«Galileo! Un dialogo impossibile» è stato pubblicato da Felici Editore nel 2009, ma la raccolta di fumetti è stata realizzata per la mostra interattiva “Dialogar di scienza, sperimentando sotto la Torre”. Gli autori sono: Nadia Ioli Pierazzini, laureata in fisica a Pisa, ricercatrice del CNR dal 1970 al 2009, ideatrice della Ludoteca Scientifica e di questo percorso, avendo raccolto e organizzato il materiale storico scientifico; Francesca Riccioni, laureata in fisica a Pisa, con un master in comunicazione della scienza presso la SISSA di Trieste, è redattrice scientifica e è stata autrice dei testi di Enigma, realizzato con Tuono Pettinato come illustratore; Vittoria Balandi, laureata in lettere moderne, con la Riccioni si è occupata della sceneggiatura e dei testi; infine, il ben noto Tuono Pettinato, il cui vero nome è Andrea Paggiaro, che è stato fumettista e illustratore e ha scelto il suo pseudonimo dal racconto fantastico La biblioteca di Babele di Jorge Luis Borges.
I dialoghi sono preceduti dalla prefazione di Pietro Greco e dall’introduzione di Giuseppe Pirazzini. Pietro Greco giustifica l’utilizzo dei fumetti in questa circostanza: definisce i fumetti un’«espressione artistica che unisce poesia e disegno» e, visto che Galileo Galilei può essere ricordato anche come poeta – come mostrato dalla parte finale dell’opera, dove compare «Contro il portar la toga», un’operetta in terzine rimate, scritte nel 1589 – e il disegno costituiva l’elemento essenziale della sua comunicazione, il fumetto è la scelta che meglio rappresenta la sua opera. Giuseppe Pierazzini delinea l’opera e racconta i tre protagonisti, in qualche modo rivisitazione dei celebri Simplicio, Sagredo e Salviati dei discorsi galileiani: Simplicio è impersonato da Gastone, un personaggio che appartiene ad ogni tempo, scettico e pigro; Sagredo è impersonato da Clelia, una ragazza del XXI secolo, curiosa e portata a fare domande intelligenti; Salviati è, questo caso, interpretato da Galileo Galilei.
L’opera è costituita da sei dialoghi impossibili, dove troviamo la gravità e il piano inclinato, il galleggiamento e il termometro di Galileo, il cannocchiale e le osservazioni del cielo, il pendolo e la misura del tempo, la riflessione e la diffusione della luce, il suono e la voce. Secondo Giuseppe Pierazzini, per gustare al meglio il libro, è meglio cominciare dai fumetti e procedere poi con le citazioni tratte dalle opere di Galilei, parzialmente citate nei fumetti, e riportate integralmente nelle pagine a fronte. In questo modo, si può aggiungere a quanto letto nel fumetto, brani da «Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze», dal «Sidereus nuncius» e dal «Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo», oltre a un racconto di Vincenzo Viviani e una lettera di Galilei a Lorenzo Realio. Nel corso di questi dialoghi, Galileo Galilei incontra anche personaggi che non sono suoi contemporanei: Archimede nell’episodio sul galleggiamento, e Christian Huygens, Einstein e Foucault nel dialogo dedicato al pendolo.
Il libro si conclude con la celebre citazione dalla seconda giornata del «Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo», dove si parla dell’esperimento mentale sotto la coperta del gran naviglio, che è di fatto la dimostrazione della rotazione della terra.
A mio modo di vedere, l’opera ha una grandissima valenza didattica, perché permette di conoscere meglio le opere originali di Galilei e, al tempo stesso, di poterlo fare con leggerezza, attraverso i dialoghi e i disegni dei fumetti, che non solo aiutano a cogliere meglio alcuni concetti senza grandi giri di parole, ma colpiscono la memoria fotografica, restando sicuramente più impressi.
«Ultima lezione a Gottinga» è stato pubblicato nel 2009 da 001 Edizioni, ma ha fatto la sua comparsa l’anno precedente durante il Festival della Matematica, dove è stato esposto in versione gigante sui muri dell’Auditorium di Roma. L’autore è Davide Osenda, un informatico appassionato di acquerelli che, quando era studente universitario, si è ritrovato per la prima volta fra le mani il libro Gödel, Escher e Bach di Douglas Hofstadter. Lo ha trovato «disorganico, ipnotico e mirabile», ma questa incredibile opera ha generato in lui il desiderio di presentare in maniera diversa proprio il tema dell’infinito. È così che prende piede la scelta di realizzare questo fumetto ad acquerelli, e di ambientarlo a Gottinga nel corso della Seconda guerra mondiale, probabilmente nel 1933. Il protagonista della prima parte è il professor Fiz, che, presentendo probabilmente la fine della sua epoca, visto che sono cominciati i rastrellamenti nazisti, tiene la sua ultima lezione di matematica in università. È una lezione un po’ particolare, visto che il professore non ha un pubblico, o almeno così crede: infatti, nascosto tra i banchi, si trova Alkuin Winkler. I nomi dei due protagonisti sono davvero ben studiati: ci regalano un’immagine di serietà e leggerezza, e non posso non citare, al riguardo, quanto hanno scritto i Rudi Mathematici nella recensione comparsa nel numero 131 della loro rivista (dicembre 2009). Per quanto riguarda il prof. Fiz, scrivono: «si può certo immaginare che il nome discenda dalla facile assonanza con il sistema FZ, quello di Fraenkel Zermelo: un nome visceralmente matematico». Mentre «il suo ultimo e imprevisto discepolo è invece già commistione tra passato e futuro, tra numeri e America. Ha il nome di Alcuino, precursore della matematica medievale e ricreativa, e il cognome dell’attore che interpreta Fonzie. Perché la matematica sa essere spettacolo».
