«La radice quadrata della vita», pubblicato da Rizzoli, è il primo romanzo di Lorella Carimali. Docente di provata esperienza, di matematica e fisica nelle scuole superiori, riconosciuta nel 2017 tra i dieci migliori insegnanti italiani dall’Italian Teacher Prize, nel 2018 è stata selezionata tra i 50 finalisti del Global Teacher Prize, noto anche come Nobel per l'insegnamento.
In questo romanzo, Lorella Carimali porta la propria esperienza come insegnante, l’amore per i ragazzi e la passione per la matematica e amalgama i tre ingredienti armonicamente. Il fil rouge di questa narrazione è la matematica, come maestra di vita e come fonte di ispirazione per gestire la complessità dei rapporti umani, visto che la matematica «ti permette di superare anche i problemi personali. Certo, puoi sbagliare, ma poi puoi sempre recuperare». È quanto la saggia Donatella, insegnante di matematica ormai prossima alla pensione, spiega a Bianca, docente di italiano alla sua prima esperienza lavorativa.
Ambientato nel liceo scientifico Margherita Hack di Milano, il romanzo ha per protagonista Bianca, padre iraniano e madre italiana, che deve gestire la sfida del nuovo incarico e la complessità del rapporto con il padre, che non accetta la sua indipendenza. La presenza amorevole di Donatella, che fin dall’inizio è molto protettiva nei suoi confronti, la aiuta a fare chiarezza dentro di sé, sia attraverso il racconto dell’esperienza di vita dell'amica, sia grazie alla matematica. Così Bianca troverà il proprio equilibrio, ma imparerà anche ad amare la matematica, con la quale ha sempre avuto un rapporto conflittuale. Il merito è, in parte, anche degli alunni: non solo sanno indicarci una diversa prospettiva nell’osservare le cose, ma a volte, con le loro passioni, sanno coinvolgerci e stupirci. È il caso di Matteo, con la sua tesina “Matematica e letteratura”: «Poiché l’immaginazione e la fantasia sono i principali ingredienti della creatività matematica, combinare questa disciplina con la letteratura, che va considerata un ampliamento della realtà, è indispensabile per stimolare queste doti già presenti in ognuno di noi».
Il romanzo si legge con piacere, perché le vicende di Bianca coinvolgono e appassionano. La matematica che, spesso, in romanzi di questo tipo, sembra una forzatura, in questo caso è coprotagonista con naturalezza, forse proprio grazie al fatto che l’intera vicenda è ambientata in una scuola. Inoltre, non è così strano che un’insegnante di matematica alla fine della carriera cerchi di risolvere ogni situazione come se si trattasse di un problema di matematica. Come insegnante, ho apprezzato alcuni spunti didattici originali e, per gli alunni, sicuramente stimolanti. Consiglio la lettura a chiunque, anche solo per il regalo originale di Mimmo a Donatella, quando le chiede di sposarlo: «con quel teorema mi stava incoraggiando a compiere un passo la cui sensatezza non era dimostrabile». Si tratta del teorema di Gödel. «Il fatto che esistano proposizioni indecidibili in matematica minava i fondamenti logici della disciplina. Proprio come la sua proposta di matrimonio minava quelli della mia vita».
«La Scuola è un ambiente vitale, luogo di relazioni, di dialogo, di collaborazione, di scambio reciproco, di crescita personale. Di tutti questi suoi aspetti, però, si parla poco.
La Scuola è stata ed è un mio amore.
La matematica è la mia passione nonché la mia maestra di vita.
La fiducia e la speranza nei giovani è l’anima del mio lavoro.»
