«Galileo Reloaded», pubblicato nel 2018 da Egea, è una biografia di Galileo Galilei scritta da Luciano Canova, economista, insegnante di economia comportamentale presso la Scuola Enrico Mattei, collaboratore con diverse testate di divulgazione e autore di «Pop economy. #Gamification #Crowdfunding #Big Data. Tecnologia, scienze sociali e innovazione» per Hoepli.
Sarebbe riduttivo definire questo libro una biografia di Galileo Galilei: è innanzi tutto un’occasione per «trovare rispondenze tra un passato che fu e l’oggi che andiamo scoprendo», grazie alla convinzione che sia «di estrema attualità parlare di Galileo in un’Italia in cui lo spirito antiscientifico comincia a essere qualcosa di più di un fastidioso spiffero.» D’altra parte, è bello parlare di Galilei, perché «è così maledettamente umano, con tutte le sue nevrosi, piccole ossessioni e la sua adorabile e cieca cocciutaggine»: era nato per litigare, con «la sua ironia mordace, il suo sarcasmo feroce», «appassionato, ironico, divertente, ma pure irascibile, intrattabile coi più, a volte odioso». Il ritratto che Canova tratteggia è a tinte forti: l’autore non ha paura di definire luci e ombre del grande scienziato, rendendolo più vero, più vicino a noi, pur nella sua genialità. Galileo è a tutti gli effetti un outlier, un valore anomalo in una distribuzione di valori, perché «orgogliosamente a sé stante» per tanti aspetti.
Galileo viene innanzi tutto definito un «drop-out ante litteram, un irrequieto come alcuni startupper in cerca di fortuna che mollano gli studi per lanciare la loro impresa», perché in effetti Galilei, poco più che ventenne, ottiene un insegnamento all’Università di Pisa senza avere una laurea. Lo scienziato è un mago del self-marketing, vista la sua abilità nel vendere le proprie abilità prima nei salotti fiorentini e poi per poter entrare all’Università di Padova: in altre parole è un «social media manager ante litteram», che saprebbe usare Facebook meglio di tanti, sfruttando il ruolo degli influencer. Insomma, Galilei deve destreggiarsi tra il mobbing di Urbano VIII, mentre, vittima di una fake news, tende a difendersi come un leone da tastiera, per poi abiurare quando si rende conto che tutto è perduto.
Denso di inglesismi, considerato che alcuni termini non hanno traduzione in italiano, il testo rende ragione del titolo, visto che reloaded significa aggiornato. Canova ci guida nell’Italia del Seicento con immagini bellissime, parlando ad esempio della rivoluzione copernicana come di «una lettera di sfratto recapitata al pianeta Terra per un trasloco immediato dal centro alla periferia indistinta dell’universo» e scuotendo a volte il lettore con un’inaspettata risata.
Un testo breve, ma ricco: dal contesto storico alla vita di Galileo, l’autore ci conduce per mano in un confronto sferzante con il ruolo della scienza in Italia oggi. Un libro adatto soprattutto agli studenti delle superiori: il linguaggio è moderno e Galileo Galilei non è il barbuto professore che tuona dalla cattedra, ma un compagno come tanti, anche se il più bravo di tutti, che smanetta al computer e ci insegna tutti i trucchi. Un libro per gli insegnanti, perché imparino a trovare un linguaggio moderno per esprimere concetti antichi, rendendo accessibile il passato pur tenendo i piedi nel presente.
«È un attimo, la felicità. Lo stacco incosciente in cui la paura diventa speranza, confermando un’intuizione che non sai dove hai preso. E a quel punto il tempo comincia a correre velocemente: aspetti fremente che il cielo si muova, che arrivi di nuovo domani, che non piova e sia possibile vedere ancora.»
«Ragazze con i numeri» è stato pubblicato a marzo 2018 da Editoriale Scienza. Le autrici sono Vichi De Marchi e Roberta Fulci: la prima è stata finalista alla prima edizione del premio Strega ragazze e ragazzi nel 2016, con il libro “La trottola di Sofia”, la seconda è una matematica conduttrice di Radio3 Scienza. Le ragazze con i numeri sono quindici, perché il libro è una celebrazione del quindicesimo anno della collana di Editoriale Scienza dedicata alle donne nella scienza. La raccolta di racconti è rivolta ai ragazzi delle medie: scritti in prima persona, costituiscono una breve biografia delle scienziate prescelte. L’argomento principale è la scienza in tutte le sue accezioni: si spazia dalla matematica alla medicina, dall’etologia all’astronomia e anche i luoghi sono diversi, visto che sono sparpagliate in tutto il mondo. A parte Maria Sibylla Merian e Sophie Germain, sono tutte donne del secolo scorso, e quattro di loro sono ancora in vita.