Alkuin assiste in silenzio a questa lezione e, quando il professore decide di allontanarsi, si palesa, chiedendo che l’argomento venga concluso: a quel punto la matematica non è più un monologo con la lavagna, ma un dialogo che coinvolge anche altri strumenti, come le carte da gioco. «Il mio tempo, ormai, è venuto.» dichiara il professore alla fine, prima di stringere la mano ad Alkuin, augurandogli una vita piena: «Se la sua passione per la matematica non appassirà, avrà tempo per approfondire queste discipline pure e lontane…» Mentre il professore si avvia in silenzio verso il suo triste destino, Alkuin si perde nel mondo colorato della matematica e, dopo essere stato accompagnato al confine dai partigiani, riesce a fuggire. Lo ritroviamo a Princeton nel 1963, l’anno di uscita della dimostrazione di Cohen, la parola finale all’ipotesi del continuo di Cantor.
Il racconto si snoda attraverso gli infiniti, partendo dall’inizio, visitando l’albergo infinito di Hilbert, mostrandoci il percorso di Cantor fino all’intervento di Gödel. La lezione è bellissima e particolarmente ispirata: mostra un docente alla ricerca delle parole giuste, delle metafore più illuminanti, dà l’idea di come i matematici riescano a perdersi nel proprio mondo anche quando attorno a loro il resto del mondo sta crollando. E la stessa cosa succede, in un secondo momento, ad Alkuin, che nel momento della sua fuga, quando è costretto ad una lunga attesa in una cascina abbandonata, trova rifugio nella matematica. L’immagine della matematica come rifugio e fuga dalle brutture del mondo è forse il dipinto più bello tra gli acquerelli proposti da Osenda.
Durante la lezione del professor Fiz, Osenda si serve di acquerelli particolarmente colorati per illustrare il mondo della matematica. Pur scrivendo su una lavagna nera, il professore crea un mondo nuovo ricco di colori e calore che conquista Alkuin, e fa da contraltare alla persecuzione nazista che è monocolore. Questo particolare grafico è sottolineato da Piergiorgio Odifreddi nella sua introduzione intitolata «Era una notte buia e tempestosa», dove parla di «chiaroscuro infernale del nazismo» contrapposto «alla luminosità paradisiaca della matematica». La notte buia è quella in cui il professore viene arrestato, la notte buia è quella che sta attraversando Gottinga, quella che viene raccontata da Odifreddi facendo riferimento alle amare parole di Hilbert: «Non c’è più nessuna matematica a Gottinga!». Richiamando la nostra attenzione sulla matematica, Odifreddi riconosce come le illustrazioni riescano «a far intravedere con gli occhi del corpo ciò che si può vedere compiutamente solo con gli occhi della mente: la complessità del problema del continuo». La benedizione matematica di Odifreddi è seguita dalla benedizione grafica di Andrea Plazzi, laureato in matematica, ma editor nel campo dei fumetti e noto per la sua consulenza per le opere di Leo Ortolani, autore di Rat-Man. Andrea Plazzi riparte dall’inizio, con il libro da cui ha avuto origine l’ispirazione di Davide Osenda: «Gottinga colpisce per il coraggio e la sicurezza con cui l’autore tratta – in e con un linguaggio visivo – temi e argomenti concettuali e intrinsecamente astratti, che non si prestano a facili visualizzazioni». Più avanti, sottolineando la padronanza mostrata da Osenda, Plazzi ricorda che questo fumetto «non è né un libro di divulgazione scientifica né un manuale illustrato; narra una storia e lo fa con umanità profonda, che accompagna sempre il lettore».
Da quanto leggiamo nelle due prefazioni, sembra che questo fumetto dovesse essere solo l’inizio di una lunga vicenda in tre parti, ma purtroppo non ha avuto seguito. Non solo: è difficile reperire questo testo, visto che non è disponibile nemmeno negli store online. Mi è stato possibile leggerlo solo grazie alla rete bibliotecaria.
«Doctor Newtron, la scienza nel fumetto» è una recentissima pubblicazione di Feltrinelli Comics. L’autore è Dario Bressanini: docente di chimica presso l’Università degli Studi dell’Insubria a Como, noto divulgatore scientifico, conosciuto come “l’amichevole chimico di quartiere”, ha scritto numerosi libri di carattere divulgativo a partire dal 2009, come «OGM tra leggende e realtà» (2009) e «Le bugie nel carrello» (2013), dedicati alla disinformazione alimentare, «La scienza della pasticceria» (2014), «La scienza della carne» (2016), «La scienza delle verdure» (2019), «La scienza delle pulizie» (2022) e l’ultimissimo «Fa bene o fa male?» (2023). Ha scritto anche «Contro natura», in collaborazione con Beatrice Mautino, (2015) e un libro di matematica con Toni Toniato, «I giochi matematici di fra’ Luca Pacioli» (2011).
«Doctor Newtron» è a metà tra una graphic novel e un saggio scientifico: «Questo libro […] mostra come la scienza nel mondo reale si è intersecata con il mondo dei fumetti dei supereroi, come l’ha influenzato, come è cambiata la rappresentazione della scienza e degli scienziati nell’universo delle nuvolette.» Da un lato gli eventi della vita reale determinano un aumento della presenza della scienza tra le pagine dei fumetti, dall’altro, l’aumentata esposizione dei ragazzi alla scienza attraverso i fumetti potrebbe aver «giocato un ruolo importante nell’immaginario di tutti quei bambini e quelle bambine che sono stati ammaliati da eroi ed eroine in calzamaglia colorata». Dario Bressanini si dice «abbastanza convinto» che una parte dei dottorati in più nelle materie scientifiche sia dipesa dall’aumentato interesse dei fumetti nei confronti della scienza. Una sorta di circolo virtuoso, nel quale lo stesso autore è rimasto coinvolto. Coniugando, quindi, le due passioni, Bressanini ripercorre la storia della scienza attraverso le vicende di Tom Ernea Taylor, meglio noto come il supereroe Doctor Newtron: Taylor è praticamente l’alter ego dell’autore, perché oltre a rivivere in parte la sua vita, ha un superpotere chimico, visto che può trasformare gli elementi (un alchimista moderno!) ed è la guida di questo viaggio, «come Dante con Virgilio». «Se è vero che, tranne il Dottor Newtron, nessun supereroe della Golden Age era uno scienziato», è ancora più vero che nessun supereroe della Golden Age è stato ideato da un chimico. Nel compiere questa impresa (unica nel suo genere!), Bressanini è stato aiutato e spinto dal fumettista Tito Faraci: «con non pochi timori e pieno di soggezione, ho iniziato la stesura dei soggetti, sempre sotto lo sguardo attento di Tito.» Nel testo ritroviamo, principalmente, le illustrazioni di Luca Bertelè, ma ci sono anche Biagio Leone, Giuseppe Gho e Maurizio Rosenzweig.
