Verifica di fisica, classe prima liceo scientifico.
Argomento: strumenti matematici per la fisica, recupero primo quadrimestre.
Durata: 60 minuti.
Verifica di fisica, classe quinta liceo scientifico.
Argomento: magnetismo e corrente.
Durata: 60 minuti.
Verifica di fisica, classe prima liceo scientifico.
Argomento: vettori e loro componenti, operazioni con i vettori, forza peso.
Durata: 60 minuti.
11 febbraio – Giornata internazionale delle donne nella scienza
La ricorrenza è stata istituita dall’Unesco nel 2015, per sensibilizzare contro gli stereotipi di genere nella scienza. Secondo una recente ricerca, molte ragazze sono attratte dalla scienza, ma si sentono inadeguate. Il risultato è che nello scorso anno accademico solo il 21% delle ragazze ha scelto le materie Stem, l’acronimo che racchiude scienze, tecnologia, ingegneria e matematica. Il problema è davvero importante se «raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze» è uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile (il numero 5 per la precisione).
Non posso che celebrare una data simile e ho scelto di farlo parlando di alcune recenti letture.
La scienza delle donne, scritto da Maria Rosa Panté, è stato una scoperta casuale: ero alla ricerca dell’aneddoto legato alla battuta di Hilbert “Dopotutto l’università non è una stazione balneare”, detta a proposito dell’ammissione delle donne all’università e raccontata nel sesto capitolo del libro, quando si parla della vita di Emmy Noether. Nell’introduzione, Gabriele Lolli sottolinea che «Le persone normali dovrebbero prendere ispirazione dalle donne, che nel corso dei secoli hanno patito sacrifici e umiliazioni per allargare il loro mondo». L’autrice dice, con sarcasmo: «Tale, infatti, era la credenza del tempo: che gli studi facessero male… e una successione continua di parti invece no!».
Il mio lavoro è una favola, scritto da quindici professioniste dell’associazione AIDIA (Associazione Italiana Donne Ingegneri e Architetti), è una raccolta di quindici favole, che parlano di re che conoscono la matematica, di ragazze che non aspettano un principe che le salvi, di principesse moderne, ma soprattutto di bambine che sanno sognare. Nella sua prefazione, la Ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti sottolinea il mistero dell’ignoto presente nella matematica e invita le ragazze a esplorarlo, perché «alla scienza mancano le energie e la creatività delle ragazze e alle ragazze manca la possibilità di sognare di diventare scienziate e di realizzare il loro sogno.» Lo ribadisce anche Elvina Finzi nella sua favola: se è vero che un ingegnere ha la capacità di risolvere i problemi, un’ingegnere fa il proprio lavoro «tenendo conto dei bisogni delle altre persone, cercando di sconfiggere le distanze tra le persone e le generazioni.»
Il terzo libro è Il gatto di Tesla, scritto da Monica Marelli, laureata in fisica, divulgatrice, illustratrice. Monica Marelli ha vinto numerosi premi durante la sua carriera e ha scritto, con la stessa leggerezza, anche «C’era un gatto che non c’era»: il primo si occupa di «invenzioni, ricerche e meraviglie dell’elettromagnetismo», mentre il secondo è una esplorazione della meccanica quantistica, realizzata grazie a un discendente del gatto di Schrödinger.
