Martedì, 19 Luglio 2016 08:28

81 - 19 Febbraio 2016

La prima e grande notizia di questa Newsletter non può che essere la (finalmente!) rivelazione delle onde gravitazionali! Nel dicembre del 2009, è stato caricato su youtube questo filmato, che io ho usato in classe per presentare le onde gravitazionali proprio l’anno scorso, parlando della teoria della relatività. Nel filmato, si parla dell’interferometro Virgo, situato a Cascina, vicino a Pisa, frutto di una collaborazione italo-francese. Ed è proprio un interferometro di questo tipo che ha rivelato le onde! Di tutte le spiegazioni che sono comparse in rete, riguardanti le onde gravitazionali, sicuramente quella più divulgativa è stata realizzata da Luca Perri, giovane ricercatore dell’Università dell’Insubria, a Como. Dopo aver letto deliranti post in Facebook, riguardanti l’inutilità di una simile scoperta, Luca Perri non ha più retto e ha deciso di scrivere un post per spiegare in cosa consistesse la scoperta e perché fosse così importante per tutti noi. Il suo post è diventato virale, con migliaia di condivisioni (anche la mia!), visto che si tratta di “un preciso ma divertente excursus sulla caccia alla più inafferrabile tra le previsioni della relatività generale di Einstein”. “Procederò con ordine e calma interiore”, comincia il post: e vi assicuro che non era certo un’impresa semplice, mantenere la calma, intendo! Certi commenti comparsi sui siti dei maggiori quotidiani nazionali erano veramente assurdi! In ogni caso, il post di Perri è imperdibile: tra le “buffe previsioni di Einstein”, il paragone delle onde gravitazionali al lardo di Colonnata e la conferma che “nella Scienza le certezze non esistono”, sono garantite un paio di sane risate e, soprattutto, la sconfitta dell’ignoranza in materia! Se la spiegazione di Perri non fosse bastata, c’è sempre Tuttoscienze de “La Stampa”, che cerca di prevedere “chi porterà a casa il Nobel per la fisica” proprio per la rivelazione delle onde gravitazionali. I tre candidati al Nobel “sono tra i vincitori della prestigiosa ‘Medaglia Einstein’, un premio che in molti casi è stato l’anticamera del Nobel.” Al centro di questo esperimento, c’è stato il grande apporto della tecnologia, ma “le antenne sono solo la metà di quel che serve, e questa è una cosa che al pubblico non è arrivata. L’altra metà è avere un’idea precisa di ciò che le antenne devono captare.” Insomma, la mente del ricercatore è sempre in prima linea! Nella lotta tra cervelli, non mancano i nomi di alcuni italiani, impegnati nella ricerca all’estero.

Interessante anche la presentazione, sempre attuale, realizzata da Eugenio Coccia, Direttore del Gran Sasso Science Institute a dicembre del 2014: la caccia alle onde gravitazionali ha inizio nel secolo scorso, grazie a Joseph Weber (1919/2000), ma soprattutto a suo figlio, che lo costringeva a lunghe veglie, visto che durante la notte aveva l’abitudine di battere la testa contro la culla. È proprio durante queste notti insonni che Weber pensa a un modo per verificare la teoria gravitazionale di Einstein e riesce a far nascere una viva passione tra i ricercatori. Una passione così intensa che ha portato alla scoperta dei nostri giorni. Interessante il fatto che la presentazione di Coccia proceda con la musica Jazz, nel tentativo di immaginare come possa essere questa musica dell’universo. E per chi volesse emozionarsi, ecco il vero suono della collisione!