Il 2019 appena iniziato porta con sé tutta una serie di proprietà, tanto che i siti matematici si sono scatenati in occasione degli auguri di buon anno. Per cominciare, 2019 è un numero felice. Cosa significa? Sommiamo i quadrati delle cifre che lo compongono: 4+1+81=86. A questo punto sommiamo i quadrati delle cifre di 86: 64+36=100. Se anche in questo caso procediamo con la somma, otteniamo 1. Per i numeri felici funziona così e 2018 non era felice: 4+1+64=69, 36+81=117, 1+1+49=51, 25+1=26, 4+36=40, 16, 1+36=37, 9+49=58, 25+64=89, 64+81=145, 1+16+25=42, 16+4=20, 4, 16, ... E si ricomincia il giro senza arrivare a 1. Ma 2019 è anche il più piccolo numero che può essere scritto in sei modi diversi come somma dei quadrati di tre primi: (7, 11, 43), (7, 17, 41), (13, 13, 41), (11, 23, 37), (17, 19, 37), (23, 23, 31). Magari avete anche altre domande riguardo il 2019: ad esempio, se si può trovare, e quante volte, all’interno delle cifre note di pi greco, oppure quanti venerdì 17 ci saranno, oppure quali saranno le date palindrome (la prima è già passata, visto che è stata il 9 gennaio)… Oltre a ricordare che 2019 è la somma delle quarte potenze dei primi sei numeri naturali escluso il 4, se volete conoscere altre proprietà del 2019, o di qualsiasi altro numero, non avete che da inserire il numero 2019 al fondo della pagina gestita da Mauro Fiorentini: sarà estremamente istruttivo. E sempre in termini di numeri particolari: la vigilia di Natale, il Great Internet Mersenne Prime Search, progetto di ricerca mondiale sul web di ricerca di numeri primi, ha annunciato la scoperta del cinquantunesimo numero primo di Mersenne, ovvero un numero della forma 2p-1, dove p è a sua volta un numero primo. Contiene 24862048 cifre, oltre un milione e mezzo di cifre in più rispetto al precedente, trovato un anno fa. Il link fa riferimento anche a un’interessante proprietà, enunciata da Pitagora e dimostrata da Euclide, che permette di determinare un numero perfetto. Persino Il Sole24Ore ha dedicato un articolo ai numeri primi, legati ai Big data: Fabio Fantoni è così attento alla capacità di comprensione dei propri lettori che, per riportare in poche righe la dimostrazione di Euclide dell’infinità dei numeri primi, usa un esempio. È inoltre bellissima l’infografica per rappresentare i primi mille numeri primi: non solo sono stati colorati per farli risaltare, ma è stata sottolineata anche la loro distribuzione ad intervalli di centinaia. C’è poi un’ulteriore sottolineatura e riguarda l’ultima cifra dei numeri primi: dal grafico, paiono distribuiti equamente tra quelli che terminano con 1, 3, 7 o 9, indicati rispettivamente in blu, giallo, rosso e verde.
Il sito MaddMaths ci dà l’occasione di incontrare matematici di un certo livello, come John Baez, professore di matematica presso la University of California Riverside e attivista per l’ambiente. Maria Mannone ha avuto occasione di realizzare un’intervista che è un vero gioiello, grazie alle sapienti domande e alle splendide risposte. L’inizio è una richiesta di aiuto, alla ricerca di parole «per accrescere l’entusiasmo delle giovani menti verso la matematica astratta»: la bellezza della matematica è a vari livelli, a partire dal fatto che «più ti addentri nella matematica e più ne comprendi, più tutto diventa semplice.» Non solo: «più vai nel profondo della matematica, più essa svela la propria bellezza». Ed è veramente così, come spiega una frase riportata su una pagina Facebook dedicata alla matematica: «Mathematicians aren’t people who find maths easy. They’re the people who enjoy how hard it is.» Ovvero: i matematici non sono coloro che trovano facile la matematica. Sono coloro che si divertono con la sua difficoltà. Partendo dal presupposto che alcune abilità numeriche siano presenti fin dalla nascita e anche un po’ per comodità, si tende a credere che la capacità matematica sia innata. In realtà, è «stato riconosciuto fin dai tempi di Jean Piaget che lo sviluppo cognitivo è l’esito dell’interazione tra patrimonio genetico e ambiente» e gli studi più recenti hanno «introdotto il termine home numeracy proprio per catturare quell’insieme di attività domestiche, come giocare a carte, cucinare o fare la spesa, che espongono un bambino a esperienze informali con i numeri e con il calcolo e che, secondo vari studi, sarebbero associate a una buona riuscita scolastica nell’ambito della matematica». Ma un certo ruolo ce l’hanno anche i genitori e gli insegnanti o meglio il loro atteggiamento nei confronti della disciplina, quell’insieme di comportamenti che, spesso non intenzionalmente, trasmette ai ragazzi dei messaggi legati alla difficoltà della matematica. La conclusione di Luisa Girelli, in questo estratto dal mensile Prisma, rivista del Pristem dedicata alla matematica, è chiara: «ciò che rende un bambino un brillante futuro matematico o un esitante e ansioso calcolatore non è da cercare nel suo cervello, ma soprattutto nei modi e nei tempi in cui gli è stato svelato il mondo dei numeri».
