Un matematico, un informatico e due illustratori hanno unito le proprie forze per realizzare un fumetto che non vuole essere un’opera storica, ma semplicemente una storia a fumetti su una “grande avventura del pensiero”, quella di Bertrand Russell e della sua, come recita il sottotitolo, “ricerca della verità”.
I quattro autori sono anche protagonisti del fumetto, diviso in nove capitoli: il primo è l’Ouverture, nella quale gli ideatori presentano le proprie idee, poi ci sono quattro capitoli dedicati alle vicende di Russell, un intermezzo che ha per protagonisti ancora gli autori, altri due capitoli su Russell e il finale, nel quale viene presentata la tragedia dell’Orestea di Eschilo, che si pone “in parallelismo perfetto con la storia”. La storia ha come filo conduttore la logica… o la pazzia, perché, come dice Christos, “Frege, Russell, Whitehead erano eccellenti creatori di mappe ma forse le hanno confuse con la realtà!”.
In un intreccio di realtà e finzione, la vicenda comincia con una conferenza di Russell in un’università americana, svoltasi il 4 settembre 1939, giorno della dichiarazione di guerra dell’Inghilterra alla Germania, dal titolo “Il rapporto tra la logica e le vicende umane”. Prima dell’inizio della conferenza, Russell viene invitato da alcuni contestatori a partecipare alla loro protesta contro l’ingresso in guerra degli Stati Uniti. Russell invita invece la folla a partecipare alla sua conferenza. Durante la stessa, ripercorre la propria vicenda umana, dalla sua infanzia con un’educazione rigida e puritana, al suo pacifismo durante la prima guerra mondiale fino alla data odierna: al termine del percorso, Russell, essenzialmente, non risponde alla domanda se sia giusto l’ingresso in guerra contro la Germania di Hitler, perché nemmeno la ragione può fornire una risposta a una domanda simile. Nel corso della sua evocazione, Russell ripercorre anche le fasi principali del suo pensiero, attraverso gli incontri – reali o inventati – con i personaggi che hanno preso parte in qualche modo allo sviluppo della logica.
Nonostante la difficoltà degli argomenti affrontati, i momenti di leggerezza, offerti dalle interferenze degli autori nella loro stessa storia, aiutano a percorrere il cammino più speditamente. Per quanti avessero difficoltà con alcuni concetti o non possedessero pienamente le basi, è disponibile in appendice un glossario, nel quale sono presentate anche le biografie dei protagonisti.
Nella narrazione, l’autore fa un’intervista a Turing e ad altri personaggi, come la madre, Joan Clarke, Dilly Knox, Arnold Murray, il fratello, gli amici, ovvero a persone che hanno avuto modo di incontrarlo e conoscerlo: distinguiamo le risposte non solo perché quelle del protagonista sono in prima persona, ma anche perché i riquadri delle risposte sono colorati in giallo nel caso di Turing e in rosso negli altri casi. Sembra un canto corale, come a ricordare che il logico, per quanto abbia concluso la propria vita in sofferenza e solitudine, sia in realtà stato attorniato da molte altre persone, eppure Ottaviani, con la sua originale narrazione, suggerisce forse che nessuno l’ha realmente conosciuto ed è questo il motivo per cui non c’è nessuno che possa raccontare l’intera vicenda, in tutte le sue parti.
Il racconto è diviso in tre parti, che corrispondono alle tre macchine di Turing: la prima parte, riguardante la sua infanzia e la formazione, ha come oggetto la macchina universale; la seconda parte è ambientata a Bletchley Park, con la realizzazione della Bomba per decifrare Enigma; la terza parte, conclusiva, è dedicata al Gioco dell’Imitazione, che dà il titolo al fumetto stesso.
Come in tutti i fumetti di Ottaviani, la vicenda narrata non è riducibile ad una biografia: nel romanzo trovano spazio anche i risultati scientifici dello scienziato e, fin dall’inizio, traspare il suo tormento interiore, la vicenda personale che poi lo porterà al suicidio. Ottaviani, nelle pagine conclusive, cita tutta la bibliografia da lui studiata e non dimentica nemmeno le contraddizioni legate al tema del suicidio, che hanno fatto emergere negli ultimi anni nuove teorie al riguardo.