Ho scelto di centellinare, il più possibile, la lettura, lasciando che ogni storia, dopo la lettura, mi risuonasse dentro per qualche ora, in modo che alcuni particolari mi restassero impressi: sono rimasta molto colpita dalla storia di Katia Krafft, che ha condiviso la sua passione con il marito e sono morti entrambi per questa passione. Sono rimasta così colpita che ho cercato le loro foto e i filmati sulla loro esperienza sui vulcani. In tutti i casi, ho cercato le immagini di queste donne: alcune non le conoscevo, di altre mi sfuggivano alcuni particolari, come la nascita dello pseudonimo LeBlanc per Sophie Germain. Conoscevo Hedy Lamarr solo superficialmente, ma ho realizzato che la sua vicenda è sensazionale non solo perché era una bellissima attrice con una mente di prim’ordine, ma anche perché era un’ebrea all’epoca del nazismo e ha dovuto fuggire dal marito, un fabbricante di armi, con un abile sotterfugio.
Le due autrici sono riuscite non solo a dare voce a queste donne, ma a essere la loro voce, come se le ricerche avessero loro concesso di identificarsi con le protagoniste e di interpretarne, quindi, anche i loro pensieri più reconditi. Credo sia chiaro quanto mi è piaciuto questo libro, forse perché non ho solo imparato qualcosa: questo libro mi ha parlato al cuore e ho sentito la tenacia e la forza delle donne raccontate, i loro sogni realizzati, il loro entusiasmo, la loro fatica in qualche modo mitigata dal grande coraggio.
Al termine di ogni biografia, la vita viene condensata con alcune date e mi ha colpito il paragrafo finale di ogni capitolo: «È importante per la scienza perché…», un elenco di tre o quattro punti in cui le autrici spiegano l’importanza del personaggio e, in altre parole, le motivazioni della loro scelta.
Consiglio questo libro non solo ai ragazzi delle medie, ma a chiunque: può costituire un primo approccio alla scienza e, al tempo stesso, ogni vicenda può essere uno stimolo ad approfondire e scoprire qualcosa di più, della matematica, dell’etologia, della medicina… della ricerca in generale.
Se si parla di libri sulla vita di Marie Curie non può non venire in mente la corposa biografia di Susan Quinn di oltre 500 pagine che, proprio per il suo volume, sembra incompatibile con la presente Autobiografia. Alla richiesta di scrivere la propria autobiografia, infatti, Marie Curie rispose: «È una piccola storia semplice, senza grandi eventi. Sono nata a Varsavia, da una famiglia di insegnanti. Ho sposato Pierre Curie e ho avuto due figlie. Ho lavorato in Francia.» Lo straordinario valore scientifico di Marie Curie sembra scontrarsi, in questo caso, con la sua modestia, anche se tra le poche pagine (poco meno di 60) di questa autobiografia, c’è anche tanto altro.
Edito da Castelvecchi Editore nella Collana Le Navi, la pubblicazione risale all’anno scorso, ma l’edizione originale delle Autobiographical Notes risale al 1923, quando l’editore Macmillan le pubblica come appendice alla biografia di Pierre Curie, scritta proprio dalla moglie. L’introduzione dell’epoca fu curata da Marie Mattingly Meloney, la giornalista americana che aveva promosso la raccolta fondi americana per donare alla scienziata un grammo di radio e che aveva chiesto a Marie Curie di scrivere qualcosa di se stessa. Dell’introduzione di questa edizione italiana si è occupata Daniela Monaldi che parla di «una scelta ponderata di pubbliche relazioni da parte di un’amministratrice sapiente, pragmatica ma coerente»: in altre parole, nonostante la sua riservatezza, la Curie accetta di raccontarsi per poter raccogliere fondi.
L’autobiografia è divisa in quattro capitoli: il primo capitolo è dedicato alla sua famiglia di origine, all’infanzia e alla giovinezza, al patto con la sorella per garantirsi la possibilità di proseguire gli studi in Francia, fino al suo incontro con Pierre. Il secondo capitolo è dedicato al matrimonio, alla ricerca scientifica portata avanti con Pierre, alla tragica morte dell’amato. Il terzo capitolo è dedicato all’impegno durante la Prima Guerra Mondiale, fino ad arrivare al viaggio del 1921 negli Stati Uniti e l’ultimo capitolo è proprio il racconto di questo viaggio. All’interno del percorso manca il riferimento alla delusione d’amore giovanile e manca tutto ciò che riguarda la storia che la vide protagonista dello scandalo con Paul Langevin.