Tra le letture già condivise, invece, ritroviamo Oltre le stelle più lontane, scritto a quattro mani da Amalia Ercoli con la figlia Elvina Finzi: «Se una donna invece desse sempre retta a quello che le dicono gli altri intorno… finirebbe per non ascoltare più la voce che le viene da dentro». Troppo belle per il Nobel, scritto da Nicolas Witkowski, ci offre una rassegna di personaggi ben lontana dai soliti sentieri battuti. La diva geniale, un romanzo scritto da Marie Benedict, racconta la vicenda di Hedy Lamarr: «Avrei preso tutto ciò che sapevo di quella forza maligna che era Hitler e mi sarei affilata come una lama. Poi avrei conficcato quella lama nel cuore del Terzo Reich.» Il computer è donna, scritto da Carla Petrocelli, ripercorre la storia dell’informatica: «Bisognerebbe urlare della loro esistenza, renderle vive e raccontarle decine, centinaia, migliaia di volte perché sia dato loro il riconoscimento che meritano, per non sentire i loro nomi solo occasionalmente.» Scienziate nel tempo è una raccolta di biografie curata da Sara Sesti. L’autrice continua la sua attività di divulgazione anche sulla pagina Facebook Donne e Scienza, condividendo quotidianamente la storia di scienziate che hanno raggiunto importanti risultati. È di questi giorni, ad esempio, l’esultanza per l’assegnazione del Premio Wolf per la fisica a Anne l’Huillier e, oggi, per la chimica a Carolyn Bertozzi e Bonnie Bassler. Sara Sesti è una fonte di informazioni non indifferente e, considerato il grande bisogno di role model, ci offre davvero una grande ricchezza. Su tutti i link condivisi ultimamente sulla pagina, voglio farvi conoscere il filmato di 11 minuti dedicato a 11 scienziate e realizzato da Michela Francone, che offre sul suo canale lezioni di matematica e scienze per le medie. Le undici scienziate sono: Ipazia martire della libertà di pensiero, Maria Gaetana Agnesi, prima donna docente universitaria, Laura Bassi, una delle prime laureate, Marie Curie, premio Nobel per la fisica e la chimica e prima donna docente alla Sorbona, Emmy Noether, matematica eccezionale scomparsa troppo presto, Rosalind Franklin, che fotografò il DNA scoprendo la doppia elica, Barbara Mc Clintock, premio Nobel per la medicina, Gertrude Belle Elion, che coordinò lo sviluppo del primo farmaco per l’AIDS, Margherita Hack, celebre astrofisica, Rita Levi Montalcini, che scoprì il fattore NGF, e Francoise Barré-Sinoussi, che scoprì l’HIV.
Nella mia rassegna di letture non può mancare Le ragazze con il pallino per la matematica: una raccolta di testimonianze ed esperienze, ma al tempo stesso un elogio della matematica, come quello che ci regala Ilaria Capua, quando ci dispensa i suoi saggi consigli. Il libro è stato scritto da Chiara Burberi, AD di Redooc.com, e Luisa Pronzato. Luisa è mancata proprio questa settimana. Luisa è stata la fondatrice de La27ora – il “blog al femminile” del Corriere della sera, che «racconta le storie e le idee di chi insegue un equilibrio» – e il «motore del Tempo delle donne» – iniziativa del Corriere che viene realizzata in Triennale a Milano per raccontare le donne. Ho avuto occasione di conoscere Luisa e credo di poterla descrivere con una sola parola: energia! Luisa è stata energia spesa per iniziative originali e importanti in favore delle donne, perciò non potevo che cogliere l’occasione della Giornata di oggi per ricordarla.
Buona matematica! Ci sentiamo tra TRE settimane!
Daniela
«Il mio lavoro è una favola» è stato pubblicato ad ottobre 2021 dalla Casa Editrice Dedalo. Il libro è nato dall’idea di alcune colleghe della sezione milanese di AIDIA (Associazione Italiana Donne Ingegnere e Architetti), che hanno deciso di «raccontare la passione per il proprio lavoro»: Amelia Lentini, Salvina Stagnitta, Maria Cristina Motta, Giovanna Gabetta, Mara Albini, Chiara Grisanti, Luisa Velardi, Giovanna Iannuzzi, Amalia Ercoli Finzi, Lucia Zerruso, Marina D’Antimo, Barbara Blasi, Michela Balzano, Elvina Finzi e Giulia Fasciolo. Possiamo conoscere ogni autrice grazie al QR-code al termine della favola, che ci rimanda a un breve filmato su YouTube, nel quale ogni donna racconta qualcosa di sé e del proprio percorso.
Nella sua prefazione, la Ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti sottolinea il mistero dell’ignoto presente nella matematica e invita le ragazze a esplorarlo, perché «alla scienza mancano le energie e la creatività delle ragazze e alle ragazze manca la possibilità di sognare di diventare scienziate e di realizzare il loro sogno.» Lo ribadisce anche Elvina Finzi nella sua favola: se è vero che un ingegnere ha la capacità di risolvere i problemi, un’ingegnere fa il proprio lavoro «tenendo conto dei bisogni delle altre persone, cercando di sconfiggere le distanze tra le persone e le generazioni.»
