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Martedì, 06 Agosto 2013 07:58

La mia vita in bicicletta

TRAMA: 
La passione di Margherita Hack per la bicicletta è cominciata molto presto con la rivalità tra Binda e Guerra al giro d’Italia e viene consacrata nell’estate del ’33 nell’incontro con Guerra. Attraverso la bicicletta, la Hack ripercorre per noi le tappe della sua vita, dalle estati a Firenze, con i giochi al Bobolino, la scuola elementare cominciata in anticipo, l’incontro con Aldo, il ginnasio, l’esame di riparazione in matematica, e la promozione in prima liceo che le vale il tanto atteso regalo, la bicicletta.
Nata nel 1922, la Hack ha vissuto la sua infanzia e parte della sua giovinezza sotto la dittatura del fascismo: la sua famiglia viene colpita dal fascismo, in quanto il padre, impiegato alla Valdarno – l’azienda elettrica toscana, viene licenziato perché non iscritto al fascio e la madre contribuisce alle entrate familiari realizzando delle miniature agli Uffizi che poi vende ai turisti. Ma il fascismo colpisce anche l’universo scolastico di Margherita: in quarta ginnasio deve abbandonare lo studio del francese per il tedesco, a causa dell’amicizia tra Mussolini e Hitler, una professoressa di scienze viene allontanata perché ebrea e l’entrata in guerra dell’Italia il 10 giugno del 1940 causa l’abolizione degli esami di maturità, che le risparmiano un esame a ottobre a causa di una sospensione di venti giorni, per l’accusa di “disfattismo” in quanto antifascista.
Margherita Hack ha anche un passato da campionessa di atletica: durante la sua partecipazione ai Giochi della Gioventù del Littorio come lanciatrice del peso, viene notata da Danilo Innocenti, allenatore della Giglio Rosso, che la invita ad allenarsi con la sua squadra. Nel maggio del 1941, ai Giochi del Littorio si classifica prima sia in salto in alto che in salto in lungo, mentre nel 1942 vince nel salto in alto, ma non gareggia per il salto in lungo.
Nel 1940, Aldo, che aveva incontrato al Bobolino nell’estate dei suoi undici anni, torna a Firenze e ricominciano a frequentarsi: la loro storia comincia nel giugno del 1943 e il loro matrimonio viene celebrato nel febbraio del 1944. Sempre nel 1940, Margherita si iscrive all’università: inizialmente sceglie lettere, ma poi la passione per la fisica ha la meglio. Non ha grande fiducia nelle proprie capacità, ma l’esame di analisi matematica le insegna ad “andare avanti, senza scoraggiarsi” e questo aumenta la sua fiducia. La guerra interferisce ancora con la sua carriera scolastica, perché viene sospesa la sessione di laurea e riesce a concludere gli studi solo nel gennaio del 1945.
Dal giugno del 1947 lavora alla Ducati, l’anno dopo diventa assistente incaricata e nel 1950 vince il concorso per assistente di ruolo alla cattedra di astronomia. Nel 1954 ottiene un trasferimento dall’osservatorio fiorentino di Arcetri a Merate, dove resterà dieci anni e nell’ultimo periodo sarà costretta a fare la pendolare con Firenze, a causa della salute di Aldo, che non sopporta il clima umido della Brianza. Nel 1964, vince il concorso per la cattedra di astronomia dell’università di Trieste: per anni lavora per riorganizzare l’osservatorio. Nel 1997, a settantacinque anni – dopo cinquant’anni di lavoro – Margherita Hack va in pensione e comincia la sua nuova giovinezza: gioca a pallavolo, gira in bicicletta, nuota… ma alcuni problemi di salute – ha ottantanove anni nel momento della stesura del libro – la costringono a rallentare il ritmo: “dovrò decidermi ad attaccare la bicicletta al fatidico chiodo”.
 
