
«Counting on Katherine» è stato pubblicato dalla casa editrice Henry Holt and Co. nel 2018, e nel 2020 ha vinto l’UKLA Book Awards (United Kingdom Literacy Association), un premio nel quale la giuria, composta interamente da insegnanti, ha il compito di dare risalto a libri che promuovano la lettura e la didattica della lettura in Gran Bretagna. È stato leggendo «Emmy Noether» che ho scoperto che l’autrice, Helaine Becker, aveva scritto anche questo libro, per realizzare il quale ha intervistato personalmente Katherine Johnson e la sua famiglia. L’illustratrice, Dow Phumiruk, è una pediatra con la passione per l’arte e ha illustrato anche il libro Maya Lin: Artist-Architect of Light and Lines, che ha ricevuto premi e riconoscimenti.
Da bambina Katherine amava contare e proprio questo verbo “contare”, citato anche nel titolo, diventa la chiave della narrazione con il suo duplice significato: usato transitivamente indica l’azione di quantificare gli oggetti, ma intransitivamente assume un significato metaforico, quello di fidarsi di qualcuno. La prima volta lo troviamo nel discorso che il padre di Katherine le fa, scegliendo di trasferirsi con la famiglia per permetterle di studiare, ma poi è sempre riferito a lei, una persona della quale ci si può fidare.
Diventata una maestra, pur amando il suo lavoro, Katherine non rinuncia a sognare e quando, negli anni Cinquanta, la Nasa cerca personale, riesce a farsi assumere come computer, ovvero come addetta ai calcoli e ai conteggi, un compito ritenuto noioso e poco importante, e per questo lasciato alle donne. Coniugando testo e immagini, con il moto di una palla che diventa il moto di un’astronave, semplificando la spiegazione per i più piccoli ma indicando anche l’universalità delle leggi fisiche, Helaine Becker e Dow Phumiruk raccontano la magia della matematica: Katherine, usando i numeri, interroga la matematica. E i numeri hanno tutte le risposte. Così l’astronauta John Glenn si affiderà a lei quando orbiterà tre volte attorno alla Terra, sono ancora suoi i calcoli che permettono all’Apollo 12 di raggiungere la Luna nel 1969, ed è sempre lei che riuscirà a guidare il rientro dell’Apollo 13, nel 1970, nonostante un incidente abbia messo a rischio la missione.
Le ultime due pagine ci mostrano l’immagine di una donna che ammira il cielo notturno come faceva da bambina: le traiettorie che percorrono il cielo e mostrano il cammino seguito dall’Apollo 13 per rientrare sono costellate di numeri ed equazioni a mostrare che la matematica ha le risposte necessarie per l’esplorazione spaziale.
Dow Phumiruk ha raccontato la storia con disegni così realistici da sembrare foto, come l’immagine finale di Katherine quando ha ricevuto la Medaglia Presidenziale della Libertà da parte di Obama. Anche questa volta, come nel libro dedicato a Emmy Noether, Elaine Becker è riuscita a raccontarci la storia di Katherine con semplicità, sottolineando tutto ciò che conta davvero. Così, fin da subito, resta in sottofondo la segregazione razziale, che obbliga la famiglia di Katherine al trasferimento, e poi ci sono le discriminazioni di genere, visto che le vengono assegnati compiti che a nessun uomo piacerebbe eseguire. Nella breve biografia riportata al termine, l’autrice sottolinea come Katherine abbia sempre rifiutato di prendersi tutto il merito per quanto faceva, ricordando che si trattava di un lavoro di squadra. Al termine del racconto ritroviamo un’ampia bibliografia, per chi fosse alla ricerca di un approfondimento.
Ancora una volta, peccato che il libro non sia disponibile nella versione italiana, anche se è facilmente acquistabile in lingua inglese.
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