La Curie è attenta a mettere in evidenza il proprio amore per la scienza e si propone, per certi aspetti, come modello per le donne che vogliono seguire un percorso impegnativo come quello scientifico. Come ci ricorda la Monaldi, «Non volle esporre nulla […] della sua vita intima al di là della sua adorazione di Pierre e della profondità degli affetti familiari.»
Vista questa premessa, ci si aspetterebbe uno stile scarno e quasi frettoloso, ma non è così, perché la celebre scienziata non avrebbe potuto realizzare qualcosa di impreciso: Marie Curie approfitta dell’occasione per dirci anche molto altro di sé, delle sue scelte, della sua fede nella scienza. «Non si può sperare di costruire un mondo migliore se non si migliorano gli individui. A questo scopo, ciascuno di noi doveva lavorare al proprio miglioramento e al tempo stesso condividere una responsabilità comune verso tutta l’umanità, essendo nostro particolare dovere aiutare coloro cui credevamo di poter essere maggiormente utili.» scrive, parlando dell’intenso lavoro che portò lei e Pierre a ottenere il Premio Nobel.
La lettura è interessante e alla portata di tutti ed è un modo per entrare veramente in contatto con Marie Curie, con la sua idea di scienza, con le sue idee in generale. È assolutamente consigliato a quanti vogliano conoscere questa donna unica e straordinaria.
«Radioattività in famiglia» è uno dei libri della collana “Donne nella scienza” di Editoriale Scienza: scritto da Simona Cerrato e illustrato da Grazia Nidasio, è stato pubblicato nel 2003. Simona Cerrato, che ha vinto il premio Andersen nel 2006 con il libro «L’universo di Margherita», anch’esso pubblicato con Editoriale Scienza, mostra tutta la sua abilità nel raccontarci, in prima persona, la vita di Marie Curie: la sua laurea in fisica le consente di trattare con competenza l’aspetto scientifico della vicenda, mentre la sua esperienza con la divulgazione scientifica è una garanzia di semplicità e chiarezza.
La vicenda si apre con la conferenza Solvay di Bruxelles del 1933, nel corso della quale Irène e Frédéric Joliot-Curie vengono attaccati da Lise Meitner: Irène è arrabbiata e ferita, minaccia di abbandonare lo studio della fisica e sembra proprio di sentire la vera Marie, che la sprona ad andare avanti, «Non ti scoraggerai mica alla prima difficoltà… Se si sbaglia si deve avere il coraggio e la forza di ricominciare. La scienza è così, ed è anche una gara a chi arriva primo. Certo la cosa più importante, il motore che ci spinge ad andare avanti giorno dopo giorno, è il desiderio di capire e conoscere sempre meglio la natura.» Alle proteste di Irène che, come tutti i figli, non riesce a vedere la propria madre come una persona completa, con tutte le sue luci e le sue ombre, ma vede solo la scienziata di successo che, apparentemente, non ha dovuto affrontare nessuna difficoltà, Marie risponde raccontandole la sua vita, i suoi successi ma anche i suoi fallimenti. Il racconto viene chiuso dalla stessa Irène: l’autrice immagina una sua lettera alla madre, una lettera che racconta il seguito della storia, con il premio Nobel conquistato anche da Irène e dal marito, l’anno dopo la morte di Marie Curie. L’ultimo paragrafo è il racconto di Hélène, la figlia di Irène: anch’ella scienziata, anche se non nota come la madre e la nonna, racconta la morte della madre.
Come gli altri libri della collana, anche «Radioattività in famiglia» si chiude con degli approfondimenti: alcune foto, alcune brevi notizie biografiche di scienziati contemporanei, piccoli approfondimenti sulla teoria atomica e la radioattività, alcuni documenti di Pierre e Marie, tra i quali i discorsi al conferimento del Premio Nobel, ed infine un’intervista a Elisa Molinari, all’epoca della pubblicazione del libro Direttrice del Centro Nazionale sulle NanoStrutture e i BioSistemi sulle Superfici di Modena.
Il libro è dedicato ai ragazzi delle medie, ma la lettura è consigliata davvero a tutti: lo stile leggero e la necessaria semplificazione non sminuiscono la vicenda unica e straordinaria di una donna che nessuno può permettersi di ignorare.