Le prime parole dell’introduzione, oltre ad avere un sapore autobiografico, contengono il resto del libro: «In molte vicende c’è un prima e c’è un dopo, e un evento epocale preciso e facilmente individuabile a fare da spartiacque». Le storie del Dottor Newtron sono la chiave di volta per focalizzare l’attenzione su questi singoli eventi, che hanno cambiato il corso della storia, sia quella reale che quelle dei fumetti. Il primo evento è l’esplosione della bomba atomica, che «cambiò drasticamente le sorti della Seconda guerra mondiale, ma anche la percezione che la società aveva della scienza e degli scienziati», dato che dall’immagine di scienziato svagato, con le boccacce di Einstein, si è passati a scienziati più realistici e reali, come Robert Oppenheimer, con una scienza che da «ricerca intellettuale» con un valore astratto, diventa qualcosa che «fornisce meraviglie, conoscenza, cultura, ma anche supremazia militare, tecnologica ed economica.». Il secondo evento è il lancio dello Sputnik, da cui scaturirà la corsa allo spazio e quindi un rinnovato interesse per la scienza, che diventa ancora una volta campo di scontro, diciamo così, all’interno della guerra fredda, esattamente come lo era stata durante la Seconda guerra mondiale.
Altro tema trattato è quello della censura: la guerra intrapresa dallo psichiatra Fredric Werham contro i fumetti, responsabili, a suo dire, di alcuni episodi di cronaca nera che coinvolgevano minorenni, aveva portato all’introduzione del Comics Code negli Stati Uniti. Questo «ebbe conseguenze devastanti», ma «paradossalmente, il Comics Code contribuì a iniettare più scienza e fantascienza nei fumetti», visto che la scienza era «un argomento ben visto dalla società». In Italia, la censura si spingeva fino a rimaneggiare le storie originali, ridisegnandone anche le vignette, per ridimensionare la violenza, modificare il linguaggio ritenuto non appropriato e, in caso, vestire con abiti meno sconvenienti le donne.
Il grande lavoro di studio di Bressanini è riconoscibile, per gli amanti dei fumetti, nello stile, che replica, a seconda dell’epoca in cui è ambientato il fumetto, proprio quello del periodo. È lo stesso Bressanini a raccontarci di aver «attinto a piene mani dai fumetti dell’epoca» e questo lavoro di “copiatura” è, al tempo stesso, un gioco, un omaggio ai grandi fumettisti e una strategia «per rendere più plausibile il falso storico» (e se non l’avesse dichiarato apertamente, forse ci saremmo cascati!). Le conoscenze dei fumetti sono arricchite dalla grande preparazione scientifica di Bressanini: nelle vignette, ritroviamo Feynman e Fermi, insieme a spiegazioni scientifiche che accompagnano gli eventi del fumetto.
Quello proposto da Bressanini è un percorso triplice: storico, scientifico e di costume (in tutti i sensi, visto che si fa riferimento a supereroi mascherati!). Le storie a fumetti aiutano a colpire meglio l’immaginario e a lasciare un segno nella nostra memoria, mentre i saggi di Bressanini permettono di focalizzare l’attenzione su ciò che, eventualmente, è sfuggito nella lettura del fumetto, sono una sottolineatura. Il fatto che Bressanini sfrutti due linguaggi diversi è una ricchezza: il libro può appassionare sia gli amanti dei fumetti, che i “soliti lettori” dell’amichevole chimico di quartiere, che lo ritrovano nell’”apparato testuale” che supporta i fumetti. Io credo che, con questo libro, Bressanini abbia superato sé stesso, forse perché traspare ancora meglio la sua passione, per la scienza e per i fumetti, forse perché, con la scelta di condividere anche l’«evento epocale» che ha sconvolto la sua vita, permette ai suoi lettori di conoscerlo ancora meglio e di sentirlo più vicino.
Ancora una volta Alice Milani dà vita, parole, spessore e immagini ad un personaggio femminile che ha contribuito alla storia della scienza: dopo Marie Curie, questa volta l’autrice segue la passione del padre, insegnante di matematica, ideando un fumetto che ha per protagonista «Sofia Kovalevskaja» e lo pubblica con la casa editrice Coconino Press.
È un fumetto irriverente, che ci mostra tutta la grandezza di questa matematica. Forse Alice Milani riesce ad essere così credibile nel dare voce a Sofia proprio grazie al fatto che lei stessa ha portato a termine questa sua impresa, come ci dice nelle ultime pagine, mentre allattava, svezzava, spannolinava la figlia, aveva a che fare con un trasloco e la pandemia imperversava, in altre parole, mentre la vita scorreva attorno a lei.
