Giovedì, 01 Agosto 2013 13:21

Zero o le cinque vite di Aémer

TRAMA:
3000 a.C. – Uruk, bassa Mesopotamia. Tanmuzzi, ricco pastore manda un vaso in dono ad Aémer, sacerdotessa dell’Amore. Al momento della consegna, il vaso viene rotto e Tanmuzzi, informato, decide di recarsi personalmente in visita a Uruk. Innamoratosi di Aémer, vivono per lunghe settimane un’intensa storia d’amore, ma benché la loro passione sia sempre viva, Tanmuzzi decide di andarsene: le sue giornate sono troppo vuote. Una notte, mentre Tanmuzzi sta ideando un sistema più astratto per rappresentare i numeri, gli uomini della montagna lo uccidono. Il suo fedele scriba Askum, decifrati i segni incisi in fretta da Tanmuzzi prima di morire, si accorge che “non si trattava più di una scrittura delle cose, ma di una scrittura delle parole”. Al termine del suo lavoro, Askum può portare ad Aémer il canto che Tanmuzzi ha composto per lei.
 
2000 a.C. – Ur. In un locale di Ur, Aémer lavora come kezertu, prostituta. Nelle sue giornate libere si incontra con Adappa, un giovane che studia per diventare scriba, perché le insegni a scrivere. Una sera, alla locanda arriva Unzu, nuovo responsabile dell’irrigazione per la regione di Ur, ubriaco e disperato perché la moglie non può dargli figli. Si ritrovano così: Aémer e Unzu un tempo erano innamorati, ma i genitori di lui avevano escogitato uno stratagemma per allontanarli. Unzu sostituisce Adappa nell’insegnarle a scrivere e spiega ad Aémer il nuovo metodo di rappresentazione dei numeri. Dopo una lunga frequentazione, Unzu le propone di sposarlo, ma Aémer preferisce il ruolo di amante: “la nostra vera opportunità è che possiamo amarci di un amore libero”, dice.
 
500 a.C. – Babilonia. Rientrata da poco a Babilonia, Aémer, oniromante (ovvero interpretatrice di sogni), incontra il fratello Hattâru, da cui era stata allontanata anni prima. Hattâru, che passa il suo tempo nell’osservatorio centrale di Babilonia, sopra la ziggurat più famosa di tutta la regione, scopre che il padre dell’amante della sorella è responsabile dell’uccisione dei loro genitori e della loro separazione da piccoli, perciò quando lo incontra tenta di ucciderlo. Aémer non può più continuare la sua storia d’amore e alla fine si ritira nell’osservatorio per aiutare il fratello nel suo lavoro. Mentre lo zero sta facendo la sua comparsa, in forma di una colonna vuota nella scrittura dei numeri, Aémer e Hattâru sono sempre più vicini e decidono di dar vita al loro amore, anche se la legge “aveva inserito una colonna vuota che impediva loro di colmare lo spazio che li separava e li manteneva fuori portata l’uno per l’altra”.
 
IX sec. d.C. – Baghdad. Una giovane donna, di nome Aémer, sta rubando dei libri e Mohand, alla ricerca di opere scientifiche, si accorge di quello che lei sta facendo e le si avvicina per chiedergliene il motivo. Parlando, Mohand le racconta di essere alla ricerca di un libro raro, che spazza via gran parte dell’ambiguità nella scrittura dei numeri, dando importanza al posto occupato dai singoli numeri e, proprio mentre Aémer lo sta rubando, le guardie la scoprono e la portano in prigione. Ma il Sultano aveva ordinato che il primo ladro catturato durante l’operazione nata per porre fine ai furti nel suk fosse graziato e Aémer può tornare alla sua vita e donare il libro a Mohand. Aémer decide poi di accompagnare Al-Sanuba, il padrone che le ha restituito la libertà anni prima, in un viaggio alla scoperta del mare. Durante il viaggio, vengono rapiti dai predoni hindi e restano nel loro villaggio per circa tre anni. Panca, il capo, sembra essersi affezionato ad Aémer, ma quando si rende conto che non potrà mai essere ricambiato, la lascia libera. Panca e il suo popolo vengono catturati dal Sultano e, grazie all’intervento di Aémer e Mohand, almeno il popolo viene liberato, perché in cambio della sua libertà, Panca ha spiegato il simbolo dello zero a Mohand. Aémer assiste all’esecuzione di Panca e poi segue la colonna in movimento, abbandonando Baghdad.
 
