«Archimede, l’arte della misura» è stato pubblicato nel 2021 dalla Casa Editrice il Mulino, sesto libro della collana “Formule per leggere il mondo”, che esplora le formule presentandone il percorso di scoperta fino ad arrivare all’utilizzo attuale, passando per i problemi da esse risolti. L’autore è Marco Andreatta, che con questo libro ha vinto il Premio Nazionale per la Divulgazione Scientifica nel 2022, nell’area “Scienze matematiche, fisiche e naturali”. Marco Andreatta è professore ordinario di geometria all’Università di Trento, nella sua carriera è stato Presidente del Muse, il museo delle scienze di Trento, e con la casa editrice il Mulino ha pubblicato anche «La forma delle cose. L’alfabeto della geometria» nel 2019.
Il racconto di Marco Andreatta prende avvio dalla considerazione che la misura delle cose «è un’attività centrale della specie umana, con implicazioni non solo di natura matematica e scientifica ma anche economica e politica».
Con il primo capitolo incontriamo l’aneddoto più noto riguardante Archimede, cioè la difesa della città di Siracusa durante l’assedio romano: al termine ci sarà un cambio di equilibri di potere che determinerà un arresto dello sviluppo della matematica. Il secondo capitolo è dedicato al Metodo e l’autore indaga con dovizia di particolari il contesto nel quale è stato scritto. Come tante altre opere dell’antichità, ha avuto un percorso travagliato, visto che è stato perduto, ritrovato, trafugato, ed è ricomparso solo nel 1998, quando ha cominciato una seconda vita nella sua versione digitale, accessibile a tutti. Il terzo capitolo è dedicato all’opera La misura del cerchio e della sfera, e i calcoli meccanici di Archimede sono ripercorsi con attenzione e tradotti nel linguaggio moderno, per essere resi più facilmente accessibili: il percorso è a tratti impegnativo, se si vuole seguire il procedimento, ma le figure e la chiarezza dell’autore non possono che essere fonte di ispirazione.
Dal quarto capitolo in poi, Archimede approda alla storia moderna, dove viene riscoperto, rivisitato, reinterpretato: in piena rivoluzione scientifica, Galileo Galilei ne utilizza i metodi per dimostrarci che il volume della scodella è uguale al volume del cono. Andreatta ci permette di scoprire in autonomia i calcoli proposti, attraverso un brano dei Discorsi di Galilei, con il quale ci invita a cogliere la ricchezza letteraria dell’opera. Dopo Galileo Galilei, è la volta di Guass: il suo teorema Egregium diventa l’inizio di un percorso che porta alle geometrie non euclidee, con la geometria sferica e l’imperfezione delle carte geografiche, fino ad arrivare al modello della pseudosfera di Beltrami, con la trattrice e la geometria iperbolica. Dopo il teorema di uniformizzazione dimostrato da Poincaré, il problema isoperimetrico e l’indagine degli iperspazi, con i tesseratti e le ipersfere, giungiamo ad Einstein, che usa la geometria di Riemann nella teoria della relatività.
Pur non mancando di spiegare e dimostrare classicamente, l’autore mostra di prediligere un approccio meccanico, simile a quello di Archimede, e non manca di sottolineare la ricchezza di questo metodo. Nel percorso non mancano i riferimenti letterari, come il Purgatorio e il Paradiso di Dante, e la scalata si conclude con l’interpretazione geometrica di Minkowski della teoria della relatività. L’ultimo passo è dato dall’equazione di campo, riconosciuta come una versione contemporanea di quella di Archimede, che presenta da un lato il marmo pregiato della geometria e dall’altro il legno scadente della materia. Archimede ha descritto la sfera, e quindi il globo terrestre, calcolandone il volume e la superficie, Gauss è ripartito dalla sfera, definendola come la superficie di massimo volume con un dato bordo, e l’equazione di campo definisce la forma dell’universo, in un bellissimo crescendo, sia dal punto di vista dell’ambizione dei fisici – che ampliano l’orizzonte di ciò che può essere descritto – sia per quanto riguarda la matematica implicata, visto che nell’equazione di campo, grazie alla notazione tensoriale, sono riassunte dieci equazioni differenziali alle derivate parziali non lineari. Non solo: l’ascesa si conclude con le onde gravitazionali, fenomeno intravisto da Henri Poincaré, teorizzato da Einstein ed osservato solo recentemente, che costituisce di fatto una soluzione numerica della stessa equazione.