Pare proprio che le onde gravitazionali abbiano più a che fare con la nostra vista di quanto riusciamo a comprendere: possiamo legarle anche all’uncinetto! Margaret Wertheim, scrittrice di saggi scientifici, ha avuto un’idea davvero interessante, con la quale spera di portare qualcosa dei modelli matematici più complicati presenti nel nostro universo alle masse. La chiacchierata, registrata nel febbraio del 2009, si intitola “La bellissima matematica del corallo” e collega tra loro il lavoro all’uncinetto, la barriera corallina… e la relatività. E il fil rouge è proprio la matematica! Margaret e la sua sorella gemella hanno realizzato una barriera corallina all’uncinetto e, nel loro progetto, hanno coinvolto centinaia di persone da tutto il mondo, distribuite in tre continenti. Il progetto “affonda le sue radici nella matematica, nella biologia marina, nell’artigianato femminile e nell’attivismo ambientale”. (Le Ted-talks sono consigliatissime a tutti: sono ottime per ripassare una lingua straniera, e al tempo stesso si imparano cose nuove. E per chi non avesse modo di cimentarsi con la lingua straniera, c’è sempre la possibilità di seguire la chiacchierata in italiano!)

La Wertheim ha indagato il ruolo delle donne in fisica nel libro “I pantaloni di Pitagora” ed è proprio per ricordare una donna e in particolare l’epoca “nella quale la partecipazione delle donne alla vita scientifica era fortemente osteggiata”, che in Inghilterra hanno deciso di ricordare la prima donna membro della Royal Astronomical Society. Si tratta di Mary Somerville, che con i suoi scritti ha influenzato anche Maxwell e che dal 2017 avrà la propria effige stampata sul biglietto da 10 sterline: un’altra prima volta, visto che fino ad ora solo alla Regina era stato tributato questo onore.

Purtroppo pare che le ragazze continuino a trovarsi ai margini del mondo scientifico, se anche il Miur ha lanciato “il mese delle STEM”*, che comincerà il prossimo 8 marzo, per promuovere progetti che includano le ragazze nei settori scientifici. Nella pratica di tutti i giorni, capita che una ragazza che dichiari di essere interessata alla facoltà di ingegneria meccanica si senta rispondere, durante un’iniziativa di orientamento universitario, proprio da uno studente universitario (maschio) che forse dovrebbe rivedere la propria scelta (e non si capisce bene perché), oppure capita che le donne dello staff di Google siano solo il 18% e che, per poter mostrare la propria (superiore) bravura nella programmazione, debbano tenere nascosto il proprio nome, a causa di un’evidente disparità di genere.

Sarebbe interessante poter verificare, dalle indagini Ocse, se gli analfabeti matematici siano più maschi o femmine: pare che siano il 25% della popolazione adolescente e, come si legge all’inizio dell’articolo, non sarebbero neppure in grado di preparare una semplice torta, visto che avrebbero difficoltà con le proporzioni. Ma in questa ignoranza siamo in buona compagnia: “Non è solo la matematica lo scoglio insuperabile per i ragazzi: uno studente su cinque è pressoché analfabeta in senso tecnico, cioè non sa leggere e uno su sei è gravemente insufficiente in scienze.” Proprio a seguito della pubblicazione dei risultati Ocse, Madd Maths ha pubblicato un’intervista a Rosetta Zan, che ha insegnato Didattica della Matematica all’Università di Pisa. Secondo la Zan, “le domande dei test OCSE-PISA rispecchiano un modello educativo tipicamente anglosassone, più attento ai legami tra matematica e realtà e meno attento del nostro agli aspetti teorici e riflessivi di questa disciplina”. Al di là di questa “giustificazione”, gli studenti italiani “hanno ricevuto una scarsa educazione ad affrontare situazioni nuove, cioè a risolvere problemi”: spianiamo loro la strada proponendo situazioni già note e, in questo modo, non diamo loro modo di esercitare il cosiddetto “problem solving”. Inoltre, “i nostri ragazzi sono in difficoltà davanti a testi lunghi e articolati come sono quelli delle prove PISA, che chiedono di immaginare situazioni e solo dopo ipotizzare possibili soluzioni”. Da ricordare la conclusione dell’intervista, che chiede a ogni insegnante di mettere, sostanzialmente, un po’ di cuore nel proprio lavoro: “si rimane sempre stupiti dalle potenzialità che scopriamo negli allievi quando li trattiamo da persone intelligenti”…

 

Buona matematica! Ci sentiamo tra due settimane!

Daniela

 

* STEM: Science Technology Engineering Mathematic, ovvero Scienza Tecnologia Ingegneria Matematica

Letto 2637 volte Ultima modifica il Martedì, 19 Luglio 2016 08:44
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