Martedì, 06 Agosto 2013 07:58

La mia vita in bicicletta

TRAMA: 
La passione di Margherita Hack per la bicicletta è cominciata molto presto con la rivalità tra Binda e Guerra al giro d’Italia e viene consacrata nell’estate del ’33 nell’incontro con Guerra. Attraverso la bicicletta, la Hack ripercorre per noi le tappe della sua vita, dalle estati a Firenze, con i giochi al Bobolino, la scuola elementare cominciata in anticipo, l’incontro con Aldo, il ginnasio, l’esame di riparazione in matematica, e la promozione in prima liceo che le vale il tanto atteso regalo, la bicicletta.
Nata nel 1922, la Hack ha vissuto la sua infanzia e parte della sua giovinezza sotto la dittatura del fascismo: la sua famiglia viene colpita dal fascismo, in quanto il padre, impiegato alla Valdarno – l’azienda elettrica toscana, viene licenziato perché non iscritto al fascio e la madre contribuisce alle entrate familiari realizzando delle miniature agli Uffizi che poi vende ai turisti. Ma il fascismo colpisce anche l’universo scolastico di Margherita: in quarta ginnasio deve abbandonare lo studio del francese per il tedesco, a causa dell’amicizia tra Mussolini e Hitler, una professoressa di scienze viene allontanata perché ebrea e l’entrata in guerra dell’Italia il 10 giugno del 1940 causa l’abolizione degli esami di maturità, che le risparmiano un esame a ottobre a causa di una sospensione di venti giorni, per l’accusa di “disfattismo” in quanto antifascista.
Margherita Hack ha anche un passato da campionessa di atletica: durante la sua partecipazione ai Giochi della Gioventù del Littorio come lanciatrice del peso, viene notata da Danilo Innocenti, allenatore della Giglio Rosso, che la invita ad allenarsi con la sua squadra. Nel maggio del 1941, ai Giochi del Littorio si classifica prima sia in salto in alto che in salto in lungo, mentre nel 1942 vince nel salto in alto, ma non gareggia per il salto in lungo.
Nel 1940, Aldo, che aveva incontrato al Bobolino nell’estate dei suoi undici anni, torna a Firenze e ricominciano a frequentarsi: la loro storia comincia nel giugno del 1943 e il loro matrimonio viene celebrato nel febbraio del 1944. Sempre nel 1940, Margherita si iscrive all’università: inizialmente sceglie lettere, ma poi la passione per la fisica ha la meglio. Non ha grande fiducia nelle proprie capacità, ma l’esame di analisi matematica le insegna ad “andare avanti, senza scoraggiarsi” e questo aumenta la sua fiducia. La guerra interferisce ancora con la sua carriera scolastica, perché viene sospesa la sessione di laurea e riesce a concludere gli studi solo nel gennaio del 1945.
Dal giugno del 1947 lavora alla Ducati, l’anno dopo diventa assistente incaricata e nel 1950 vince il concorso per assistente di ruolo alla cattedra di astronomia. Nel 1954 ottiene un trasferimento dall’osservatorio fiorentino di Arcetri a Merate, dove resterà dieci anni e nell’ultimo periodo sarà costretta a fare la pendolare con Firenze, a causa della salute di Aldo, che non sopporta il clima umido della Brianza. Nel 1964, vince il concorso per la cattedra di astronomia dell’università di Trieste: per anni lavora per riorganizzare l’osservatorio. Nel 1997, a settantacinque anni – dopo cinquant’anni di lavoro – Margherita Hack va in pensione e comincia la sua nuova giovinezza: gioca a pallavolo, gira in bicicletta, nuota… ma alcuni problemi di salute – ha ottantanove anni nel momento della stesura del libro – la costringono a rallentare il ritmo: “dovrò decidermi ad attaccare la bicicletta al fatidico chiodo”.
 
COMMENTO: 
Un libretto suddiviso in 32 capitoli, nei quali Margherita Hack ci parla della sua infanzia, dell’adolescenza – durante la quale era “diventata una stupida” per farsi accettare dai coetanei – della lunga vita lavorativa e del matrimonio. Quattro capitoli sono dedicati agli animali domestici con i quali ha condiviso la vita: Cicino, il gatto soriano che ha perso durante la giovinezza, Dick, il cucciolo di lupo triste, spaurito e zoppo che vive con lei per tredici anni, Lara, una bastardona trovata in un canile con la quale condivide il cammino solo per pochi mesi, Lilli, che vive con Margherita e Aldo per sette anni e Zacchi, tredicenne all’epoca della stesura del libro, un volpino che l’aveva impietosita per la sua solitudine. Non possono mancare i capitoli dedicati alle fonti rinnovabili e all’energia nucleare, nella parte finale del libro, quella in cui Margherita Hack ci regala alcune riflessioni sull’ambiente e sull’ecologia. Il libro è piacevole e interessante: tra le pagine non incontriamo solo Margherita Hack e la scienza, ma anche le sue passioni, i suoi giochi di bambina insieme all’Italia del fascismo e della guerra. E, soprattutto, Margherita si rivolge ai giovani che hanno difficoltà con la scuola: “Analisi matematica era un osso duro, ed è stato allora che ho imparato a studiare. Andare avanti, senza scoraggiarsi, senza impuntarsi su quello che non capisci. Alla fine della prima passata di trecento e più pagine si ricomincia, e tanti punti che alla prima mi erano parsi incomprensibili diventano chiari; alla terza passata quasi tutti i punti interrogativi sono spariti, il significato dell’analisi e la sua utilità cominciano ad apparire, è tutta una serie di piccole scoperte che mi sembra di fare ogni giorno che passa.”

Informazioni aggiuntive

  • Autori: Hack Margherita
Letto 12695 volte Ultima modifica il Martedì, 13 Agosto 2024 21:14

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