COMMENTO: 
Un libretto suddiviso in 32 capitoli, nei quali Margherita Hack ci parla della sua infanzia, dell’adolescenza – durante la quale era “diventata una stupida” per farsi accettare dai coetanei – della lunga vita lavorativa e del matrimonio. Quattro capitoli sono dedicati agli animali domestici con i quali ha condiviso la vita: Cicino, il gatto soriano che ha perso durante la giovinezza, Dick, il cucciolo di lupo triste, spaurito e zoppo che vive con lei per tredici anni, Lara, una bastardona trovata in un canile con la quale condivide il cammino solo per pochi mesi, Lilli, che vive con Margherita e Aldo per sette anni e Zacchi, tredicenne all’epoca della stesura del libro, un volpino che l’aveva impietosita per la sua solitudine. Non possono mancare i capitoli dedicati alle fonti rinnovabili e all’energia nucleare, nella parte finale del libro, quella in cui Margherita Hack ci regala alcune riflessioni sull’ambiente e sull’ecologia. Il libro è piacevole e interessante: tra le pagine non incontriamo solo Margherita Hack e la scienza, ma anche le sue passioni, i suoi giochi di bambina insieme all’Italia del fascismo e della guerra. E, soprattutto, Margherita si rivolge ai giovani che hanno difficoltà con la scuola: “Analisi matematica era un osso duro, ed è stato allora che ho imparato a studiare. Andare avanti, senza scoraggiarsi, senza impuntarsi su quello che non capisci. Alla fine della prima passata di trecento e più pagine si ricomincia, e tanti punti che alla prima mi erano parsi incomprensibili diventano chiari; alla terza passata quasi tutti i punti interrogativi sono spariti, il significato dell’analisi e la sua utilità cominciano ad apparire, è tutta una serie di piccole scoperte che mi sembra di fare ogni giorno che passa.”
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TRAMA:

“Se qualcosa può andar male, andrà male”, sentenzia la legge di Murphy. Come dice l’autore – cercando di appurare se esista una spiegazione razionale – questa legge, assieme ai suoi corollari, ci assedia da ogni parte. Innanzi tutto, dobbiamo sapere che la legge di Murphy è figlia del mondo moderno e della sua incredibile complessità: i nostri antenati avevano una vita molto più semplice, noi abitiamo un mondo molto più complesso, eppure il nostro cervello non si è modificato di molto. Là dove la mentalità paleolitica si incontra con il mondo moderno, spunta la legge di Murphy, ovvero: diventiamo vittime di noi stessi quando ci muoviamo nell’età della plastica con una mentalità da età della pietra.

Un’ottantina sono le spiegazioni razionali di fenomeni sconcertanti ma frequenti: la nostra mente vede un mondo che cospira contro di lei, mentre il mondo è del tutto innocente.

Non dimentichiamo che il nostro cervello riceve un milione di impulsi ogni decimo di secondo, perciò con alcuni prova a indovinare, senza interpretarli realmente e a volte è sviato dalle illusioni ottiche, oppure dai ricordi che interferiscono con il presente. Infine, nel momento in cui il nostro cervello deve mettere insieme i pezzi, come si fa con le tessere di un puzzle, scopriamo che siamo dei perfetti asini e la legge di Murphy ci ostacola: come i bambini, cerchiamo di far combaciare pezzi che sono lontani. Sono le nostre passioni a farci vedere la realtà nella maniera in cui la vediamo e a farcela sembrare, a volte, piuttosto strana.

 

“Alla maggior parte di noi l’allenamento matematico manca, sicché Murphy impazza”.

 

COMMENTO:

Regala una spiegazione scientifica ad alcuni luoghi comuni e smaschera l’infondatezza di alcune convinzioni, analizzando gli eventi con una mentalità matematica. Il libro è semplice, divertente e, al termine di ogni capitolo, presenta una sintesi, che aiuta a chiarire ancora meglio i punti salienti del discorso. Le numerose vignette, inoltre, aiutano a focalizzare ancora meglio i concetti chiave, colpendo la nostra fantasia.

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Giovedì, 01 Agosto 2013 15:59

L'algoritmo del parcheggio

TRAMA:
Ci si può chiedere di tutto, ci si deve interrogare su tutto! È il principio della scienza.” Questo è il principio alla base di questo libro. Il protagonista è il signor I.C.S., iniziali che stanno per Io Che Sononegatoperlamatematica: una mattina, il signor I.C.S. si sveglia e, scoprendo la matematica nella sua quotidianità, si accorge di quanto sia affascinante e divertente. E così comincia a porsi domande e problemi in ogni momento della sua quotidianità. Non è necessario riuscire a risolvere tutti i problemi che ci poniamo, ma si possono usare come punti d’appoggio verso una maggiore consapevolezza del mondo in cui viviamo.
L’obiettivo del libro è divertirsi ragionando e Honsell ci fa scoprire la media armonica, la geometria sferica, l’algoritmo dicotomico, i sistemi di numerazione, gli algoritmi di ordinamento e il paradosso di Olbers in alcuni piccoli divertenti enigmi e nessuno di questi problemi, per quanto elementare, è per così dire fine a se stesso. Ognuno di essi, infatti, parte da un semplice gioco e conduce al cuore di affascinanti questioni matematiche. E così l’esplorazione continua: Honsell analizza i proverbi e ritrova il calcolo della probabilità proprio analizzando l’algoritmo del parcheggio e altri simili problemi, ricordando che è importante “saper porre problemi”, ma anche non stancarsi di discuterli.
 
