Ho aperto una nuova sezione nel sito: “Donne e stem”. STEM è un acronimo e sta per Science Technology Engineering and Mathematics, ovvero indica le materie scientifiche in generale. La presenza delle donne nello studio delle materie scientifiche non è sempre stata incentivata, come è stato più volte sottolineato anche dalle pagine di questa Newsletter e, ripensando al mio percorso, mi sono resa conto che, effettivamente, nemmeno per me è stato facile scegliere le STEM, come potete leggere nel post “I miei inizi”. L’aneddoto citato compare anche nel libro di Chiara Burberi e Luisa Pronzato “Le ragazze con il pallino per la matematica”: cento donne raccontate da due donne, in un libro che raccoglie la “normalità diventata eccezionalità nello scontro con il pregiudizio” e “l’eccezionalità nascosta nelle pieghe della più assoluta normalità”. Un libro per tutti per molti motivi: è un inno alla matematica, (con Chiara Burberi – co-founder di Redooc – non si poteva dubitarne) ed è una celebrazione della quotidianità di tante donne che diventano, in questo modo, dei modelli per altre donne, perché insieme si possa costruire un nuovo percorso. Un libro che è stato celebrato nell’incontro del 20 Aprile presso la Fondazione Bracco (al quale ho partecipato!), nell’ambito delle iniziative di STEM in the City, “la nuova importante iniziativa promossa dal Comune di Milano che affronta il tema del divario di genere nel campo delle materie scientifiche”. Tra gli incontri che ho avuto occasione di fare durante quella bellissima serata non posso non ricordare Matilde Padovano: giovanissima, poco più che diciottenne, è la vincitrice della medaglia d’oro alle Olimpiadi Nazionali di Informatica dello scorso anno. Frequenta l’ultimo anno del liceo scientifico e a breve sarà impegnata con l’esame di maturità, ma subito dopo potrà proseguire nel percorso andando a Cambridge a studiare Computer Science e sicuramente farà strada, perché ha già capito il segreto per avere successo: “a un certo punto ho capito che l’hard work è molto più importante del talento naturale (che può aiutare solo all’inizio)”. Matilde, con la sua tenacia e la sua forza di volontà, è un esempio che tutti dovremmo tenere presente!
Per Matilde e per i miei alunni che il 22 giugno affronteranno la seconda prova dell’Esame di Stato del Liceo Scientifico, ovvero MATEMATICA, ecco alcuni consigli da parte di Redooc: “Seconda prova di matematica: 3 errori da evitare”. Si tratta dei consigli che qualsiasi insegnante di matematica dà ai propri alunni e, proprio per questo motivo, sono ancora più preziosi. Innanzi tutto l’attenzione nel leggere le tracce poi la scelta di quesiti e problemi alla propria portata: in classe, simulando e sperimentando con altre prove, abbiamo constatato come una scelta inadeguata possa rovinare un buon risultato e, al tempo stesso, abbiamo scoperto che non è una strategia vincente provare a farli tutti. L’ultimo consiglio è quello che noi insegnanti ripetiamo a mezza voce durante la correzione, quasi come un’imprecazione: “Ma perché non ha riletto!”, perché in realtà una rilettura porterebbe ad evitare molti errori, che sfuggono mentre si scrive velocemente.
