totalizzante come quella dei laboratori di BergamoScienza, dopo l’entusiasmo delle premiazioni, ho ripensato al valore della passione, motore indispensabile per chi fa l’insegnante. Come succede a volte nelle sit-com, nelle quali tutta la puntata ruota attorno a un unico tema, a me è capitato, nel mezzo di questa riflessione, di imbattermi nella puntata di Radio3Scienza Le formule del successo: una delle protagoniste è Maria Colombo, matematica e dirigente, a soli trent’anni, di un gruppo di ricerca a Losanna. Durante un percorso di studi costellato da successi, dalla partecipazione alle Olimpiadi della matematica all’ingresso alla Normale, ha incontrato compagni di avventura appassionati e grandi maestri, come Luigi Ambrosio e Alessio Figalli. La passione attraversa le parole di Maria Colombo nel raccontarsi. Roberta Fulci, conduttrice della trasmissione, ha ricordato un’intervista fatta tre anni fa, durante la quale la matematica aveva ribadito l’importanza del dialogo nella propria professione. Alla domanda di una spiegazione, la Colombo dice che parlare con un collega è molto meglio che leggerne un libro: il libro rappresenta il punto finale di un percorso, ma capire le varie tappe è fondamentale. La ricercatrice ribadisce, inoltre, come la matematica sia mondiale e, quindi, non si senta a suo agio nel sentir parlare di se stessa come di un cervello in fuga. Bellissima è la richiesta di Roberta Fulci di evidenziare l’ostacolo più difficile lungo il proprio percorso: forse ai più sembra impossibile, visto i successi che hanno costellato il suo cammino di preparazione, ma anche Maria Colombo ha trovato un ostacolo lungo il suo percorso ed è stato il momento in cui ha cominciato a camminare da sola, ovvero dopo il trasferimento da Pisa a Zurigo.

Anche Daniela Lucangeli, sempre in prima linea per quanto riguarda l’apprendimento della matematica, parla di ostacoli: «L’errore non è un sintomo, non è una colpa, è il tentativo che ciascuno di noi sta facendo di buttare al di là dell’ostacolo tutto quello che può, per non essere bloccato da quell’ostacolo lì. Quindi se non ci riesce tutto al primo salto, per fortuna c’è tempo e c’è scuola.» Di errori parla anche Rosetta Zan, nel suo intervento a Palazzo Madama, nel corso del Convegno “Matematica e digitale: una didattica innovativa per affrontare le sfide presenti e future” (ottobre 2019). Ci spiega come spesso la matematica sia percepita come una sequenza di regole da memorizzare, in una visione procedurale nella quale lo studente si sente obbligato a seguire alcuni percorsi. Quando i fatti della matematica diventano regole, i problemi si trasformano in esercizi e per risolverli allo studente non serve ragionare, ma basta ricordare quanto già visto in occasioni precedenti. In altre parole, non bisogna riflettere, ma solo agire e il potere che i fatti della matematica (ovvero i teoremi) dovrebbero regalare a chiunque vi acceda viene trasformato in un dovere. Per dare senso all’educazione matematica, servono “bravi” insegnanti, che possano evitare gli errori fondamentali dell’insegnamento tradizionale della matematica, ovvero la riduzione della matematica al calcolo e ad una procedura da memorizzare: il cambiamento d’approccio è possibile mettendo al centro il problem solving.

Daniela Lucangeli, da tempo, sottolinea anche altri aspetti: insegnare significa stabilire una relazione, non solo passare contenuti. Non sempre è facile, ma se riuscissimo a entrare in classe con il sorriso, sarebbe più facile anche far passare alcuni contenuti. «Le nozioni si fissano nel cervello insieme alle emozioni. Se imparo con curiosità e gioia, la lezione si incide nella memoria con curiosità e gioia. Se imparo con noia, paura, ansia, si attiva l’allerta. La reazione istintiva della mente è: scappa da qui che ti fa male. La scuola ancora crea questo cortocircuito negativo.»

Dovrebbe essere più facile, per noi insegnanti di matematica, realizzare questa “rivoluzione del sorriso” di cui parla la Lucangeli: «Grido di esultanza. Manifestazione di una gioia che solo la matematica sembra saper dare in modo così speciale. La soddisfazione per uno sforzo coronato da successo. L’aver risolto correttamente un esercizio, un problema, o anche la percezione di aver compreso appieno un teorema, la sua dimostrazione, il suo legame con altri teoremi. Quale insegnante, nell’arco della sua esperienza professionale, non ha avuto l’occasione di ascoltarlo, urlato da qualche alunno, sobbalzante felice per aver trovato il risultato giusto, corretto? La conferma che ha pensato e operato bene.» Aggiungerei: quale insegnante non ha avuto modo di urlarlo? A me capita molto più frequentemente di quanto gli alunni pensino, quando, ad esempio, impazzisco su un problema per un po’ e, alla fine, riesco a trovare la soluzione. L’articolo fa riferimento al dodicenne Chika Ofili, che ha ottenuto un premio nel Regno Unito per aver scoperto un criterio di divisibilità per 7. In realtà, come ci ricordano su MaddMaths!, «è stato bravissimo il ragazzino a trovare per conto proprio tale criterio (a maggior ragione senza disporre del formalismo delle congruenze), ma la notizia è una non notizia e odora di click-bait. Purtroppo spesso capita, al tempo del giornalismo on-line, che le notizie incredibili del tipo “ragazzino geniale beffa gli scienziati e scopre che…” vengano pubblicate senza alcuna verifica e diventino virali.»

 

Buona matematica! Ci sentiamo tra TRE settimane!

Daniela

 

PS: La scorsa newsletter è stata numerata, per errore, 149. La vera 149 è questa… ^_^

Letto 1697 volte Ultima modifica il Sabato, 07 Dicembre 2019 20:49

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