Daniela Molinari

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Martedì, 04 Settembre 2018 22:40

Sei donne che hanno cambiato il mondo

«Sei donne, sei menti scientifiche pazzesche» sono le protagoniste dell’ultimo libro di Gabriella Greison, «Sei donne che hanno cambiato il mondo». Laureata in fisica nucleare, dopo aver dedicato le sue energie alla ricerca, ha cominciato a specializzarsi nel racconto dei fisici del XX secolo: dopo «Dove nasce la nuova fisica. Einstein, Hawking e gli altri alla corte di Solvay» per Hoepli, «L’incredibile cena dei fisici quantistici» per Salani, finalmente un libro dedicato alle donne della fisica pubblicato nel 2017, a cui fanno seguito «Hotel Copenaghen» e, di imminente pubblicazione, «Einstein e io». Quello scritto non è l’unico linguaggio scelto dalla Greison per divulgare la fisica: oltre a collaborare con riviste e quotidiani come giornalista, ha condotto una rubrica televisiva su RaiNews24, «Pillole di fisica», conduce «La giovane Mileva» su Radio2 ed è sempre impegnata con spettacoli e monologhi teatrali. La Greison è una poliglotta della comunicazione e questa sua abilità si evidenzia nell’accessibilità dei suoi scritti, che sono adatti a tutti, indipendentemente dalla propria preparazione in materia.

Il testo in questione si apre con una ricca introduzione, che riassume il ruolo delle donne, dalla nascita della fisica fino al XX secolo. Davanti a noi si aprono poi sei finestre diverse, tutte affacciate sul XX secolo e tutte che hanno contribuito in qualche modo a rendere grande questa disciplina. Le sei scienziate, Marie Curie, Lise Meitner, Emmy Noether, Rosalind Franklin, Hedy Lamarr e Mileva Marić, sono presentate con una breve introduzione, una scansione cronologica degli eventi che hanno caratterizzato la loro vita e da una canzone: è il primo libro che ho letto e ascoltato, proprio come l’autrice ha ascoltato fino allo stordimento ogni canzone, mentre scriveva queste pagine dense di avvenimenti e di emozioni. Credo che assocerò sempre a questo libro «My way» di Frank Sinatra, che Gabriella Greison associa a Marie Curie.

«Il modo in cui racconterò le vite di queste sei donne è particolare. Sono passate prima dentro di me, e ora ve le ripropongo dopo averle elaborate, dopo un lungo processo di interiorizzazione.»: credo che questa dichiarazione della Greison ci descriva esattamente il senso del libro e, al tempo stesso, il livello di profondità con il quale ogni racconto viene proposto. Possiamo leggere ogni episodio come un racconto, perché pur non conoscendo la fisica studiata dalla protagonista, possiamo cogliere il processo creativo e lo sforzo, umano e professionale, delle donne raccontate.

Due capitoli finali concludono il percorso: il primo è una carrellata sulla fisica più recente, da Fabiola Gianotti a Vera Rubin, mentre l’altro è una conclusione personale, con i ringraziamenti dell’autrice e anche molto altro.

La lettura di questo libro è vivamente consigliata a tutti: a coloro che già conoscono questi eventi, ma che vogliono rivivere queste vicende a un livello diverso, e a coloro che non conoscono la storia di queste donne e che possono così cominciare a prendere confidenza con la fisica, con la promessa di ulteriori approfondimenti. Alle ragazze, che possono trovare in queste donne un modello, e ai ragazzi, che possono cogliere la ricchezza di un differente approccio. Agli alunni, perché «La fisica, come le favole o i sogni, è fatta di personaggi che incantano e di cui vorremmo sentir parlare sempre.», e agli insegnanti, perché possano trovare nuovi linguaggi per appassionare e coinvolgere.

