Venerdì, 26 Aprile 2019 08:32

139 - 26 Aprile 2019

Nella scorsa newsletter, non per la prima volta, ho parlato del ruolo dell’errore nell’apprendimento della matematica. Sofia Sabatti, che avevo citato, ne ha approfittato per ricordarmi una frase di Karen K. Uhlenbeck (la prima matematica a vincere il premio Abel): «È difficile essere un esempio, perché ciò di cui hai realmente bisogno è mostrare agli studenti come, nonostante le imperfezioni, si possa comunque avere successo. Tutti sanno che se una persona è intelligente, divertente, carina o ben vestita, avrà successo. Ma è possibile avere successo anche con tutte le tue imperfezioni. Per me ci è voluto il tempo di una vita per capirlo. Riguardo a questo, essere un esempio non è una posizione molto attraente, visto che mette in luce anche tutti i tuoi lati negativi. Posso essere una brava matematica, famosa proprio per questo, ma sono anche molto umana.». Ogni insegnante è quindi un esempio per i propri alunni, pur con tutti i suoi limiti.

La prova di matematica e fisica dell’imminente esame di maturità è un modo per me per trovarmi protagonista di ciò che la Uhlenbeck ha detto: mentre i miei alunni svolgevano la prova di simulazione, il 2 aprile scorso, anch’io mi sono messa alla prova, per capire fino in fondo la reale difficoltà della prova. Inutile dire che ho commesso anch’io qualche errore e, in fase di correzione in classe, ho condiviso con i miei alunni anche i miei errori, facendo notare quale ragionamento fallace mi aveva deviato dalla retta via. Io avrei voluto che loro cogliessero lo stupore di cui sono vittima ad ogni maturità, lo stupore di vedere che i miei alunni fanno il giusto ragionamento, forse grazie ai piccoli semi che io ho sparso nel corso di cinque anni, superandomi proprio nella prova finale, mentre loro si sono lasciati prendere dallo sconforto: «Come possono pretendere che affrontiamo questa prova, se persino lei sbaglia?». Mi è sembrata quindi bellissima la riflessione, sempre attuale anche a distanza di 130 anni, del matematico Enrico D’Ovidio: perché dover ricorrere alla pietà degli esaminatori – che spesso si deve esercitare in fase di giudizio – quando un tema più semplice permetterebbe comunque di «smascherare gli indegni» e lascerebbe «ai migliori l’agio di addimostrarsi tali»? Mathesis riconosce, in tal senso, l’equilibrio dell’ultima simulazione, «in linea con i percorsi didattici e calibrata su un livello medio di preparazione da parte degli studenti». Non posso che concordare e sottolineare che la difficoltà della prova verrà poi stabilita dalla scelta che ogni studente farà di quesiti e problemi, visto che le richieste avevano diversi livelli di difficoltà.

Mercoledì 10 aprile 2019 entrerà nella storia della scienza, grazie alla prima foto di un buco nero. «Più o meno», scrive l’astrofisico Luca Perri il giorno dopo in un post su Facebook, un post che, come era successo con quello delle onde gravitazionali, spiega anche ai più ignoranti cosa è successo, raccogliendo migliaia di condivisioni e like. Luca, innanzi tutto, ci spiega che la foto non è una foto, ma «un’elaborazione grafica di dati radio». Con l’umorismo e l’arguzia che lo caratterizzano, Luca ci racconta delle «120 ore di osservazione in due anni» che «hanno prodotto 10 mila terabyte di dati, che sono stati dati in pasto ai più potenti supercomputer esistenti, affinché li analizzassero. Centinaia di ricercatori di 40 Paesi hanno lavorato con un unico – pacifico – obiettivo: spostare l’asticella della conoscenza un po’ più in alto. Per giungere ad osservare l’inosservabile». Dietro questa immagine ci sono tanta fisica e tanta matematica, ma soprattutto «ci sono almeno 200 astronomi, tecnici, ingegneri e matematici, ognuno con il proprio compito». Katie Bouman, immagine della ricerca, ha 29 anni e tre anni fa, subito dopo la laurea, «ha iniziato a sviluppare l’algoritmo di base, il nucleo della matematica usata nella ricostruzione». Bellissima l’immagine diffusa su Twitter dal MIT, che ricorda Margaret Hamilton con la sua pila di libri che contengono il software che portò l’uomo sulla Luna. Nonostante Katie abbia subito sottolineato che l’immagine era stata realizzata grazie al «talento incredibile di un team di scienziati da tutto il mondo», («No one algorithm or person made this image, it required the amazing talent of a team of scientists from around the globe and years of hard work to develop the instrument, data processing, imaging methods, and analysis techniques that were necessary to pull off this seemingly impossible feat.») la celebrità ha regalato alla Bouman anche alcuni effetti collaterali, purtroppo ormai tipici del web, come gli attacchi sessisti: «Il volto emozionato di Katie Bouman è un messaggio di speranza per il futuro, ma anche un campanello d’allarme dei problemi del presente».

