Verifica di fisica, classe quinta liceo scientifico.
Argomento: corrente elettrica, resistenze in serie e in parallelo, leggi di Ohm, campo magnetico, forza di Lorentz, forza tra fili percorsi da corrente.
Durata: un'ora.
Verifica di matematica, classe quinta liceo scientifico.
Argomento: limiti di funzioni, definizioni di limiti.
Durata: due ore.
Verifica di matematica, classe seconda liceo scientifico.
Argomento: sistemi lineari.
Durata: un'ora.
«Astrobufale» è il titolo dell’ultimo libro di Luca Perri: dopo l’esordio con «La pazza scienza», dedicato ai Premi IgNobel e il libro per i più giovani «Errori galattici», ecco un libro dedicato all’astrofisica – la specializzazione dell’autore – e alle bufale, o meglio, ai meccanismi che ci spingono a credere a ciò che non è vero. Pubblicato da Rizzoli nel settembre del 2018, comincia con una prefazione di Paolo Attivissimo, noto al grande pubblico per la sua opera di debunking delle più diffuse teorie complottiste, il quale definisce questo testo «un ricco pasto per la mente, colmo di sorprese», che ci permette di costruirci, a furia di esempi, «una sorta di fiuto generale per le bufale scientifiche».
La diffusione di disinformazione attraverso i media è uno dei maggiori rischi per il futuro a livello globale e le fake news non risparmiano davvero nessuno: siamo tutti possibili vittime di un’informazione errata, per questo è importante capire i meccanismi che stanno alla base della loro diffusione e i processi mentali che ci portano ad esserne vittime. Nel testo troviamo otto coppie di frasi riguardanti lo spazio, che sono apparse in qualche modo su un mezzo di comunicazione di massa: in ogni coppia, ci sono una frase scientificamente vera e una bufala. Lo scopo del gioco è quello di smontare un po’ di bufale, riconoscere i bias cognitivi per riuscire a correggere la nostra percezione e raccontare un po’ di Universo. Citando la poetessa statunitense Muriel Rukeyser, per la quale «l’Universo è fatto di storie, non di atomi», Perri ci guida tra le storie della ricerca spaziale, ricordandoci che, «nell’inventarle, l’Universo ha molta più fantasia dell’essere umano».
I quesiti sono stati proposti durante uno dei laboratori del Festival BergamoScienza e Luca Perri ha continuato a proporli durante le sue conferenze per un paio d’anni: la sua indagine statistica ha rilevato una risposta corretta solo per il 25% delle domande. Basta questo dato per cogliere la necessità di questo libro: c’è bisogno di storie e, in particolare, di storie di scienza. C’è bisogno di leggere la ricerca scientifica con occhi diversi, di conoscerne le storie fallimentari e quelle di successo e di capire finalmente che, nel mondo della scienza, «la certezza e la Verità con la V maiuscola non sono di casa».
L’utilizzo del bias dell’umorismo è, a mio modo di vedere, il punto forte di Perri, tant’è che sulla copertina hanno scritto: «Siete pronti a divertirvi sul serio con la scienza?». Il divertimento è una delle parole chiave, quando si leggono i libri di Perri ed è per questo motivo che è altamente sconsigliato leggerli se siete seduti in attesa nell’ambulatorio di un medico, come ho fatto io. Soprattutto se vi ritrovate a leggere il capitolo riguardante le evacuazioni degli astronauti: la mia espressione oscillava tra lo schifato e il divertito, ma sicuramente ho concluso che, visti i problemi di salute che si devono affrontare per realizzare l’impresa, non farò mai l’astronauta!
