Nelle ultime due settimane, la matematica ha avuto un ruolo di primo piano sui giornali, a cominciare dall’operazione che inganna i ventenni. Sul web si vedono tre tipologie di risposte: 9, 1 e… 3. A voi capire quale possa essere la risposta giusta e quale errore sia stato commesso nelle altre due! Se avete più di vent’anni, avete buone probabilità di riuscire a rispondere correttamente: è forse il segno di un peggioramento delle capacità matematiche dei nostri studenti?
Per evitare certi errori, potrebbe essere il caso di tornare a contare con le dita, come facevamo da piccoli: probabilmente vi siete sentiti sgridare dalla maestra per quest’abitudine, ma pare, secondo un recente studio della Northwestern University, che “migliore è la rappresentazione che abbiamo delle dita della mano, migliori saranno anche i risultati in matematica.” E così, “l’università di Stanford ha già messo a punto una serie di esercizi pratici il cui scopo è proprio quello di migliorare la percezione delle singole dita nei bambini.” Se le difficoltà permangono, potrebbe essere utile ricorrere a questi cinque suggerimenti di Redooc su come risolvere gli esercizi di matematica: pare che anche in matematica si possa parlare di blocco dello scrittore, perciò una buona strategia potrebbe essere quella di cominciare innanzi tutto a scrivere. E cosa scrivere? Io suggerirei di cercare di farsi una rappresentazione del problema, per poter capire fino in fondo quale sia la situazione che siamo chiamati a risolvere, mentre direi di evitare di cominciare a calcolare a caso, applicando formule a profusione, fino a quando si scopre che il risultato coincide con quello fornito dal libro. E poi… spezzare il problema in sottoproblemi più semplici, fino a concludere con l’assemblamento di ciò che si è trovato può essere effettivamente una strategia vincente. L’ultimo passo potrebbe essere quello di verificare che il risultato sia giusto, più che correndo a fare confronti con il risultato sul libro, cercando di ragionare sul risultato ottenuto (se per caso hai ottenuto che per portare ad ebollizione un litro di acqua ci vorrebbero 3 giorni, forse hai sbagliato qualcosa…)
Uno degli altri motivi per cui la matematica è finita sui giornali, (lo confesso: ho faticato ad accettarlo per vero, pensavo fosse satira, ma, dal racconto del Washington Post e di Repubblica, pare proprio che debba rassegnarmi) è la storia dell’economista italiano, Guido Menzio, che è stato sospettato di terrorismo, ma in realtà stava cercando di risolvere delle equazioni mentre si apprestava a compiere un viaggio aereo. La vicina di posto, insospettita dagli strani simboli e innervosita dalla mancanza di risposte nei suoi tentativi di farlo parlare, ha denunciato l’uomo alle autorità: “Divertente sì, ma anche un simbolo della xenofobia e dell’avversione verso gli intellettuali tipica dei nostri tempi”, dice Menzio. La cosa buffa è che Menzio si occupa di teoria economica delle informazioni, ovvero: “quante informazioni servono per prendere una decisione?” Interessante la conclusione del Washington Post: “In America today, the only thing more terrifying than foreigners is… math” (In America oggi, l’unica cosa più spaventosa degli stranieri è… la matematica”.)
Forse il 30 aprile scorso avete notato un Doodle particolare per la home page di Google: un simpatico giocoliere che faceva muovere in circolo 0 e 1. Si è voluto onorare Claude Elwood Shannon, ingegnere e matematico statunitense, “spesso definito il padre della teoria dell’informazione”, nato il 30 aprile del 1916. Il post di Rudi Matematici su “Le Scienze” è dedicato proprio al compleanno di Claude Shannon e l’inizio è tutto un programma, con la citazione di Thomas J. Watson, presidente dell’IBM nel 1943: “Credo che nel mondo ci sia mercato per circa cinque computer”. Morse, Tesla, Marconi, la radio, l’era della comunicazione, le lingue… come al solito, i tre di Rudi Matematici fanno una carrellata abbastanza ricca, accompagnandoci poi al compleanno protagonista del post. “La teoria dell’informazione come la conosciamo oggi è stata sviluppata a partire dal 1940 da un solo uomo, Claude Shannon, che creò le basi matematiche per la rivoluzione tecnologica del nostro secolo.” Dopo aver ottenuto un dottorato al Massachussets Institute of Technology (MIT) “si interessò fin dall’inizio all’algebra di Boole e alla trasmissione dei segnali”: con la sua tesi, mostrò che l’aritmetica binaria poteva essere applicata ai circuiti elettrici, creando il collegamento tra il mondo analogico e quello digitale. Intelligenza artificiale, scacchi, teoria dei giochi… i suoi interessi erano molteplici ed era molto in anticipo sui tempi, se si considera che “solo negli anni ’70, con la produzione dei circuiti integrati, le teorie di Shannon cominciarono a diventare applicazione pratica.”
Avevamo già avuto occasione di commentare e pubblicizzare la notizia del protocollo siglato tra MIUR e TED: in questo articolo, si ripercorre la storia di TED e, dopo aver parlato del protocollo siglato a marzo, si danno alcune indicazioni per partecipare all’evento-concorso di TEDxYouth, che si rivolge a tutti gli studenti italiani delle scuole secondarie di secondo grado. Un’opportunità per imparare e per mettersi in gioco…
Dopo la scorsa newsletter, nella quale avevo parlato di Moxoff, qualcuno mi ha mandato il link all’ultima ricerca del Politecnico di Milano, o meglio del Laboratorio Mox del Dipartimento di matematica, “che ha studiato un nuovo modello matematico per cui è possibile descrivere con più precisione il processo con cui i tumori inducono la formazione di nuovi vasi sanguigni per crescere più in fretta e favorire la diffusione di metastasi”. È sempre un piacere vedere come la matematica possa essere utile, anche nella lotta contro il cancro. (Il costante riferimento a spin-off nate proprio dal progetto del Politecnico mi ricorda la vecchia massima di Paperon de’ Paperoni, “Da cosa nasce cosa”…)
Per tutti gli appassionati di cinema (e di matematica), a breve avremo l’occasione di assistere alla proiezione di “L’uomo che vide l’infinito”, il film sulla vita di Srinivasa Ramujan, il genio indiano, che in Inghilterra ha potuto coltivare il suo genio, grazie alla guida di Hardy. Il film è ispirato dall’omonimo libro, nel quale trova ampio spazio l’amicizia che legò i due matematici: Hardy “incoraggiò la sua educazione senza interferire con il suo stile unico, e curò i dettagli dei suoi lavori perché fossero pubblicabili”. Restiamo in attesa di vedere questo film che, per come viene descritto dal trailer, sembra davvero imperdibile.
L’ultimo link di questa newsletter è l’intervista per Repubblica di Annalisa Buffa del CNR, che ha vinto un finanziamento europeo da oltre due milioni di euro. Per Annalisa, la sua è la “matematica delle piccole cose”: “Io cerco di costruire modelli che simulino il comportamento di oggetti reali e che siano facili da far girare al computer.” Interessante una delle domande dell’intervista, che ci rimanda un po’ alla “barzelletta” di Guido Menzio: “I suoi articoli somigliano a uno spartito musicale. Sono pieni di simboli che se uno non sa leggere, come note sul pentagramma, non ci capisce niente.” La matematica, in fondo, è un po’ così: una poesia scritta in una lingua difficile, della quale dobbiamo conoscere la grammatica. Altrimenti, come sarebbe possibile coglierne la bellezza?
Buona matematica! Ci sentiamo tra due settimane!
Daniela