Martedì, 19 Luglio 2016 08:33

85 - 15 Aprile 2016

Nella puntata di Pietro Greco su Radio 3 Scienza di ieri, dopo una breve introduzione con Alfredo Gorio, docente di farmacologia all’università di Milano, per parlare di come riacquistare le funzioni motorie dopo una paralisi, dal minuto 11.45 si parla di Emmy Noether, una dei più grandi matematici di tutti i tempi, di cui ieri si è celebrato l’anniversario di morte (è mancata il 14 aprile del 1935). Ospite della trasmissione Piero Fabbri, blogger e redattore della rivista Rudi Mathematici: Fabbri ne caratterizza la figura, sottolineando quanto i tempi fossero difficili all’epoca per le donne, nonostante Emmy fosse figlia di Max Noether. Inizialmente indirizzata verso lo studio delle lingue, frequentò per due anni le lezioni di matematica a Erlangen, ma come uditrice, senza nemmeno avere la qualifica di studente. E poi divenne un’insegnante, ma senza avere stipendio, perciò non stupisce la battuta di Hilbert, che era riuscito in qualche modo a farla accedere ad un mondo accademico che si mostrava eccessivamente preoccupato dell’avanzata delle donne: "Diamine, signori: queste sono aule universitarie, non bagni pubblici”.

Aver ascoltato Piero Fabbri mi ha fatto venire voglia di leggere l’articolo su “Le Scienze” del 23 marzo 2013, nel quale i Rudi Mathematici celebrano proprio il compleanno di Emmy Noether. Si parla di lei e si parla del ruolo delle donne nel mondo scientifico, a partire dalla celebre Ipazia e proseguendo con Marie Curie: “Perdindirindina, ma è possibile che non ci sia neanche una matematica donna? […] La domanda è stupida perché è come chiedersi per quale ragione esistano così pochi matrimoni tra donne eschimesi e uomini bantu. Non hanno avuto molte occasioni di incontrarsi, tutto qui: né le eschimesi con i bantu, né le femminucce con la matematica, e non per colpa loro. Adesso le cose stanno cambiando un po’, per fortuna.” Cambiano impercettibilmente e ogni giorno di più anche grazie ad iniziative come quella che ho ricordato settimana scorsa di Redooc: “le interviste a donne con un diverso rapporto con le materie STEM a scuola, nel lavoro e nel quotidiano”. Interessante l’intervista a Maria Gaetana Agnesi che alla domanda su come scoraggiare il fenomeno degli stereotipi di genere risponde: “finché le discussioni matematiche venivano svolte all’interno del mio salotto ero considerata la regina. Quando invece uscivo dalle mie quattro mura domestiche allora sì che dovevo farmi valere. Parlare di matematica era una cosa da uomini!”. Tra le intervistate eccellenti non poteva certo mancare Ada Lovelace Byron, la prima programmatrice di computer al mondo… eppure: quanti sono realmente a conoscenza del suo ruolo in questo ambito? Fortunatamente l’Ada Lovelace Day si festeggia dal 2009 ed è un’occasione proprio per promuovere il coinvolgimento delle donne nel mondo scientifico. “Numeri e poesia” è una biografia di Ada Lovelace che è dedicata ai ragazzi delle medie: il racconto della sua vita, corredato di illustrazioni, ci permette di sentire il racconto della Grande Esposizione Universale, avvenuta l’anno prima della sua morte: il fatto che non vennero trovati i fondi per far proseguire gli studi di Babbage ha fatto prendere una strada completamente diversa all’informatica: “tra le intuizioni della figlia di Byron e il primo vero calcolatore elettronico dovranno passare cento anni tondi tondi”, ci ricorda il post della 27esimaora “Le ragazze frigorifero”. Cento anni che ci portano al 1946, alla comparsa dell’Eniac (Electronic numerical integrator and computer), il primo computer elettronico digitale, realizzato sì da due uomini, ma “per far funzionare quel ‘bestione’ da 180 metri quadri, di più di trenta tonnellate e diciottomila valvole, ci vollero persone in grado di effettuare calcoli balisticamente precisissimi.” Il compito venne affidato a delle donne, indicate dalle studiose Linda Pagli e Silvia Benvenuti come “Refrigerator Ladies”.