Il personaggio di Sofia Kovalevskaja prende vita attraverso le immagini che la sapiente mano di Alice Milani è riuscita a rappresentare, soffermandosi sia sui pregiudizi dell’epoca nei confronti di una donna che si dedica alla matematica, sia sulla voglia di evadere di Sofia. Il matrimonio di convenienza con Vladimir diventa un modo per affrancarsi da una realtà opprimente, mentre i voli fantastici immaginati dall’autrice sono la reale via di fuga di Sofia, che incontra, con la sua matematica, i matematici che l’hanno preceduta e che l’hanno aiutata a ottenere i risultati cui ambiva, anche se la vita riusciva a volte ad avere il sopravvento. Lo stesso Weierstrass, che spesso l’ha sostenuta, insieme a Gösta Mittag-Leffler, la accusa di essere incostante e poco affidabile, ma la realtà è che Sofia non può abbandonarsi totalmente alla matematica, non può ignorare il grido d’aiuto della sorella o rinunciare ai suoi affetti. Inoltre, in quanto donna, si trova ai margini della società matematica, visto che i colleghi hanno difficoltà ad accettarla come loro pari: la posizione che si guadagna, quello che le viene riconosciuto, è conquistato con fatica, mentre fa i conti con le sue insicurezze. Gösta Mittag-Leffler le chiede di mantenere aperto il confronto con gli altri matematici per poter in qualche modo nutrire il proprio cervello, ma sono loro che tendono ad evitarla.
Il fumetto ci mostra una mente sempre impegnata e attiva, colta dall’estro creativo ovunque e immersa nella sua passione per la matematica anche nei contesti più inaspettati, come su una pista di pattinaggio. Non c’è spazio, però, solo per le elucubrazioni matematiche: Alice Milani riesce a cogliere tutte le passioni che hanno animato la vita di Sofia, come la passione per la letteratura, basti pensare alla sua creazione “Una ragazza nichilista”, un romanzo un po’ autobiografico. Il fumetto è quindi completo e attraverso i colori e la poesia delle immagini ci restituisce un’immagine di Sofia a 360°. È anche estremamente realistico, come vediamo nelle pagine in cui Sofia partorisce la sua bambina. Non mancano nemmeno le risate che l’autrice ci regala grazie alla sua pungente ironia, come mostrato nel momento in cui Sofia viene accolta in Svezia con un mazzo di fiori: «Non c’era bisogno di scomodarsi coi fiori. Avrei preferito uno stipendio».
Un libro da leggere e da rileggere, un lavoro prezioso e unico.
«La matematica è un mondo astratto molto complesso, per entrarci dentro ci vuole grande immaginazione, ci vuole un’intuizione quasi artistica. Devi riuscire a vedere quello che gli altri non vedono.»
«Le mirabolanti avventure di Lovelace & Babbage» è stato pubblicato nell’ottobre 2020 dalla Casa editrice Mondadori. L’autrice, Sydney Padua, è un’artista grafica, che ha collaborato anche nella realizzazione di famosi film d’animazione. L’idea di disegnare un fumetto sulla vita di Ada Lovelace le è stata suggerita nel 2009 dalla responsabile dell’Ada Lovelace Day, «un festival virtuale per celebrare e sostenere le donne che si occupano di scienza e tecnologia». Quello che doveva essere un breve fumetto ha poi assunto proporzioni diverse con il passare del tempo, diventando un libro a sé stante.
Lo scritto di Sydney Padua è preceduto da un’introduzione di Chiara Valerio, che riconosce l’abilità dell’autrice nel «tenere insieme, in modo audace e fantasioso, il fallimento e la riscossa». Infatti, se nella realtà abbiamo a che fare con la tristezza della vita spezzata di Ada in giovane età e con il disastro del progetto di Babbage, l’autrice riesce a ridare nuova vita a Ada e a realizzare i sogni di Babbage. Ritenendo che la conclusione terrena delle vite dei due studiosi fosse troppo deprimente per il suo breve fumetto, tutto raccolto nella prima parte, ha scelto un universo alternativo nel quale farli rivivere, come supereroi che combattono il crimine. Si tratta di un crimine particolare: per Babbage sono criminali i musicisti ambulanti, mentre per Ada Lovelace, educata rigidamente dalla madre che vietò agli istitutori della figlia di raccontarle storie che potessero indurla a fantasticare, i nemici sono i poeti, e in effetti nel primo racconto cerca di sabotare l’ispirazione di Coleridge. «Lovelace, Babbage e la Macchina Differenziale, benché sconfitti nella loro epoca, sono oggi un punto di riferimento nell’universo alternativo / sottocultura geek / favolosa estetica nota come steampunk», ovvero la narrativa fantascientifica, «nella quale viene introdotta una tecnologia anacronistica all’interno di un’ambientazione storica», in questo caso il periodo vittoriano.
Il libro non è solo un fumetto: è un libro illustrato, che utilizza il linguaggio delle immagini per spiegare con più facilità alcuni passaggi, ma è ricco di note a fondo pagina, che rimandano alle note del traduttore al termine del libro e alle note di chiusura del capitolo, che di fatto sono degli approfondimenti. All’interno di queste note di chiusura troviamo ulteriori note a piè pagina, ovvero le note delle note delle note. Questa esagerazione di note è un modo per restituire, «strutturalmente, il senso delle proporzioni a questa vicenda di studiosi», un richiamo concreto alle note che Ada Lovelace ha aggiunto all’articolo di Luigi Menabrea da lei tradotto, articolo che si basava su una lezione di Babbage. Furono proprio queste note a regalarle l’immortalità, perché, lunghe il triplo dell’articolo di partenza, di fatto proponevano il primo software della storia dell’informatica.