«L’universo di Margherita» è uno dei libri della collana “Donne nella scienza” di Editoriale Scienza: scritto da Simona Cerrato e illustrato da Grazia Nidasio, ha vinto il premio Andersen 2006 come miglior libro di divulgazione. La presenza attiva della protagonista nella redazione del libro contribuisce a rendere ancora più efficace il racconto, che ci trasmette tutta l’originalità di questa grande scienziata. La sua vita scolastica, negli anni di forza del fascismo, l’incontro con Aldo e l’iscrizione a fisica, dopo aver inizialmente scelto lettere, portano la Hack, nel 1945 – all’indomani della laurea – a perseguire quella che sembra un’enorme ambizione, l’idea di vincere una cattedra e diventare direttore di un osservatorio. Una donna semplice, ma tenace, che trova la sua forza nell’uomo che ha avuto accanto per tutta la vita e che l’ha spronata a dare il meglio in ogni situazione.
Lo stile semplice della Cerrato ben si sposa con la figura della Hack, così essenziale e senza fronzoli: aiuta i ragazzi, principali destinatari dell’opera, a comprendere fino in fondo l’importanza di questa figura, che tanto ha contribuito alla crescita dell’astronomia in Italia.
La lettura è stata davvero interessante, perché, nella sua semplicità, mi ha permesso di cogliere tratti della figura della Hack che non conoscevo. Consiglio la lettura ai ragazzi, ma anche a tutti coloro che vogliono incontrare per la prima volta una figura di spicco della scienza italiana.
«La forza nell’atomo» è uno dei titoli della collana “Donne nella scienza” di Editoriale Scienza: si tratta di una serie di «ritratti complessi e appassionanti» di donne che diventano «uno stimolo e un modello in cui riconoscersi». Non poteva, quindi, mancare Lise Meitner, descritta e raccontata in modo da essere comprensibile anche per i ragazzi delle medie. L’autrice, Simona Cerrato, è laureata in fisica e, grazie anche alla sua preparazione, riesce a trovare le parole giuste per descrivere l’importanza dei lavori della scienziata, mentre le illustrazioni di Anna Curti aiutano la fantasia dei più piccoli, regalando una storia nella storia attraverso le immagini.
Il racconto, in prima persona, ci permette di rivivere una pagina della storia europea, tra le più dolorose, con le persecuzioni antisemite e la seconda guerra mondiale. La storia inizia con la fuga della Meitner, che, abbandonando Berlino nel luglio del 1938, ripensa al proprio percorso come scienziata, iniziato trent’anni prima: «Allora ero solo una giovane fisica appassionata: avrei fatto qualunque sacrificio, avrei lavorato anche in una stalla pur di fare fisica, pur di avere un laboratorio.»
Lo stile dell’autrice è leggero, ma non banalizza la vicenda: sembra di sentire la voce della Meitner, come fosse una nonna che racconta la propria vita ai nipoti, un “granello di polvere” – così l’avevano soprannominata in famiglia per la sua corporatura minuta – che è riuscito a cambiare il corso della storia, con la propria tenacia e la propria forza. La lungimiranza di papà e mamma che, in un’epoca in cui il percorso universitario è praticamente impossibile per le donne, la sostengono in ogni modo, l’incontro con Ludwig Boltzmann, che diventa per lei un maestro di vita, l’arrivo a Berlino e la stima di Planck, che, nonostante creda che la scienza non sia un’attività per donne, le permette di cominciare la sua carriera accanto a Otto Hahn, un chimico suo coetaneo: gli ingredienti della storia di Lise sono tanti, ma non sono certo frutto della fortuna o del caso. La vita di Lise è anche attraversata dalla tragedia del nazismo che, in parte, contribuirà a compromettere la sua carriera scientifica, non consentendole, a causa della fuga e del comportamento non certo pulito di Hahn, di ottenere il meritato Premio Nobel. Durante la lettura, sembra di sentire l’amarezza di Lise e la sua tristezza, nel dover ricominciare da zero dopo la fuga da Berlino, ci viene trasmessa non solo con le parole ma anche con le immagini, come la splendida pagina in cui Lise guarda la sua valigia, appoggiata su una sedia: «Non puoi renderti conto di che cosa significhi per me, una signora di sessant’anni, vivere in una stanza d’albergo da ormai nove mesi!»