In questo caso, oltre ad augurarvi buona lettura e buon divertimento, vi auguro, rubando le parole a Luca: «Buon test!». È bello mettersi alla prova, soprattutto quando nessuno è lì a ridere del vostro fallimento…
«Buongiorno matematica»: questo il titolo dell’ultimo libro di Anna Cerasoli, dedicato ai ragazzi delle medie e pubblicato per Feltrinelli nell’autunno del 2018. Anna Cerasoli è ben nota per le sue pubblicazioni dedicate ai bambini e ai ragazzi: dopo la laurea in matematica e dopo aver insegnato per un periodo nella scuola secondaria, si è dedicata con successo alla divulgazione, pubblicando numerosi libri, che parlano ai bambini, ma possono essere utili anche agli insegnanti che sono alla ricerca di nuovi spunti.
In questo caso, Anna veste i panni di un’insegnante delle medie che deve fare i conti con la resistenza dei ragazzi: «Secondo me la matematica è come il latino, la devi studiare bene solo per prendere un buon voto e fare bella figura con qualcuno che ti piace; per il resto è soltanto fatica sprecata.» Quest’insegnante intraprendente raccoglie la sfida e promette di raccontare, ogni giorno, i propri incontri quotidiani con la matematica, che è davvero ovunque. La sfida non tocca solo l’insegnante, ma anche gli alunni che, meravigliati, raccontano i propri incontri e chiedono ulteriori spiegazioni. Nei quaranta capitoletti in cui è divisa la narrazione, fa capolino anche la storia della matematica, mentre l’algebra, il calcolo della probabilità, il calcolo combinatorio, la geometria e persino la fisica mostrano la propria forza per risolvere semplici problemi della quotidianità. Verso la fine, la Cerasoli ci propone anche la dimostrazione dell’irrazionalità della radice di 2: una dimostrazione che non viene calata dall’alto, ma guidata, con metodo socratico, in modo che siano gli stessi alunni a giungere alla conclusione.
Il testo potrebbe essere usato anche in classe, magari affrontando un capitoletto a ogni lezione, proprio come suggerisce la narrazione stessa. I disegni (opera di Alessandro Baronciani) aiutano a focalizzare meglio il problema, mentre i quesiti sparsi qui e là (la cui soluzione è proposta al termine del libro) costituiscono un invito a mettersi in gioco. La Cerasoli sottolinea la ricchezza della matematica, che cerca analogie e somiglianze tra situazioni che sono solo apparentemente lontane, ma in realtà sottostanno alle stesse regole e solo la nostra fantasia, «ingrediente fondamentale», costituisce il mezzo per muoverci con agilità tra un problema e l’altro. A volte ciò che ci frena è solo la paura di sbagliare e ci lasciamo scoraggiare dalla difficoltà che ci impedisce di raggiungere il risultato, eppure: «come il falegname si sporca di segatura e l’imbianchino di vernice così chi sta risolvendo un problema, specialmente se il problema è bello complicato, è facile che sbagli, che faccia errori…».
Insomma, questo libro non è solo un racconto: è un’occasione per guardar dentro i meccanismi della matematica e coglierne meglio l’essenza, è un’opportunità per indagare la matematica nei suoi aspetti più curiosi, è una sfida per il lettore ed è un ricettario per gli insegnanti, che sono alla ricerca dell’originalità. All’interno del testo, si parla, ad esempio, di un parco della matematica, Mat^Nat, e del maestro Mauro che se ne occupa, proponendo una matematica pratica: come la stessa Cerasoli sottolinea in chiusura, non si tratta di un espediente narrativo, perché il parco esiste davvero e chiunque è invitato a visitarlo.
Verifica di matematica, classe seconda liceo scientifico.
Argomento: sistemi lineari.
Durata: un'ora.
Verifica di fisica, classe seconda liceo scientifico.
Argomento: cinematica unidimensionale, moto rettilineo uniforme.
Durata: un'ora.