 

«Sei capitoli per sei donne. Sei donne che hanno dovuto lottare contro i pregiudizi e contro i soprusi. Le loro sono storie di coraggio, di forza e di determinazione. Ciascuna, inserita nel proprio ambiente e nel proprio paese, è stata a suo modo paladina di valori e di ideali. Sono loro le mie eroine di oggi, quelle che hanno preso il posto delle eroine dei fumetti, dei cartoni e delle serie televisive che i nerd di tutte le generazioni ancora frequentano. Sei stelle luminose nel buio del secolo breve. La loro luce si è spenta, com’è destino tra gli esseri umani. Ma la loro traccia è indelebile, lungo il cammino del progresso, non solo scientifico, dell’umanità.»

Lunedì, 03 Settembre 2018 00:00

4 Settembre 2018

Verifica di fisica, classe quarta liceo scientifico.
Argomento: recupero del debito di fisica.

Durata: due ore.

Lunedì, 03 Settembre 2018 00:00

4 Settembre 2018

Verifica di fisica, classe prima liceo scientifico.

Argomento: recupero del debito di fisica.

 

Durata: due ore.

Lunedì, 03 Settembre 2018 00:00

3 Settembre 2018

Verifica di matematica, classe quarta liceo scientifico.
Argomento: recupero del debito di matematica.

Durata: due ore.

Lunedì, 03 Settembre 2018 00:00

3 Settembre 2018

Verifica di matematica, classe prima liceo scientifico.
Argomento: recupero del debito di matematica.

Durata: due ore.

Il testo in questione è stato pubblicato nella Collana «I grandi della scienza, a fumetti», nell’estate del 2017, da Le Scienze.

Si divide in due parti: una graphic novel di Paolo D’Antonio, vincitore del Project Contest nel 2011 con Paganini, e un saggio di Enrico Bellone, noto storico della scienza, pubblicato come supplemento a Le Scienze nel febbraio del 1998.

La breve graphic novel ha inizio con l’abiura di Galilei, il 22 giugno del 1633 e poi procede, in ordine cronologico, con la vita dello scienziato: lo studio della caduta dei gravi a Pisa, l’invenzione del cannocchiale e la scoperta dei satelliti medicei a Padova, e l’incontro con il Cardinal Bellarmino a Roma. Nel percorso, troviamo i detrattori di Galilei che discutono animatamente l’opportunità delle sue affermazioni, fino ad arrivare ad un confronto – che richiama in qualche modo i Dialoghi – tra Tolomeo e Copernico, che intervengono anche nel corso della narrazione.

Il saggio di Enrico Bellone è un’occasione per esplorare più in profondità il percorso di Galileo Galilei, sia come uomo che come scienziato. Affermando che Bellone evidenzia i numerosi tentativi ed errori, possiamo parlare sia dello scienziato che, nel corso della sua carriera, non si fa mancare sviste ed errori – dei quali non sempre è consapevole – sia della scienza: «uno scienziato creativo non percorre mai linee di ricerca diritte e ben tracciate, ma si muove quasi sempre a zig-zag, tra incertezze, ipotesi mal poste, misure difficili da interpretare, errori». In questo saggio, troviamo la nascita del metodo scientifico e le lotte che la neonata scienza deve affrontare con l’establishment per potersi affermare, perché tutto il resto del mondo va nella direzione opposta. Bellone non ci fa mancare le ipotesi esistenti sul percorso svolto da Galilei, che lascia aperte ancora molte domande, perché lo scienziato non ha lasciato appunti dettagliati per descrivere i propri metodi: i risultati ai quali è pervenuto, di una precisione davvero sorprendente, portano i più a pensare che i suoi siano esperimenti mentali più che reali, ma di diverso avviso è Stillman Drake, spesso citato, che riesce a riprodurre l’ingegnosità dello scienziato. In questa evoluzione del pensiero galileiano, così insolita e diversa da ciò che l’ha preceduta, Bellone non manca di mettere in evidenza anche gli aspetti negativi del carattere di Galilei, in una presentazione che è imparziale e completa.

