All’età di 88 anni, a fine dicembre, è scomparsa Vera Cooper Rubin, astronoma statunitense conosciuta come Dark Lady, in quanto responsabile della scoperta della materia oscura. In tanti avrebbero voluto il Premio Nobel per una donna che, durante la sua carriera, non ha solo aperto la strada a un nuovo universo, ma ha anche cambiato il ruolo della donna nella scienza. Per questo motivo, Radio3 Scienza le ha dedicato la puntata del 27 dicembre scorso, condotta da Roberta Fulci con la partecipazione di Piero Bianucci, giornalista scientifico, editorialista de “La Stampa” ed autore di “Storia sentimentale dell’astronomia”. Mi ha molto colpito un aneddoto raccontato da Piero Bonucci, che dimostra come le grandi rivoluzioni avvengano a volte con piccoli passi: nel 1965, Vera Rubin aveva bisogno di accedere al telescopio di Monte Palomar, all’epoca il più grande del mondo, con i suoi 5 metri di diametro. Purtroppo, per accedere al telescopio, era necessario compilare un modulo sul quale, in calce, era scritto: “A causa della limitazione dei servizi non è possibile accettare domande presentate da donne”, rifacendosi al fatto che c’erano servizi igienici solo per gli uomini. Vera Rubin, nel presentare la sua domanda, ha aggiunto alla scritta, in matita, “di solito”: la sua trovata ha divertito il funzionario preposto alla selezione dei richiedenti e quindi la Rubin ha avuto accesso al telescopio. Non dimentichiamo che l’accesso delle donne all’astronomia, anche nell’ultra democratica America, non era facile: le fu negato l’accesso a Princeton per il dottorato sul finire degli anni Quaranta e per le donne non è stato possibile accedervi fino al 1975. Al di là di tutto, ricorderei il consiglio di Vera Rubin durante la cerimonia di consegna dei diplomi del 2011 al College of Arts and Science di Washington: “My best advice is to do what you want. You should listen to what everyone tells you and then decide what it is you really want to do and go ahead and do it” (il mio migliore consiglio per voi è di fare ciò che volete. Dovreste ascoltare ciò che gli altri vi dicono e decidere poi cosa realmente volete e procedere con questo).
Chissà se Vera Rubin ha mai aiutato i suoi figli nei compiti: secondo Chiara Burberi di Redooc “c’è un rapporto inversamente proporzionale tra il coinvolgimento dei genitori nei compiti a casa ed il risultato accademico dei figli. Infatti, l’obiettivo dei compiti a casa è favorire la responsabilità e l’autonomia”. D’altra parte, è vero che non è sempre facile affrontare l’ansia per una verifica o per un esame, ma bisogna ricordare – ed è sempre Chiara a parlare – che “la matematica è come lo sport, è alla portata di tutti: più ti alleni, più sudi, più ti diverti”. Mi piace soprattutto l’ultimo consiglio di Chiara, perché a volte si pensa, erroneamente, che la nostra vita sia fatta a compartimenti stagni, quindi non comunicanti tra loro, eppure anche l’alimentazione, il sonno o il tempo speso per giocare con i videogiochi possono avere un peso nella riuscita scolastica. E devo dire che, in termini di ansia, avrò bisogno di qualche consiglio anch’io, se esce fisica alla maturità dello scientifico: a volte i titoli dei giornali non aiutano, se pensiamo all’ultimo di Repubblica che sembrava far pensare ad una decisione già presa, ma quelli di MaddMaths affrontano il discorso più seriamente e, dopo la pubblicazione del Documento della Commissione Italiana per l’Insegnamento della Matematica, di cui abbiamo già parlato, hanno lanciato un dibattito sull’Esame di Stato 2017. Il vero problema della seconda prova dell’Esame di Stato, sia essa fisica o matematica, è l’elevato grado di difficoltà, come esplicita molto bene il prof. Ivan Cervesato, del Liceo Scientifico Einstein di Milano, nella petizione che ha lanciato online: “il livello delle richieste appare decisamente sproporzionato in relazione a quanto è ragionevolmente possibile svolgere in aula”. Probabilmente, al momento della CENTESIMA Newsletter, sapremo qualcosa di più preciso…
Al di là della scelta o meno di fisica, si viene assaliti da un grande sconforto, leggendo i commenti antiscientifici che imperversano sui social e, in genere, nel web ed ecco perché Roberto Burioni, virologo milanese in prima linea nella lotta al movimento antivax, ha scelto di cancellare dalla sua pagina Facebook i commenti di alcuni suoi contatti: “Parlo solo con chi ha studiato, la scienza non è democratica”. La sua scelta è stata sostenuta o criticata, a seconda dei casi, ma dal mio punto di vista è vero che sulla scienza non ci può essere un dibattito ed è anche vero che la spesa di Burioni, in termini di tempo, per portare avanti la divulgazione scientifica (più che altro per combattere l’ignoranza scientifica) è ingente e non stupisce che abbia perso la pazienza, soprattutto quando i commenti in questione erano di tipo razzista. Secondo il blog Scientificast, la divulgazione è una necessità – come dar loro torto? – ma è più democratica di quanto si pensi.
