Venerdì, 19 Agosto 2016 14:24

92 - 19 Agosto 2016

“Non c’è niente di meglio, per un rinfresco temporaneo dalla calura estiva, di un bel ghiacciolo”: comincia così il post Ghiaccioli fai da te di Dario Bressanini del 4 agosto scorso. Forse non vi è mai capitato di chiedervi come mai i ghiaccioli siano al tempo stesso “solidi e duri come il ghiaccio ma cedevoli sotto i denti”. Io me lo sono chiesto, visto che ho provato a preparare i ghiaccioli usando della spremuta di pompelmo diluita con acqua: ho ottenuto dei ghiaccioli che erano solo “solidi e duri come il ghiaccio”, ma, decisamente, tutt’altro che cedevoli! Il problema è che “la loro particolare struttura è dovuta alle sostanze disciolte nell’acqua” e io, evidentemente, non avevo disciolto quelle giuste, perché “sono gli zuccheri disciolti, solitamente saccarosio, glucosio e fruttosio a donare ai ghiaccioli la loro caratteristica struttura”.

Per chi ha avuto un debito in matematica, l’estate non è solo sinonimo di ghiaccioli. Visto che ormai siamo agli sgoccioli e presto sarà ora di sostenere i terribili esami di riparazione, spero che i miei alunni abbiano seguito queste dieci semplici regole proposte da Redooc. “Tutti noi vorremmo conoscere il trucco magico per ottenere con il minimo sforzo il massimo risultato, ma la verità è che l’unica vera tecnica infallibile è ORGANIZZARSI.” E siccome questo è il segreto anche per un anno scolastico ricco di soddisfazioni e considerato che l’inizio del prossimo anno scolastico è alle porte, bisognerebbe fare tesoro di questo post. La mia regola preferita resta la numero 3: “Sfrutta tutta l’estate”, ovvero fai esercizi con continuità, perché non ha senso uno studio “matto e disperatissimo” di pochi giorni… non dà nemmeno i risultati sperati!

Parlare di prova costume alla fine dell’estate forse non ha molto senso, ma in questo caso se ne parla pensando alla matematica: secondo un esperimento del 1998, “le ragazze ottengono punteggi più bassi in test di matematica e di concentrazione quando li eseguono indossando soltanto un costume da bagno”. Leggete l’articolo e capirete il motivo!

Non manca mai, tra i miei contatti di Facebook, chi mi segnala articoli riguardanti la matematica, in particolare, come in questo caso, articoli che riguardano il cervello alle prese con un problema matematico: “in un paper pubblicato sulla rivista Psychological Science, un team di psicologi della Carnegie Mellon University ha identificato, e fotografato, un processo in quattro stadi utilizzato dal cervello per risolvere un problema matematico.” I quattro processi individuati, cifratura, pianificazione, svolgimento dei calcoli e produzione della risposta, sembrerebbero corrispondere proprio al procedimento che si segue durante lo svolgimento di un problema. Indagare il comportamento del cervello potrebbe essere un modo per perfezionare l’insegnamento della matematica. E sempre a proposito di cervello: Come fa il cervello a capire le leggi della fisica? La domanda, e la conseguente risposta, arriva da “Le scienze” e, anche in questo caso, da una serie di esperimenti di imaging cerebrale: “un gruppo di ricercatori americani – il cui studio è stato pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences” – ha identificato nella corteccia cerebrale umana un insieme di aree coinvolte nell’osservazione dei fenomeni fisici”. Di domande senza risposta ce n’è ancora parecchie, ma quel che conta è che si sta lavorando nella direzione giusta.