Le quindici favole parlano di re che conoscono la matematica, di ragazze che non aspettano un principe che le salvi, di principesse moderne, ma soprattutto di bambine che sanno sognare. Le favole hanno come obiettivo principale quello di abbattere gli stereotipi: il primo da combattere, il denominatore comune di tutte le storie, è quello di genere, visto che viene ribadita in quindici modi diversi la capacità delle donne di fare qualsiasi cosa si prefiggano. La ministra Bonetti, nella prefazione, parla della «grande bugia che da sempre impedisce alle ragazze di entrare» in questo mondo straordinario, quello della scienza. Il secondo stereotipo è quello che descrive gli ingegneri come professionisti dotati di scarsa fantasia: penso a Chiara Grisanti che con il suo racconto, “La finestra che aveva freddo”, è riuscita a riempire di fascino anche un’opera di “messa a norma” per ottenere un “risparmio energetico”. Proprio come nel caso della finestra, ogni autrice ha preso dei particolari del proprio lavoro e ne ha estratto una favola, perché «il lavoro degli ingegneri può essere bello come una favola», una favola nella quale le donne sono le vere protagoniste, perché «possono e devono dare un contributo prezioso», come scrive Giovanna Gabetta.
Il lettore di questo libro si ritroverà nel Campo degli alberi di Natale per scoprire che sono pozzi petroliferi; entrerà in contatto con una scienza quasi magica, che raggiunge i propri obiettivi grazie alla collaborazione; combatterà per Viola contro i pregiudizi di genere; troverà la propria corsa in cui arrivare primo; imparerà che gli obiettivi vengono raggiunti non da chi è bravo, ma di chi mette volontà e passione in ciò che fa; scoprirà che il cambiamento è il motore della crescita; capirà che i progetti di vita nascono dalle passioni e dai sogni. Leggerà le parole di Giovanna Iannuzzi, che ci ha insegnato che «con l’impegno, la perseveranza e la fiducia in se stessi si può raggiungere qualsiasi risultato, e che le difficoltà non sono ostacoli insormontabili.» Il lettore andrà a spasso sulla cometa con la piccola Elfa monella Ephail; imparerà con Meti che «costruire qualcosa è meraviglioso»; porterà il verde trasformando la tristezza in felicità; troverà in un paio di baffi il coraggio di mettersi in gioco; imparerà da chiunque abbia qualcosa da insegnare, perché serve l’ingegno, ma bisogna saper abbandonare la propria presunzione; imparerà che la matematica può essere un’amica; capirà che la vita può essere una sequenza di obiettivi da raggiungere.
Questi sono tutti i motivi per cui val la pena leggere, far leggere o raccontare questo libro. A chiunque.
«La scienza delle donne» è stato pubblicato nel 2017 dalla casa editrice Hoepli, nella collana Microscopi, diretta da Massimo Temporelli, del quale l’autrice, Maria Rosa Panté, è stata insegnante. Maria Rosa Panté ha pubblicato un libro di poesie, «L’amplesso erotico. Voci femminili dal mito», una raccolta di racconti, «Noi che non fummo muse», un romanzo umoristico, «Non ho l’età» e questo libro, nel 2017, dal quale è stato tratto lo spettacolo teatrale «La passione dei numeri». Ha scritto anche altri testi teatrali e da anni collabora con l’attrice Lucilla Giagnoni. Ha fondato l’associazione FAST (FAcciamole STudiare), con l’intento di sostenere le ragazze nel loro percorso di studi, ospitandole in famiglia.
Il libro raccoglie le biografie di diciotto matematiche: una vissuta nell’antichità, una nata nel XVII secolo, sei nate nel XVIII secolo, cinque nate nel XIX secolo e cinque nate nel XX secolo. Come dichiara l’autrice nell’introduzione, quando le è stato chiesto di scrivere di donne e scienza, ha scelto le matematiche, perché «quando si parla di scienza, l’immaginario collettivo difficilmente colloca la donna nell’ambito del puro pensiero, della speculazione, piuttosto la associa alle scienze applicate e preferibilmente ai settori pratici, inerenti la cura: medicina, chimica, biologia, psicologia.» Uno dei più diffusi stereotipi descrive il cervello femminile come non matematico, ma in realtà la matematica può essere “comoda” per una donna, visto che «non deve uscire di casa, non ha bisogno di laboratori, ma solo della sua mente». Ed è proprio perché le donne scelte non sono “solo” matematiche, che l’autrice sceglie di presentarle non in ordine cronologico (troppo scontato), ma in base ai legami familiari o al loro impegno politico o filantropico. Frequentemente impegnate nel campo dell’educazione, «si dedicano alla costruzione di connessioni e reti», hanno in genere un’estrazione sociale alta e sono «sempre impegnate a “liberare” se stesse dai molti ostacoli del quotidiano». Per quanto Maria Rosa Panté si concentri sulle notizie biografiche e sui risultati ottenuti in campo matematico, i ritratti che emergono descrivono la figura della donna in tutti i suoi aspetti.