Venerdì, 17 Agosto 2018 14:55

127 - 17 Agosto 2018

Non posso non aprire questa newsletter con la notizia più bella degli ultimi mesi: «Alessio Figalli, trentaquattrenne matematico romano, ha vinto la Medaglia Fields per il 2018!» La notizia mi è arrivata dalla newsletter di MaddMaths! alle 16.13 del primo agosto: stavo vivendo un momento di relax con la mia famiglia e quando ho visto la mail di MaddMaths! ho esultato, tanto che le persone attorno a me mi hanno guardato con stupore. Questa Medaglia Fields è speciale per molti motivi: sono passati 44 anni dalla vittoria della Medaglia Fields da parte di un italiano (Enrico Bombieri) e poi Alessio Figalli è davvero giovanissimo. Subito dopo la proclamazione dei vincitori delle Medaglie, l’Unione Matematica Italiana, presente alla premiazione, ha intervistato Alessio Figalli e il suo maestro, Luigi Ambrosio, della scuola Normale di Pisa. Intervistatori sono il Presidente dell’UMI, Piermarco Cannarsa, e la vicepresidente Barbara Nelli: per quanto l’audio non sia bellissimo, non si può non sentire l’emozione di tutti, in particolare di Figalli, proprio pochi minuti dopo la premiazione.

In questo video pubblicato da Repubblica, ma realizzato nel 2016 in occasione dell’Edith and Peter O’Donnell Awards (il video è in inglese, ma sottotitolato in italiano) possiamo capire in cosa consistano gli studi di Alessio Figalli. Si parla di efficienza, perché il problema del trasporto ottimale si occupa del costo di trasportare un oggetto da un posto a un altro e, come dice Figalli, «la natura è ottimale, vuole essere ottimale e spreca meno energia possibile». Per questo motivo, con il suo team si è occupato della formazione dei cristalli, dando loro calore, facendoli deformare e comparando le due forme, per capire come le particelle si muovano da un punto all’altro. Da qui il salto alla meteorologia, per studiare le equazioni che prevedono il movimento delle nuvole, perché d’altra parte le particelle delle nuvole si muovono in modo ottimale, ovvero nel modo più economico possibile. «Devi essere creativo, hai bisogno di passione naturalmente ma alla fine tutto si riduce a trovare qualcosa che nessuno ha trovato prima. È una sfida ma anche un’enorme soddisfazione quando ci riesci.»

Un’altra occasione per ascoltare Alessio Figalli è nell’intervista svolta da Roberta Fulci per Radio3Scienza, qualche giorno prima dell’annuncio della Medaglia Fields. Figalli ripercorre le tappe della sua formazione e, quando la Fulci gli chiede quale sia il suo matematico preferito, risponde che non ha un matematico preferito, ma che in qualche modo sono preferiti tutti i matematici che hanno caratterizzato la sua crescita, visto che «tutte le persone con cui ho interagito mi hanno insegnato qualcosa», dice più avanti. Durante l’intervista, Figalli descrive anche la sua giornata tipo, divisa tra sport, didattica, gestione di un gruppo di ricerca, soluzione di questioni amministrative e poi la ricerca vera e propria, quella che può fare ovunque, nel bene – visto che diventa un ottimo passatempo in viaggio – e nel male, dato che in questo modo il suo cervello non stacca mai. Parla poi dei suoi studi e del problema del trasporto ottimale, per concludere parlando del suo incontro con Cedric Villani, Medaglia Fields nel 2010.

