BergamoScienza
Si è conclusa domenica 17 ottobre la XIX Edizione del Festival di BergamoScienza. Lo slogan “Facciamo conoscenza”, che ha campeggiato sulle magliette dei nostri animatori, è davvero la cifra di questo Festival: da un lato, l’arricchimento culturale che porta attraverso i laboratori, dall’altro una rete di rapporti che nasce e si infittisce ad ogni edizione, sia con le altre scuole partecipanti, sia tra gli animatori. Nelle scorse edizioni, in presenza ovviamente, i nostri animatori gestivano i laboratori dividendo le scolaresche in gruppi più piccoli e gestendoli poi in autonomia (e solitudine). Quest’anno, la necessità di gestire i laboratori a distanza ci ha obbligato a cambiare tutto: gli animatori, in gruppi di tre, hanno gestito intere classi, aiutandosi a vicenda, creando nuovi legami tra loro. In genere, gestire i turni è uno dei compiti dei nostri animatori (si creano dinamiche simili a quelle di tutti i posti di lavoro in cui ci sono turni), ma quest’anno ci hanno sorprese: ci hanno chiesto di gestire noi i turni, mescolandoli tra loro, in modo da far nascere nuovi contatti, nuove amicizie. In questo, e in tanti altri aspetti, il Festival è stato una sorpresa, che ci ha lasciati con il cuore traboccante di emozioni.
Come ogni anno, ho dedicato una pagina del mio sito (ancora in aggiornamento) al resoconto delle attività che abbiamo svolto. Sono state tre le iniziative che abbiamo portato avanti: alle scuole, abbiamo proposto un gioco da tavolo, ispirato dal libro Bestiario Matematico di Paolo Alessandrini. I nostri animatori hanno guidato i partecipanti nella visita a uno zoo matematico: il direttore del parco descriveva il percorso e guidava le squadre partecipanti, dopo che ogni classe era stata divisa in quattro gruppi per facilitare l’interattività e per consentire un ingresso scaglionato al parco (a causa delle onnipresenti norme Covid), la guida descriveva ogni animale matematico, spiegando il gioco che avrebbe consentito ai partecipanti di addomesticare la bestia. In tutto questo, il guardiano, ovvero il terzo animatore, agiva dietro le quinte, gestendo il file Prezi e aprendo le gabbie per consentire ai partecipanti di incontrare gli animali. L’ultimo animale era la vera sorpresa e lo si incontrava durante il gioco, ma senza averne consapevolezza: il suo nome è “teorema” e le sue zampe erano le quattro squadre, le ipotesi, nel loro ingresso al parco attraverso quattro cancelli diversi, i diversi percorsi affrontati dalle squadre tracciavano le strade del parco, come il ragionamento che i matematici chiamano dimostrazione, fino ad arrivare alla testa dell’animale, la tesi. Per i privati, gli animatori hanno realizzato due escape room: nel primo fine settimana, i partecipanti erano bambini dai 6 ai 12 anni, che affrontavano un percorso alla ricerca del tesoro dei pirati, guidati dagli spezzoni del cartone animato “Jake e i pirati dell’isola che non c’è”, doppiati per piegarli alle esigenze narrative dell’escape room. Nel secondo fine settimana, ci siamo rivolti ai ragazzi con più di 13 anni e agli adulti, con un percorso che guidava alla scoperta di un personaggio misterioso e affascinante. Anche in questo caso, l’ispirazione è nata da un libro, del quale parlerò nella prossima newsletter.
Per chi non avesse avuto occasione di partecipare agli eventi di BergamoScienza, è sempre possibile assistere alle conferenze e alle visite virtuali organizzate nelle due settimane di festival, andando sul canale YouTube e scegliendo gli argomenti che più ispirano.
Inizi
Ho aperto l’anno scolastico ripercorrendo alcune delle emozioni che abbiamo vissuto con le ultime Olimpiadi, dato che lo sport può essere un’ottima metafora per la vita scolastica. Gianmarco Tamberi, Bebe Vio con il suo slogan «Se sembra impossibile allora si può fare», Derek Redmond alle Olimpiadi di Seoul del 1988, la staffetta maschile 4x100 con Patta, Jacobs, Desalu e Tortu, gli europei di volley, la tuffatrice Quan Hongchan, e infine la perfezione (non riconosciuta) di Olga Korbut sono stati i protagonisti di questo percorso che ho presentato nelle mie classi e poi ho messo per iscritto per il sito del Rotary per la sostenibilità. Mi è parso di aver suscitato delle emozioni negli alunni che ascoltavano o forse, soprattutto in quinta, era la paura per l’imminente esame di stato, ma spero soprattutto di aver fatto nascere in loro la voglia di mettersi in gioco e di lasciarsi coinvolgere dalla sfida.
D’altra parte, quando si comincia l’ultimo anno delle scuole superiori, ci si ritrova subito nelle acque agitate dell’infinito, con le prime definizioni dell’analisi e i primi passi nel calcolo dei limiti. Avere a che fare con l’infinito può stupire e intimorire, soprattutto i primi tempi, ma Alberto Saracco, Professore Associato di Geometria all’Università di Parma, divulgatore esperto, riesce a muoversi in queste terre insidiose con grande scioltezza, in questo seminario tenuto a Piacenza l’8 ottobre scorso. Pecore, sassolini, hotel infiniti, società aliene, fino ad arrivare all’inferno, con Cantor e Hilbert come compagni di cammino: un monologo interessante e coinvolgente, che vale la pena ascoltare con attenzione.
