Irina Kareva è una biologa teorica che “traduce” la biologia in matematica e viceversa, come dice all’inizio di questa breve, ma interessante, chiacchierata per Ted, realizzata il dicembre scorso. Irina parla di modelli matematici che ci aiutano a rispondere a domande riguardanti la salute delle persone, contribuendo a personalizzare la medicina. La chiacchierata sottolinea come il modello matematico che descrive la dinamica di un tumore sia simile a quello usato per studiare il comportamento di prede e cacciatori, dove il cancro è la preda e le cellule immunitarie sono i cacciatori.
Quello di Irina non è un caso isolato, visto che gli algoritmi e le equazioni costellano la nostra vita più di quanto possiamo esserne consapevoli: un algoritmo deciderà quali grandi navi possano entrare nella laguna di Venezia, a partire dal volume di acqua spostato durante il passaggio, dalla larghezza, dall’altezza e dall’area laterale dello scafo, mentre un altro algoritmo gestirà gli sprechi a bordo della nave Costa Luminosa per la “Crociera dei Grandi Oceani”, e sarà la prima iniziativa di questo genere mai realizzata nel settore marino. Gli algoritmi servono anche per fare un perfetto tiro a canestro: Larry Silverberg dell’Università del North Carolina, insieme al collega Chau Tran, ha sviluppato un modo per simulare la traiettoria di milioni di tiri. La matematica offre qualcosa di unico: diminuisce il tempo che serve per vedere lo schema nascosto dietro i migliori tiri, in genere fornendo informazioni che si ricavano dall’esperienza, ma a volte regalandoci un nuovo punto di vista. Magari non amate le navi e il basket vi annoia, ma non potete non amare le patate al forno: sappiate che alcuni ragazzi dell’Università dell’Essex hanno inventato la formula per la patata al forno perfetta: «la chiave per la riuscita del contorno perfetto sta nella tecnica del taglio» perché «massimizzare la superficie delle patate le renderà più croccanti e persino più deliziose». Pare che i risultati siano stati clamorosamente positivi, tanto che «diversi chef in tutto il Regno Unito hanno già iniziato a emulare il “Metodo Edge Hotel School”».
Gli algoritmi possono avere a che fare anche con l’architettura, come succede in Danubio, un complesso residenziale alle porte di Budapest, che dà la libertà ai futuri acquirenti di disegnare la propria unità abitativa, grazie alla flessibilità concessa dal software. Per quanto l’arte ci sembri lontana dal concetto di algoritmo, anche in essa possiamo trovare la matematica: basti pensare all’Alhambra a Granada con le tassellazioni o all’arte frattale, ma l’architetto Michael Hansmeyer è andato ben oltre, cercando di disegnare qualcosa di autenticamente nuovo e matematico. È importante notare che l’architetto, in questo caso, non disegna la forma, ma il processo che genera la forma: a partire da un cilindro, ad esempio, riesce a realizzare delle colonne, impossibili da disegnare a mano, mentre per realizzarle a computer servono mesi. Una volta realizzate virtualmente, in pochi secondi, servono 200 ore per stampare le opere in 3D, usando 2700 fogli di spessore 1 mm, per un totale di 680 kg: le opere ricordano i frattali e sono davvero di impatto, «potrebbero rivoluzionare il modo di pensare alle forme architettoniche». Dopo tutto, la tecnologia è in continua evoluzione, perciò con il tempo potrebbe diventare più facile realizzare le opere di Hansmeyer. Quanto «la tecnologia sia oggi fondamentale anche nelle professioni artistiche e creative» ci viene ricordato anche da Chiara Burberi, che ci ricorda l’importanza della programmazione mentre ci parla della maratona #STEMintheCity: Milano si dedica per il secondo anno consecutivo alla diffusione della cultura delle STEM. Inserire l’arte all’interno delle materie STEM significa «creatività, curiosità», significa «basta con gli stereotipi»: nello stile originale ed entusiasta che le è proprio, Chiara parla di matematica e arte, di Rinascimento e curriculum di studi. Mentre #STEMintheCity si preoccupa di «rimuovere gli stereotipi culturali che allontanano le ragazze dai percorsi di studio tecnico-scientifici e ridurre il divario di genere», pare che in molti paesi musulmani, spesso noti proprio per la misoginia, «tra le donne ci sono più laureate che altrove nei settori della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica». Secondo la sociologa Saadia Zahidi, «questo è il risultato dei grandi investimenti compiuti in molti di questi paesi musulmani per migliorare l’accesso e l’istruzione delle donne in questi settori di studi». Per contro, «le donne sono il 18% di tutti i laureati in informatica nelle università americane». Forse è per questo che la top model Karlie Kloss ha fondato un’organizzazione non profit per stimolare l’istruzione delle ragazze in ambito informatico: «le nuove tecnologie rappresentano il futuro ed essere in grado di muoversi in quel mondo ti garantisce un superpotere». L’organizzazione è la Kode with Klossy, che offre borse di studio e partecipazione a campus estivi alle giovani statunitensi. Karlie nomina parecchie donne in posizioni di comando negli affari o nel mondo dei media, tra quelle che la ispirano di più, perché «è importante che abbiano aperto la strada: le adolescenti devono sapere che è possibile, che possono essere al loro posto un giorno.» In termini di role model, ha voluto dare il proprio contributo anche la Mattel, in occasione della festa della donna, visto che ha realizzato una nuova collezione di Barbie ispirata a donne del presente e del passato. La serie si chiama “Inspiring Women” e riproduce Frida Kahlo, Katherine Johnson, Leyla Piedayesh, per un totale di diciassette donne.
Mentre aprile è dedicato alla consapevolezza matematica e statistica, il Corriere della Sera ha inaugurato, il 27 marzo, una nuova collana di venticinque testi «dedicati all’universo della matematica e ai suoi enigmi» e la scuola continua a muoversi in numerose sperimentazioni per rendere più semplice l’apprendimento della matematica. Interessante è la soluzione adottata in Messico, dove si è ripristinata l’antica numerazione maya. Quelli di Radio3Scienza ne hanno parlato con Giorgio Bolondi, professore di didattica della matematica alla libera università di Bolzano e con Anna Baccaglini-Frank, ricercatrice in didattica della matematica all’Università di Pavia, nel corso della puntata del 5 aprile.
Concludo la newsletter con i risultati del pi greco day 2018 organizzato da Redooc: 874 team, per un totale di 8000 giocatori hanno risolto più di 1,5 milioni di esercizi in 24 ore, con una media di cinque esercizi al minuto. Chissà se tra i partecipanti, qualcuno ha deciso di risolvere in maniera creativa i quesiti, come è capitato ad un piccolo spagnolo, il cui padre ha condiviso la vicenda su Twitter, guadagnandosi un po’ di celebrità e più di 4000 commenti.
Buona matematica! Ci sentiamo tra TRE settimane!
Daniela