COMMENTO:
“Il lato divertente della matematica”: il sottotitolo è decisamente azzeccato. Honsell presenta una rassegna di problemi divertenti, che incuriosiscono in quanto inaspettati proprio perché formulati a partire dalla quotidianità.
“Progetti, interpretazioni, ricostruzioni, cause, problemi e procedure sono sfide che tutti i ricercatori di qualsiasi disciplina devono affrontare prima o poi, ma ogni ricercatore ne sente una in modo più forte rispetto alle altre. Cari lettori, qual è la sfida che cercate di vincere voi giorno per giorno nel vostro mestiere?”.
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Giovedì, 01 Agosto 2013 13:41

Abbi il coraggio di conoscere

TRAMA:
Abbi il coraggio di conoscere è una raccolta di 40 saggi, suddivisi in tre diversi gruppi: “L’universo cerebrale” (15), “Rivoluzioni socioculturali” (17), “Sistemi di valori” (8).
Nel primo gruppo Rita Levi Montalcini ci parla del cervello, cominciando con la storia delle strutture e delle funzioni di questo organo, durante un processo evolutivo durato quattro milioni di anni. Ripete più volte che la conoscenza dell’organo cerebrale è “essenziale per fornire […] un complesso di istruzioni per un uso adeguato delle potenzialità cognitive ed emotive”. Si sofferma anche sul discorso della coscienza e delle emozioni e del loro legame con l’organo cerebrale. Parla degli studi neuroanatomici, dell’Intelligenza Artificiale, del linguaggio, dell’apprendimento e della memoria, per concludere con il binomio “Scienza e arte: un unico processo cognitivo”. La Montalcini sostiene che “le facoltà che si manifestano in campo scientifico o si estrinsecano nella scoperta di nuovi fenomeni e leggi universali non differiscono da quelle attivate nella realizzazione di opere d’arte, perché entrambe sono basate sugli stessi processi cerebrali”.
Nel secondo gruppo di saggi, Rita Levi Montalcini offre la propria opinione spaziando dal ruolo della donna, all’importanza dell’acqua, dalla fame alla guerra e al razzismo, fornendo un commento serio e pacato, dalle forti basi scientifiche. 
Nell’ultima parte, vengono affrontati i temi più attuali: l’eutanasia, la clonazione, il rapporto tra scienza e etica. L’idea di fondo è espressa chiaramente: “La conoscenza è per definizione un bene – forse il bene primario dell’uomo – perché senza di essa non vi possono essere le altre libertà fondamentali alle quali ci si appella di continuo.” Al tempo stesso “Difendere la scienza e le sue conquiste non significa porsi come difensori di ufficio degli scienziati, tra i quali, necessariamente, esistono individui ambigui o senza scrupoli esattamente come nelle altre professioni. Dovere della società moderna è quello di continuare a perseguire la conoscenza del mondo che ci circonda e di noi stessi e di porre sotto controllo, a doppia mandata, tutti coloro, compresi gli stessi scienziati, che siano nella posizione di utilizzare queste conoscenze.”
 
COMMENTO:
Semplice e scorrevole, la lettura di questa raccolta di saggi può essere fatta senza seguire un ordine preciso, ma lasciandosi guidare dai propri interessi. Nel primo gruppo di saggi ho ritrovato alcune considerazioni già lette in Gödel, Escher, Bach di Hofstadter e quindi è stato come riprendere in mano concetti che avevo già avuto modo di approfondire. Il secondo e il terzo gruppo mi hanno coinvolto maggiormente in quanto meno tecnici e più legati a problemi attuali. In particolare, mi ha colpito quanto la Montalcini dice riguardo al ruolo delle donne nel miglioramento della qualità della vita: “l’entrata in azione delle donne può giocare un ruolo fondamentale per la realizzazione di interventi di piccola e grande portata. La loro attività, basata su comuni esigenze sociali, rende possibile l’interazione di gruppi di differente cultura e diversa appartenenza etnica”. Le donne sono considerate dall’autrice come le maggiori portatrici di benessere, per la loro positività nell’ambito economico e nella gestione dei conflitti, senza però dimenticare che: “L’istruzione è la chiave dello sviluppo, e può sconfiggere la povertà e far migliorare le condizioni di vita delle popolazioni dei Paesi emergenti”.
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Giovedì, 01 Agosto 2013 07:31