Le prime tre matematiche sono “Figlie di papà”, ovvero tre donne che «hanno potuto studiare e si sono appassionate alle materie scientifiche, e alla matematica in particolare, grazie al padre.» Le storie di Ipazia, Elena Lucrezia Cornaro e Olga Alexandrovna Ladyženskaja, sono storie di donne «perseguitate, ostacolate, poco riconosciute nel loro valore, [tanto che] ne sono letteralmente morte». Il capitolo dedicato a madri e figlie ha come protagoniste Annabelle Milbanke, la madre, Ada Lovelace Byron, la figlia, e Mary Somerville, sua insegnante. Ada, figlia di una matematica e di un poeta, regalerà alla storia il primo software e la “colpa” di tale risultato, forse, sarà proprio della poesia che la madre è stata così determinata a “estirpare” da lei. Come ci ricorda l’autrice, «la poesia è tignosa, non ti molla mai, come la matematica, del resto». Nel terzo capitolo incontriamo due “sorelle”, Caroline Lucretia Herschel, sorella di William, matematico, astronomo e compositore, e Simone Weil, sorella di André, uno dei più importanti studiosi del Novecento. Entrambe sono state sostenute dai fratelli, ai quali erano molto affezionate, e hanno potuto fiorire grazie a loro. Il quarto capitolo parla di una moglie, Grace Chisholm Young, costretta a vivere all’ombra del marito, e di un’amante, Gabrielle Émilie Le Tonnelier de Breteuil, marchesa du Châtelet, amante di Voltaire, che «ha fame di conoscere e, in particolare, è attratta da argomenti quasi vietati o impensabili alle donne di quell’epoca», come le opere di Newton e Leibniz. Il quinto capitolo è per Julia Bowman Robinson, definita «una matrigna buona»: è un rapporto simile a quello tra madre e figlio quello che la lega al giovane matematico Yuri Matjasevic, che ha risolto il problema che lei per prima aveva affrontato. Il sesto capitolo è dedicato alla lotta ai pregiudizi, perché «Infagottate, nude, vestite da donna o da uomo, l’abito non fa la matematica, anche se nella storia spesso è l’abito a condizionare il giudizio e il pregiudizio.» Sophie Germain ha dovuto fingersi Antoine Auguste Le Blanc e questo le ha permesso di interagire con i più grandi matematici del tempo, Emmy Noether e Hedy Lamarr sono «due facce della stessa medaglia»: «di una si pensava che fosse troppo matematica per essere una vera donna e infatti era considerata un uomo, [...] l’altra, invece, era troppo bella, troppo femmina per pensare che fosse anche intelligente». Il settimo capitolo è dedicato a due rivoluzionarie: Sofja Kovalevskaja, matematica e scrittrice, che si sposa per poter studiare, e Grete Hermann, «matematica e fisica, filosofa, pedagoga, insegnante, politica». Le ultime due donne sono note filantrope: Maria Gaetana Agnesi, matematica milanese, che ha avuto come obiettivo la gloria di Dio, perseguita attraverso gli studi e, nella seconda parte della sua vita, attraverso la cura delle donne anziane dementi, e Florence Nightingale, nota per aver rivoluzionato il ruolo dell’infermiera, mentre in pochi sanno che ha perseguito la gloria di Dio attraverso la statistica, che per lei era la voce di Dio, perché aiutava a comprenderne i voleri.
Ed è con le statistiche che si chiude questa bellissima carrellata di donne uniche e da imitare: Maria Rosa Panté tira le somme raccontandoci le epoche, i luoghi, lo stato civile di queste donne, indagandone gli ambiti prevalenti delle ricerche di cui sono state autrici, e prospettando al lettore quanto resti ancora da fare in termini di emancipazione della donna, se si allarga lo sguardo e non ci si limita al mondo occidentale.