Il 28 settembre scorso (giorno di pubblicazione della scorsa newsletter), al Cern di Ginevra, Alessandro Strumia, professore associato all’Università di Pisa, collaboratore di INFN e CERN, durante un convegno dal titolo “Workshop on High Energy Theory and Gender”, pur non essendo tra gli oratori, ha tenuto una conferenza dal titolo “Experimental test of a new global discrete symmetry”. Chiara de Fabritiis, coordinatrice del gruppo pari opportunità dell’Unione Matematica Italiana, ha commentato l’evento per quelli di MaddMaths! e il titolo della sua risposta, pungente ma giusta, è già un programma: «Sensazionale scoperta di un docente pisano: gli uomini in fisica sono discriminati». Come sottolinea la Fabritiis, manca una «prova rigorosa ottenuta tramite esperimenti falsificabili», ma non solo: Strumia mette in dubbio la professionalità di due colleghe, una commissaria e l’altra vincitrice di un concorso dell’INFN da lui sostenuto. Sotto lo pseudonimo di Nikolai Vavilov, anche Andrea Giammanco si esprime riguardo alla vicenda: «Dal punto di vista del CERN e dell’INFN, la cosa più grave non è ciò che ha detto sul problema di genere ma il fatto che a circa metà della presentazione è diventato un agguato verbale a due colleghe (quella che ha vinto un concorso al posto suo e quella che era tra i commissari, vedasi slide #15), con tanto di dito fisicamente puntato verso di loro (erano entrambe presenti e una era tra gli organizzatori […]). La rimozione delle slide era una misura di protezione legale visto che la slide con i nomi delle due costituisce diffamazione.». La reazione del CERN fa proprio riferimento all’inaccettabilità di questo attacco: «CERN, like many members of the community, considers that the presentation, with its attacks on individuals, was unacceptable in any professional context and was contrary to the CERN Code of Conduct. It, therefore, decided to remove the slides from the online repository». Anche l’INFN è stato chiaro nella sua condanna, soprattutto considerando che Strumia stava parlando di un concorso interno all’ente: «Il prof. Strumia ha fatto, per di più in un contesto pubblico internazionale, affermazioni lesive dell’immagine dell’ente e, cosa ancor più grave, discriminatorie e apertamente lesive della reputazione di ricercatrici e ricercatori dipendenti e associati all’INFN, in violazione delle norme del Codice etico e del Codice di comportamento per la tutela della dignità delle persone dell’Istituto».
A conferma della forte disparità in ambito scientifico, in termini di genere, l’assegnazione del Premio Nobel per la fisica a Donna Strickland, permette di sottolineare che è solo la terza donna a ricevere il premio per la fisica, a distanza di soli 55 anni da Maria Goeppert-Mayer (ecco un fumetto davvero bello per avere un’idea del suo percorso), che a sua volta era stata preceduta, 60 anni prima, da Marie Curie. Ma per ogni Nobel assegnato a una donna, ce n’è uno perso: infatti, non è andata altrettanto bene a Jocelyn Bell, che scoprì le stelle pulsar, mentre, giovane studentessa, studiava a Cambridge nel 1967. «Il risarcimento è arrivato dopo quasi mezzo secolo: 3 milioni di dollari», a tanto ammonta lo «Special Breakthrough Prize», un premio finanziato dalla Silicon Valley. La cosa buffa, inoltre, è che il professore, Antony Hewish, che poi vinse il Nobel, aveva messo in dubbio la sua scoperta, ritenendola un’interferenza radio artificiale. I tre milioni del premio saranno donati «per finanziare gli studi scientifici delle ragazze: la causa per cui si è battuta per il resto della sua vita.»