Da sempre interessata al ruolo della donna nello studio delle materie scientifiche, ho letto con piacere Women in science, scritto e illustrato da Rachel Ignotofsky, pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel 2016 dalla Ten Speed Press e, al momento, non ancora pubblicato in lingua italiana (purtroppo!). Il libro è una raccolta di cinquanta brevi biografie e ogni scienziata è tratteggiata con poche caratteristiche che la rendono unica, in modo che le ragazze che leggono il libro possano trovare in essa un modello. Una sola, tra le cinquanta proposte, è italiana: si tratta di Rita Levi Montalcini, della quale qui viene ripercorsa la biografia nel giorno della sua morte, sei anni fa. Ho letto anche il libro Io, trafficante di virus che mi ha permesso di riscoprire la tenacia, la forza e l’intelligenza di Ilaria Capua, virologa di fama internazionale. La sua eccezionalità può essere colta anche nella sua intervista per Redooc, di ormai tre anni fa: mi ha colpito in particolare il fatto che, pur considerandosi una “schiappa” in matematica, la definisca, al di là dei numeri, con i termini «intuizione, colori, movimento». E poi, Ilaria Capua è una vera role model: «Noi donne dobbiamo imparare a soffermarci meno sulle difficoltà e a concentrarci di più sui successi. [...] Dobbiamo imparare a vivere con più leggerezza le nostre fragilità! Poi le cose si aggiustano».
Brian Coxè un fisico britannico, che si occupa di fisica delle particelle presso l’università di Manchester, ma è conosciuto soprattutto per i suoi programmi di divulgazione per la BBC. Per il quarto episodio di Human Universe, ha visitato la più grande camera a vuoto del mondo, nella sede della NASA in Ohio e ne ha approfittato per ripetere l’esperimento di Galilei, lasciando cadere nel vuoto delle piume e una sfera di metallo. La meraviglia mostrata da lui e dai suoi collaboratori sembra davvero genuina... (per chi ne avesse necessità, ci sono i sottotitoli in italiano).
Nel Campus della facoltà di matematica dell’Università di Bari è aperto, da un paio di mesi, il MuMa, il museo della matematica: ci sono cinque percorsi didattici, uno con una preziosa collezione di modelli in gesso, per facilitare la comprensione delle formule, il secondo è dedicato al legame del mondo dei numeri con l’arte e la natura, il terzo è costituito da volumi scritti a mano da luminari della materia, il quarto da marchingegni informatici in disuso e infine il quinto riguarda il movimento dei corpi, perciò è stato realizzato in collaborazione con il dipartimento di fisica. Per chi al momento non può arrivare fino a Bari, fino al 13 febbraio a Pavia, in Santa Maria Gualtieri e nei Collegi Cairoli e Ghislieri, è possibile visitare la mostra Diamo i numeri, inaugurata il 10 gennaio. La mostra ha lo scopo di «sensibilizzare sui temi della ludopatia e dimostrare che la matematica, la probabilità e la statistica sono divertenti e utili nella quotidianità».
Per chi non si fosse ancora procurato il calendario del 2019, come al solito c’è quello dei Rudi Mathematici: simpatico e istruttivo.
Per concludere: l’esperienza del nostro liceo con BergamoScienza si è chiusa con la realizzazione di un grande triangolo di Sierpinski, di 13 metri di lato, costituito da 729 triangoli, colorati dai bambini e dai ragazzi degli istituti comprensivi della nostra zona. Il video della realizzazione, anch’esso realizzato dai ragazzi, è visibile su YouTube.