La misura del mondo

TRAMA:
La vita di Alexander von Humboldt viene presentata a partire dall’infanzia: minore di due fratelli, il primo diventa un famoso filologo, si raccontano i dispetti che gli vengono fatti dal fratello. Dopo aver studiato finanza all’Università di Francoforte, alla morte della madre, Humboldt si sente libero di partire e, dopo aver dato le dimissioni dall’incarico di assessore, parte per Weimar, poi procede per Salisburgo, dove acquista gli strumenti necessari per le misurazioni in Sudamerica e resta un anno in Austria per esercitarsi all’utilizzo degli strumenti. Si reca a Parigi, dove è ospite del fratello. Inizialmente doveva partire, per un viaggio intorno al mondo, con Baudin, che però fugge con i soldi. Incontra Aimé Bonpland, medico, naturalista, botanico francese, che doveva partire anche lui nella spedizione di Baudin. Insieme partono per la Spagna. A Madrid, ottengono udienza con Manuel de Urquijo, amante della regina e ministro. A La Coruna prendono una fregata per la via dei Tropici. Giungono a Tenerife e poi in Nuova Andalusia, dove in sei mesi esaminano e misurano tutto il misurabile. Sta per elaborare un nuovo concetto di geografia e approfitta dell’eclissi per effettuare ulteriori misurazioni.
A Caracas compiono l’ascesa della Silla e poi, in sella a dei muli, partono alla volta dell’Orinoco. Nella città di San Fernando vendono i muli, comprano una barca a vela e scelgono quattro uomini che li accompagnino. Durante la navigazione lungo l’Orinoco, la vegetazione diventa sempre più fitta e, quando raggiungono le famigerate cateratte, i gesuiti della missione locale mettono a loro disposizione degli indigeni che possano aiutarli. Oltre le cateratte, il fiume diventa molto stretto e rapide vorticose fanno mulinare la barca. Procedono per rio Negro e a San Carlos raggiungono l’equatore magnetico. Raggiungono l’ultimo insediamento, la missione Esmeralda e, poco oltre, decidono di rientrare. Cercano poi di salire sul Chimborazo, ma non raggiungono la cima, anche a causa del mal di montagna che li affligge. 
Durante il viaggio in nave per raggiungere la Nuova Spagna, vengono sospinti alla deriva da un’eruzione del vulcano Cotopaxi. Salgono al Popocatepetl, visitano le rovine di Teotihuacan, si recano sul vulcano Jorullo, dove Humboldt si fa calare nel cratere e sconfessa la teoria del nettunismo. Prende poi una nave per l’Avana e infine per Philadelphia. Qua viene portato a Washington, dove incontra il presidente della repubblica. Rientra infine a Parigi.
Gauss ha una vita meno avventurosa: vive un’infanzia molto povera, essendo figlio di un giardiniere, ma il maestro di scuola, nonostante la sua severità, si rende conto della predisposizione per la matematica del su o allievo, dopo che questi risolve in pochi minuti il problema di addizionare tutti i numeri da uno a cento. Sempre grazie a lui, viene ammesso al liceo, ed incontra il duca di Brunswick, che si occupa di mantenerlo. Poi fa una scoperta che cambia il corso della sua vita, ovvero riesce a disegnare un poligono regolare di 17 lati, con l’aiuto di soli riga e compasso. Proprio in seguito a questo, Gauss decide di occuparsi solo di matematica. Dopo la sua laurea, per problemi economici, si occupa dell’agrimensura, per riuscire a mantenersi. Proprio durante questo suo lavoro per le campagne conosce Johanna, che in seguito diventa sua moglie. E mentre lavora, ha anche l’ispirazione per scrivere la sua opera più importante, le Disquisitiones Arithmeticae. Riesce a individuare dove il pianetino Cerere sarebbe riapparso e quando e diventa famoso, visto che l’astronomia è una scienza popolare: chi scopriva una stella era un grand’uomo. Il duca lo convoca e gli propone di diventare direttore dell’osservatorio che vuole fondare, ma Gauss chiede un po’ troppo e il duca non si decide a far la sua proposta. Si sposa e si trasferisce a Gottinga, dove, dopo avergli dato tre figli, la moglie muore. Successivamente decide di sposarsi con Minna, amica un po’ ottusa della moglie, la quale gli darà tre figli. 
Gauss iIncontra von Humboldt nel 1828, a Berlino, dove si reca con il figlio Eugen per il Congresso degli scienziati tedeschi. Gauss si sta occupando delle statistiche di mortalità, mentre Humboldt è ciambellano. Vagando per le strade di Berlino, il figlio di Gauss si ritrova coinvolto in un’assemblea di studenti e viene catturato dalla gendarmeria; il padre e Humboldt intervengono per liberarlo, ma fanno più male che bene. Mentre il padre comincia la sua collaborazione con Weber e i suoi studi sul magnetismo e Humboldt compie un deludente viaggio in Russia, Eugen riesce ad ottenere l’esilio e si reca in America, dove, senza la forte invadenza del padre, forse riuscirà a crearsi una sua vita.
 