Curioso è l’articolo di GQ Italia, che ci presenta alcuni aneddoti sui vincitori della Medaglia, rimarcando soprattutto la velocità con la quale sono riusciti a concludere il proprio percorso di studi. A Caucher Birkar, iraniano rifugiato nel Regno Unito, è stata rubata la medaglia subito dopo la cerimonia. Akshay Venkatesh a 12 anni ha vinto, nello stesso anno, le Olimpiadi internazionali di fisica e di matematica. Anche Alessio Figalli ha partecipato alle Olimpiadi della Matematica, come dice in un’intervista del 2010 a MaddMaths!: «Avevo conosciuto le Olimpiadi della Matematica gli ultimi due anni di Liceo, insomma abbastanza tardi. E facendo le Olimpiadi mi divertivo. Era un mio sfizio, mi ci mettevo ogni tanto la domenica pomeriggio, ma mi ci dedicavo non più di due ore a settimana. […] Con le Olimpiadi ho avuto uno stimolo a fare qualche cosa di più.»

Sulla pagina Facebook di Italia Unita per la Scienza, ho trovato delle citazioni interessanti per tre dei vincitori della Medaglia Fields, tratte dalla cerimonia di conferimento dell’onorificenza:

Peter Scholze: «C’è un numero infinito di problemi. Ogni volta che risolvi un problema, altri 10 sono in arrivo.»

Akshay Venkatesh: «Spesso, quando fai matematica, ti ritrovi bloccato. Ma ti senti privilegiato a lavorare in questo ambito. Hai una sensazione di trascendenza, come se facessi parte di qualcosa di davvero significativo.»

Alessio Figalli: «Ho lavoro per i prossimi 30 o 40 anni. Ma c’è un problema che davvero spero di risolvere presto, cioè di vivere con mia moglie nella stessa città.»

Tra le varie interviste che ho letto nei giorni successivi, mi ha colpito molto come nella sua intervista (sempre condotta da Roberta Fulci) a Il Tascabile Figalli parli del rapporto con i suoi studenti: «A volte devi anche essere duro, se lo studente non lavora come dovrebbe o è un po’ superficiale. Fare il relatore mi dà molta soddisfazione, ma allo stesso tempo mi stressa: il futuro dei miei studenti dipende anche da me. Sono io che trovo i problemi per loro, li devo guidare… è un po’ come con un figlio, no? E per me è molto più facile gestire il mio stress, quando sono io che non riesco a ottenere risultati, rispetto a quando un mio studente non ottiene risultati. Però penso che sia una parte importante del mio lavoro: se nessuno avesse investito su di me, non sarei dove sono adesso». Quanto sono vere queste parole!

Il giorno successivo all’incoronazione di Alessio Figalli, La Stampa fa il punto della situazione, riportando le percentuali e i numeri dei laureati in matematica in Italia, sottolineando la crescita dei laureati in questo settore e il miglioramento nella preparazione dei quindicenni italiani, anche se alle superiori la matematica continua a restare la materia con il più alto numero di debiti alla fine dell’anno.

Due giorni dopo la splendida vittoria della Medaglia Fields, il 3 agosto, Giovanni Gallavotti è stato insignito del Premio Poincaré, il Nobel per la fisica matematica (ma perché dobbiamo ricondurre tutto al Premio Nobel?). È la prima volta che un italiano riceve il premio: assegnato ogni tre anni, il premio è stato istituito nel 1997 e Gallavotti è stato premiato «per le sue ricerche ed “eccezionali contributi” sulla meccanica statistica, sulla teoria quantistica dei campi, la meccanica classica e i sistemi caotici». Gli altri due premiati sono Michael Aizenman, di origine russa, e Percy Deift, sudafricano.