Primavera 2003 – Baghdad. Aémer, archeologa in Iraq durante la seconda guerra del golfo, viene ritrovata da Obeid, un partigiano irakeno, in fondo a un cratere scavato da un mortaio. Si recano insieme a Uruk, dove le loro strade si separano. Aémer incontra i soldati alleati che le rilasciano il salvacondotto per raggiungere Uruk, dove trova il sito archeologico deserto. Obeid, ritrovata la madre dopo tredici anni, parte alla ricerca di Aémer e insieme si recano a Ur, dove lei gli dice di essere incinta.
 
COMMENTO:
Caratteristica principale del libro è il fatto che i numeri vengono presentati come una metafora della vita, mentre lo zero, con lo scorrere dei secoli, si inserisce nella quotidianità. Il libro è composto da cinque diverse storie, che hanno come protagonisti l’amore, i numeri e Aémer, di volta in volta archeologa, sacerdotessa dell’amore, prostituta, oniromante, ladra e danzatrice. Apparentemente slegate, le storie fanno da sfondo all’evoluzione della scrittura dei numeri e alla comparsa dello zero.
Adatto anche a chi non ha preparazione matematica, il libro può appassionare chiunque, offrendo uno spaccato della storia e della cultura dell’Iraq.

Informazioni aggiuntive

  • Autori: Guedj Denis
Letto 5791 volte Ultima modifica il Mercoledì, 14 Agosto 2024 11:27

1 commento

  • Link al commento Michele Giovedì, 01 Agosto 2013 13:23 inviato da Michele

    Il testo si presenta scritto in modo abbastanza semplice, fruibile a qualsiasi tipo di pubblico, anche privo di una cultura storica e matematica. I cinque racconti che formano il libro riescono a far presa sul lettore anche se, a mio parere, alcune parti troppo descrittive rischiano di perdersi nel banale e smorzare l'interesse a la suspance.
    Personalmente il testo non mi è piaciuto: più volte l'ho trovato banale e inverosimile, mentre per la maggior parte delle volte i personaggi rappresentano degli ideali, un lato del carattere e della personalità che in un uomo e in una donna servono a comporre, insieme ad altre sfaccettature l'essere umano. Così la dolce Aémer, nonostante la giovane età e la scarsa cultura (per lo meno in ambito matematico) che dimostra di avere in puù di un racconto, si mostra sicura di ciò che dice, in grado di mettere tutti in difficoltà, da studenti alle prime armi con numeri e lettere, a studiosi di vecchia data che , invece, sono cresciuti e invecchiati sempre affiancati da quei medesimi numeri e lettere, e su qualsiasi tipo di argomento, dalla matematica (tema centrale del testo) fino alla religione e alla sfera emotiva e sentimentale, quindi solo lei viene rappresentata come unica ed inderogabile voce della verità (anche se ad ogni modo deve certamente trattarsi di una voce calda e suadente) da come si deduce dalla presentazione del personaggio.
    Molto interessanti e parimenti inverosimili, sono i colpi di genio (eureka!!!) che la giovane Aémer dimostra di avere in più parti del testo: le sue idee, pur prive molte volte di una reale e consistente base culturale e conoscitiva, sono realmente fenomenali e indispensabili per le scoperte matematiche che precedono la nascita dello zero; è dunque il caso di dire che senza la nostra cara Aémer la storia e la scienza avrebbero preso una piega molto diversa.
    E' innegabile in secondo luogo rendersi conto di come in qualsiasi modo e con qualunque mezzo l'autore cerchi di propugnare all'indifeso lettore l'idea che l'amore libero, in tutte le sue forme più svariate, è giusto o comunque lecito (s'ei piace ei lice); non per niente in un racconto Aémer è una prostituta che preferisce essere amante piuttosto che moglie, mentre in un altro è una sacerdotessa (della dea dell'Amore!) che non si nega certo alla passione che la spinge verso un devoto fedele della sua Patrona. Caso da valutare a parte è poi a mio parere quello del rapporto incestuoso del terzo racconto, dove Aèmer e il fratello si accorgono che il loro è qualcosa di ben più forte e passionale di un semplice amore fraterno.
    Arrivato a questo punto un ipotetico lettore non può far altro che leggere il breve stralcio biografico dell'autore posto in fondo al libro, per capire se alcuni fatti della sua vita possono aver condizionato lo stile e le tematiche in cui e di cui egli scrive: ad un certo punto si trova scritto "partecipa attivamente alla contestazione studentesca del 1968". Ecco che tutte le domande trovano in questa breve frase tutte le loro risposte.
    Nonostante questa mia personale e forse troppo lunga critica al testo e alle idee dell'autore consiglio a chiunque la lettura di questo libro, ritengo infatti indispensabile, e non solo nella lettura ma in qualsiasi ambito della vita (che naturalmente non rasenti l'eccesso) la presenza della conoscenza, solo in seguito a quella si può aprire la strada della critica.

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