Stefano Marcellini, ricercatore nel campo della fisica delle particelle elementari, dal suo blog Helter Skelter, ci mostra l’utilità della matematica anche quando sembra ricerca pura, come nel caso delle geometrie non euclidee. Partendo dal funzionamento dei navigatori satellitari, specifica che necessitano di satelliti, orologi atomici, ma soprattutto della teoria della relatività ristretta, che impedisce di perdersi lungo il percorso. Passando alla teoria della relatività generale, Einstein ha modo di usare gli strumenti offerti da Gregorio Ricci Curbastro, i tensori, che, con la loro complessità, gli costeranno “anni di studio durissimo e di estrema fatica”. «Il GPS è un mix di relatività, matematica avanzata, meccanica quantistica (gli orologi atomici), meccanica celeste (le orbite vanno studiate giuste), astronautica e missilistica (i GPS nello spazio bisogna mandarceli), microelettronica e tecnologia spiccia di vario tipo. Togliete uno solo di questi ingredienti e la svolta giusta alla rotonda ve la trovate poi da soli!»
Che donne!
Il 12 ottobre scorso si è festeggiato l’Ada Lovelace Day, una festa internazionale celebrata il secondo martedì di ottobre. Ada, figlia di Lord Byron, è considerata la pioniera dell’informatica, grazie al progetto del primo programma della storia. Il sito MaddMaths! le ha dedicato un lungo articolo, suggerendo alcune interessanti letture, tra le quali Numeri e Poesia di Simona Poidomani, pubblicato da Editoriale Scienza. La seconda grande donna è Jocelyn Bell Burnell, della quale si coglie tutta la forza in questo filmato realizzato dal New York Times. Nel corso della sua vita ha subito lo scippo del premio Nobel da parte di un suo superiore, premio che avrebbe meritato per la scoperta delle Pulsar. La storia è davvero interessante e fa riflettere anche su quelle disparità di genere ancora, purtroppo, così diffuse. Sempre in prima linea contro gli stereotipi è Amalia Ercoli Finzi, prima ingegnere aeronautica donna in Italia, che in questa edizione di BergamoScienza ha mostrato tutta la sua grinta nel corso della conferenza per il PhD Day dell’Università di Bergamo. La “Signora delle comete” ci ha accompagnato alla scoperta di Marte, con una dissertazione dal titolo Il coraggio di andare oltre.
Un premio Nobel!
Non può mancare la citazione del premio Nobel per Giorgio Parisi, membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei, dell’Accademia delle scienze francese e della National Academy of Sciences statunitense. Luca Perri ha descritto, con la semplicità e naturalezza che lo caratterizzano, l’oggetto del premio, ovvero un sistema “complesso”, in altre parole, un sistema composto da più parti fra loro interdipendenti. Dopo le vittorie sportive che hanno caratterizzato gli ultimi mesi, finalmente un Nobel per la fisica, che non veniva assegnato agli italiani dal 2002. Imperdibile anche la puntata di Radio3 Scienza, condotta da Marco Motta, dedicata a Giorgio Parisi. Ai microfoni Enzo Marinari, fisico all’Università di Roma La Sapienza e stretto collaboratore del premio Nobel.
Si scherza…
Stefano Pisani ha scritto, per Lercio, un articolo, con lo stile tipico della testata, nel quale si parla degli attimi di terrore vissuti all’interno di un liceo classico, dove un uomo avrebbe tentato di insegnare le equazioni differenziali. «Già scattata l’indagine che mira a identificare il misterioso giovane, barbuto e con gli occhiali, che si è dato alla fuga al suono delle sirene mentre stava riempiendo la lavagna di formule e che, se non fosse stato fermato in tempo, sarebbe potuto arrivare fino alle derivate parziali.»
… e si ragiona!
L’ultimo articolo parla della visita a una scuola del Primo Ministro russo Mikhail Mishustin, che, durante la lezione di matematica, ha chiesto ai ragazzi di risolvere un problema, dopo averlo scritto alla lavagna. La richiesta era di costruire una perpendicolare al diametro da un punto di una circonferenza, senza usare strumenti di misura. Gli studenti, insieme all’insegnante, hanno lavorato per trovare le soluzioni, ma alla fine è stato il primo ministro a proporre la strategia corretta.
Buona matematica! Ci sentiamo tra TRE settimane!
Daniela
PS: Ecco l’intervista integrale a Terence Tao, realizzata da Roberta Fulci e pubblicata sul sito MaddMaths!
PPS: La traduzione della vignetta allegata per chi avesse difficoltà con l’inglese:
«Potete fare gli esercizi successivi da soli. Non vi darò ulteriori aiuti.»
«Ok! 18:3, be’, è un esercizio facile... due!»
«...»
«Tre»
«...»
«Quattro, cinque, sei»
«Ecco! Ha avuto uno spasmo agli occhi!»
«Allora è sei»
«Questo non può essere quello che vi insegnano a scuola!»