Buona matematica! Ci sentiamo tra TRE settimane!
Daniela
PS: Notizia dell’ultima ora (uscire in ritardo con la newsletter ha i suoi pregi): alcuni docenti di matematica e fisica hanno proposto una petizione, esprimendo la propria preoccupazione per le caratteristiche che la seconda prova dell’esame di Stato dei licei scientifici sembrerebbe avere, viste le simulazioni proposte dal ministero…
«Women in Science» è scritto e illustrato da Rachel Ignotofsky, pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel 2016 dalla Ten Speed Press e, al momento, non ancora pubblicato in lingua italiana (purtroppo!). Rachel Ignotofsky è una giovane illustratrice che, ispirata dalla scienza e ritenendo che le illustrazioni siano uno strumento potente per trasmettere informazioni, ha scritto questo libro per ispirare le ragazze a seguire le proprie passioni e i propri sogni.
Il libro è una raccolta di cinquanta brevi biografie: ad ogni scienziata sono dedicate due facciate e la breve biografia occupa solo una di esse. L’altra pagina è dedicata ad una immagine della scienziata che sembra una figura fluttuante, contornata dagli strumenti o dagli utensili che hanno caratterizzato la sua azione, mentre i margini della pagina della biografia sono pieni di immagini che raccontano tutti gli aspetti biografici che non hanno trovato spazio nel breve racconto. Le cinquanta donne scelte sono unite dalla loro battaglia contro gli stereotipi, dalla rottura delle regole e hanno lavorato per amore della conoscenza: creatività e tenacia sono le altre caratteristiche che le accomunano. Tutte le donne del libro dimostrano al mondo che non contano il genere, la razza o l’estrazione sociale: chiunque può raggiungere grandi risultati.
Ogni scienziata è tratteggiata con poche caratteristiche che la rendono unica, in modo che le ragazze che leggono il libro possano trovare in essa un modello. Astronomia, matematica, paleontologia, medicina, ingegneria, genetica, biologia, geologia, botanica, chimica, fisica… ogni ramo della scienza è rappresentato da queste cinquanta donne. Il racconto comincia con Ipazia, che è vissuta nel IV sec. d.C. ad Alessandria d’Egitto e termina con Maryam Mirzakhani, iraniana, prima donna a vincere la Medaglia Fields, matematica eccezionale purtroppo scomparsa prematuramente. Tra queste cinquanta donne, ce ne sono state alcune che hanno potuto vivere un grande sodalizio professionale con il marito, come Marie Curie e Gerty Cori, che, segnata dalla malattia, poteva contare sulla forza del marito per muoversi nel laboratorio, ma ce ne sono state altre che hanno raggiunto i propri risultati da sole oppure, come nel caso di Esther Lederberg, arrivata alla soglia del Premio Nobel, si è vista negare l’onorificenza, mentre il marito, insignito del premio, non ha avuto nemmeno il coraggio di riconoscere il ruolo da lei avuto nella ricerca. Undici donne hanno ricevuto il premio Nobel (Marie Curie addirittura due), ma a cinque di esse, nonostante i meriti, è stato negato. Dieci donne sono ancora in vita: alcune hanno vissuto a lungo, altre sono morte giovani, come Katia Krafft, morta per amore della ricerca; alcune hanno collaborato con grandi enti, come la Nasa, altre hanno fondato i propri laboratori e in qualche modo hanno trovato i fondi per la propria ricerca. C’è chi ha avuto così fiducia nelle proprie capacità da conservare dello Champagne al fresco, nel caso fosse arrivata la conferma della vittoria del premio Nobel (Rosalyn Yalow), molte di loro hanno avuto l’onore di essere le prime in qualcosa, alcune hanno dedicato la propria vita interamente alla ricerca, mentre altre hanno avuto dei figli, come Lillian Gilbrethe che ne ha partoriti dodici; la loro provenienza è varia, ma quasi metà sono statunitensi.
