Mi ha fatto riflettere questo articolo del New York Times dello scorso maggio, che già dal titolo affascina e intriga: gli insegnanti di matematica dovrebbero assomigliare agli allenatori di football. L’autore è John Urschel, candidato per un Ph.D. in matematica al MIT ed ex giocatore professionista di football. Ci racconta che, crescendo, era convinto che lo studio della matematica fosse qualcosa che andava sopportato, non qualcosa che avrebbe potuto provocare piacere o divertire. John ripercorre per noi gli anni della scuola: per gli insegnanti della scuola primaria, era “lento”, ma il suo problema non era con la matematica, visto che spendeva un sacco di ore facendo giochi logici e matematici o, da adolescente, dedicando un sacco di ore all’approfondimento dei problemi che l’avevano affascinato. Il vero problema era che pensava ad altro, quando gli rivolgevano una domanda, oppure si annoiava e si rifiutava di applicare alcuni procedimenti meccanici che gli venivano insegnati per risolvere i problemi. Una volta approdato alla scuola superiore, nessuno dei suoi insegnanti ha messo in dubbio il suo talento per la matematica, ma nessuno l’ha incoraggiato ad affrontare una carriera in tale ambito. Eppure, nonostante non avesse il fisico per diventare un giocatore di football, nessun…