Questo libretto riesce a farci toccare con mano tutta la forza che è stata necessaria per emergere in un mondo governato da uomini, tutta la resilienza che la Meitner ha dovuto mettere in gioco per superare le delusioni che hanno costellato la sua vita, tutta l’importanza di una scoperta scientifica che è nota più che altro per aver reso più spedito il cammino verso la bomba atomica.
Consiglio la lettura di questo libretto non solo ai ragazzini delle medie: rileggere storie importanti come questa con un linguaggio semplice ci permette di capirle meglio, senza sminuirne l’importanza.
«Cercatori di meraviglia» è stato pubblicato da Rizzoli nel 2014 all’interno di una collana, Controtempo, che ha come obiettivo l’«intrattenimento di qualità». L’autore è Amedeo Balbi, professore associato presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, ma soprattutto prolifico divulgatore: dagli articoli ai libri, dalle trasmissioni televisive di divulgazione scientifica alle interviste radiofoniche, fino al web con il blog Keplero che cura dal 2006, non mancano certo le occasioni per approfittare delle sue competenza e simpatia.
Con questo testo, Balbi attraversa la storia della fisica, dalla sua nascita fino ai giorni nostri, offrendoci un percorso sintetico, ma al tempo stesso ricco di spunti, chiaro e lineare, nonostante la difficoltà degli argomenti. Sono quattro secoli di storia, a partire dalla nascita del metodo sperimentale, accompagnati dalla consapevolezza che «fin dall’inizio, il progredire della conoscenza si è intrecciato con le vicende umane degli scienziati e con la storia delle società in cui essi si trovavano a vivere»: tra «le ambizioni personali e gli egocentrismi, le timidezze e le ritrosie, le antipatie e le simpatie, le rivalità e le amicizie», (non per niente il sottotitolo è «Storie di grandi scienziati curiosi del mondo») la storia si dipana con leggerezza, mentre la comunicazione scientifica si fa più efficace e coinvolgente. I temi trattati sono sei e sono altrettante risposte alle domande «elementari» che «anche un bambino potrebbe porre»: la scoperta del movimento della Terra, la gravità, l’elettromagnetismo, la termodinamica, la luce e la teoria atomica sono «l’inizio di una storia che ha per protagonisti personaggi di ogni tipo ed epoca, accomunati da una cosa sola: la curiosità».
Lo stile leggero e ricco di battute ha reso la lettura facile, ma non sono mancati spunti interessanti, che la ricca bibliografia può permetterci di approfondire. I singoli paragrafi possono essere un modo per introdurre l’argomento in classe, durante le lezioni di fisica, perché i numerosi personaggi sono presentati con una breve biografia, che ne presenta le caratteristiche e i fatti principali. La specialità di questo libro risiede nella passione dell’autore, che si sente in sottofondo e che cogliamo in pienezza nel prologo e nell’epilogo: la conclusione ha per protagonista Peter Higgs, le cui lacrime «hanno mostrato a tutto il mondo la componente emotiva della scoperta, rendendo più chiaro di mille discorsi ciò che si prova quando ci si accorge che un’idea ha davvero catturato qualcosa dell’architettura della realtà». La lettura è consigliata a tutti, perché, facendo mie le parole dell’autore: «Io penso che, molto semplicemente, il valore della conoscenza scientifica vada oltre i benefici materiali, che pure ci sono e sono enormi. Penso, per esempio, che una maggiore educazione scientifica possa renderci cittadini migliori.»
Il libretto è il racconto in prima persona della vita di Sofia Kovalevskaja: nata nel 1850 in una ricca famiglia, scopre molto presto la sua passione per la matematica e le scienze grazie agli zii. I primi quattro capitoli sono dedicati agli aneddoti della sua infanzia, dagli scontri con la severa istitutrice inglese fino ad arrivare alla sua scoperta della matematica, grazie alla carta da parati che era stata messa in camera sua, ovvero gli appunti delle conferenze sul calcolo differenziale del famoso professor Ostrogradskij. In Russia, è impossibile per le giovani donne dedicarsi allo studio e, con la sorella e alcune amiche, Sofia valuta la possibilità di fuggire dopo aver contratto un finto matrimonio: si sposa così con Vladimir Kovalevskij e finalmente riesce a fuggire all’estero. Eppure, la sua vita non è certo semplice: nonostante la sua incontestabile bravura in matematica, nessuna università la accetta come allieva, ma il grande matematico Karl Weierstrass accetta di aiutarla. È grazie al suo impegno e a quello di Gösta Mittag-Leffler che finalmente Sofia ottiene una cattedra a Stoccolma. Mentre la sua vita è gravata da numerosi lutti, perde il padre, il marito e la sorella, la sua vita professionale è costellata da successi. Purtroppo si interrompe troppo presto, a soli 41 anni, a causa di una polmonite.