Marco Andreatta comincia con le leggende che costellano la vita di Archimede per arrivare alle più grandi scoperte dell’epoca moderna, ovvero alla conferma della teoria della relatività generale. La casa editrice ha fatto una scelta coraggiosa nel proporre una collana dedicata alle formule (che compaiono persino in copertina), se vale quanto ha sempre dichiarato Hawking in merito al crollo delle vendite di un libro in presenza di formule. Il lettore sa di doversi impegnare per seguire il percorso, che non è stato certo banalizzato: le immagini e la meccanicità tipica del metodo archimedeo rendono sicuramente tutto più facile, ma a volte sono necessari carta e penna per ottenere una comprensione piena.
Il percorso storico presentato da Marco Andreatta è davvero godibile: ottimo per cogliere la continuità tra passato e presente, fonte di ispirazione per gli insegnanti, consigliatissimo a tutti!
«Archimede, una vita geniale» è stato pubblicato a novembre 2017 da VerbaVolant edizioni, nella collana Segna Storia, dove troviamo «romanzi brevi per ragazzi con tanta voglia di scoprire il mondo». L’autrice, Giuseppina Norcia, è grecista e divulgatrice culturale, insegna drammaturgia presso l’Accademia d’Arte del Dramma Antico e cura laboratori per ragazzi. Il racconto è arricchito dalle illustrazioni di Giulia Cregut.
La vita di Archimede si intreccia con quella di Giacomo, il protagonista undicenne, che nell’estate tra la quinta elementare e la prima media si ritrova sulla scogliera nei pressi della città: «in quel posto baciato dagli dei non ci andava quasi nessuno, per quelle schiere di palazzi grigi che si allineavano poco lontano, simili a un muro, tra strade senza alberi e senza negozi.» Giacomo è solo: gli amici sono tutti in vacanza e lui è rimasto in città per le esigenze lavorative dei genitori, ma sulla scogliera c’è una statua «di pietra bianca, un uomo a grandezza naturale, con i capelli che parevano mossi dal vento e una barba che metteva un po’ di soggezione», che comincia a parlargli: «Scelgo sempre un bambino speciale per questa missione». È Archimede che, come un nonno affettuoso, comincia a raccontare a Giacomo com’era la città di Siracusa ai suoi tempi, gli parla delle richieste di Ierone, il re di Siracusa, che un bel giorno volle realizzare una nave imponente, la Syracosia, per donarla a Tolomeo d’Egitto e ad Archimede venne affidato il compito di trascinarla in mare dalla terra ferma e di farla galleggiare. Non può non parlare, poi, di Alessandria e della sua biblioteca, «una città fatta di libri e di persone che parlano della vita e dei suoi misteri». Archimede non può dimenticare Eratostene e tutti gli amici con i quali si teneva in contatto epistolare, condividendo con loro le sue opere, le sue domande difficili, i suoi scherzi.
L’estate è finita ed è cominciata la prima media, ma Giacomo è sereno, perché dall’incontro con Archimede, la matematica e la geometria «erano divenute per lui una sfida, quasi una gara sportiva da vincere ogni volta». Il furto della sua bicicletta è l’occasione, per Archimede, di parlargli dell’orafo disonesto, della corona realizzata per Ierone e di come lui stesso avesse smascherato l’imbroglio, mentre l’icosaedro troncato che si usa per le partite di calcio (quella che erroneamente si indica come una sfera, insomma: la palla!) porta il grande scienziato a parlare di pi greco.