COMMENTO:
Un modo originale e simpatico per presentare la biografia di due grandi. Dal punto di vista storico, non ci sono inesattezze e gli aneddoti che imperlano la loro vita fanno sentire ancora più vicini i due personaggi. Il testo è scorrevole, anche se dà l’idea di una narrazione senza pause, quasi di un fiume in piena che fatica a mantenersi negli argini, tanto che anche il discorso diretto non esiste: è una specie di discorso diretto, nella forma indiretta ma senza virgolette. 
La lettura è stata molto coinvolgente e mi ha permesso sia di scoprire cose che non conoscevo, sia di ritrovare aneddoti e episodi, che invece mi erano noti. Consiglierei la lettura a quanti amano il mondo scientifico e soprattutto a coloro che se ne sentono attratti ma al tempo stesso respinti: il libro è leggero e poco impegnativo (nel senso positivo dei termini), perciò alla portata di tutti.
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Mercoledì, 31 Luglio 2013 21:19

Breve storia della scienza

TRAMA:
La trama del libro, che verrà ricostruita qui di seguito solo per sommi capi, è praticamente la storia della scienza, in tutti i suoi aspetti, a partire dalla sua nascita in Grecia, fino alle scoperte più recenti, come la teoria della relatività e la genetica.
 
La curiosità dell’uomo lo ha spinto, fin dall’inizio della sua storia, a cercare di spiegare i fenomeni della natura; il primo a farlo, senza ricorrere a divinità esterne, fu Talete, ma si dice spesso che lo studio della natura sia cominciato davvero solo con Aristotele. Al contrario dei Greci, i Romani erano molto pratici, ma meno dotati per la ricerca e il pensiero profondo, per questo, con la chiusura dell’Accademia di Atene nel 529, la ricerca filosofica e scientifica ebbe una pausa in tutta Europa e venne portata avanti dagli alchimisti orientali. La Cina divenne uno dei paesi più ricchi e potenti del mondo, ma nel 1300 la cultura europea ritornò protagonista. Si diffusero le idee di Ruggero Bacone, che sosteneva che gli uomini potevano acquisire nuove conoscenze eseguendo esperimenti.
Durante il Seicento, in gran parte d’Europa gli scienziati cominciarono ad osservare la natura come mai prima di allora era stato fatto: la sperimentazione era diventata usuale e finalmente era consentito porsi ogni tipo di domanda. Quella che si verificò tra gli scienziati viene talvolta definita la rivoluzione scientifica, il cui leader indiscusso fu Newton: con i Principia mise fine a quell’epoca in cui si pensava di poter trovare una spiegazione semplice alla maggior parte dei fenomeni naturali. 
In seguito ci fu la rivoluzione industriale, le cui ragioni principali sono da ricercarsi nelle grandi scoperte e invenzioni del XVIII e XIX secolo. Responsabili delle scoperte furono Franklin, Coulomb, Volta, Oersted, Faraday, Morse, Meucci, Marconi, ma il più abile nello sfruttamento dell’elettricità fu Thomas Alva Edison, tuttora considerato il più grande di tutti gli inventori. Maxwell, studiando gli esperimenti di Faraday e applicando il calcolo differenziale di Newton, spiegò la connessione tra elettricità e magnetismo con quattro sole formule, le più difficili della scienza.
Verso la fine dell’Ottocento fra gli scienziati dominava un grande ottimismo: erano convinti che la scienza avesse ormai capito la maggior parte di ciò che c’era da sapere e che fosse possibile calcolare tutto ciò che accadeva fino al minimo dettaglio. Per i biologi, però, era difficile racchiudere in semplici leggi quello che accadeva in natura. Lo svedese Carlo Linneo diede una svolta allo studio della natura e Darwin fece molte scoperte sull’evoluzione delle specie. 
