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Perché insegniamo matematica? Paul Ernest, professore emerito di filosofia della didattica della matematica alla University of Exeter, propone tre motivazioni principali, ma pare che le attuali riforme pongano l’accento soprattutto sull’utilità/necessità della matematica, per la carriera lavorativa ma anche per la difesa nazionale o per gestire l’economia. In un documento del 2000, «il NCTM (National Council of Teachers of Mathematics) afferma in modo netto che gli studenti hanno bisogno di apprendere la Matematica, e per estensione noi di insegnarla, per motivi che vanno oltre, ma comprendono, “la Matematica necessaria”.» La matematica può servire per la vita, perché conoscerla può «dare soddisfazione personale e un senso di sicurezza», la matematica è parte del patrimonio culturale, serve per il lavoro e per la comunità scientifica e tecnologica. Indipendentemente dalle riflessioni riportate nell’articolo, io ho scelto di insegnare matematica, perché la matematica mi ha sempre rilassato: per me svolgere i temi esame della maturità quando frequentavo la quinta liceo scientifico era rilassante come fare le parole crociate. La scoperta dell’ulteriore bellezza e profondità della matematica è arrivata dopo, non all’università – dove la matematica è stata essenzialmente fatica – ma con l’insegnamento e approfondendo la bellissima cultura che la matematica porta con sé.…
«Vita quotidiana degli insegnanti contro stereotipi e pregiudizi sulla matematica»: un articolo interessante, che ho condiviso anche sulla mia bacheca Facebook e che ha generato un interessante confronto con uno dei miei insegnanti dell’università. Anch’io, come la protagonista, Claudia, ho incontrato la disequazione citata, ma l’ho sempre considerata figlia della fretta, visto che non è un errore che gli alunni fanno all’inizio del percorso. Per quanto riguarda l’insofferenza per la matematica, invece, da quanto ho avuto modo di capire, parlando con gli alunni, essa nasce sui banchi di scuola ed è in genere legata a un’emozione negativa. Perché la matematica, a differenza di altre discipline scolastiche, ci tocca nell’emotività e ci porta a pensare di non essere all’altezza: credo sia questo che viene rifiutato quando ci si “vanta” di non saperne nulla. Un po’ come quando si nega di esser mai stati innamorati di una ex. Come insegnante, a volte è più facile addestrare i propri alunni ad imparare certe tecniche di calcolo, piuttosto che guidarli a capire, a conquistare una visione d’insieme, che permetta di cogliere la bellezza nascosta di questa disciplina. D’altra parte, ciò che si odia veramente della matematica è la fatica, quella stessa fatica che si…
Irina Kareva è una biologa teorica che “traduce” la biologia in matematica e viceversa, come dice all’inizio di questa breve, ma interessante, chiacchierata per Ted, realizzata il dicembre scorso. Irina parla di modelli matematici che ci aiutano a rispondere a domande riguardanti la salute delle persone, contribuendo a personalizzare la medicina. La chiacchierata sottolinea come il modello matematico che descrive la dinamica di un tumore sia simile a quello usato per studiare il comportamento di prede e cacciatori, dove il cancro è la preda e le cellule immunitarie sono i cacciatori. Quello di Irina non è un caso isolato, visto che gli algoritmi e le equazioni costellano la nostra vita più di quanto possiamo esserne consapevoli: un algoritmo deciderà quali grandi navi possano entrare nella laguna di Venezia, a partire dal volume di acqua spostato durante il passaggio, dalla larghezza, dall’altezza e dall’area laterale dello scafo, mentre un altro algoritmo gestirà gli sprechi a bordo della nave Costa Luminosa per la “Crociera dei Grandi Oceani”, e sarà la prima iniziativa di questo genere mai realizzata nel settore marino. Gli algoritmi servono anche per fare un perfetto tiro a canestro: Larry Silverberg dell’Università del North Carolina, insieme al collega Chau Tran,…
«Se non fai errori, stai lavorando su problemi che non sono abbastanza difficili. E questo è un grosso errore». La citazione è di Frank Wilczek, vincitore del Premio Nobel per la fisica nel 2004 ed è con questa frase che Sofia Sabatti, nel suo blog, introduce un’attività fatta con i suoi alunni di terza media, per scoprire praticamente la relazione di Eulero. Quella che ci propone Sofia non è semplicemente la descrizione di un’attività fatta in classe: quello che troviamo in questo post è un percorso, attraverso tentativi ed errori, in cui anche all’insegnante è “consentito” sbagliare, in un percorso di scoperta continuo, perché nemmeno gli insegnanti sanno tutto! «Il disagio che molti bambini vivono con la matematica già a livello di scuola primaria è legato a un’esperienza con questa disciplina in cui errore e lentezza sono considerati indicatori di fallimento, e quindi vanno assolutamente evitati.». Questa è la lettura degli errori che ci viene offerta da Rosetta Zan su MaddMaths, dove, come già precedentemente nel post di Sofia, gli errori diventano un modo per «esplorare, congetturare, argomentare le congetture fatte». E così l’errore, anche psicologicamente, diventa una risorsa «per imparare a gestire le proprie emozioni, a riflettere prima di…
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