Questo libro permette ad ognuno di noi di leggere la vicenda delle protagoniste con occhi nuovi, scardinando gli stereotipi presenti anche ai giorni nostri. È un libro di matematica alla portata di tutti, è un libro che ci racconta la storia che non trova spazio nei libri scolastici, è un libro che ci parla della forza delle donne, della loro unicità, della loro eccezionalità. Queste donne non si sono occupate “solo” di matematica, ma hanno usato la matematica per cambiare il mondo e, più attuali che mai, sono delle role model per ognuna di noi.
«Il gatto di Tesla» è stato pubblicato dalla casa editrice Scienza Express a settembre 2020. L’autrice, Monica Marelli, laureata in fisica, è una divulgatrice, ma anche un’illustratrice (la copertina del libro è un suo disegno). Nel 2001, Federchimica le ha conferito il Premio per la divulgazione scientifica e nel 2009 ha vinto il premio Frascati Scienza nella sezione La Scienza per i piccoli. Ci aveva già guidato alla scoperta della meccanica quantistica con «C’era un gatto che non c’era» e, anche in questo caso, è garantita una buona dose di leggerezza, alla scoperta delle «invenzioni, ricerche e meraviglie dell’elettromagnetismo».
La guida, in questo nuovo viaggio, è sempre il “bellissimo tabby tigrato tra il nocciola e il marrone scuro, con il naso mezzo rosa e mezzo bruno e le labbra tutte rosa” del primo volumetto e, questa volta, non si limita a concedere un’intervista in quanto discendente del famoso gatto di Schrödinger, ma coinvolge Monica in un viaggio nel tempo, che la porta al 6 luglio del 1934 a New York, per la precisione al trentatreesimo piano del New Yorker, un albergo all’incrocio tra la Trentaquattresima Strada e la Ottava Avenue. Nella stanza 3327 di questo albergo, Nikola Tesla ha passato gli ultimi anni della sua vita: nonostante l’eccentricità per la quale è noto e forse grazie alla sua amicizia con il felino, lo scienziato permette a Monica di intervistarlo. Le parla della propria vita e dello sviluppo dell’elettromagnetismo: «mi fa bene parlare con te. Rivedo la mia vita, metto a posto i tasselli, rivivo alcune emozioni, belle o brutte che siano».
A partire dai suoi esordi in Europa fino al viaggio che l’ha portato negli Stati Uniti, Tesla racconta la Guerra delle Correnti presentando, per una volta, una versione di Edison molto diversa da quella mitizzata e patinata nella quale ci siamo imbattuti tante volte al cinema. Impariamo anche che Tesla aveva scoperto i raggi X prima di Roentgen e che è il vero inventore della radio, anche se la paternità gli verrà riconosciuta solo dopo la sua morte. Le manie di Tesla vengono presentate con bonarietà, mentre Monica si immedesima nella sua capacità di affezionarsi agli animali e di soffrire per le loro sofferenze: le vicende della Guerra delle Correnti, vissuta senza esclusione di colpi da parte di Edison con il sacrificio di numerosi animali, non possono che farci inorridire.
«Pensate a come sarebbe diversa la nostra vita senza le invenzioni di Tesla: auto, fabbriche, computer… ogni cosa elettrica che ci circonda “contiene” un po’ del suo genio.» Guidati da questa consapevolezza, possiamo seguire il percorso nel mondo dell’elettromagnetismo, godendoci il viaggio, grazie alla guida eccezionale e ad una visione della realtà fuori dall’ordinario. Ancora una volta, un libretto prezioso, che in un paio d’ore può regalarci una visione d’insieme e, soprattutto, la voglia di andare oltre per approfondire l’argomento.
Verifica di matematica, classe prima liceo scientifico.
Argomento: MCD e mcm di polinomi, semplificazione di frazioni algebriche, condizioni di esistenza.
Durata: 60 minuti.
Verifica di matematica, classe quinta liceo scientifico.
Argomento: problemi con parametri, derivabilità, rette normali e rette tangenti.
Durata: 60 minuti.
Verifica di fisica, classe quinta liceo scientifico.
Argomento: induzione elettromagnetica.
Durata: 60 minuti.