Tra le collane di EL, casa editrice specializzata in libri per ragazzi, spicca la collana “Grandissimi”, cui appartiene questo libretto. Sul sito della Casa Editrice questa è la descrizione della collana: “I grandi della Storia a portata di bambino. Storie di uomini e donne che hanno cambiato il mondo, ciascuno a modo proprio, con le proprie parole, le proprie invenzioni, le proprie scelte.” Da Giulio Cesare a Francesco d’Assisi, da Anne Frank fino a Einstein, non abbiamo che l’imbarazzo della scelta. La collana ha come età minima di lettura i sette anni.
Jacopo Olivieri presenta la figura di Newton proprio come un bambino, un bambino irascibile, polemico, che si è sempre sentito rifiutato e per questo non è mai riuscito ad avere un rapporto sereno con i suoi pari (basti pensare agli scontri con Hooke, Huygens e Von Leibniz). Questa immagine fanciullesca è mantenuta anche grazie alle illustrazioni di Andrea Castellani che non rappresenta mai Newton come un vecchio parruccone, esattamente l'immagine che tutti noi abbiamo avuto da studenti... La motivazione a questa immagine da bambino di Newton è data nel finale con le parole che lo scienziato ha usato per descriversi: "Mi sento come un bambino su una spiaggia, che raccoglie alcune tra le conchiglie più belle mentre davanti a lui si stende, vasto e inconoscibile, l'oceano della verità."
Olivieri enfatizza il fatto che Newton era eclettico e geniale, mentre le sue manie e i suoi difetti diventano un modo per far brillare ancora di più la sua originalità.
Tra le collane di EL, casa editrice specializzata in libri per ragazzi, spicca la collana “Grandissimi”, cui appartiene questo libretto. Sul sito della Casa Editrice questa è la descrizione della collana: “I grandi della Storia a portata di bambino. Storie di uomini e donne che hanno cambiato il mondo, ciascuno a modo proprio, con le proprie parole, le proprie invenzioni, le proprie scelte.” Da Giulio Cesare a Francesco d’Assisi, da Anne Frank fino a Einstein, non abbiamo che l’imbarazzo della scelta. La collana ha come età minima di lettura i sette anni.
Davide Morosinotto permette anche ai più piccoli di conoscere la storia di Marie Curie: raccontata in prima persona, è un esempio che tutti dovremmo tenere presente, un esempio di tenacia e perseveranza, un esempio di passione e amore per il sapere. Arricchito dalle illustrazioni di Sara Not e corredato da un linguaggio semplice, il libretto si legge scorrevolmente e il mix storia tra la scienza e la storia d’amore, quella con Pierre Curie, rende la vicenda ancora più coinvolgente. Marie è una mamma speciale, perché prima fa da mamma a Bronia, la sorella, sostenendola negli studi con il suo lavoro, poi è mamma delle sue figlie e infine è mamma dei giovani collaboratori che lavorano all’Istituto del Radio: “Quando passo accanto a loro, i miei assistenti scattano sull’attenti, come soldatini. Io sorrido. In realtà non sono così severa, ma lascio che loro lo pensino.”
Un vivace racconto alla portata dei bambini e, come dice lo slogan di questa collana di libretti: “Facile da leggere, difficile da dimenticare!”
“È solo così, con l’impegno e la passione, che si possono ottenere grandi risultati.”
La bibliografia dettagliata e lo studio accurato di tutti i particolari, unitamente alla preparazione dell’autore che è ingegnere nucleare, rendono i libri di Jim Ottaviani una lettura ricca di spunti, mentre le illustrazioni di Myrick, perfette ed esplicative al massimo, aiutano a capire anche i contenuti più difficili e rendono più facile memorizzare il percorso.
Il racconto della vita di Feynman si svolge in prima persona e, proprio come se fosse il grande fisico a parlare, possiamo sentire ad ogni pagina la sua originalità, mentre l’entusiasmo per la sua disciplina ci guida nella lettura. Nelle parti più leggere del racconto, quelle prettamente biografiche e anedottiche, sembra di rileggere “Sta scherzando, Mr. Feynman!”, mentre in quelle più complesse e più ricche di spiegazioni fisiche, il riferimento sono le lezioni di Feynman. Grazie al fatto che immagini e diagrammi sono stati fondamentali per Feynman, “Quando vedo un’equazione, per me le lettere sono colorate”, il fumetto sembra proprio il modo migliore per parlare di argomenti così complessi.