Dopo le prime dodici biografie, abbiamo un elenco degli obiettivi raggiunti fino ad ora dalle donne nel corso della storia della scienza; a metà libro abbiamo un paio di facciate dedicate agli strumenti di laboratorio; dopo altre undici biografie troviamo le statistiche che, attraverso i grafici, mostrano il coinvolgimento delle donne nello studio delle materie STEM e, al termine, abbiamo un’aggiunta di altri quattordici nomi e ritratti (ma ne vengono in mente anche molti altri), mentre l’ultima immagine ha solo un punto di domanda e sotto di essa è scritto: “la prossima grande scienziata potresti essere tu!”. Il libro si conclude con un glossario e con un elenco dei film, dei siti e dei libri che hanno ispirato l’autrice.
La lettura è stata interessante, soprattutto perché di cinquanta scienziate ho scoperto di conoscerne solo venti: è stata quindi un’occasione per imparare qualcosa di nuovo. Se il libro fosse già stato pubblicato in italiano, ne avrei consigliata la lettura dalle medie in poi, ma in ogni caso l’inglese semplice che lo caratterizza lo rende accessibile dal primo anno delle superiori. Aggiungo solo un’ultima cosa: è un libro che fa sognare e lo posso dire con certezza, visto che anch’io ho sognato scorrendo queste pagine!
Verifica di fisica, classe quinta liceo scientifico.
Argomento: induzione elettromagnetica e onde elettromagnetiche.
Durata: un'ora.
Verifica di matematica, classe quinta liceo scientifico.
Argomento: calcolo dei limiti notevoli e continuità delle funzioni.
Durata: due ore.
Verifica di fisica, classe seconda liceo scientifico.
Argomento: cinematica unidimensionale.
Durata: un'ora.
Verifica di matematica, classe seconda liceo scientifico.
Argomento: radicali, espressioni numeriche e letterali.
Durata: due ore.
Nella newsletter natalizia dell’anno scorso, avevo citato la formula matematica per il «pop» perfetto, mentre quest’anno comincio con la formula per l’albero di Natale perfetto. «Due studenti dell’Università di Sheffield, in Gran Bretagna, appartenenti anche alla cosiddetta Maths Society, hanno creato delle vere e proprie formule matematiche che, partendo dall’altezza dell’albero, sono capaci di svelare le quantità giuste per ogni singolo decoro, mettendo in pratica la teoria dell’albero (utopico) perfetto!» Sicuramente l’albero è già pronto in tutte le case, visto che mancano ormai pochi giorni al Natale, ma potrebbe essere interessante verificare, nel momento in cui lo smontate, se il vostro albero soddisfa le caratteristiche richieste per essere davvero perfetto. Magari qualcuno di voi ha realizzato anche un calendario dell’Avvento, il conto alla rovescia in attesa del Natale: per l’anno prossimo potreste realizzarne uno davvero originale, con tante piccole curiosità per ogni numero, da 1 a 24. Gli ultimi tre numeri sono ancora coperti...
Con l’avvicinarsi della conclusione dell’anno solare, si moltiplicano i bilanci e le statistiche: il Thomson Reuters-Clarivate Analytics, l’istituto di statistica più autorevole, stila la Highly Cited Researchers, ovvero l’elenco dei ricercatori più citati al mondo. Tra di essi, Giuseppe Mingione, docente di analisi matematica all’Università di Parma e tra i dieci matematici più citati al mondo degli ultimi venticinque anni, grazie ai suoi teoremi sul calcolo delle variazioni. Mingione entra in questa lista per il quinto anno consecutivo e, essendo uno dei più importanti riconoscimenti internazionali che un ricercatore possa ricevere, confessa di sentire ora una certa pressione. Nell’elenco compaiono anche Piero Genovesi e Carlo Rondinini, noti per le pubblicazioni scientifiche ambientali.