Mi avvio alla conclusione di questa newsletter proponendo un po’ di svago. Comincio con un paio di consigli di lettura: «Galileo reloaded» di Luciano Canova è davvero piacevole, oltre che estremamente istruttivo. L’originalità del libro viene in qualche modo messa in evidenza da questa breve intervista di Luciano Canova per pubblicizzare il testo, ma anche dalla puntata di Radio3Scienza intitolata «Terra terra». La puntata in questione, condotta da Marco Motta, comincia con una citazione di Neil deGrasse Tyson, astrofisico statunitense, direttore dell’Hayden Planetarium del Rose Center for Earth and Space di New York e procede con un intervento del noto astrofisico Luca Perri, che parla della Flat Earth Society. È in questo contesto, decisamente a proposito, che trova spazio il testo di Luciano Canova: «bufalaccio», «pezzo d’asinaccio», «temerario bestiuolo», «solennissimo bue» sono solo alcune delle postille che Galileo scrive a margine di alcuni testi che si ritrova a leggere e chissà come avrebbe reagito se gli fosse toccato di avere a che fare con gli attuali terrapiattisti? Il secondo libro è ancora dedicato a Galileo, ma è dedicato ai più piccoli: si intitola «Galileo e la prima guerra stellare», pubblicato nel 2009 da Editoriale Scienza per la collana Lampi di Genio e scritto dall’impareggiabile Luca Novelli.

Proseguo con due giochi simpatici per tenersi in allenamento con i numeri: uno segue la regola principale del Sudoku (niente cifre uguali nelle stesse colonne e righe), ma usa anche le quattro operazioni, si chiama KenKen, «puzzles that make you smarter», recita il sottotitolo, ovvero puzzles che ti rendono più intelligente e può appassionare anche i più piccoli, visto che si può partire da una griglia 3x3. Il secondo è un gioco (Algebra game mark 2) che si basa sulla soluzione delle equazioni di primo grado, ma non è propriamente immediato nella soluzione: si tratta di dodici livelli e le operazioni che si possono svolgere, per quanto si basino – ovviamente – sui principi di equivalenza delle equazioni, obbligano il giocatore a diventare uno stratega. Alla fine di ogni livello, compare un’icona sulla quale cliccare per accedere al livello successivo.

Per chi ha ancora occasione di andare in vacanza, magari può approfittarne per andare a Courmayeur dal 23 al 25 agosto, dove avrà modo di incontrare la divulgazione proposta da Scienze in Vetta. Fra i partecipanti: Ilaria Capua, Alberto Mantovani, Silvia Bencivelli e Adrian Fartade, famoso per il suo canale Youtube di divulgazione scientifica. «Il programma prevede camp, passeggiate scientifiche, laboratori per bambini, aperitivi con l’esperto, incontri con i big della scienza, escape room e spettacoli serali».

La conclusione di questa newsletter? Con una bella risata, per non prendersi troppo sul serio!

 

Buona matematica! Ci sentiamo tra TRE settimane!

Daniela

Giovedì, 16 Agosto 2018 18:47

Galileo e la prima guerra stellare

Il libro appartiene alla collana “Lampi di genio” di Editoriale Scienza che raccoglie le biografie di grandi scienziati, raccontate e illustrate da Luca Novelli. Tradotti in venti lingue, i testi sono diventati anche un programma televisivo, ideato, realizzato e condotto dallo stesso Luca Novelli per Rai Educational e trasmesso da Rai 3.

Ogni libro della collana ha la stessa struttura: i grandi scienziati raccontano la propria storia in maniera colloquiale, in forma di brevi capitoli illustrati, al termine dei quali c’è un piccolo box, come se si trattasse di una voce fuori campo, che focalizza la nostra attenzione su alcuni sviluppi importanti o piccoli approfondimenti.

Al termine del libro, è presente un piccolo dizionarietto illustrato, per chiarire gli eventuali dubbi e, in questo caso, anche un’intervista speciale a Galileo Galilei: dieci domande per celebrare un anniversario particolare, visto che il testo è del 2009, anno nel quale si sono festeggiati i 400 anni della nascita dell’Astronomia moderna, proprio grazie allo scienziato italiano.

