La matematica tra poesia e immagine

Nel 1534 Gerolamo Cardano, che stava per pubblicare un trattato di Algebra, invita Niccolò Tartaglia a Milano e gli chiede la formula risolutiva delle equazioni di terzo grado.
Tartaglia, che intendeva pubblicarla personalmente dopo aver completato la traduzione del testo di Euclide, trasmette la formula a Cardano nascondendola in un componimento poetico in terzine di endecasillabi, obbligando il collega ad un complicato lavoro per decodificarla.
L’uso di una composizione in rima era comune al tempo, e serviva anche per facilitare la memorizzazione dei passaggi più difficili della formula.

Analisi metrica: Tartaglia scrive la poesia in endecasillabi di terzine incatenate.

 

Analisi matematica: Tartaglia scrive in poesia, ma il linguaggio della matematica ora è diverso:

 

Nella vetrina sono esposte anche due immagini allegoriche: 

La PRIMA tratta da un testo di Tartaglia (► vetrina 1) rappresenta la concezione della matematica elaborata da Tartaglia sulla base delle sue riflessioni su Euclide (► vetrina 4)

Nell'incipit del volume esposto nella sezione 1, è rappresentata un'allegoria dei saperi dei quali Tartaglia parla anche nell'incipit della sua traduzione di Euclide.
Viene rappresentato il mondo della conoscenza, definito da due recinti circolari non concentrici a cui si accede attraverso porte che sono sorvegliate da guardiani.
Come precisa lo stesso Tartaglia nella sua edizione di Euclide (esposto nella sezione 4), il primo recinto racchiude le scienze matematiche, l’ingresso è quindi sorvegliato da Euclide stesso che è la chiave di accesso.
All’interno del recinto si trovano le allegorie e le personificazioni delle scienze matematiche: ci sono delle discipline fondamentali che vengono rappresentate per prime (geometria, aritmetica, musica e astronomia) e tutti questi saperi dipendono dalla filosofia che sta in trono nel recinto seguente.
Nicolò Tartaglia viene raffigurato con le scienze ed assiste alla prova di balistica; alle sue spalle ci sono tutti i saperi che dipendono dalla matematica.
Il secondo recinto, quello più elevato, è quello della filosofia, origine di tutte le scienze umane, che viene sorvegliato dell'autorità di Platone ed Aristotele.
La raffigurazione è estremamente ricca di particolari e viene attribuita a Giovanni Antonio Rusconi, un giovane ingegnere, architetto e disegnatore veneziano, allievo di Tartaglia.

La SECONDA, tratta da una delle edizioni dell’Iconologia di Cesare Ripa, presenta, un’immagine allegorica della scienza matematica con una serie di oggetti che servono per indicare i suoi scopi e le sue finalità.

Donna di mezza età, vestita di velo bianco e trasparente, con l’ali alla testa, le trecce siano distese giù per le spalle, con un compasso nella destra mano, mostri di misurare una tavola segnata da alcune figure e numeri, e sostentata da un fanciullo al quale ella mostri di parlare insegnandoli, con l’altra mano terrà una palla grande figurata per la terra con il disegno dell’hore, e circoli celesti, e nel lembo della veste sia un fregio intessuto di figure Mathematiche, siano i piedi ignudi sopra una base.

Opera in mostra: Noua iconologia di Cesare Ripa perugino caualier de ss. Mauritio, & Lazzaro. Nella quale si descriuono diuerse imagini di virtu, vitij, affetti, passioni humane, arti, discipline, humori, elementi, corpi celesti, prouincie d'Italia, fiumi, tutte le parti del mondo, ed altre infinite materie. Opera utile ad oratori, predicatori, poeti, pittori, scultori, disegnatori, e ad'ogni studioso per inuentar concetti, emblemi, ed imprese ... ampliata vltimamente dallo stesso auttore di trecento imagini, e arricchita di molti discorsi pieni di varia eruditione; con nuoui intagli, & con molti indici copiosi...
In Padoua : per Pietro Paolo Tozzi : nella stampa del Pasquati, 1618.
Accademia Tadini, Lovere, Biblioteca storica, ATL G.IV.36

 

Ultima modifica il Venerdì, 30 Settembre 2022 22:54

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