Tempo di bilanci anche per noi insegnanti e può essere utile, al riguardo, questa riflessione di Federico Benuzzi, insegnante di matematica e fisica, giocoliere ed attore. Con l’ironia che lo caratterizza, parla dei pregi della lezione frontale, a dispetto delle varie flipped classroom, upside down teaching, e-learning, book in progress... Al di là della nostra voglia di innovazione, bisogna fare i conti con un sempre più diffuso deficit di attenzione, forse causato dalle nuove tecnologie e la lezione frontale obbliga a concentrarsi, comprendere, riassumere. Forse può essere ancora, dopo tutto, la scelta più favorevole per l’apprendimento, pur evitando chiusure e rigidità e lasciando spazio a sperimentazioni e innovazioni. Sempre restando in tema di didattica, Dany Maknouz, per Zanichelli, ci parla del legame tra motivazione e apprendimento, dove per motivazione intendiamo «l’energia che ci muove verso un obiettivo, un antidoto verso l’apatia e il disinteresse». Che siano le motivazioni a condizionare l’impegno è chiaro per ogni insegnante che abbia un minimo di esperienza, ma non è così facile fare il passo successivo, ovvero capire come incrementare questa motivazione per fare in modo che l’alunno possa ottenere dei risultati. Non basta lavorare sui premi e sulle punizioni, che danno risultati solo nel breve periodo: Dany non ci invita solo alla riflessione, ma ci fornisce anche alcune nuove idee da sperimentare in classe. In realtà, se si insegna matematica al liceo scientifico, l’essenziale è non perdere tempo e la motivazione è offerta, in gran parte, proprio dalla seconda prova dell’Esame di Stato, per la quale sono stati resi disponibili alcuni esempi di tracce. Rimando ogni commento a quando avrò avuto occasione di guardarli con attenzione, ovvero dopo aver provato a farli, ma... sembrano impegnativi, soprattutto se parliamo della prova di fisica o di quella mista.
Nel caso in cui la lezione frontale o le sperimentazioni non sortiscano effetti, la motivazione sia sotto i piedi, tanto che nemmeno la comparsa dello spettro della maturità futura riesce a farla risorgere, potrebbe essere il caso di aprire una bottiglia di Barolo, versarne un bicchiere e... Direi che forse non è il caso di proporre la soluzione ai nostri studenti, ma pare che degustare con attenzione un buon vino potrebbe stimolare più parti del cervello di un complicatissimo problema di matematica. Lo sostiene un neuroscienziato dell’Università di Yale, Gordon Shepherd: un suo studio ha «rivelato come l’esercizio continuo a cui sono sottoposti alcuni dei migliori sommelier del mondo abbia portato all’ispessimento di certe aree del loro cervello, in grado di garantire loro una maggiore agilità mentale».
Il 10 dicembre si è celebrato «l’ottantesimo anniversario della data in cui la Commissione Scientifica dell’UMI approvava un comunicato nel quale si appoggiavano le leggi razziali appena promulgate dal regime fascista». Oggi la posizione dell’UMI è ben diversa, come evidenziato da un editoriale apparso sul Notiziario UMI di febbraio: «Ci sentiamo in dovere di dire oggi che troviamo quel comunicato ingiustificabile da ogni punto di vista, umano, civile, politico e scientifico e ci risulta particolarmente doloroso constatare che matematici di grande livello abbiano potuto scendere a patti così bassi con la loro coscienza.» MaddMaths! riporta l’articolo di Ciliberto e Bini “Un errore, o meglio, un orrore di 80 anni fa”, apparso sulla Rivista dell’UMI in agosto.