Le note a fondo pagina del fumetto sono ricche di riferimenti alla corrispondenza tra Lovelace e Babbage e all’autobiografia «Passaggi della vita di uno scienziato», e mettono in evidenza il grande lavoro di ricerca compiuto dall’autrice, come mostrato anche dalla raccolta di documenti d’epoca presente nella prima appendice. Nella seconda parte, non mancano riferimenti storici chiari e circostanziati, ben descritti dalle note. Per poterli cogliere fino in fondo, senza dover rinunciare alla leggerezza del fumetto, ho scelto di affrontare il libro a più riprese, partendo dalla lettura del fumetto, addentrandomi poi tra le note per cogliere la profondità dei riferimenti proposti e ritornando di nuovo alla lettura del fumetto, per gustare appieno quei riferimenti che non avevo saputo cogliere durante la prima lettura. Le due appendici offrono una lettura a parte: dopo la raccolta di documenti, possiamo addentrarci alla scoperta della Macchina Analitica, ridisegnata da Sydney Padua per regalarci una visione d’insieme dell’opera. Le immagini sono dettagliate e impeccabili, visto che «sono basate sui disegni di Babbage e sui fondamentali articoli di Allan G. Bromley».
La ricchezza di quest’opera rende ragione a quanto dichiarato nell’introduzione da Chiara Valerio, che ha definito questa graphic novel «uno dei più bei libri di storia della scienza» che le sia mai capitato di leggere. Concordo con lei!
«Matematici a fumetti» è stato pubblicato a ottobre 2021 dalla Casa Editrice Dedalo. È stato illustrato da Andrea De Carli, docente di educazione visiva presso le scuole medie in Svizzera e alla sua prima esperienza con i fumetti, e scritto da Silvia Sbaragli, professoressa di matematica, responsabile del centro competenze didattica della matematica del Dipartimento di formazione e apprendimento di Locarno in Svizzera e autrice, insieme a Bruno D’Amore, della quadrilogia «La matematica e la sua storia», sempre per Dedalo.
Questo simpatico fumetto ha per protagonisti Ellie e suo zio Angelo. Quest’ultimo, vedendo la nipote litigare con i compiti di matematica, decide di proporle l’utilizzo di un paio di occhiali matematici virtuali, in modo che possa cambiare idea. Il percorso è costituito da venti storie dedicate ad altrettanti matematici: per ognuno di essi è stato scelto l’aneddoto che meglio lo identifica e caratterizza, in modo da poter essere contenuto in due tavole. Al termine, c’è una pergamena, nella quale sono riportate curiosità, ulteriori spiegazioni o sfide per il lettore in forma di giochi e quesiti. In apertura, troviamo una linea del tempo, nella quale vengono aggiunti i singoli matematici man mano si procede nella narrazione.
Il percorso comincia con la geometria, con l’applicazione dei problemi di massimo e minimo, ovvero con la famosa fondazione della città di Cartagine realizzata grazie all’astuzia di Didone nel IX sec. a.C.; Talete, invece, riesce a ideare il teorema che da lui prende il nome, misurando l’altezza della piramide di Cheope nel VII sec. a.C.; Pitagora ci descrive un mondo basato sui numeri, come dimostrato dalla sua musica; Socrate con la maieutica aiuta Ellie a trovare un quadrato di area doppia di quello dato, come è avvenuto nel dialogo del “Menone” scritto da Platone, mentre il suo contemporaneo Ippocrate tenta di risolvere la quadratura del cerchio attraverso le lunule. Platone illustra i suoi poliedri regolari ed Euclide, che rischia di mandare in crash gli occhiali virtuali di zio Angelo per colpa degli onnipresenti Elementi, ci mostra le costruzioni con riga e compasso. Non possono poi mancare Archimede, che Ellie incontra mentre corre nudo per le strade di Siracusa urlando “Eureka”, un modo per mettere in evidenza i suoi metodi creativi, e Ipazia, seconda donna di questo percorso, che ipotizza le orbite ellittiche per i pianeti e ci parla delle coniche. Al-Khwārizmī sposta l’attenzione verso l’algebra, quando nel IX secolo gli studi matematici vengono portati avanti grazie agli Arabi. Trait d’union tra il mondo arabo e l’Europa è Fibonacci, che con il suo Liber Abaci propone il sistema numerico indo-arabico e che è ricordato per la sua celebre successione. Il dodicesimo matematico è Luca Pacioli, che ritroviamo in compagnia di Leonardo da Vinci mentre studiano la sezione aurea, e si procede poi con Galileo Galilei, che nel XVI secolo parla di un universo scritto in caratteri matematici. Eulero è il primo principe dei matematici che incontriamo in questo percorso: suscita l’invidia di Ellie grazie alla sua abilità nel gestire più cose contemporaneamente (cosa non farebbe Ellie! E senza dover rinunciare a Minecraft!) e, visto il grande numero di lavori portati a termine, sembra difficile anche per gli autori compiere una scelta, e così ritroviamo la topologia dei ponti di Königsberg, la relazione di Eulero e i diagrammi per gli insiemi. Incontriamo il secondo principe dei matematici quando aveva nove anni: Carl Friedrich Gauss riesce a sommare i numeri naturali da 1 a 100, stupendo il suo insegnante, ma non mancano i riferimenti al poligono di 17 lati costruito a diciannove anni, e altri importanti risultati come la curva gaussiana. Il percorso procede con Möbius e con il suo nastro, che apre la via al cortocircuito mentale dato dagli infiniti di Georg Cantor, presentati graficamente in modo particolarmente efficace. La partita a scacchi tra Ellie e lo zio li guida da John von Neumann che insieme a Oscar Morgenstern sta aprendo la strada alla teoria dei giochi, mentre Alan Turing ci guida nel mondo della crittografia e della Seconda guerra mondiale, quando è riuscito a sconfiggere la macchina Enigma. Il percorso aperto da una donna, Didone, si chiude con un’altra celebre donna, Maryam Mirzakhani, che ha cominciato la sua carriera vincendo due volte le Olimpiadi della matematica e arrivando fino alla Medaglia Fields, prima donna a ricevere l’ambito premio. Dopo aver superato le proprie difficoltà con la matematica, grazie all’incontro con questi importanti matematici, Ellie ha davanti a sé un futuro brillante. Al termine, vengono regalati al lettore alcuni suggerimenti su come realizzare dei fumetti e viene fornito un piccolo vocabolario al riguardo.