Chiara Burberi dispensa i suoi consigli anche per l’esame di terza media e ci incuriosisce con il quesito sull’età di Diofanto: “Dio gli concesse la fanciullezza per un sesto della sua vita; dopo un altro dodicesimo la barba coprì le sue guance; dopo un settimo accese la fiaccola nuziale, e dopo cinque anni ebbe un figlio…”
“Mindfulness e paura della matematica” è un articolo di Redooc: mi pare interessante citarlo dopo aver parlato degli esami, perché la buona riuscita in matematica è anche e soprattutto una questione di atteggiamento. Pazienza e fiducia sono gli aspetti fondamentali secondo me, ma anche l’accettazione dei propri errori, perché gli errori alla fine non sono altro che un’occasione per crescere e fare meglio. “L’ansia, la matematica e la voglia di imparare ovvero: in che misura le nostre paure possono compromettere la nostra capacità di imparare la matematica” è il titolo della tesina che ho realizzato per l’immissione in ruolo. In questa manciata di pagine rifletto su come l’incapacità in matematica sia in genere una “mancanza di fiducia in se stessi”, “paura di sbagliare”, “convinzione di non essere portati per la materia”. Rileggendo velocemente le mie parole, mi rendo conto di come il mio modo di insegnare la matematica sia cambiato poco negli ultimi tredici anni, forse perché alla fine mi ritrovo a scontrarmi sempre con gli stessi problemi, con lo stesso senso di inadeguatezza da parte degli alunni. Ora più che mai, sono convinta che solo la grinta possa permetterci di raggiungere i traguardi più ambiti.
E non è un traguardo di poco conto quello che si prefigge il blog Math is in the air: “Riempire l’infinito”. Il post indaga “alcuni insieme infiniti le cui proprietà risultano a volte lontane da quanto possa sembrare in apparenza ovvio e quasi banale”. Il percorso comincia con l’albergo infinito di David Hilbert, dove, anche se pieno, c’è la garanzia di trovare sempre un posto, se non addirittura infiniti. Si prosegue con la polvere di Cantor (che potrebbe tranquillamente trovarsi nelle infinite camere dell’albergo) e si chiude il percorso con il quadrato di Peano, che ci propone una funzione diversa dalle solite note. La versione tridimensionale della polvere di Cantor è la spugna di Menger, come quella realizzata da Serena Cicalò: insegnante di matematica e fisica al Liceo Rosmini di Rovereto, l’insegnante ha deciso di coniugare due passioni, quella per la matematica e quella per gli origami, per entrare nel Guinnes dei primati. Le sue parole: “Il concetto è che la matematica sia una materia brutta e per pochi e l’origami un giochino per bambini. Ho dimostrato che entrambe le cose non sono vere.” Fino ad ora era stato realizzato il livello 3, da un’origamista californiana, ma era stato dichiarato che il livello 4 non era realizzabile, visto che sarebbe collassato per colpa del peso. Serena Cicalò ha trovato un metodo alternativo per realizzarlo e, in quindici mesi, ha realizzato un cubo di 101,5 cm di lato e del peso di 25 kg. Anche il Muse di Trento aveva lanciato un progetto che avrebbe coinvolto i visitatori, ma dopo alcuni mesi “hanno realizzato che non era fattibile: non avrebbe retto il peso. Hanno quindi deciso di fare il modello 3”. Complimenti! Che impresa!
Concludo con un consiglio di lettura estremamente interessante: “L’esperimento più bello” di Giorgio Lulli, un libretto che si presta ad una lettura veloce, se si possiedono alcune nozioni di meccanica quantistica. Al centro della narrazione l’esperimento di interferenza degli elettroni singoli, dichiarato “il più bello” durante un sondaggio del maggio del 2002, lanciato da Robert P. Crease sulla rivista Physics World. Realizzato nel 1974 a Bologna da Merli, Pozzi e Missiroli ha il pregio, secondo Crease, di contenere “l’essenza della meccanica quantistica”, “è di importanza strategica”, “è capace di convincere anche il più scettico sui fondamenti della meccanica quantistica” e “è semplice, facile da capire”. Riguardo alle particolarità dell’esperimento e alla sua storia, è possibile consultare il sito e visionare il documentario realizzato su un progetto di Giorgio Lulli e con la regia di Dario Zanasi e Diego Luis Gonzalez.
Buona matematica! Ci sentiamo tra TRE settimane!
Daniela
PS: Prima di chiudere, un ultimo video, intitolato “Geometrie variable”