Alcuni consigli di lettura per il nuovo anno: I numeri uno di Ian Stewart, noto divulgatore. Si tratta di una raccolta di biografie di venticinque matematici: ciò che li accomuna è l’amore per la matematica, visto che, per usare le parole dell’autore, «Rinunciano a professioni più redditizie, vanno contro le opinioni della famiglia, vanno avanti nonostante tutto anche quando molti dei loro stessi colleghi li considerano pazzi, sono disposti a morire non riconosciuti e non ricompensati. Insegnano per anni senza paga, solo per mettere un piede in università. I numeri uno sono tali perché sono determinati.» Più leggero, ma sempre interessante, è È tutto calcolato, il libro di Lorenzo Baglioni, noto per i suoi brani canori con temi matematici (il più noto è sicuramente quello sul Teorema di Ruffini): usa argomenti quotidiani per mostrarci l’universalità e l’utilità della matematica, come mostrato in questo filmato pubblicato recentemente su YouTube. L’ultimo suggerimento è per i più piccoli, trattandosi di un racconto di Roberta Torre intitolato Ipazia e la musica dei pianeti. L’autrice ci racconta di Camilla, un’astronauta ventenne, che si reca sull’asteroide 2003-SD220 per piantare dei microfoni in modo da registrare il suono dell’universo. I microfoni saranno inutili, ma Camilla avrà occasione di incontrare Ipazia, che le racconta la sua vita. Ipazia e la musica dell’universo mi portano a Amalia Ercoli Finzi, intervistata da Serena Dandini nel corso della puntata del 29 novembre de La tv delle ragazze: ne avevo già parlato nella newsletter 125, ma è sempre un piacere riascoltarla. Quando parla della sua trivella e del fatto che, quando le ha risposto "Ready", lei si è messa a piangere «perché è stata una cosa meravigliosa», non si può non emozionarsi. Dice inoltre che, con il progetto di Rosetta, «abbiamo fatto l’Europa, perché abbiamo lavorato tutti insieme»: l’unità creata attraverso la scienza e la collaborazione. Sempre a proposito del ruolo delle donne nella scienza, in questo caso particolare nella matematica, per chi ha un po’ di familiarità con l'inglese (i sottotitoli disponibili sono solo in inglese) è consigliatissima la visione del video Journeys of Women in Mathematics realizzato dal comitato dell'IMU per le donne nella matematica. Le donne intervistate parlano della bellezza della matematica oltre che delle proprie difficoltà in un mondo essenzialmente maschile e dell’importanza del proprio ruolo: «Se le ragazze vedono qualcuno come me che fa matematica, possono motivarsi a farne anche loro».
Per svagarci un po’: mentre Bohemian Rhapsody, il film uscito a fine ottobre sulla vita di Freddy Mercury, è campione di incassi in Italia, si moltiplicano le rivisitazioni di una delle canzoni più celebri dei Queen. Non poteva mancare una versione matematica, Calculus Rhapsody, davvero splendida e ben riuscita: buona visione!
Per concludere, due notizie: Redooc ci propone una gara di Natale, aperta a tutti gli studenti e alle famiglie: come sempre la partecipazione è gratuita, basta registrarsi alla piattaforma. La gara è iniziata il 17 dicembre, ma terminerà l’11 gennaio. La formula è: più punti si accumulano, più sconti si ottengono. MaddMaths! invece ci informa che da qualche giorno è online una piattaforma di condivisione di materiale, gestita dal Centro competenze Didattica della Matematica di Locarno, in Svizzera. È importante pubblicizzare il più possibile la piattaforma...
Buona matematica e buon Natale! Ci sentiamo tra TRE settimane, nel 2019!
Daniela
«I numeri uno» è l’ultimo libro di Ian Stewart, pubblicato da Einaudi. Insegnante di matematica alla Warwick University, Stewart è un noto e apprezzato divulgatore: ha pubblicato decine di libri e scrive rubriche di matematica per importanti testate scientifiche, come “Mathematica Recreations” per Scientific American dal 1991 al 2001, oltre ad intervenire regolarmente come ospite in trasmissioni televisive e radiofoniche. Tra i suoi libri, ricordiamo «Com’è bella la matematica», un “tentativo di aggiornare alcune parti del libro di Hardy”, Apologia di un matematico, oppure «La piccola bottega delle curiosità matematiche del professor Stewart», ricco di piccoli giochi, aneddoti divertenti e scoperte interessanti. Nel 1997 ha ricevuto la Michael Faraday Medal, mentre fa parte della Royal Society dal 2001 e nel 2008 ha ricevuto la Christopher Zeeman Medal, istituita per premiare la divulgazione matematica.