Questo fumetto ci permette di conoscere le caratteristiche principali dei matematici scelti e stuzzica la nostra curiosità attraverso gli aneddoti presentati. Forse all’inizio possiamo condividere lo sconcerto di Ellie quando intuisce la passione che li anima, ritenendo impossibile appassionarsi a una disciplina da lei considerata noiosa, oppure ci stupiremo di come anche un problema senza soluzione possa aprire la strada a grandi scoperte e non potremo che guardare con meraviglia i metodi creativi di Archimede. Il percorso scelto guida il lettore dalle origini della matematica, fino alle applicazioni moderne, come la teoria dei giochi, rendendolo consapevole che la matematica si nasconde ovunque.
La lettura di questo libro può essere un’occasione di svago per gli adulti, e un modo per i ragazzi per incontrare venti personaggi che hanno fatto la storia della matematica. Silvia Sbaragli ha scelto sapientemente sia la rosa di matematici da proporre sia l’aneddoto con cui caratterizzarli, appassionando, coinvolgendo e regalando al lettore un’immagine della matematica a tutto tondo.
«Hawking» è il titolo della graphic novel pubblicata dalla Bao Publishing nel giugno del 2020. L’autore è Jim Ottaviani, l’illustratore Leland Myrick e il loro non è un sodalizio nuovo, visto che insieme hanno scritto anche la graphic novel Feynman, pubblicata nel 2012. Ingegnere nucleare e scrittore prolifico che si occupa soprattutto di storie scientifiche, Ottaviani ha raccontato anche le vite di Bohr e Turing.
Il libro è una biografia di Stephen Hawking narrata in prima persona. Il testo unisce la forza della comunicazione di Jim Ottaviani alla forza narrativa della graphic novel. Tra le particolarità del fumetto, ci sono delle vignette con tonalità di colore seppia che riguardano gli eventi che si riferiscono al passato, che danno la sensazione di sfogliare un vecchio album di ricordi, oppure il declino delle abilità comunicative di Hawking mostrato attraverso delle differenze di colore nel carattere, con una prevalenza di grigio man mano che la malattia progredisce, fino ad arrivare al carattere maiuscolo quando il fisico comincia a comunicare tramite un computer. La fisica era davvero presente nella vita di Stephen Hawking, che di fatto vi viveva totalmente immerso, come se fosse chiuso nel suo mondo mentre la vita gli scorreva attorno. Il fumetto rende bene quest’idea, attraverso i fumetti dei suoi pensieri che si sovrappongono a quelli dei discorsi che si svolgono attorno a lui o le vignette nere nelle quali si “vede” che Hawking continuava a elaborare teorie anche quando avrebbe dovuto dormire.
I primi anni in cui Hawking si occupava di cosmologia, questa branca della scienza era molto trascurata, ma da un certo punto in poi ha attraversato una vera e propria età dell’oro, con i fisici sempre più concentrati su questi studi: sono numerosi i grandi nomi che compaiono nel percorso descritto, da Penrose fino ad arrivare a Wheeler.
Il fumetto ci permette di cogliere fino in fondo il funzionamento del metodo scientifico, quando Hawking ci racconta dei colleghi che, una volta conosciuti i suoi studi, «cominciarono a fare ciò che riesce loro meglio. Cercarono falle nelle [sue] teorie, supposizioni sbagliate che [aveva] adottato ed errori nei [suoi] calcoli.» La spiegazione della fisica è aiutata dalla grafica, con i disegni presentati nei libri divulgativi di Hawking stesso, ma ad un certo punto il protagonista ci dice che è difficile visualizzare ciò che avviene realmente ed è per quello che le vignette sono bianche.
Il testo è, per quanto possibile, semplice, tanto che, visto l’amore del protagonista per la divulgazione, potrebbe essere stato scritto dallo stesso Hawking: non per niente dalla bibliografia cogliamo quanto Ottaviani abbia attinto a piene mani proprio dalle sue opere. Nella nota finale, è proprio l’autore a raccontarci come ha lavorato a questo libro, ricordando che, per quanto si tratti di una storia vera, non tutte le battute e i pensieri riportati sono citazioni dirette. Inoltre, la maggior parte degli eventi è avvenuta come riportato nel fumetto, anche se alcuni eventi sono stati compressi e alcuni personaggi sono stati uniti, anche in considerazione del fatto che «la vita di Hawking ha toccato innumerevoli esistenze».
«Dipartimento di teorie folgoranti», edito da Mondadori nel 2020, è stato scritto da Tom Gauld, fumettista scozzese che collabora regolarmente con il Guardian, il New Yorker e il New Scientist. In particolare, questi fumetti sono apparsi originariamente proprio sul New Scientist.
Le vignette sono precedute da un’introduzione di Francesco Guglieri, editor di Einaudi, che collabora con il quotidiano “Domani” e con il mensile “Il” del Sole24ore e ha scritto articoli, racconti e reportage su vari giornali e riviste. L’introduzione, definita dallo stesso autore “folgorante”, è una storia a bivi (tipologia nata proprio nel mondo dei fumetti) che di fatto è come un viaggio tra le varie dimensioni della scienza. Guglieri ci racconta che, come Coleridge seguiva le lezioni di chimica della Royal Institution «per arricchire la sua riserva di metafore», Tom Gauld «con gli strumenti dell’ironia e della genialità grafica ha capito una cosa: che la scienza, con le sue scoperte, i mondi che ci dischiude… con i suoi giochi, anche… può essere uno straordinario deposito di bellezza». È proprio per questo motivo che «gli scienziati non sono secondi ai più visionari tra i poeti». E questa è l’impressione che si ha navigando fra queste 150 vignette che spaziano nel mondo scientifico, prendendo in giro alcune manie degli scienziati, ma mostrandoci anche i lati più nascosti della ricerca, protagonista in questo percorso. Gauld ci mostra cosa succede quando la ricerca va male, ma poi c’è spazio per la meccanica quantistica, il gatto di Schrödinger, il cane di Pavlov e la diffusione dei virus, c’è un generatore di titoli per libri divulgativi di successo, c’è spazio per la storia della scienza con Newton e Archimede, ad esempio, ci sono situazioni paradossali, c’è il confronto con la vita reale e la reinterpretazione della vita reale, ci sono gli appunti per lo scienziato pazzo in una conferenza stampa, ma c’è anche un vignetta nella quale vengono mostrati i vari stati della materia e che potrebbe essere usata con fini didattici… insomma c’è un po’ di tutto!