L’amore per Arline, la prima moglie, sembra quasi palpabile, nei loro scherzi e nei giochi, mentre la donna guida Feynman verso una maggiore spensieratezza. La brillante intelligenza del fisico viene presentata, dalle sue parole, come se non fosse nulla di speciale: “Ero una specie di baro… sempre in allenamento”. In effetti, la ricerca fisica per Feynman era come un gioco e questo divertimento è ben evidenziato da Ottaviani, come pure la noia e la totale mancanza di interesse per altri argomenti, distacco sottolineato da “Wugga mugga wagga!”, una specie di “bla bla bla”, ma molto più efficace e divertente. Le battute di spirito sono una costante nei fumetti di Ottaviani, tanto che la domanda sorge spontanea: le battute erano di Feynman o sono dell’autore? Probabilmente, viste anche le ultime uscite editoriali, di entrambi!
Il 17 maggio del 2013, al XXVI Salone Internazionale del libro, ha luogo una conferenza spettacolo*, a cura della Società Taxi 1729, una società di formazione e comunicazione scientifica, il cui motto è “Pensiamo da scienziati, comunichiamo da creativi, ci divertiamo da matti”. Il titolo della conferenza è “Fate il nostro gioco”: Diego Rizzuto, fisico e Paolo Canova, matematico, ci guidano alla scoperta della matematica nascosta nel gioco d’azzardo. La conferenza nasce da un progetto del 2009 basato sulla matematica del gioco d’azzardo: l’obiettivo principale del progetto era di parlare di matematica e statistica, ma inaspettatamente diventa un servizio sociale, visto che la matematica può aiutare a fare prevenzione. Con numerosi esempi e un palleggio accurato, grazie al quale Diego e Paolo tengono la scena alternandosi nelle battute, la conferenza è interessante e vi terrà incollati allo schermo fino alla fine, fino alla storia di Roy Sullivan, colpito per sette volte da un fulmine. Curiosando sul sito della società, troverete anche la pubblicità per l’imminente mostra interattiva sulla matematica del gioco d’azzardo che si terrà a Milano in autunno.
La conferenza ci spiega che la matematica è, a volte, controintuitiva, come dimostrato dal problema del compleanno trattato in un simpatico filmato di David Knuffke per TedEd. Dato un gruppo di persone, quanto dovrebbe essere grande per garantire una probabilità superiore al 50% di avere due persone con lo stesso compleanno? La risposta è probabilmente più bassa di quanto si pensi, come dimostrato, spesso, nelle classi a scuola: capita con una certa frequenza che due alunni compiano gli anni nello stesso giorno. Il problema del compleanno è un esempio di come la matematica possa mostrarci che cose che sembrano impossibili non sono veramente improbabili. Alcune volte le coincidenze non sono così incidentali come potrebbe sembrare.
Non è solo la matematica ad essere imprevedibile e controintuiva: spesso anche la scienza va contro la nostra intuizione e, proprio per salvaguardarci da errori di giudizio, abbiamo il metodo scientifico, come ci ricorda Piero Angela nella puntata di Radio3Scienza Nel segno di Quark del 14 giugno scorso. L’obiettivo della trasmissione è di parlare del nuovo libro di Piero Angela, “Il mio lungo viaggio. 90 anni di storie vissute”: dalle missioni Apollo all’intervista di dodici ore ad Edoardo Amaldi, dall’incontro con Rita Levi Montalcini nel 1970 alla denuncia per diffamazione a seguito di una puntata della sua nota trasmissione sull’omeopatia, Piero Angela tiene desta la nostra attenzione e sottolinea come sia importante l’attività di divulgazione. Attività portata avanti anche dal virologo Roberto Burioni, con il quale, tre giorni prima, Piero Angela è stato intervistato nel corso della trasmissione In mezz’ora. Illuminante la battuta proprio in conclusione: “La velocità della luce non si decide per alzata di mano a maggioranza”.
Interessante anche l’attività di divulgazione di Marco Coletti, che, tramite la pagina Facebook La fisica che non ti aspetti e con numerosi filmati su YouTube, ci parla della fisica in modo simpatico e per nulla complicato (basta ricordare le puntate di Once Upon a Quantum dedicate all’introduzione della meccanica quantistica). Il filmato Top 5 Fisica Pop è la personalissima top five di Marco Coletti dei concetti più popolari della fisica: il bosone di Higgs, il gatto di Schrödinger, l’equazione di Dirac, il principio di indeterminazione di Heisenberg e l’irrinunciabile equazione di Einstein la fanno da padrone. Ma la classifica è, appunto, personale: magari qualcuno ha altre proposte…
Ottima iniziativa in termini divulgativi è quella di “Le Scienze”, con la pubblicazione di una collana di graphic novels, dedicata ai personaggi che hanno segnato la storia della scienza. Quello di settimana scorsa, dedicato a Feynman, è stato davvero bellissimo: Ottaviani è capace di rendere semplici anche i concetti più complessi!