Al termine della festa di Halloween, Giacomo incontra ancora Archimede: la notte stellata incombe su di loro e offre l’occasione di parlare del planetario realizzato dallo scienziato, delle antiche ipotesi sul moto dei pianeti, della posizione della Terra nel sistema solare, fino ad arrivare ad Aristotele e al principio di autorità. Mentre Natale si avvicina, Giacomo e il suo migliore amico Roberto litigano tanto da non rivolgersi più la parola e Archimede non può che pensare a un altro litigio, quello che ha portato alla guerra contro Roma: «Forse i più ricordano le mie macchine da guerra, eppure sono le mie scoperte legate alla pace a muoversi ogni giorno nel mondo, anche quando non ve ne accorgete.» Con le parole giuste, Archimede riesce a spingere Giacomo a ricucire la sua amicizia con Roberto e dopo l’ultimo racconto del grande scienziato, Giacomo e suo papà depongono ai piedi della statua una lapide perché tutti possano conoscere la grandezza dell’uomo raffigurato.
Il percorso si snoda con grande semplicità attraverso tutte le scoperte di Archimede (non ne viene dimenticata nessuna). Il libretto è pensato per un lettore che abbia più di 8 anni, e nelle ultime pagine troviamo degli approfondimenti per i più grandi: ci sono la descrizione delle leve, della spinta di Archimede, il funzionamento della coclea, la definizione del peso specifico, il pi greco con la geometria, il planetario, le macchine da guerra e lo Stomachion, completati da un piccolo glossario delle parole più difficili.
Un racconto davvero piacevole, accompagnato da simpatiche illustrazioni, ma l’immagine più bella resta quella di un Archimede amico di Giacomo, cioè a noi contemporaneo e, quindi, immortale.
«Dirigendosi verso l’isola di Ortigia si può trovare tra i due ponti che collegano la città e il suo centro storico una imponente statua dedicata proprio al celebre scienziato siracusano. Archimede è rappresentato in piedi, intento ad osservare il mare con in mano uno specchio, il quale simboleggia l’impresa degli specchi ustori, quando Archimede bruciò le navi nemiche che si addentravano a Siracusa.» https://bbnostos.it/itinerari/archimede/
Al centro di questo romanzo c’è la storia dell’assedio di Siracusa ad opera dei Romani, conclusosi con la morte di Archimede. La vicenda ha come voce narrante Dinostrato, prima servo e poi discepolo di Archimede, che racconta al generale romano, Marco Claudio Marcello, la vita di Archimede. «Sono due racconti diversi. Il mio padrone in pace, il mio maestro in guerra», esordisce Dinostrato. E così comincia a dipanarsi la vicenda, in due tempi diversi, in un’alternanza di pace e guerra, passato remoto e passato recente. La prima parte comincia nel 227 a.C. e attraversa un arco di dodici anni: dall’arrivo di Dinostrato presso Archimede come servo fino al suo nuovo ruolo da discepolo. La seconda parte parla dei due anni di assedio, dal 214 a.C., con le invenzioni di Archimede e gli interventi di Dinostrato per spingere il suo maestro a intervenire in difesa di Siracusa.
Dinostrato ci racconta la sua formazione, il suo rapporto sempre più stretto con Archimede, le difficoltà date dalla sua condizione di servo, le sofferenze che ha incontrato nella sua vita... Non manca nulla in questo racconto di vita, che ci presenta Archimede in “forma umana”, non solo come il genio un po’ svitato, nudo e urlante, della corona di Gerone. «I primi tempi – ricordo – le stranezze del mio padrone, il suo agire più affine agli usi felini che alle costumanze degli uomini, mi spaventavano», racconta Dinostrato all’inizio. Alla fine arriverà a dire: «È questo il grande traguardo del mio padrone: far comprendere agli uomini che l’arbitro dei potenti, le pretese dei tiranni, la spocchia dei nobili, la superbia dei re, di fronte alle Leggi Naturali sono nulla. La consapevolezza delle Verità Matematiche Uniche ed Eterne, dice il maestro, rende gli uomini uguali sotto il cielo.»