Leggendo questo libro mi sono ritrovata non solo a ridere spesso, ma anche a fotografare numerose pagine per poi inviarle ai miei contatti e per ognuno di loro e a seconda di quello che era il loro ruolo nell’ambito della ricerca scientifica, poteva esserci qualcosa di interessante all’interno di questo libro. Insomma, io già adoro i fumetti ma questo «Dipartimento di teorie folgoranti» offre uno spaccato della ricerca scientifica davvero entusiasmante e credo che non perderò occasione per utilizzare queste vignette nel presentare gli argomenti più complessi in classe. Grazie a Tom Gauld per questo momento di svago, ma al tempo stesso di approfondimento perché, come dice Guglieri nell’introduzione, «riesce a mettere in comunicazione la pancia con la testa».
«La funzione del mondo» è stato pubblicato a fine novembre 2020 dalla casa editrice Feltrinelli Comics in collaborazione con CNR Edizioni. Il fumetto è stato sceneggiato da Alessandro Bilotta – uno degli autori di Dylan Dog, che ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui il Gran Guinigi, il Micheluzzi e il premio Repubblica XL – e illustrato da Dario Grillotti, che ha collaborato con numerose case editrici ed è insegnante di fumetto.
Il fumetto racconta la vita di Vito Volterra, un matematico italiano, primo Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche. La prefazione è stata curata da Massimo Inguscio, attuale Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, mentre in conclusione troviamo il saggio «Vito Volterra e il coraggio di conoscere», della cui stesura si è occupato Roberto Natalini, Direttore dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo “M. Picone”. I due grandi nomi del CNR tengono tra loro questa biografia, voluta fortemente dal CNR proprio per far conoscere la figura di Vito Volterra, che in Italia sembra essere stato dimenticato.
Nel fumetto possiamo distinguere quattro parti principali, grazie alle differenti palette di colori che Grillotti ha associato all’infanzia, alla vita accademica, alla maturità e al momento onirico. Questo particolare aspetto ha tanta parte nella vita di Volterra, secondo i due autori: non compare solo quando il matematico era bambino e leggeva i romanzi di Giulio Verne, ma anche da adulto, quando descrive i risultati che ha ottenuto in matematica, come il celebre modello di prede e predatori.
Vito Volterra è ricordato anche nel libro “Preferirei di no”, perché è stato uno dei dodici docenti universitari italiani, su oltre 1200, che nel 1938 rifiutarono di prestare il giuramento di fedeltà al fascismo e che per questo motivo si ritrovò la carriera rovinata: «il suo rifiuto del fascismo sembrò all’epoca poco accorto, e alla fine perdente, condannandolo, anche dopo la guerra, a una sorta di oblio. Oggi però è uno degli aspetti della sua carriera che possiamo ricordare con maggior orgoglio», riconosce Natalini nella conclusione del suo saggio.
Volterra non è stato solamente il matematico che ha saputo dire di no: fu un personaggio molto particolare, e il libro ne ripercorre la vita, a partire dall’estrema povertà in cui viveva con la madre, dopo la morte del padre, mentre già nell’infanzia mostrava una straordinaria intelligenza. Da studente lo vediamo in alcuni dialoghi con Ulisse Dini e con il prof. Betti: lo ritroviamo anche nei suoi viaggi all’estero, nei contatti con i più grandi matematici, come Poincaré, viviamo l’imbarazzo della sua nascente storia d’amore con Virginia e poi giungiamo alla prolusione all’apertura dell’anno accademico 1901/1902 che viene riportata quasi integralmente. È la parte centrale del libro, la parte più difficile da leggere visti i fumetti fitti e densi che la caratterizzano (gli autori volevano riportarne la maggior parte), ma si può trovarne la versione completa facilmente sul web. Nella prolusione ritroviamo, in particolare, questa citazione: «Il matematico si trova in possesso di uno strumento mirabile e prezioso, creato dagli sforzi accumulati per lungo andare di secoli dagli ingegni più acuti e dalle menti più sublimi che sian mai vissute. Egli ha, per così dire, la chiave che può aprire il varco a molti oscuri misteri dell’Universo, ed un mezzo per riassumere in pochi simboli una sintesi che abbraccia e collega vasti e disparati risultati di scienze diverse.» Non è una esclusiva del discorso, perché, fin dalle prime pagine, Volterra rimarca l’importanza di un sapere unitario, non a compartimenti stagni: «non può più funzionare che i matematici non capiscano i fisici e i fisici non capiscano i chimici», dice al prof. Betti mentre passeggiano per le vie di Bologna.
Dell’intera vicenda di Volterra, mi ha colpito in particolare la sua insistenza per far nascere il Consiglio Nazionale delle Ricerche: nel fumetto, quattro facciate, in un rapido susseguirsi di immagini, cercano di condensare le sue fatiche, mentre combatte con continue crisi di governo e con l’ottusità di alcuni oppositori. Eppure, forse proprio perché conosceva il mondo politico, essendo diventato senatore del Regno a partire dai quarant’anni, sa trovare la giusta strategia: la tenacia. Volterra mostra di essere stato un personaggio di indubbia grandezza, che ha saputo rendere grande l’Italia anche all’estero, tanto che attualmente è forse più conosciuto all’estero che in Italia.