Si è quasi spenta l’eco degli esami di maturità, ai quali la scorsa volta ho dedicato un’attenzione particolare, perciò possiamo concentrarci sui test Invalsi di chiusura della scuola secondaria di primo grado (posti come chiusura per l’ultima volta, perché dal 2018 si svolgeranno nel corso dell’anno), che si sono svolti il 15 giugno. Anche Radio3Scienza ha dedicato una puntata all’argomento, Fare i conti con i test Invalsi. Dopo aver proposto un quesito del test come sfida agli ascoltatori, il conduttore Marco Motta ci propone l’ascolto di una scena del film di Nanni Moretti Bianca, del 1984: per una volta, sono gli alunni a mettere in imbarazzo il proprio insegnante di matematica il primo giorno di scuola, con la citazione dell’incisione Melancolia di Durer e, in particolare, del quadrato magico che si trova al suo interno. La puntata prosegue con l’intervento di Maurizio Codogno, che ci propone la soluzione di alcuni test e di Massimo Sideri, autore del libro “La sindrome di Eustachio”, ovvero una “storia italiana delle scoperte dimenticate”, dedicato a quelle invenzioni che hanno cambiato per sempre la nostra quotidianità.
Anche la testata satirica Lercio dedica un articolo ai diplomati: “Non capiscono la differenza tra spingere e tirare”, un diplomato su due non entra all’Università. L’articolo è davvero divertente e ben fatto, soprattutto considerati i numerosi riferimenti alla fisica e alla matematica, in particolare al primo problema di maturità sulle ruote quadrate: “I più arguti si chiedono se la porta possa essere sfondata da una bici con le ruote quadrate, ma nessuno li prende sul serio.” In realtà, molti degli studenti impegnati nei giorni scorsi con la prova di maturità avranno già cominciato a rispolverare i libri per dedicarsi alla preparazione dei test di ammissione all’Università: a tal proposito, magari potrebbe essere utile avere un piccolo aiuto, come quello offerto da Redooc. Vengono messi a disposizione esercizi interattivi e spiegati di logica e matematica, con simulazione dei test di ammissione alle principali università italiane.
Anche quelli del blog Math is in the air hanno deciso di dedicare uno spazio alla prova della maturità scientifica, con un “racconto matematico” a puntate, “una storia inventata ma verosimile, in cui si racconta un esame di maturità aggiungendo a margine le riflessioni di un insegnante di matematica”. Mi sono ritrovata in alcune fasi di queste riflessioni: “Per lui gli esami erano tempo di riflessione. Opportunità per fermarsi a riflettere sul suo insegnare matematica e fisica nella scuola, sui suoi errori, sulle difficoltà dei suoi alunni nell’affrontare la prova d’esame.”
Buona matematica! Ci sentiamo tra TRE settimane!
Daniela
*Un grazie all’alunno che mi ha portato a conoscenza della conferenza: lui ha approfittato degli input forniti da Taxi 1729 per realizzare la propria originale tesina.
In genere, impiego dalle quattro alle cinque ore per preparare ogni Newsletter: la ricerca dei link avviene nell’arco delle tre settimane, poi leggo gli articoli e guardo i video, scegliendo quelli che mi piacciono di più. E ci vuole tempo.
Non sarà così stavolta.
Forse non vi siete accorti che dall’ultima Newsletter sono passate solo due settimane. Ma ieri c’è stata la seconda prova di matematica per l’Esame di Stato al Liceo Scientifico e, visti anche i commenti che ne sono scaturiti, non posso non scrivere due parole anch’io. Ho accompagnato la mia quinta alla maturità: ho fatto lezione con loro per sette ore a settimana per cinque anni (non tutte di matematica…). Conosco i loro punti di forza e le loro debolezze e ho piena consapevolezza di ciò che loro hanno fatto in cinque anni e di ciò che ho fatto io. E mi resta un po’ di amarezza, dopo la prova di ieri.