La recente intervista di Vincenzo Barone, rettore della Normale di Pisa, ha riacceso i riflettori sull'argomento: «Ogni volta che si tratta di valutare o proporre il nome di una donna per un posto da docente, si scatena il finimondo.» Bisogna davvero far contare solo, come dice più avanti lo stesso rettore, «merito, studio, competenza». Sempre riguardo alle disparità di genere, mi ha colpito il post di Amedeo Balbi, professore associato di astronomia ed astrofisica all'Università di Roma Tor Vergata: parla della sua bambina e della difficoltà, fin da piccola, nello scegliere liberamente quali passioni coltivare. Sono stata una bambina negli anni Settanta e ho sempre ricevuto solo bambole e stoviglie in regalo, ma a me piaceva giocare con i Lego e con i soldatini. «Per quanti sforzi stiamo facendo per cambiare le cose, mille segnali impliciti continuano a trasmettere il messaggio che ci sono cose da maschi e cose da femmine, e la scienza è una cosa da maschi.» Che la scienza sia una cosa da maschi ce lo ricorda anche Luca Perri nell'introduzione del suo ultimo libro, Errori galattici: Luca ci parla dell'identikit dello scienziato, “vecchio”, “trasandato”, “povero in canna”... «Insomma, per i giovani gli scienziati sono un gruppo di disadattati sociali. Ma, soprattutto, un gruppo di uomini.»
A proposito di giochi per bambine, anche una bambolina come la Barbie, spesso criticata proprio per gli stereotipi femminili di cui è stata ritenuta veicolo, può in qualche modo diventare messaggio di inclusione e diversità. «D’altronde la sua stessa creatrice, Ruth Handler, alla fine degli anni Cinquanta sosteneva di aver creato questo nuovo tipo di giocattolo affinché “le bambine potessero immaginare di essere tutto ciò che desideravano”». Avevo già parlato di una Barbie con le sembianze di Katherine Johnson, una delle protagoniste della corsa allo spazio degli USA e ora anche Samantha Cristoforetti, prima donna italiana nello Spazio, ha ricevuto una bambola con le sue sembianze: «Spero sia d'ispirazione per far capire alle bambine che devono sognare senza porsi limiti che non hanno ragione di essere.»
«La matematica, vista nella giusta luce, possiede non soltanto verità ma anche suprema bellezza – una bellezza fredda e austera, come quella della scultura.» La citazione di Bertrand Russell apre il filmato Beauty of Mathematics, probabilmente già condiviso in passato proprio su queste pagine, ma quando ho visto (di nuovo) il fiocco di neve di Koch o l’albero descritto da un frattale, non ho resistito. Come dimostra una delle ultime recensioni condivise sul sito, «Nel mondo dei frattali» di Benoit Mandelbrot, la mia testa è ancora piena di frattali, vista l’esperienza del XVI Festival di BergamoScienza, che si concluderà domenica 21 ottobre. Dopo aver aperto il link sulla bellezza della matematica, YouTube mi ha suggerito, ancora una volta, la splendida e originale Vihart, che in questo video ci intrattiene con le frazioni frattali, usando semplice algebra e... abacabadabacaba… poesia?
Più volte, durante il Festival, ci siamo sentiti dire, da insegnanti e alunni stupiti, che la matematica è davvero dappertutto. Il fatto di trovare i frattali nel cavolo romano o di vederlo rappresentato in macchie di colore su un foglio o nella colla vinilica, complici un po’ di colorante alimentare e del detersivo, ha portato i partecipanti a guardare con occhi diversi la realtà. «I numeri possono tutto, scolpiscono la nostra vita quotidiana, si nascondono spesso dietro ogni nostro gesto personale, dietro ogni progresso collettivo». Questo l'incipit di una recensione di Repubblica: «se imparassimo davvero a leggerli e a capirli [...] potremmo comprendere meglio i fatti, grandi e piccoli, di ogni giorno.» Si parla del libro di Andrea Mignone, “La vita è matematica”: «Per insegnare è necessario suscitare in qualche modo un’emozione, un interesse, una scintilla» ed effettivamente il successo in ambito didattico è dato proprio da questo…
Parrà strano, ma la matematica è presente anche nel mondo della moda: ci sono le cabine di prova degli abiti in versione virtuale, ci sono i metodi matematici usati da Zara per riorganizzare i suoi 1500 punti vendita... insomma: quando si dice che la matematica è ovunque, si sta dicendo una grande verità.