Alla fine del Settecento, medici e scienziati conoscevano piuttosto bene il corpo umano, ma sapevano poco delle malattie. Nel 1858, Pasteur ideò la “teoria dei batteri”, ma solo nel 1928, con Alexander Fleming e la penicillina, si trovò il rimedio contro le infezioni. 
Nel corso di tutto il Settecento e di gran parte dell’Ottocento, si svolse un’intensa caccia agli elementi chimici e John Dalton ideò la teoria atomica, anche se non esistevano strumenti che consentissero di vedere gli atomi. Nel 1909 Rutherford ricostruì la struttura dell’atomo, perfezionata nel 1913 da Niels Bohr. Studiando in modo sempre più approfondito l’energia che derivava dai cambi di orbitale degli elettroni, i fisici scoprirono i quanti e si aprì la strada alla fisica quantistica, che rivelò molte scoperte singolari, fra le quali l’invenzione della bomba atomica.
Albert Einstein, nel 1905, rivoluzionò la fisica con la teoria della relatività, che si diffuse rapidamente tra i fisici di tutto il mondo, visto che le sue formule erano estremamente convincenti.
Alla fine degli anni venti Edwin Hubble scoprì che le galassie sembrano allontanarsi da noi, ma solo nel 1931 con Lemaître si cominciò a parlare di Big Bang, teoria confermata dalla scoperta della radiazione di fondo nel 1964, da parte di Penzias e Wilson.
Nell’Ottocento, Mendel cominciò a studiare la genetica, ma solo a più di vent’anni dalla sua morte vennero riscoperte le leggi che lui stesso aveva enunciato. Lo scienziato americano Morgan imparò molte cose sul funzionamento dei cromosomi come portatori di eredità, ma solo Crick e Watson riuscirono a “vedere” la molecola del DNA contenuta in essi.
 
COMMENTO:
Interessante presentazione della storia della scienza (biologia, astrofisica, fisica… tutti gli aspetti) alla portata anche dei non addetti ai lavori. Per certi aspetti, soprattutto nelle prime pagine, sembra addirittura che l'autore tratti il lettore come un bambino. In realtà lo accompagna per mano lungo il passare dei secoli e le sempre nuove scoperte, nella ricerca della verità.
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Mercoledì, 31 Luglio 2013 19:54

Il computer di Dio

TRAMA:
Molti stentano a credere che la matematica possa essere accomunata alle discipline umanistiche, ma in realtà sono due visioni complementari di una stessa realtà. La matematica collega i due mondi, essendo umanistica nei contenuti (descrive e inventa mondi possibili) e scientifica nel metodo (in quanto usa la logica). Inoltre la matematica è il linguaggio della scienza e, per questo motivo, del mondo contemporaneo.
Domandarci esplicitamente dove stia andando la matematica significa domandarsi in realtà dove stiano andando le scienze e, con esse, il mondo tecnologico e la civiltà occidentale. 
Nel Novecento, la matematica è andata incontro a una produzione sterminata e verrebbe quasi da pensare che non sia rimasto più nulla da dimostrare, mentre in realtà ci sono molte branche nuove della matematica, come la teoria dei giochi e la teoria della complessità. 
I campi esplorati in termini matematici sono: politica, religione, arte, letteratura, giochi, filosofia, logica, aritmetica, geometria, scienza e tecnica.
 
COMMENTO:
Un libro interessante, anche se non sempre di facile lettura. Ottimo per gli studenti, soprattutto in vista dell'esame di stato, visto che crea presenta numerosi collegamenti tra la matematica e le altre discipline. Accessibile anche per chi non ha una preparazione matematica di elevato livello.
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