Andiamo con ordine… Nel corso di cinque anni, non sono mancate le occasioni per far nascere nei miei ragazzi (scusate, ma dopo cinque anni li sento “miei”) un po’ di passione: letture, condivise o assegnate, conferenze su temi di matematica, condivisione di curiosità, proposte di percorsi originali… il tutto senza mai perdere di vista il (maledetto) programma, cercando di prevedere quale sarebbe stato il tema della maturità. Eppure… ieri ho realizzato che è servito a poco…
Mi soffermo un attimo sui quesiti: in genere, compare almeno un quesito sulle equazioni differenziali e noi le abbiamo fatte, ma quest’anno il quesito non c’era. In genere, i quesiti sulla probabilità riguardano Poisson e Bernoulli, ma quest’anno c’era anche una funzione di densità di probabilità e i miei alunni non erano preparati. Geometria analitica dello spazio: fatta, ma in quarta… perché due quesiti su questo argomento? Il resto (ovvero, i restanti sette quesiti), erano belli, interessanti, ma posti in maniera forse troppo originale. Il primo quesito era davvero bello, posto quasi come un gioco matematico, ma gli alunni – in piena tensione – non hanno fatto altro che cominciare a svolgere il calcolo di E. Gli altri quesiti erano quasi standard (se escludiamo il numero 9, con una soluzione grafica non proprio banale), come quelli con i parametri e in classe ne avevamo affrontati in quantità: meno male, perché con quelli i ragazzi hanno guadagnato un po’ di fiducia e sono andati avanti. Ma vogliamo parlare dei problemi? Il primo, sulle ruote quadrate, è praticamente diventato un tormentone sui Social. Come dice Alfredo Marzocchi, preside della facoltà di matematica dell’Università Cattolica di Brescia, era semplice, perché bastava seguire passo passo le indicazioni che venivano date dal testo. Io stessa, che l’ho affrontato in contemporanea con i miei alunni, ho potuto apprezzare il fatto che quelli che sembravano calcoli improponibili erano in realtà facili e veloci ma… quel testo ha spaventato quasi tutti. Credo sia il responsabile del panico che ha colpito i miei alunni*: solo tre di loro (10%) hanno scelto questo problema. Eppure, al di là delle curiosità sulle ruote quadrate, era davvero bello: si trattava di studiare una funzione (primo punto), di determinare il coefficiente angolare delle tangenti alla curva, di determinare la lunghezza della curva (e fortunatamente il testo forniva la formula!), ma nel terzo e quarto punto (come succede quasi sempre con i problemi della maturità) diventava davvero impegnativo. Il testo dava gli strumenti, con la similitudine della geometria euclidea, ma non era facile dimostrare che il centro della ruota si trovava su una retta parallela all’asse delle ascisse. Inoltre, l’ultimo punto era semplice solo se c’era almeno un barlume di intuizione iniziale che poteva guidarne lo svolgimento. Che dire, invece, del secondo problema? I miei alunni hanno subito cercato le equazioni dei tre segmenti di retta, convinti poi che la funzione fosse tutta lì, tra 0 e 4. La cosa che mi è piaciuta meno è stato il tranello del primo punto, quando il testo chiede di determinare i limiti all’infinito… uno dei quali non esiste. Per il resto, erano cose viste in classe, su cui avevamo lavorato molto ma…
È qua che nasce la mia riflessione, da questo “ma”: in classe, anche al liceo scientifico, non abbiamo solo lo studente innamorato della matematica e secchione. La classe è un piccolo universo eterogeneo: c’è l’alunno che, nonostante sia in prima fila, fatica a seguire la lezione di matematica e, dopo aver ritrovato con orrore Ruffini per determinare le intersezioni della funzione polinomiale con l’asse x, ha ormai deciso che riuscire in matematica quest’anno è praticamente impossibile e per quanto tu faccia alcuni tentativi per motivarlo, riesce a risolvere qualche limite, magari a calcolare qualche area o volume, ma come può affrontare la complessità di una prova come quella d’esame? E che dire di quell’alunno, invece, che ha un’intelligenza vivace, ma che ha seguito con grande discontinuità nel corso dei cinque anni? Ogni volta che compare una funzione esponenziale o un logaritmo, viene colto da una crisi a metà tra il panico e il senso di colpa (per non aver studiate adeguatamente in terza) e cerca subito un po’ di sollievo nell’esercizio successivo. E infine c’è l’alunno diligente, che ha fatto tutto e più di tutto, come avevo fatto io, 25 anni fa: avevo svolto tutti i temi esame, dal 1968 al 1991, sessioni ordinarie e suppletive, eppure quella prova del 1992, con i riferimenti alla fisica in due problemi