Potrei andare avanti probabilmente per ore a citare situazioni nelle quali la matematica è coinvolta, ma forse è meglio chiudere qui, visto che la newsletter è bella densa anche stavolta…
Buona matematica! Ci sentiamo tra TRE settimane!
Daniela
Dopo aver vinto il FameLab 2015, il talent show dei comunicatori della scienza, Luca Perri ha ottenuto la notorietà nel febbraio del 2016 grazie a un post su Facebook, diventato virale nel giro di poche ore, con il quale ha spiegato la scoperta delle onde gravitazionali e, allo stesso tempo, difeso con forza l’utilità e la necessità della ricerca scientifica. Oggi, con il libro «Errori galattici», pubblicato a settembre 2018 da DeAgostini, parla ai ragazzi delle medie, con l’aiuto delle illustrazioni di Tuono Pettinato. Dopo il successo de «La pazza scienza» con l’elenco dei premi IgNobel più curiosi, Luca Perri, con il tono scanzonato che lo contraddistingue, ci racconta gli errori della scienza. L’obiettivo dell’autore è di aiutare a comprendere meglio la scienza, parlando dei suoi errori, per apprezzare «l’importanza e la bellezza del metodo scientifico», «affrontare la questione della fallibilità, inoltre, porta a capire più profondamente il lavoro svolto dai ricercatori. E, infine, a scoprire che anche dagli errori peggiori, spesso, possono derivare scoperte incredibili e fondamentali». Insomma, come per i premi IgNobel, Perri sceglie un approccio completamente diverso dal solito, questa volta per far amare la scienza anche ai più giovani.
I cinque capitoli sono dedicati a Schiaparelli, alla poliacqua, all’esperimento fallimentare di Michelson e Morley, alla costante cosmologica di Einstein e a Marconi. Ogni capitolo si conclude con “la versione di Tuono”, una paginetta dedicata ai fumetti di Tuono Pettinato, che in qualche modo riassume il percorso svolto nel capitolo.
Il penultimo capitolo è una ripresa del post che ha reso l’autore famoso su Facebook, nato dalla domanda su quale potesse essere l’utilità delle scoperte scientifiche: c’è un elenco di oggetti che non avremmo a disposizione senza la ricerca in fisica e astrofisica, dall’abbigliamento a Internet, dalla diagnosi medica fino ad una serie di oggetti che utilizziamo quotidianamente. Altri errori trovano spazio nel capitolo conclusivo, sottolineando che «ogni scoperta è importante perché aggiunge conoscenza. Pensate che quando si fa ricerca, paradossalmente, è fondamentale trovare anche dei dati negativi che smentiscono le nostre convinzioni. Perché sapere che cosa è falso, nella scienza (ma non solo) è necessario per conoscere ciò che è vero.»
Ancora una volta Luca Perri trova un modo originale per spiegarci l’importanza del metodo scientifico e la necessità di un lavoro di squadra e dell’esistenza di una comunità scientifica. Parlare ai ragazzi delle medie non è sempre facile, ma il titolo stesso del libro accende la curiosità e ogni capitolo ci regala un po’ di meraviglia, non solo per l’assurdità di alcuni errori, ma anche per i risultati e le scoperte ai quali questi errori hanno condotto. La lettura di questo libro non è consigliata solo ai ragazzi delle medie, ma a tutti coloro che vogliono conoscere meglio il metodo scientifico o hanno semplicemente bisogno di imparare cose sempre nuove. Per gli insegnanti, il libro è ricco di spunti e, almeno per quanto mi riguarda, mi ha suggerito come parlare dell’esperimento di Michelson e Morley in modo più dinamico e originale.
«A volte, quello che sembra il peggior fallimento della tua vita, si rivela il tuo più grande successo.»
Verifica di matematica, classe seconda liceo scientifico.
Argomento: relazioni e funzioni.
Durata: un'ora e mezza.
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