La vicenda, già di per sé affascinante, è impreziosita da racconti che la rendono più che attuale: per molti aspetti, gli scienziati sono ancora malvisti dai più, mentre molti preferiscono cercare un rimedio nelle superstizioni. L’autore fa dire ad Archimede che gli uomini mostrano rispetto per il suo operato solo in tempo di guerra, un po’ come oggi cerchiamo le risposte della scienza solo in caso di emergenza.
Geniale il capitolo iniziale: Cicerone e Terenzia, centocinquant'anni dopo la morte di Archimede, cercano la sua lapide, mentre il magistrato evoca con ammirazione la figura del grande scienziato. «La scoperta della tomba di Archimede da parte di Cicerone è stato il maggior contributo dato dal mondo romano alla matematica. Forse l’unico.» (Carl Benjamin Boyer)
Tra le collane di EL, casa editrice specializzata in libri per ragazzi, spicca la collana “Grandissimi”, cui appartiene questo libretto. Sul sito della Casa Editrice questa è la descrizione della collana: “I grandi della Storia a portata di bambino. Storie di uomini e donne che hanno cambiato il mondo, ciascuno a modo proprio, con le proprie parole, le proprie invenzioni, le proprie scelte.” Da Giulio Cesare a Francesco d’Assisi, da Anne Frank fino a Einstein, non abbiamo che l’imbarazzo della scelta. La collana ha come età minima di lettura i sette anni.
Tommaso Percivale, con le illustrazioni di Andrea Castellani, coinvolge giovani, e meno giovani, in questo viaggio alla scoperta del genio di Archimede. Fedro, suo piccolo assistente, fa al grande scienziato le domande che tutti noi vorremmo fargli e ottiene in cambio spiegazioni chiare ed esaurienti. Dall'invenzione di una spirale, la coclea, per irrigare i campi durante la siccità alla scoperta della disonestà di un orefice fino alla progettazione di una nave immensa, narrazione e immagini ci aiutano a comprendere al meglio la genialità di quest'uomo dimenticato e riscoperto più volte nel corso dei secoli.
Un percorso consigliato a tutti, grandi e piccini.
Il libro appartiene alla collana “Lampi di genio” di Editoriale Scienza che raccoglie le biografie di grandi scienziati, raccontate e illustrate da Luca Novelli. Tradotti in venti lingue, i testi sono diventati anche un programma televisivo, ideato, realizzato e condotto dallo stesso Luca Novelli per Rai Educational e trasmesso da Rai 3.
Ogni libro della collana ha la stessa struttura: i grandi scienziati raccontano la propria storia in maniera colloquiale, in forma di brevi capitoli illustrati, al termine dei quali c’è un piccolo box, come se si trattasse di una voce fuori campo, che focalizza la nostra attenzione su alcuni sviluppi importanti o piccoli approfondimenti.
Al termine del libro, un piccolo dizionarietto illustrato, per chiarire gli eventuali dubbi.
Che cosa c’è nel libro dedicato ad Archimede ce lo dice direttamente l’autore all’inizio:
“Che cosa c’è in questo libro… Ci sono io, Archimede di Siracusa, voce narrante. C’è la mia infanzia in una delle più belle città della Magna Grecia. Ci sono i miei viaggi di studio nella mitica Alessandria d’Egitto. Ci sono le mie famose scoperte di fisica e geometria. C’è la mia amicizia con re Gerone e la famosa storia della sua corona. E naturalmente ci sono… le mie incredibili macchine da guerra.”
La puntata di Rai Educational
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