su tre, mi ha quasi causato una crisi di panico. Alla fine l’ho svolta, in qualche modo, ma mi ha lasciato l’amaro in bocca: insomma, io ero brava in matematica e il mio professore non mi ha mai fatto mancare le sue lodi, ma evidentemente non era abbastanza! Ce l’avrei fatta ad affrontare il percorso che avevo scelto, ovvero la facoltà di matematica? Ho scoperto che le mie riflessioni 25 anni fa non sono state molto diverse da quelle di un certo Franco che ha scritto sui Social: “O i licei non offrono più una preparazione tale da poter affrontare una prova di questo livello, oppure i professori che preparano queste prove non si rendono conto della difficoltà di tali verifiche, mettendo seriamente a rischio non solo il futuro dei ragazzi, ma anche la loro autostima, poiché suppongo che chiunque oggi si sia ritrovato come me ad affrontare, alla fine di un percorso per lo meno dignitoso di 5 anni, una prova che non era minimamente alla propria portata, al rientro a casa si senta una nullità o comunque un asino che non sarà mai in grado di affrontare le prove che la vita gli presenterà durante il suo percorso”. E in questo Franco si riconosceranno alcuni dei miei alunni più bravi, che in questi cinque anni – ma soprattutto nell’ultimo – si sono impegnati e hanno lavorato con costanza, ma non sono riusciti comunque ad affrontare con serenità la loro seconda prova e, soprattutto, ad avere un risultato all’altezza dei propri standard.
Ho aperto questo anno scolastico, in quinta, con una metafora, quella della camminata in montagna: ho promesso salite e tratti pianeggianti, ho promesso di guidarli nei tratti difficili e di imporre il passo necessario per arrivare alla meta. Ho promesso, soprattutto, che se mi avessero seguito avrebbero potuto godersi il panorama all’arrivo. A distanza di un anno, non so quanti studenti abbiano potuto godere del panorama che avevo promesso. A distanza di un anno, mi sono ritrovata con mio figlio a camminare in montagna, oggi, per smaltire un po’ della tensione di ieri: ho riflettuto su quell’analogia, mentre cercavo di spronarlo a raggiungere la meta. Non è stato facile: un buon dislivello, più di 6 km di salita e lui ha solo 8 anni. E così, ho fatto come (credo) faccio a scuola: un po’ di lusinghe, qualche incentivo e la promessa di un bel panorama. Non volevo che cedesse, non volevo che nei suoi ricordi il nostro giro di stamattina finisse catalogato alla voce “fallimento”: io ho dato il meglio, lui ha avuto fiducia e, appagato per l’obiettivo raggiunto, al ritorno mi ha sfidato a percorrere di corsa alcuni tratti, mentre rideva felice!
Io intanto riflettevo sulla mia professione e cercavo di fare un bilancio di questi cinque anni. Mi sono tornati in mente “I danni del ‘bravo’ insegnante”, di Rosetta Zan, del Dipartimento di Matematica di Pisa e, tornata a casa, sono andata a rileggermeli. Vi consiglio di leggerlo, perché ci sono alcune provocazioni significative. Nel mio caso, sono rimasta colpita da: “Le aspettative dell’insegnante condizionano fortemente l’apprendimento dell’allievo” e mi rimanda a un articolo che ho scritto qualche giorno fa per La Ventisettesima Ora del Corriere della Sera.
Concludo con un po’ di commenti in giro per il web sulla seconda prova di matematica, anche se si riducono tutti al primo problema: Roberto Natalini, del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ritiene che gli insegnanti di liceo dovrebbero “puntare sul ragionamento e sul consolidamento di nozioni di base, visto che all’università gli studenti sbagliano su cose molto facili”, perciò ritiene inutilmente complicato – anche se bello – il primo problema. Quelli di MaddMaths, invece, la prendono sul ridere. Maurizio Codogno ci regala alcune curiosità sulle ruote quadrate e quelli di Rudi Matematici ci svelano il nome del personaggio che, nella prima pagina della prova, pedalava sulla bici a ruote quadrate. Interessante è l’approccio del Sole24Ore, che invece insiste sull’aspetto della curiosità: Vincenzo Barone, fisico teorico dell’Università del Piemonte Orientale e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, ricorda le regole del ragionamento scientifico, ovvero liberarsi dai pregiudizi, modellizzare il sistema e matematizzare la situazione e, del primo problema, dice che non era “nulla di proibitivo e, soprattutto, una ventata d’aria fresca sulle solitamente compassate prove ministeriali”. Ma forse il filmato più simpatico resta quello dei Mythbusters, realizzato in tempi non sospetti…
Dimenticavo: ecco le soluzioni della seconda prova, proposta da quelli di Redooc!