«I numeri uno» è una raccolta di biografie di venticinque matematici: «Il messaggio più ovvio è l’eterogeneità. I pionieri della matematica provengono da tutti i periodi della storia, da tutte le culture e da tutti gli ambienti. Le storie che ho scelto qui coprono un arco di 2500 anni. I loro protagonisti vivevano in Grecia, Egitto, Cina, Persia, India, Italia, Francia, Svizzera, Germania, Russia, Inghilterra, Irlanda e America. Alcuni nacquero da famiglie benestanti – Fermat, King, la Kovalevskaja – molti appartenevano al ceto medio, e alcuni nacquero poveri, come Gauss e Ramanujan. Alcuni provenivano da famiglie colte, come Cardano e Mandelbrot, altri no, come di nuovo Gauss e Ramanujan, nonché Newton e Boole. Alcuni vivevano in tempi difficili, come Euler, Fourier, Galois, la Kovalevskaja, Gödel, Turing; altri furono fortunati a vivere in una società più stabile, o almeno in una parte più stabile della società, come Madhava, Fermat, Newton, Thurston. Alcuni erano politicamente attivi, come Fourier, Galois, la Kovalevskaja, tanto che i primi due furono imprigionati; altri hanno tenuto per sé le loro idee politiche, come Euler e Gauss.»
Cosa hanno in comune questi matematici? «Amano la matematica, ne sono ossessionati, non possono fare altro. Rinunciano a professioni più redditizie, vanno contro le opinioni della famiglia, vanno avanti nonostante tutto anche quando molti dei loro stessi colleghi li considerano pazzi, sono disposti a morire non riconosciuti e non ricompensati. Insegnano per anni senza paga, solo per mettere un piede in università. I numeri uno sono tali perché sono determinati.»
La lettura è stata interessante e istruttiva: ad ogni matematico sono state dedicate una decina di pagine, sufficienti per avere un’idea delle scoperte effettuate, dell’importanza avuta nel campo, e le notizie biografiche aiutano a comprendere il percorso umano e professionale. Si possono leggere nell’ordine scelto dall’autore, quello cronologico, o si può procedere in base alle proprie preferenze: chi non conosce i matematici ha l’occasione di fare un primo incontro, che può essere l’anticamera di un ulteriore approfondimento, mentre per chi li conosce può essere un modo per ritrovarli, tutti insieme, ripercorrendo 2500 anni di storia della matematica.
Roberta Torre, regista di cinema e teatro premiata nel 1998 con il David di Donatello come migliore regista esordiente, ha scritto nel 2016 «Ipazia e la musica dei pianeti» per RueBallu Edizioni, con le illustrazioni di Pia Valentinis, artista che ha esposto in numerose mostre, collettive e personali.
Il libro è un racconto per bambini, nel quale l’autrice immagina Camilla, una giovane astronauta di vent’anni, che si reca sull’asteroide 2003-SD220 per piantare dei microfoni che registreranno il suono dell’universo. Su questo asteroide, inaspettatamente, Camilla incontra Ipazia: le due donne fanno amicizia e mentre Ipazia le racconta della sua infanzia, di suo padre e del Museo, dell’amicizia con Sinesio e di quanto fosse speciale la città di Alessandria, Camilla coinvolge Ipazia in una danza, mentre insieme ascoltano la musica dal lettore di Camilla. Quando arriva il momento di tornare a casa, è proprio il lettore che Camilla lascerà in dono a Ipazia, mentre dalla Terra avvisano l’astronauta che il suo lavoro è stato vano: in un laboratorio sulla Terra sono riusciti a registrare le onde gravitazionali.
Nella lettura del racconto, i bambini vengono coinvolti non solo dalla storia di Camilla, che se ne va da sola in giro per l’universo, ma soprattutto dalla storia di Ipazia, moderna eppure antica, eccezionale eppure ordinaria.
La lettura è consigliata a tutti i bambini: hanno la mente aperta ed è bene che conoscano la figura di Ipazia, la prima matematica che la storia ricordi. La lettura è consigliata anche ai loro genitori: quanti conoscono la figura di Ipazia? Quanti ne hanno sentito parlare a scuola? La specialità di questo libro consiste proprio nel raccontarci una storia che difficilmente abbiamo sentito raccontare a scuola e cominciare con un linguaggio per bambini può essere il modo migliore per restarne affascinati.