Come tanti colleghi, sto lavorando in questi mesi alla mia preparazione linguistica per affrontare l’insegnamento di una disciplina non linguistica con metodologia CLIL: di cosa si tratta? “Durante una lezione CLIL, l’insegnante non deve solo trasmettere i contenuti inerenti la propria disciplina e, visto che non è laureato in lingue, non può nemmeno dedicarsi unicamente all’apprendimento della lingua straniera: la lezione CLIL è una fusione di entrambe le cose e l’insegnante e gli alunni lavorano a entrambi gli aspetti.” Prepararsi per affrontare l’impresa è già un’impresa di per sé… ma ne vale veramente la pena! Pare, però, secondo un recente studio, che non solo i due saperi siano diversi, ma che “le abilità matematiche non discendono da quelle linguistiche”. Secondo il Corriere della Sera, “Le abilità matematiche di alto livello dipendono da aree del cervello che sono diverse da quelle utilizzate per le competenze linguistiche e verbali.” Per gli autori della ricerca, “anche i bambini piccoli e gli adulti non scolarizzati con un linguaggio drammaticamente povero per la matematica possono possedere intuizioni proto matematiche di numero spazio e tempo”. A proposito di linguaggio, Lorenzo Baglioni – attore e autore comico fiorentino – ha voluto sfruttare il linguaggio del rap per spiegare il teorema di Ruffini: imperdibile!

Letteratura e matematica: Piergiorgio Odifreddi, sempre abile a trovare la matematica ovunque, dedica la sua rubrica di “Le scienze” di aprile a Umberto Eco, ricordando la partecipazione dello scrittore – scomparso lo scorso febbraio – al Festival della matematica del 2008, quando aprì i lavori con “Sugli usi perversi della matematica”. Oggetto della rubrica, però, sono le “versioni lipogrammatiche dell’enunciato del teorema di Pitagora, riformulato ogni volta in modo da non usare una particolare vocale”. (Il lipogramma, secondo la definizione di Wikipedia, “è costituito da un testo in cui non può essere usata una determinata lettera. In pratica, si prende un testo normale e lo si riscrive sostituendo ogni parola che contiene la lettera proibita con un suo sinonimo che non la contiene.”)

Concludo in bellezza, con l’arte della matematica, ovvero i frattali: l’occasione mi è stata offerta dalla TedTalk di Giuseppe Mingione, professore ordinario di Analisi Matematica all’Università di Parma. Non lasciatevi ingannare dalla semplicità con la quale ci coinvolge nel mondo dei frattali: è uno dei cento matematici più importanti al mondo. La sua chiacchierata per Ted si intitola “Frattali: l’ordine oltre il disordine” ed è stata realizzata il 12 marzo scorso in occasione di TedxArezzo. Cosa hanno in comune il cavolo romano, la felce, gli alberi, i polmoni, le fluttuazioni dei prezzi e le coste? Ascoltate la chiacchierata di Mingione e scoprirete che i frattali sono oggetti uguali a se stessi se guardati a tutte le scale, forse perché “ci sono cose che non vivono bene nelle dimensioni usuali”. Se la chiacchierata vi entusiasma e volete approfondire l’argomento, anche Benoit Mandelbrot, proprio pochi mesi prima di morire, ha realizzato, a Febbraio 2010, una chiacchierata per Ted riguardante i frattali. D’altra parte, chi dice Mandelbrot dice frattali!

Dimenticavo due notizie di attualità: aprile è il mese della Consapevolezza Matematica ed è dedicato al “Futuro delle previsioni”: vi lascio al post di Maddmaths per saperne di più! Il compito di questo mese è “aiutare a capire il ruolo della matematica e della statistica nel comprendere e prevedere il futuro.” L’ultima novità, invece, riguarda l’ultimo numero di Asimmetrie, dedicato all’Infinito: “La scienza da sempre cerca di fare i conti con l’infinito. Ma mentre i matematici riescono a conviverci senza problemi, in fisica la comparsa di un infinito in una teoria è, in genere, il segno che qualcosa non va.” Il numero è proprio dedicato a questa difficile convivenza tra i fisici e l’infinito.

 

Buona matematica! Ci sentiamo tra due settimane!

Daniela

 

PS: In qualche modo, sono finita anche io tra le donne che hanno a che fare con le stem: se volete sapere qualcosa di più su di me, potete leggere la mia intervista

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