Buona matematica! Ci sentiamo tra TRE settimane!
Daniela
* il primo problema e il fatto che io non ho saputo nascondere la mia agitazione: diciamoci la verità, durante questa prova siamo forse noi insegnanti di matematica a sentire la tensione più degli alunni. Ho avuto questa classe per cinque anni e ciò che sanno fare, o non fare, dipende da me, da ciò che io ho insegnato, o non insegnato, da ciò che loro hanno imparato, o non imparato, da me in questi cinque anni: come non sentirsi responsabili?
Matematica e… cuore! Alfio Quarteroni, noto per la sua impresa con il team di Alinghi, si è aggiudicato un nuovo importante finanziamento da parte dell’European Research Council, per un progetto che svilupperà nei prossimi cinque anni, iHeart. “iHEART è un progetto che si propone di realizzare un modello matematico integrato del cuore, in grado di tradurre il funzionamento di questo organo straordinario in equazioni matematiche. L’obiettivo è di giungere ad una migliore comprensione della funzione cardiaca ricorrendo di meno a esami costosi e invasivi per il paziente.” Il tutto, ovviamente, collaborando con cardiologi e cardiochirurghi operanti in numerosi ospedali nazionali e stranieri, risolvendo un “mostruoso” sistema di equazioni alle derivate parziali. La conclusione dell’intervista è sensazionale: “La matematica ha una centralità assolutamente impensabile sino a pochi decenni fa. Merito degli straordinari successi che i matematici hanno avuto nel proporre idee, approcci e algoritmi che hanno avuto un impatto straordinario nel nostro vivere quotidiano.” E non manca il riferimento alla scuola secondaria di secondo grado, alla sua incapacità di “trasmettere agli studenti il fascino che la matematica esercita nella società di oggi”: c’è un grande lavoro da fare!
D’altra parte, è vitale cogliere questo fascino, perché la matematica è presente ovunque come ci dimostra lo Sportello Matematico per l’Industria Italiana: è stato “progettato per sostenere le imprese nell’innovazione di prodotto e di processo e per facilitare la collaborazione tra imprese e centri di ricerca in matematica.”
La matematica non è solo utile, ma può essere anche “un eccezionale stimolo creativo” e “analizzare l’opera di Salvador Felipe Jacinto Dalì y Domènech, invece, è un ottimo modo per dare supporto a una tesi tanto spinta”, ci dice Silvia Benvenuti nel suo articolo per MaddMaths nel quale si parla della mostra Dalì Experience, allestita presso Palazzo Belloni a Bologna. Si avvicina, forse per l’ultima volta nella storia della maturità, il tempo delle tesine e spesso Dalì è associato alla matematica, a ragione: “Devi, soprattutto da giovane, usare la geometria come guida alla simmetria nella composizione delle tue opere. So che i pittori più o meno romantici sostengono che queste impalcature matematiche uccidono l’ispirazione dell’artista, dandogli troppo su cui pensare e riflettere. Non esitare un attimo a rispondere loro prontamente che, al contrario, è proprio per non aver da pensare e riflettere su certe cose, che tu le usi”. Sono le parole di Dalì, che suggerisce al giovane artista di fissare le proporzioni e poi lasciarsi andare, con la certezza che il risultato sarà bello. La “Leda atomica”, “L’ultima cena”, “Mezza tazza gigante sospesa a un inesplicabile pendaglio alto cinque metri”, “La persistenza della memoria” e tante altre opere sono gli esempi di cui si serve Silvia Benvenuti per aiutarci a scoprire questo legame tra la matematica e l’arte di Dalì. L’articolo è in crescendo, visto che approda alla quarta dimensione, concretizzata “nella bellissima rappresentazione dell’ipercubo che fa da scomoda croce al Cristo di Corpus Hypercubicus” e al matematico René Thom, medaglia Fields, amico di Dalì e ideatore della matematica del caos.