Per concludere, alcuni suggerimenti di lettura. Comincio con “L’uomo che credeva di essere Riemann”, scritto da Stefania Piazzino: il thriller è davvero coinvolgente e la competenza con cui l’autrice affronta un tema così impegnativo come l’ipotesi di Riemann ci permette di capirla fino in fondo, attraverso metafore e storielle. Interessante l’incipit: la mail di Eugenio Donecan che dà avvio a tutta la storia è stata scritta realmente e proprio nel 1997 in occasione di un pesce d’aprile. L’autore era Enrico Bombieri, l’unica medaglia Fields italiana. Si parla di Riemann anche nel libro di Chiara Valerio “Storia umana della matematica”: “Penso che la matematica sia una disciplina molto umana, perché ha a che fare con il fallimento. Tutti i matematici sanno che, se fanno bene, ciò che fanno sarà completato da altri, quando loro non ci saranno più”. Il fallimento non è solo il tema dell’intervistadi Chiara Valerio per la rivista “Formiche”, visto che il libro stesso è pervaso da questo tema, a partire dal fallimento dell’autrice che l’ha poi spinta verso la matematica.
Gli altri suggerimenti di lettura sono rivolti ai più piccoli: Einstein genio senza confiniè un libro della collana “Grandissimi” della casa editrice EL. La collana ha come età minima di lettura i sette anni e questo libretto in particolare è la biografia di Einstein, con una spiegazione dei celeberrimi articoli del 1905 alla portata anche dei più piccoli. Altrettanto interessante è la collana “Lampi di genio” di Editoriale Scienza, interamente scritta e illustrata da Luca Novelli. Il primo testo è Archimede e le sue macchine da guerra, per il quale c’è anche la puntatadella serie televisiva “Lampi di genio”, ideato, realizzato e condotto dallo stesso Luca Novelli per Rai Educational e trasmesso da Rai 3. (C’è anche un simpatico cartone animato per raccontare l’Eureka di Archimede, realizzato da Ted-Ed, che è possibile visionare con i sottotitoli in italiano). Il secondo testo è Pitagora e il numero maledetto, mentre il terzo è dedicato a Marie Curiee per questo c’è anche la puntatatelevisiva. L’ultimo consiglio di lettura è ancora opera di Luca Novelli, ma questa volta il libro appartiene alla Collana “I genietti di Valentina” e si rivolge a bambini dai 6 ai 10 anni: “Ciao, sono Zero” è il titolo. La storia dello Zero attraversa i secoli della storia dell’uomo e, come sempre, è raccontata in prima persona, è illustrata da Novelli e si conclude con un dizionarietto, che è al tempo stesso un riassunto di quanto indagato durante la lettura.
Come al solito, con la newsletter di inizio anno, chiudo con il calendario di Rudi Mathematici!
Buona matematica! Ci sentiamo tra TRE settimane!
Daniela