 

Che cosa c’è nel libro dedicato a Galileo Galilei ce lo dice direttamente l’autore all’inizio:

“Che cosa c’è in questo libro… Ci sono io, Galileo Galilei, voce narrante. C’è la mia infanzia all’ombra della Torre di Pisa. Ci sono i miei studi, le mie invenzioni, il mio amore per la musica e la buona tavola. C’è il mio fido cannocchiale. Ci sono i miei libri e le mie prese di posizione sulla Terra, sul Sole e sul funzionamento dell’Universo. C’è la Santa Inquisizione. C’è il mio spirito, che vi accompagnerà alla conquista dell’Universo.” 

Giovedì, 16 Agosto 2018 11:29

Galileo reloaded

«Galileo Reloaded», pubblicato nel 2018 da Egea, è una biografia di Galileo Galilei scritta da Luciano Canova, economista, insegnante di economia comportamentale presso la Scuola Enrico Mattei, collaboratore con diverse testate di divulgazione e autore di «Pop economy. #Gamification #Crowdfunding #Big Data. Tecnologia, scienze sociali e innovazione» per Hoepli.

Sarebbe riduttivo definire questo libro una biografia di Galileo Galilei: è innanzi tutto un’occasione per «trovare rispondenze tra un passato che fu e l’oggi che andiamo scoprendo», grazie alla convinzione che sia «di estrema attualità parlare di Galileo in un’Italia in cui lo spirito antiscientifico comincia a essere qualcosa di più di un fastidioso spiffero.» D’altra parte, è bello parlare di Galilei, perché «è così maledettamente umano, con tutte le sue nevrosi, piccole ossessioni e la sua adorabile e cieca cocciutaggine»: era nato per litigare, con «la sua ironia mordace, il suo sarcasmo feroce», «appassionato, ironico, divertente, ma pure irascibile, intrattabile coi più, a volte odioso». Il ritratto che Canova tratteggia è a tinte forti: l’autore non ha paura di definire luci e ombre del grande scienziato, rendendolo più vero, più vicino a noi, pur nella sua genialità. Galileo è a tutti gli effetti un outlier, un valore anomalo in una distribuzione di valori, perché «orgogliosamente a sé stante» per tanti aspetti.

Galileo viene innanzi tutto definito un «drop-out ante litteram, un irrequieto come alcuni startupper in cerca di fortuna che mollano gli studi per lanciare la loro impresa», perché in effetti Galilei, poco più che ventenne, ottiene un insegnamento all’Università di Pisa senza avere una laurea. Lo scienziato è un mago del self-marketing, vista la sua abilità nel vendere le proprie abilità prima nei salotti fiorentini e poi per poter entrare all’Università di Padova: in altre parole è un «social media manager ante litteram», che saprebbe usare Facebook meglio di tanti, sfruttando il ruolo degli influencer. Insomma, Galilei deve destreggiarsi tra il mobbing di Urbano VIII, mentre, vittima di una fake news, tende a difendersi come un leone da tastiera, per poi abiurare quando si rende conto che tutto è perduto.

Denso di inglesismi, considerato che alcuni termini non hanno traduzione in italiano, il testo rende ragione del titolo, visto che reloaded significa aggiornato. Canova ci guida nell’Italia del Seicento con immagini bellissime, parlando ad esempio della rivoluzione copernicana come di «una lettera di sfratto recapitata al pianeta Terra per un trasloco immediato dal centro alla periferia indistinta dell’universo» e scuotendo a volte il lettore con un’inaspettata risata.

Un testo breve, ma ricco: dal contesto storico alla vita di Galileo, l’autore ci conduce per mano in un confronto sferzante con il ruolo della scienza in Italia oggi. Un libro adatto soprattutto agli studenti delle superiori: il linguaggio è moderno e Galileo Galilei non è il barbuto professore che tuona dalla cattedra, ma un compagno come tanti, anche se il più bravo di tutti, che smanetta al computer e ci insegna tutti i trucchi. Un libro per gli insegnanti, perché imparino a trovare un linguaggio moderno per esprimere concetti antichi, rendendo accessibile il passato pur tenendo i piedi nel presente.

