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Libri (343)

Sei sezioni per un totale di 42 capitoletti: la manciata di pagine dedicata a ogni capitoletto consente una lettura poco impegnativa, saltando da una curiosità all’altra o procedendo lungo il percorso che l’autore, il matematico Paolo Gangemi, ci propone. Il fatto che la lettura possa procedere spedita, anche sotto l’ombrellone, non ci deve trarre in inganno: gli argomenti proposti, le curiosità mostrate nel libro, non sono certo banali, ma sono alla portata di tutti e la leggerezza dello stile, con le battute colme di umorismo, rende semplice anche il contenuto più difficile. La prima sezione, “L’alfabeto della natura”, è dedicata alla matematica e il titolo sembra richiamare la ben nota citazione de “Il Saggiatore” di Galileo Galilei. Gli argomenti affrontati non sono difficili: il teorema di Pitagora, un po’ di teoria dei numeri e le unità di misura dell’informatica, ma ciò di cui Gangemi parla sono i fondamenti della matematica, come il suo linguaggio e la necessità della dimostrazione. La seconda sezione è dedicata alla fisica, a partire dalla velocità della luce, proseguendo con un’importante riflessione sulle unità di misura, suggerita dalle scale di misurazione della temperatura, fino a rispondere alla domanda su cosa potrebbe succedere se si tentasse di…
Venerdì, 22 Luglio 2016 15:37

Siamo tutti matematici

Il testo di Atiyah appartiene alla collana “Dialoghi” della Casa Editrice Di Renzo, perciò è il “risultato di approfondite discussioni con l’autore”, che riflette sulla propria vita e sulla materia oggetto della sua ricerca. Il libretto è non solo il racconto della vita dell’autore, delle sue ricerche, dei risultati ai quali è arrivata la matematica, ma anche, più in profondità, un modo per Atiyah di analizzare la propria passione per questa difficile materia e il percorso creativo che porta ad elaborare nuovi teoremi e nuovi ambiti di ricerca. Nel primo capitolo, “Verso la matematica”, l’autore parla della propria vita e di come sia approdato allo studio della matematica, anche se, secondo il padre, si poteva intuire il percorso che avrebbe fatto già da quando era piccolo. Indeciso tra matematica e chimica, Atiyah ha scelto la prima, consapevole che non si trattava solo di imparare a memoria una serie di dati, ma che era soprattutto una “questione di comprensione”. Lo sviluppo della matematica “dipende dall’abilità nell’afferrare i concetti, dalla profondità di comprensione dei fondamenti e dalla capacità di trasferirli ai giovani nel modo più semplice possibile” e, per diventare bravi matematici, è indispensabile avere buoni maestri, che insegnino l’equilibrio tra la…
Mercoledì, 20 Luglio 2016 08:43

Archimede aveva un sacco di tempo libero

In questo testo, Codenotti ci propone l’infinito nella teoria degli insiemi di Cantor: l’argomento non è semplice, ma è presentato in modo accattivante, grazie al fumetto di Claudia Flandoli che si alterna alla trattazione più rigorosa. L’idea è nata durante le conferenze divulgative che Bruno Codenotti tiene nelle scuole: quale miglior modo di divulgare le conoscenze di un libro? In questo modo, il lettore può scegliere il proprio ritmo e aspettare che tutto sia chiaro prima di proseguire. L’esplorazione dell’infinito comincia con gli insiemi finiti, così come nel fumetto Giacomo comincia l’esplorazione della vita universitaria e incontra Lara, sua compagna di corso. La semplicità degli insiemi finiti non deve indurre a una banalizzazione, come dimostrato dagli importanti concetti spiegati, che si prestano ad essere esplorati con numerosi esempi. Nel secondo capitolo il problema dei buoi di Archimede e il premio per l’invenzione degli scacchi ci fanno prendere confidenza con numeri così grandi che ci fanno pensare all’infinito e le suggestioni del terzo capitolo, con i testi di letteratura e filosofia, ci aiutano a prendere coscienza del fatto che l’infinito non è dominio solo della matematica. Il quarto capitolo sancisce il salto dal finito all’infinito e il fumetto è fondamentale per…
Martedì, 19 Luglio 2016 15:33

Il mio bambino speciale

Jacob Barnett, classe 1998, ha dato indizi precoci delle sue doti fin da piccolo, ma a quattordici mesi alcuni segnali mettono in allarme Kristine, la madre. È così che Jacob comincia ad essere seguito da First Steps, il programma pubblico di primo intervento per bambini sotto i tre anni con un ritardo nello sviluppo. Quando comincia a presentarsi la regressione graduale del linguaggio, la diagnosi è ufficiale: Jacob ha una forma di autismo grave. Il suo quoziente intellettivo di 189 passa in secondo piano, di fronte ad una diagnosi simile. Con la frequenza di una scuola per lo sviluppo delle abilità speciali, sembra confermato che da Jake non ci si potrà aspettare molto. Dopo questa sentenza e a seguito di alcuni nuovi comportamenti allarmanti, Kristine decide, contro il parere di tutti e anche del marito Michael, di ritirare Jacob dalla scuola e di prepararlo per la scuola pubblica tradizionale. «Invece di spingerlo senza sosta in una direzione in cui non voleva andare, martellandolo a ripetizione per migliorare le sue abilità di base, gli permettevo di passare buona parte della giornata a fare le cose che gli piacevano.» Ecco perché Kristine lo porta all’Holcomb Observatory, il planetario del campus della Butler…
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