In natura esistono anche altri artisti, come il pesce palla che per attirare l’attenzione della femmina crea qualcosa di davvero incredibile, che probabilmente nella sua testa è un piano di matematica perfezione, lavorando 24 ore al giorno per una settimana, per impedire alla corrente di distruggere la sua creazione. Ma la natura stessa è fonte di meraviglia dal punto di vista matematico e se ne sono accorti anche gli alunni dell’Istituto Tecnico Economico “G. Calò” di Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi, che hanno ideato il progetto “I segreti matematici di un giardino”.
Non solo in un giardino: anche da una griglia quadrettata, come quella dei quaderni, è possibile ricavare tanti disegni, partendo semplicemente dall’abilità di disegnare dei segmenti perpendicolari che non seguano la griglia. Il suggerimento viene dal blog “Gli studenti di oggi” ed è davvero interessante.
Per i miei alunni che tra un paio di settimane affronteranno la terribile seconda prova di matematica della maturità scientifica, un simpatico filmato sull’ansia per la matematica: già vedo i miei alunni, di fronte al testo della prova di matematica, che sentono il cuore che batte più veloce, i palmi delle mani che cominciano a sudare e mentre le farfalle svolazzano nello stomaco diventa davvero difficile concentrarsi. Si tratta di ansia matematica e ne soffre il 20% della popolazione: soffrirne non significa essere degli incapaci in matematica visto che Schwartz, ad esempio, pur soffrendone, ha vinto la Medaglia Fields. In realtà, può essere vero l’esatto contrario. Tra le varie cose che il filmato simpaticamente ci comunica, c’è sicuramente la vicenda di Maryam Mirzakhani che, alle medie, aveva difficoltà in matematica perché la sua insegnante pensava che lei non avesse talento. La buona notizia è che il filmato ci offre anche delle strategie per combattere questa ansia… Non manca nemmeno il riferimento alle differenze di genere e questo a Chiara Burberi, autrice di “Le ragazze con il pallino per la matematica” e affezionata lettrice di questa newsletter, piacerà sicuramente!
Concludo con un simpatico sondaggio realizzato da ToKalOn Matematica, un’associazione che propone corsi di formazione rivolti ai docenti dei primi gradi di scolarità, “per allargare l’orizzonte della matematica attraverso l’approfondimento dei contenuti cruciali della disciplina e la presentazione di esperienze didattiche significative”. Il sondaggio riguarda alcune affermazioni sulla matematica, di cui parlano scienziati, artisti e intellettuali dei vari campi del sapere: l’obiettivo è di farvene scegliere tre, per farvi realizzare il vostro podio. A me piace tantissimo l’affermazione numero 4: “La matematica non è una scienza deduttiva, quello è un cliché. Quando tentiamo di dimostrare, non è che elenchiamo le ipotesi e poi iniziamo a ragionarci su. Quello che facciamo è una serie di prove ed errori, esperimenti, tentativi.” Fate il sondaggio e scoprirete chi ne è l’autore.
Buona matematica! Ci sentiamo tra TRE settimane!
Daniela
È giovedì sera (25 maggio): è tardi e dovrei preparare la lezione per domani. Sono stanca e, seduta davanti al computer, la mente vaga e anch’io vago nel web. Leggo la notizia della morte di Giovanni Bignami: le nostre strade si sono incrociate poco più di un mese fa, visto che con la moglie, Patrizia Caraveo, ho partecipato a un’iniziativa di STEM in the City a Milano. Non conoscevo nessuno dei due. Solo più tardi, quella sera, ho cercato un po’ di notizie su di loro e così ho scoperto che è stato il grande Bignami a dirmi: “Forse è il caso che impari a risolvere i limiti!”, rispondendo con una battuta al mio monologo di poco prima. Leggendo della stella di neutroni nominata Geminga, ho potuto apprezzare quel senso dell’umorismo che non può essere che indice di una grande mente. La notizia della sua scomparsa improvvisa mi ha colmato di tristezza: l’umanità ha perso una grande mente… Ecco un simpatico videoquestionario del 2013, tratto dal programma “Nautilus” della Rai, nel quale alla domanda “Un libro, un film, una musica, un luogo da rifiutare”, Giovanni Bignami ha risposto: “Sono talmente tanti!” e poi, sentendo la necessità di rispondere, ha detto: “La maggioranza della televisione di oggi!”
Verifica di fisica, classe seconda liceo scientifico delle scienze applicate.
Argomento: forze e moto.
Durata: un'ora.
Verifica di fisica, classe prima liceo scientifico.
Argomento: ottica geometrica e statica dei fluidi.
Durata: un'ora.