 

«È un attimo, la felicità. Lo stacco incosciente in cui la paura diventa speranza, confermando un’intuizione che non sai dove hai preso. E a quel punto il tempo comincia a correre velocemente: aspetti fremente che il cielo si muova, che arrivi di nuovo domani, che non piova e sia possibile vedere ancora.»

Venerdì, 27 Luglio 2018 20:22

126 - 27 Luglio 2018

Il primo agosto prossimo verranno assegnate le Medaglie Fields e potremo verificare se queste previsioni sono davvero attendibili: la scorsa edizione ci aveva regalato Maryam Mirzakhani, chissà cosa ci riserverà l’assegnazione di quest’anno… Nel frattempo, durante la scorsa settimana si è tenuta a Roma la quinta edizione del Mediterranean Youth Mathematical Championship, ovvero le Olimpiadi di Matematica del Mediterraneo. Alla competizione organizzata dalle tre principali università romane hanno partecipato 17 squadre: lo sviluppo di una rete di contatti interpersonali, il rispetto della parità di genere e la creazione di una comunità culturale mediterranea erano gli obiettivi del campionato, che si è chiuso con grande soddisfazione per la squadra italiana vincitrice della medaglia d'oro.

L'altra vittoria italiana ha nome Molinari (come me... ma non c'è conflitto d'interesse): il pomeriggio del 22 luglio scorso, Francesco Molinari ha trionfato in uno dei quattro tornei principali del calendario golfistico, l'Open Championship scozzese. Annalisa Santi ne parla nel suo blog, spiegando il linguaggio golfistico e informandoci che, dietro al golf, c’è parecchia matematica: se vi siete sempre domandati il motivo di tanta attenzione nella scelta della mazza, scoprirete che «un bastone con canna più lunga e minore inclinazione della faccia del bastone determinerà una traiettoria più tesa e lunga di un bastone con canna più corta e una faccia del bastone maggiormente inclinata.» Ma non solo, la matematica serve anche per costruire modelli, simulazioni e statistiche… un pezzo davvero interessante e, per certi versi, inaspettato.

Purtroppo, per quanto ci si impegni a diffondere la conoscenza matematica, sembra che l'ignoranza continui a dilagare, come dimostra la bufala di fine giugno sui numeri arabi. Tra le risposte, alla domanda se si vogliano introdurre i numeri arabi nelle scuole italiane, spicca: «A casa loro si usano i numeri arabi, da noi ci sono i numeri nostri. A ogni Paese il suo».

Magari fra qualche tempo, con askPinocchio, potremo verificare la veridicità di notizie del genere prima di perdere il nostro tempo in inutili commenti: il software in questione è stato ideato da un team di sei ricercatori italiani e «utilizza algoritmi di intelligenza artificiale per riconoscere le fake news». Tra gli sviluppatori anche Marco Della Vedova e Eugenio Tacchini dell'Università Cattolica: «Trattandosi di un tema assai delicato abbiamo deciso di inserire una regola che scavalca l'intelligenza artificiale, non fornendo quindi alcun risultato ma bensì rimandando a link informativi sull'argomento». Forse, in questo modo, avremo l'occasione di imparare qualcosa, visto che siamo al secondo posto tra i Paesi che hanno più difficoltà in matematica (magra consolazione: al primo posto ci sono gli Stati Uniti).

Diventa sempre più difficile combattere la cattiva informazione: se da un lato sono comparsi video e articoli che hanno tentato di guidarci nella comprensione del fenomeno dell'eclissi lunare che ha da poco avuto luogo, dall'altra, come sottolineato in un post dal famoso astrofisico Luca Perri, persino sul Corriere della Sera si scrivono strane assurdità...

Eppure a volte non servono i giornali o i siti web ambigui: sono i nostri stessi occhi a ingannarci, come dimostra questa illusione ottica diventata virale.