Nella giusta direzione ha lavorato anche chi ha trovato un nuovo numero primo, con 22 milioni di cifre: gli hanno persino dato un nome, M74207281, perché può essere calcolato elevando 2 alla 74.207.281 e sottraendo poi 1 al risultato e la “M” sta per Mersenne, visto che si tratta di un numero primo di Mersenne. La scoperta è di Curtis Cooper, matematico dell’Università del Missouri Centrale: il matematico è noto per aver scoperto anche altri tre numeri primi da record, nel 2005, nel 2006 e nel 2013. Citando il lavoro di un matematico, nasce spontanea la domanda di quali siano le caratteristiche di un matematico ed ecco la risposta di Maurizio Codogno, anzi di Jeremy Kun (tradotto da Codogno), “giovane matematico, che ha raccontato di quali siano secondo lui le caratteristiche precipue della ‘gente altamente matematica’.” “Sono cose che tutti noi possiamo imparare, indipendentemente da cosa facciamo nella vita: sono insomma il frutto di un allenamento a vedere le cose in un modo diverso”… ancora una volta si parla di allenamento! E aiuta a chiarire ancora di più le idee la Lectio Magistralis in occasione della Laurea Honoris Causa in Matematica conferita a Vaughan F. R. Jones, medaglia Fields nel 1990, dall’Università di Roma Tor Vergata il 30 giugno scorso. Il titolo della dissertazione di Vaughan è “Matematica come serva e padrona”: “vedremo due casi in cui essa viene usata in modo molto pratico e ripetitivo – matematica come schiava – e come allo stesso tempo una piccola curiosità possa condurre a una intensa riflessione indotta dal soggetto considerato. Così intensa che si viene coinvolti in una rete di pensieri ossessivi da cui non si esce fino a quando il problema è risolto – matematica come padrona.” Buona lettura!

Il 6 agosto scorso, il World Wide Web ha compiuto il proprio primo quarto di secolo: attualmente i siti web sono oltre un miliardo, ma pochi sanno che il primo passo è stato compiuto al Cern, al quale spetta l’onore di aver messo online il primo sito web della storia. L’idea risale al marzo del 1989 e l’autore è stato l’informatico Tim Berners-Lee. “Lo scopo era quello di creare un sistema per collegare i computer dei centri di ricerca e condividere le informazioni”. In realtà, gli utenti devono aspettare il 1993 per iniziare a navigare, grazie al codice sorgente del sistema informativo rilasciato dal Cern.

In matematica si può dire ‘non esiste’”: devo dire che il titolo di questo articolo di Massimo Ferri per Il Fatto Quotidiano mi ha fatto un po’ sorridere eppure mette in luce un aspetto della matematica che forse conoscono in pochi. Non è abbastanza dire, nel caso del problema proposto dall’autore, che non esistono soluzioni, bisogna dimostrarlo: in questo caso, i matematici danno l’impressione di essere i “soliti” pignoli. “Questi teoremi piacciono poco agli ingegneri, eppure sono utilissimi, perché ci invitano a non perdere tempo a cercare cose impossibili”. Diversa è la non esistenza nella scienza, come dimostra la storia del bosone che non esiste: “Bosone, annunciare l’errore fa avanzare la scienza” è il titolo di un articolo di Repubblica del 9 agosto. Gli scienziati del Cern non hanno nessuno che gli possa dire di smettere di cercare, perché non hanno la certezza che la particella non esista, devono continuare a fare esperimenti e “fare esperimenti vuol dire avere la capacità di ‘riprovare’”. Il bosone in questione sarebbe stato davvero utile, perché “avrebbe messo a posto un sacco delle cose che mancano alla fisica oggi”, ma pare non esserci: “Fare esperimenti al Cern vuol dire far partire un miliardo di collisioni al secondo e tra queste cercare qualcosa che non hai mai visto, che speri tanto che ci sia, ma non sai cos’è. Non è un lavoro facile, e la parte forse più difficile è mantenere un livello altissimo e imperturbabile di autocritica.” Tutto questo è davvero affascinante e, al tempo stesso, ci insegna qualcosa riguardo alla nostra vita.

Concludo la newsletter di agosto con un suggerimento di lettura e con un video. Il suggerimento di lettura è il Piccolo libro delle curiosità sulla scienza del matematico Paolo Gangemi: un libretto che si presta alla lettura sotto l’ombrellone, per chi ha ancora modo di spendere tempo in riva al mare, ma che invita all’approfondimento, stimolando la nostra curiosità. Il video è invece quello pubblicato dal Corriere il 5 agosto scorso: “Le immagini spettacolari mettono a confronto le dimensioni e le distanze siderali” recita la didascalia del video. Non aggiungo altro, lascio tutto alle immagini.

 

Buona matematica! Ci sentiamo tra TRE settimane!

Daniela

Letto 3056 volte Ultima modifica il Venerdì, 19 Agosto 2016 20:49

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