Il fumetto, per la sua ricchezza di linguaggi, permette a chiunque, anche a chi non ha una preparazione matematica, di cogliere fino in fondo la grandezza di Volterra e, soprattutto, di stupirsi per la sua lungimiranza. Il suo “insolito interesse per i pesci”, come viene chiamato nel fumetto, lo porta a ideare il modello preda-predatore: nonostante sia descritto matematicamente da un sistema di equazioni differenziali non lineari del primo ordine, nel fumetto si riesce a coglierne il senso attraverso una serie di vignette (con i colori riservati alle situazioni oniriche) nelle quali Volterra e il futuro genero D’Ancona nuotano tra i pesci, descrivendo il modello e vedendo quelle funzioni descritte dai pesci. Tutta questa sovrastruttura permette anche a chi è digiuno di matematica di cogliere la genialità delle sue soluzioni, come nel quarto capitolo dove Volterra sembra vagare nel nulla, in vignette dallo sfondo bianco: le immagini sono volutamente «astratte… o indefinite», perché così «ogni lettore potrà vedere ciò che vuole con la propria mente.» E mentre l’illustratore cerca di presentare ciò che c’è nella mente di Volterra e lo sceneggiatore presta la propria voce a descrivere la parte più astratta in assoluto della matematica, anche chi non conosce la matematica può in qualche modo intuire quale sia il percorso mentale di un matematico nel momento in cui sta creando. La scelta della dimensione onirica per descrivere questi passaggi non è casuale.
Era davvero necessario, a ottant’anni dalla sua morte, permettere a tutti di conoscere la grandezza di Volterra, mentre la matematica che lui ha immaginato nel suo sviluppo futuro durante la prolusione di inizio secolo ha trovato la sua piena realizzazione nei mesi scorsi, nei grafici e negli studi matematici sulla diffusione del Covid. In tutto questo, Roberto Natalini non poteva che avere un ruolo di primo piano, visto il suo costante impegno perché venga riconosciuta alla matematica la sua capacità di descrivere e, in qualche modo prevedere, la realtà.
Di dialoghi è piena la storia della scienza, a partire da Platone fino ad arrivare a quelli di Galilei, e Clifford Johnson ha deciso di ampliare questa tecnica letteraria, offrendo dei dialoghi a fumetto. Pubblicato dalla casa editrice Dedalo nel 2018, il libro «Dialoghi, Conversazioni sulla natura dell’Universo» è a tratti impegnativo, ma ricco di spunti. L’autore stesso, al termine di ogni dialogo, propone un paio di pagine di note, nelle quali sono stati aggiunti degli approfondimenti.
Gli undici dialoghi costituiscono un’unica narrazione, visto che si intrecciano, si interrompono per poi riprendere in un secondo momento e danno l’idea di una staffetta che sviluppa il discorso. A parte il secondo dialogo, dedicato al metodo scientifico, con protagonisti due fratelli che ipotizzano una spiegazione per l’aumento di volume del riso durante la cottura, gli altri sono in qualche modo collegati. Il primo dialogo avviene in un museo, durante una festa: si incontrano un astrofisico e una donna che cominciano a parlare dell’elettromagnetismo, ma continuano la spiegazione nel quarto dialogo, dove si parla di bellezza, simmetria e rottura della simmetria. Il terzo dialogo è l’incontro in un locale tra una fisica e un uomo: al di là del loro coinvolgimento personale, la protagonista è la teoria del tutto. Il quinto incontro avviene in stazione e il dialogo si svolge sul treno, sconfinando in considerazioni metafisiche e religiose e proseguendo nel settimo dialogo con i buchi neri. I protagonisti del sesto dialogo sono i personaggi del primo, che si incontrano alla Angel’s Flight Railway di Los Angeles: il fisico viene paragonato a un abile cuoco che, assaggiato un piatto, riesce a elencare gli ingredienti e a capire come sono stati legati, così come i fisici che, «combinando le osservazioni astronomiche con le equazioni giuste deducono le proprietà dell’universo primordiale». Nell’ottavo dialogo, l’esperta è quella del terzo dialogo e, sconfinando nel nono dialogo, le due protagoniste parlano di diagrammi di Feynman, di teoria di Gauge, di dimensioni… L’esperta poi incontra, nel decimo dialogo, l’esperta del quinto dialogo e insieme si confrontano: il confronto non è semplice da seguire, ma dà l’idea che, pur appartenendo ad ambiti diversi e avendo specializzazioni diverse, i fisici riescano a confrontarsi e a costruire nuove idee, grazie ai nuovi spunti. L’ultimo dialogo, un incontro in autobus, è un modo per descrivere il lavoro degli scienziati: «gli scienziati non sono gente speciale, ma gente normale che si occupa di una cosa speciale: la scienza».
Per realizzare il progetto, Johnson, fisico che si occupa di gravità quantistica e di teoria delle superstringhe, ha dedicato mesi a perfezionare le proprie doti di disegnatore, per poter realizzare autonomamente tutta l’opera, tant’è che la stesura del libro ha richiesto diciassette anni di lavoro. I dialoghi sono ricchi di significati, come dimostrano «Le espressioni del volto e il linguaggio del corpo [che] entrano in azione», secondo le parole del premio Nobel per la fisica (2004) Frank Wilczek nella prefazione. Addirittura, alcune volte Johnson ha legato «la fisica di cui discutono i protagonisti alla disposizione delle immagini nella pagina», ovvero ha rappresentato i contenuti della fisica a più livelli. Allo stesso tempo, ha inserito equazioni e diagrammi, a differenza di altri libri divulgativi (ricordo che gli editor incoraggiano gli autori a evitare le equazioni).
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