È tempo di letture sotto l’ombrellone e ho deciso di puntare sulle letture per i più piccoli: i primi sono Archimede, mago dei numeri e Rita Levi Montalcini, una vita per la conoscenza per la collana “Grandissimi” di EL, dedicati a bambini di sette anni. Il terzo è Ragazze con i numeri, per lettori della scuola secondaria di primo grado: si tratta di quindici biografie di altrettante scienziate. Le due autrici, Vichi De Marchi e Roberta Fulci, sono riuscite non solo a dare voce a queste donne, ma a essere la loro voce, come se le ricerche svolte avessero loro concesso di identificarsi con le protagoniste e di interpretarne, quindi, anche i loro pensieri più reconditi. Leggendo questo libro, non ho solo imparato qualcosa: le quindici storie mi hanno parlato al cuore e ho sentito la tenacia e la forza delle donne raccontate, i loro sogni realizzati, il loro entusiasmo, la loro fatica in qualche modo mitigata dal grande coraggio.

A proposito di donne eccezionali: ieri si è celebrato il centenario del teorema di Noether, ricordata oggi come una delle più grandi matematiche di sempre, ma osteggiata durante la sua vita, in quanto donna. A tal proposito, non si può dimenticare la strenua difesa di Hilbert che diceva di non capire l’importanza del suo genere per accedere all’insegnamento: “In fin dei conti siamo un’università, non uno stabilimento balneare”. Anche al suo arrivo negli Stati Uniti, in fuga dal nazismo, essere donna le impedì l’accesso ai centri di ricerca più prestigiosi, eppure la Noether, con la sua tesi di abilitazione, aveva risolto un problema «che avrà conseguenze profonde sull’evoluzione della fisica moderna, come anni dopo lo stesso Hilbert riconosce nel suo articolo del 1924 sui fondamenti della fisica».

Un libro da leggere (e rileggere) è Il mago dei numeri: lo sto rileggendo con mio figlio (9 anni), facendo a due voci i dialoghi tra Roberto e il mago e devo dire che è davvero bello come lo ricordavo. Tra le cose che ricordavo c’è la divisione per zero, che non si può fare, «altrimenti salta per aria tutta la matematica»: lo stesso concetto viene ribadito in questo video di Ted Ed. Il ragionamento è ben spiegato attraverso un cartone animato e sottolineando come a volte (ma non in questo caso), cambiando le regole della matematica, si è giunti a nuovi risultati, come è successo con i numeri immaginari. Nel blog Math is in the air è comparso proprio un articolo al riguardo, con la firma di Alessio Giannotta e Pierandrea Vergallo, intitolato L’eleganza del complesso: storie ed applicazioni di un’idea immaginaria. Grazie ai complessi, una volta approdati in quarta liceo, si scopre che non esistono equazioni impossibili e, proseguendo negli studi, si potrebbe anche scoprire che i numeri immaginari «di immaginario hanno ben poco, se consideriamo che la maggior parte della matematica e della fisica dall’ottocento fino ad ora ha fatto grossi passi avanti proprio grazie a questa famiglia di numeri.»

Concludo con il concorso indetto da Mathesis: «Il concorso associato al premio Bruno Rizzi bandito annualmente dalla Mathesis, Società Italiana di Scienze Matematiche e Fisiche, con la collaborazione di Tuttoscuola, giunto alla dodicesima edizione, ha lo scopo di far conoscere la realtà del processo di insegnamento/apprendimento, dando visibilità al lavoro dei docenti e contribuendo in tal modo alla valorizzazione della loro professionalità.» Il tema proposto è «Matematica in classe in un'ora di lezione» e possono partecipare i docenti di tutti gli ordini di scuola, sia di ruolo che supplenti, purché presentino il proprio lavoro entro il 31 agosto prossimo.

 

Buona matematica! Ci sentiamo tra TRE settimane!

Daniela

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