Il racconto è fluido e si salta da una pagina all’altra con l’impazienza di sapere se Sofia raggiungerà davvero i suoi obiettivi. La sua tenacia e la sua forza, per quanto Sofia si presenti a tratti in tutta la sua fragilità, ci fanno provare subito una certa simpatia per lei, mentre le illustrazioni di Simona Mulazzani arricchiscono la narrazione. Non solo: l’immagine posta nella prima pagina del capitolo ci segue a piè pagina, come se venisse ripetuto non solo il titolo del capitolo, ma l’argomento dello stesso.
La conclusione è arricchita dagli approfondimenti di Elena Rinaldi, che ci offre alcune brevi notizie biografiche su Michail Ostrogradskij, Karl Weierstrass e Mittag-Leffler. Il gran finale è lasciato alle più grandi matematiche conosciute, nei tratti biografici delle quali viene soprattutto sottolineata la forza per abbattere gli stereotipi e le limitazioni imposte all’istruzione femminile. Le protagoniste sono: Ipazia, Maria Gaetana Agnesi, Sophie Germain, Ada Byron, Grace Chisholm Young, Emmy Noether, Cornelia Fabri.
TRAMA:
«Le avventure raccolte in questo libro mi sono state raccontate, in modo casuale e intermittente, durante i sette piacevoli anni in cui ho suonato le percussioni insieme a Richard Feynman. Mi è parso che ogni storia fosse di per sé divertente, e che riunite insieme fossero addirittura esilaranti. Sembra quasi incredibile che una sola persona, nel corso di un’unica vita, abbia potuto accumulare esperienze così varie e stravaganti. Inoltre, il fatto che una persona sia riuscita da sola a combinare tanti guai è cero fonte d’ispirazione per tutti noi.» Sono le parole che Ralph Leighton ci offre nella prefazione a questo simpatico libro.
Alla prefazione fa seguito una breve cronologia con la vita di Feynman raccontata in breve, solo attraverso gli eventi principali che hanno caratterizzato la sua vita. E proprio secondo questi eventi principali vengono raggruppati i quaranta racconti che lo vedono protagonista:
1. “Da Far Rockaway al MIT”: gli anni dell’infanzia e della formazione di Feynman
2. “Gli anni di Princeton”: gli anni del dottorato. Quanto è difficile per Feynman adeguarsi e conformarsi alle formalità di Princeton!
3. “Feynman, la bomba e i militari”: l’esperienza di Los Alamos, mentre in contemporanea la prima moglie moriva di tubercolosi in un ospedale. I racconti della vita a Los Alamos sono esilaranti, basti pensare alla sua passione nel forzare le casseforti o nello sfidare la censura vigente, ma al tempo stesso ci mostrano tutta la sua semplicità e modestia nel confronto con gli altri fisici, da Fermi a Bohr.
4. “Dalla Cornell al Caltech, con un tocco di Brasile”: dopo l’esperienza di Los Alamos, Feynman sceglie il Caltech, a parte una breve permanenza in Brasile, dove ha modo di integrarsi con la cultura locale.
5. “Il mondo di un fisico”: il mondo di un fisico non è solo la fisica, visto che è arte, è musica, è insofferenza nei confronti della popolarità che gli ha regalato il premio Nobel.
La rassegna di racconti si chiude con un brano tratto dal discorso di inaugurazione dell’anno accademico 1974-1975 al Caltech: è una riflessione sulla scienza e sulla necessità di mantenere la propria integrità. Una conclusione adeguata: Feynman è, innanzi tutto, un fisico integerrimo, che sceglie sempre la strada che gli sembra più giusta, mai la più comoda.
COMMENTO:
Un libro interessante e alla portata di tutti: si può leggere d’un fiato o un brano alla volta. Feynman dispensa ilarità e cultura in ugual maniera: ci si trova a volte a ridere di gusto alle sue trovate, ma non è una risata fine a se stessa, grazie alle grandi conoscenze dello scienziato. Al termine della lettura, non possiamo non sentire ammirazione per questo personaggio così stravagante, ma, al tempo stesso, così semplice: semplice nel confronto con i suoi pari e nella sua volontà di essere valorizzato come persona prima che come premio Nobel e originale nella sua capacità di realizzarsi anche nel mondo dell’arte e della musica.
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