MaddMaths! approfitta del 128° Carnevale della matematica per dare ampio rilievo ad aprile, mese della consapevolezza matematica e statistica. Condividere il Carnevale della matematica con la newsletter equivale a inviarvi una newsletter al quadrato, perciò non faccio ulteriori commenti visto che l’articolo di MaddMaths! si commenta da solo. Voglio solo sottolineare che aprile non è solo il mese della consapevolezza matematica, visto che da qualche anno include la statistica, perché «entrambe le discipline svolgono un ruolo fondamentale nel risolvere molti problemi del mondo reale – la sicurezza di internet, la sostenibilità, le malattie, il cambiamento climatico, i tanti dati che ci circondano, e altro ancora. La ricerca in queste aree si sta sviluppando, trovando continuamente nuovi risultati e applicazioni in settori come la medicina, l’industria, l’energia, le biotecnologie, e l’economia. Matematica e Statistica sono importanti motori di innovazione nel nostro mondo tecnologico, nel quale nuovi sistemi e metodologie diventano sempre più complessi».

Troppo spesso ci si scontra con lo stereotipo del matematico introverso e impegnato solo a studiare formule incomprensibili ai più e, anche se non condividete il pregiudizio, non potrete non apprezzare l’originalità di Tom Lehrer, «cantautore, comico, pianista e matematico statunitense, conosciuto soprattutto per le brevi canzoni umoristiche registrate negli anni cinquanta e sessanta», secondo l’onnisciente wikipedia. Se non avete la pazienza di leggere il testo in inglese che accompagna le canzoni condivise con noi da Adam Atkinson su MaddMaths!, nel tracciare un breve ritratto del cantautore, comico, ecc., potete comunque apprezzarne lo stile con la sua canzone sugli Elementi della tavola periodica del 1959.

Ci siamo appena lasciati alle spalle l'anniversario della liberazione, che ha segnato la fine della seconda guerra mondiale, e questo articolo del noto virologo Burioni sul suo sito MedicalFacts crea un inaspettato collegamento tra morbillo e conflitto mondiale, collegamento reso possibile dalla matematica. Il protagonista della vicenda è Abraham Wald, matematico ebreo classe 1902, che gli alleati devono ringraziare per la sua intuizione: il suo ragionamento ha permesso di corazzare i bombardieri in modo efficace. Il collegamento con il morbillo è semplice e lineare, come ci spiega la conclusione: «La scienza, con il suo metodo, ci permette però di sbagliare il meno possibile, il che significa, alla fine della storia, salvare vite umane».

Il collegamento tra matematica e antifascismo è invece dato dai matematici che si sono esposti per contrastare la dittatura nascente, da Caccioppoli, che girava per le strade con un gallo al guinzaglio, a Vito Volterra, uno dei dodici professori che nel 1931 si è rifiutato di prestare il giuramento di fedeltà al fascismo, per concludere con Mario Fiorentini, matematico e partigiano.

Passando ad un argomento più leggero: nel 73° episodio della sitcom The Big Bang Theory, il fisico teorico Sheldon Cooper, uno dei protagonisti, afferma che 73 è il miglior numero: è un numero primo e anche il suo speculare, il 37, è un numero primo. 73 è il 21° numero primo e 21 è il prodotto delle cifre che lo compongono, 7 e 3. 37 è il 12° numero primo, speculare anche nella posizione rispetto a 73. Chris Spicer, professore del Mornigside College nello Stato dello Iowa, ha dimostrato che 73 è l’unico numero primo a godere di queste proprietà e quindi è davvero un numero speciale.

Senza aggiungere considerazioni sulle prospettive lavorative e occupazionali dei laureati in matematica, basterebbe il riferimento al ruolo della matematica in tante situazioni storiche importanti a spingere verso una laurea in matematica. C’è però anche un interessante stimolo: il bando dell’Istituto Nazionale di Alta Matematica “Francesco Severi” per «l’assegnazione di trenta borse di studio da 4.000 euro ciascuna a neodiplomati che decidano di iscriversi, per il prossimo anno accademico (2019/2020) a un corso di laurea triennale in Scienze matematiche».

Per chi invece non è ancora nella fascia d’età di scelta del percorso universitario e combatte con la matematica della scuola secondaria di primo grado, potrebbero essere utili delle videolezioni di matematica, spiegate in modo semplice e veloce. L’autore è Fabrizio Bercelli, professore universitario in pensione, impegnato come volontario in un doposcuola di Bologna rivolto a ragazzi delle medie e proprio da questa sua esperienza è nato il ciclo di lezioni. «Ho cercato un compromesso fra accessibilità da parte dei ragazzini/e e rigore logico-matematico, spostandomi nei video un po’ di più verso l’accessibilità – il mio target principale sono gli alunni con molte lacune da recuperare».

Concludo con un filmato divertente, che coinvolge la matematica e la fisica, pur parlando di basket. Bastano i muscoli per fare canestro o serve altro? Un cortometraggio davvero divertente, che non mancherò di mostrare in classe la prossima volta che mi capiterà di spiegare il moto parabolico.

 

Buona matematica! Ci sentiamo tra TRE settimane!

Daniela

Letto 2032 volte Ultima modifica il Sabato, 27 Aprile 2019 14:19
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